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Mondiale e che non possono certo funzionare in
condizioni di miseria radicale né nel vuoto morale ed
ideologico.
Il presente lavoro evidenzierà, in tal senso, l’importanza
dell’utilizzo di solide fondamenta etiche in ambito
economico, miranti a garantire il rispetto dei diritti
umani, sociali e culturali di ogni uomo e il diritto di tutti
i popoli ad uno sviluppo realmente sostenibile.
Nell’era del mercato globale, purtroppo, gli interessi
collettivi, dal mantenimento della pace al rispetto dei
diritti umani e alla protezione ambientale, sono tenuti in
scarsa considerazione.
Lo sviluppo va inteso sempre in senso ecocompatibile e
parte dalla consapevolezza del bisogno di abbandonare
uno sviluppo per omologazione per assicurarsi uno
sviluppo autonomo. Le differenze tra vari paesi esistono
soprattutto strutturalmente, per questo non si può
cambiare una cultura in un'altra perché chi vive in un
9
luogo conosce le risorse latenti meglio di chiunque altro
e può valorizzarle al meglio. Ecosviluppo significa
valorizzazione di risorse rinnovabili e di tecnologie che
consentano un autentico sviluppo ma, allo stesso tempo,
modo di considerare l'ambiente. La presa di posizione
dell'uomo di fronte ai danni causati dallo sviluppo
selvaggio deve consistere in una crescita programmata
per dare al sistema le migliori opportunità di vitalità a
lungo termine. Una crisi di sviluppo, è dovuta
soprattutto a una crisi di crescita imitativa, per questo è
necessario uno sviluppo endogeno con una costante
revisione del proprio passato, imperniato sulla
soddisfazione dei bisogni reali della società e perseguito
in armonia con la natura. Il passato ed il patrimonio
culturale costituiscono un vincolo e un valore da
preservare. È necessario passare da una pianificazione
economicista lineare ad una visione pluridimensionale.
che accentui il proprio ruolo politico di organizzatrice è
10
necessario rivitalizzare il processo di apprendimento
sociale, tramite il quale gli uomini imparano a
identificare i loro margini di libertà e a prendere
decisioni in una prospettiva di sviluppo. Per questo, il
concetto di sviluppo appartiene più all'etica che
all'economia; lo sviluppo non va visto solo come una
semplice crescita economica, ma anche e soprattutto
come una nozione allargata al sociale e al culturale, per
sboccare poi, su concetti di modo di vita, qualità della
vita e progetto di vita.
Non può esserci sviluppo a lungo termine senza una
volontà di sviluppo organizzata in un progetto di civiltà
coerente con i valori del proprio retaggio culturale.
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Capitolo I
La sfida dei diritti umani nel terzo
millennio
1.1 Pluralismo culturale ed omologazione globale
Nel rispetto per la diversità culturale, la vera globalizzazione
dovrebbe comportare rispetto universale per i diritti umani, per gli
aspetti positivi dell’umanità, e per l’impegno di provvedere alla
protezione contro il male.
L’angoscia nei confronti della globalizzazione è dovuta in primo
luogo ai suoi effetti sulla vita dei popoli; siamo testimoni
dell’incapacità di porre, ovunque, i diritti umani come pietra
miliare della politica.
12
E’ inaccettabile mantenere la negazione dei diritti umani o la piaga
dei rifugiati separati e distinti dai problemi creati dalla
globalizzazione.
1
La globalizzazione, nelle sue diverse manifestazioni, è ancora alle
sue fasi iniziali; non è un prodotto storico finito, un fatto compiuto
impostoci da forze al di fuori del nostro controllo, immutabili
come i sistemi celesti.
Essa è piuttosto un’opera aperta, un processo di cui noi siamo, allo
stesso tempo, attori e oggetti ed è per questo che tutti i Paesi, in
particolare quelli in via di sviluppo, dovrebbero lottare per
forgiarla secondo i propri bisogni, adattandola in linea con le
proprie forze e debolezze.
Tale processo dovrà, necessariamente, andare di pari passo con la
lotta per il successo della propria integrazione in un sistema
1
Dahrendorf R., Quadrare il cerchio. Benessere economico, coesione
sociale e libertà politica, Laterza, Bari, 1995
13
economico trasformato e più aperto. Sulla soglia del nuovo secolo,
la globalizzazione appare dunque come un processo che può
ancora essere diretto e plasmato dagli uomini secondo i valori
umani e i diritti umani. Tale cambiamento non dovrebbe essere
fine a se stesso, ma dovrebbe costituire l’elemento determinante
per la creazione di una società migliore. Istituzioni come
l’UNCTAD
2
e le Nazioni Unite in generale non devono avere
come missione la semplice promozione di un’integrazione
incondizionata e senza riserve dei paesi in via di sviluppo
nell’economia mondiale e nel sistema commerciale. Non è la
quantità dell’integrazione internazionale che conta, ma la sua
qualità, non la sua intensità, ma la possibilità della sua persistenza.
Ancora oggi tolleriamo situazioni di estrema perversità nei loro
effetti umani e sociali, come i programmi di aggiustamento
strutturale o le clausole del debito che obbligano Paesi poverissimi
2
La "UNCTAD" (sigla di "United Nations Conference for Trade and Development"),
è la Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo fondata nel 1964 col
compito di aiutare i paesi del Sud del mondo ad affrontare i problemi e le opportunità
dalla globalizzazione e promuovere la cooperazione tra i suoi 188 Stati membri. Ha
sede a Ginevra ed è attualmente diretta dal brasiliano Rubens Ricupero.
14
a sacrificare investimenti a favore del benessere dei loro bambini,
al solo fine di soddisfare dei freddi obiettivi economici.
E’ questa veramente una di quelle battaglie, vitali, insostituibili,
che non può essere, in nessun modo, lasciata al libero gioco delle
forze del mercato e della globalizzazione, una volta che queste
forze tendano implacabilmente ad assicurare la dominazione del
forte sul debole, del violento e dell’aggressivo sull’invalido e
l’indifeso.
3
In casi come questi, l’unico rimedio è l’azione collettiva della
società civile, tramite l’affermazione della sua volontà politica, con
lo scopo di costruire un equilibrio dove esistono unicamente
disuguaglianza ed asimmetrie naturali.
Proprio a questo c’invitano le parole del Rapporto UNICEF sulla
Situazione Mondiale dell’Infanzia: “L’essenza della civiltà è la
3
Scaglione D., Combattere la fame, difendere la libertà.Diritti umani e
diritto allo sviluppo, Edizioni Cultura della Pace, Firenze, 1994
15
protezione del vulnerabile e del futuro: i bambini, così come
l’ambiente, sono, allo stesso tempo, il vulnerabile ed il futuro.
L’insuccesso nel proteggere lo sviluppo fisico, mentale ed emotivo
dei bambini sarebbe il modo più grave di moltiplicare le difficoltà
dell’Umanità e perpetuare i suoi problemi, nello stesso modo come
le misure speciali per proteggere i bambini dall’inadattabilità e
dagli errori del mondo adulto sarebbero i mezzi principali per
superare molti dei fondamentali problemi dell’Uomo e dell’attuale
società”.
4
La nostra società è detta società dell’informazione in quanto
l’informazione oggi è il motore economico del modo
industrializzato. La diffusione di mezzi telematici rende facile
l’organizzazione di imprese lontane e un flusso immateriale di
informazioni e denaro da una parte all’altra del pianeta. Internet è
il sistema più diffuso di comunicazione e di scambio culturale.
4
Rapporto UNICEF sulla Situazione Mondiale dell’Infanzia,2000
16
1.2 Sviluppo economico e ripercussioni culturali
Molti progetti economici sono falliti anche perché sono stati
rifiutati dalle popolazioni a cui si rivolgevano, in quanto
stravolgevano la mentalità, la cultura, le abitudini secolari di un
popolo. E un terreno indubbiamente delicato questo (chiaramente
alcune abitudini contravvengono alle stesse più elementari norme
di igiene o ai principi di una vita sana ed equilibrata, e in quanto
tali, da un punto di vista razionale, non dovrebbero essere
considerate inamovibili da nessuno), tuttavia sta di fatto che,
ancora una volta, il non considerare le diversità culturali o il
considerare certe abitudini e mentalità da abolire tout-court
significa vanificare un aiuto. Di fatto i paesi che sono più aperti al
commercio hanno una crescita più rapida di quelli che non lo sono.
Inoltre è stato dimostrato che non bastano affatto gli aiuti
dell'Occidente (che anzi talora possono essere anche
controproducenti) per battere la povertà e il sottosviluppo. Occorre
prima una crescita giuridica e culturale in quei paesi: senza il
17
riconoscimento dei diritti umani, civili ed economici delle persone
(e senza la formazione e le conoscenze) il Terzo Mondo non esce
dal sottosviluppo.
5
Per spezzare la spirale del sottosviluppo occorre
puntare sulla qualificazione morale e culturale della gente. In altre
parole: bisogna investire sul capitale umano, compiere una
“rivoluzione culturale”. È una rivoluzione fatta di investimenti
nella formazione morale, sociale, economica.
5
Ziegler J., La fame nel mondo spiegata a mio figlio, Milano, Nuova
Pratiche Editrice, 1999
18
1.3 Frammenti di universalismo; il grande contributo
di M. Walzer
Filosofo della morale e della politica, Michael Walzer si è
occupato di storia del pensiero politico moderno (con varie
problematiche legate al nazionalismo, al socialismo, al
radicalismo, al sionismo ecc…), e di alcuni importanti temi del
dibattito filosofico e politico odierno: il problema della guerra
giusta o ingiusta, il problema della giustizia e del rapporto tra
uguaglianza e libertà, socialismo e liberalismo, la questione della
democrazia e del pluralismo. L’autore, ispirandosi alla critica
comunitaria del liberalismo, invita a mettere parzialmente da parte
il liberalismo filosofico in nome della pratica della democrazia
sociale. Il liberalismo filosofico in questione è, per Walzer, il
19
liberalismo politico-normativo
6
alla Rawls della filosofia
americana contemporanea. Su questa base Walzer critica
l'astrattezza di una filosofia kantiana, basata sull'autonomia di un
soggetto ipotetico e sradicato dalla comunità reale di appartenenza.
Il comunitarismo alla Walzer collega il radicamento nella comunità
alla lotta politica democratica a favore dell'eguaglianza. Il
liberalismo filosofico, in questa prospettiva, viene accusato di non
considerare adeguatamente il peso che le appartenenze involontarie
(nascita, territorio, sesso eccetera) hanno nella nostra formazione,
l'importanza del conflitto sociale e il significato liberatorio delle
passioni politiche. A tutto ciò il liberalismo filosofico contrappone
un'idea di deliberazione razionale. La contrapposizione tra la
ragione della filosofia e la passione della politica, coglie
sicuramente qualche elemento della realtà di fatto. Uno dei
6
Walzer M., Geografia della morale. Democrazia, tradizioni e
universalismo, Dedalo, Bari, 1999
20
presupposti del buon funzionamento della democrazia è che siano
tracciati limiti e confini tra distinte sfere sociali: per esempio, fra la
sfera del carisma religioso e quella del potere politico o fra la sfera
del mercato e quella del merito scientifico o ancora, fra la sfera
della forza militare e quella del potere di governo.
In ciascuna di queste sfere ciascuno è libero di perseguire il bene
sociale appropriato. I guai cominciano quando qualcuno che ha
legittimamente ottenuto beni in una sfera, viola alacremente i
confini di altre sfere sociali e cerca di convertire fra loro beni
sociali distinti. Questa, per dirla con il filosofo politico Michael
Walzer, è tirannia.
7
Una democrazia decente presuppone in questo
senso l'esercizio dell'arte della separazione liberale. In altri termini,
essa presuppone anticorpi robusti contro l'inevitabile tendenza
all'agglutinamento delle risorse e regole severe, generali e
7
Walzer M., Geografia della morale. Democrazia, tradizioni e
universalismo, Dedalo, Bari, 1999
21
imparziali che, bloccando gli effetti di tirannia, incentivino la
dispersione delle risorse di beni e poteri sociali in ambiti distinti.
Uno di questi ambiti è propriamente quello in cui esercita
legittimamente autorità politica e in cui ha luogo la sacrosanta
controversia democratica. Se però questa condizione liberale non è
soddisfatta, l'effetto di tirannia pervade tutto il resto inquinando
alla radice la forma di vita democratica. Per queste ragioni, sono
convinto che sia un semplice atto dovuto per chiunque prendere sul
serio la gravità del male pubblico generato dal conflitto di
interessi. Sono tante le domande suscitate dalle contrapposizioni
tra chi punta sull'individuo e chi mette l'accento sulla comunità;
affari o affetti? Integrazione o omologazione delle altre culture?
Una fiducia basata su valori condivisi? Una sicurezza che non sia
solo delega ai tecnici?
Quali i punti di contatto e quali i terreni di incontro? Liberali e
comunitari non sono la stessa cosa di individualisti e collettivisti; i