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Introduzione
“Il trauma psichico è il dolore degli impotenti.
Nel momento del trauma, la vittima è resa inerme
da una forza soverchiante e se si tratta di forze della natura,
parliamo di disastri, quando la forza è quella degli altri uomini,
parliamo di atrocità.”
Judith Lewis Herman, “guarire dal trauma”
L’attenzione per il fenomeno dei bambini scomparsi è relativamente recente e collocabile
temporalmente intorno agli anni ’80. Infatti per molto tempo questo fenomeno è stato
sottovalutato forse anche a causa della bassa frequenza delle segnalazioni pervenute. Negli ultimi
anni si è assistito ad un incremento di casi di scomparsa di minori tanto da mettere in allarme non
solo le forze di polizia ma anche i mass media che hanno persino dato vita a programmi televisivi
centrati sull’argomento. Si sentono sempre più spesso appelli accorati di genitori disperati che
attendono con speranza che arrivi qualche notizia dei propri figli e che cercano di non pensare ai
crimini aberranti in cui i loro figli possano esser stati coinvolti. I giorni e i mesi passano e la vita di
questi genitori rimane incarcerata alla ricerca di ogni minimo segno, non solo della loro esistenza
ma anche del destino loro toccato, qualunque esso sia. Innocenti strappati alla loro vita, spogliati
della loro umanità, vittime di abusi e maltrattamenti, a cui, spesso, viene vietato anche il diritto
all’esistenza stessa. Bambini inghiottiti dal nulla le cui tracce vengono perse a pochi metri da casa.
Nessuno ha visto o sentito nulla. Nessuno passava di lì in quel momento.
Il presente lavoro tenterà di mettere insieme le varie sfaccettature della piaga che oggi, più che
mai, sta dilagando in mezzo alla nostra società, per darne un quadro d’insieme.
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Cap.1 L’attenzione per il fenomeno dei bambini scomparsi è relativamente recente e
collocabile temporalmente a metà degli anni Ottanta quando viene registrato il primo caso. Il 9
Maggio 1968 infatti ad Aspra, nel palermitano, vengono visti per l’ultima volta Giuseppe La Licata e
Domenico D’ Alcamo, rispettivamente di 10 e 11 anni
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Di loro non si ha più alcuna traccia. Passano 9 anni e il 18 Giugno del 1977 sparisce Mauro
Romano, 7 anni. Si racconta che il bambino stesse giocando davanti casa dei nonni a Racale, Lecce.
Allora questi due casi parvero agli inquirenti come avvenimenti isolati sia perché erano distanti a
livello temporale e spaziale, sia per la repentinità dello svolgimento degli eventi. Purtroppo dal
1977, quasi con cadenza annuale i casi di scomparsa di minori si ripresentano regolarmente fino
agli inizi degli anni 80’. Si può parlare già di fenomeno agli inizi degli anni 90’, con un solo caso a
Roma e tutto il resto nel Sud Italia. È solo negli ultimi undici anni che il fenomeno, che ad oggi
conta centinaia di casi, riceve l’attenzione e l’allarme dei media e l’evento scatenante tale interesse
avviene con la scomparsa di Angela Celentano.
Il 10 agosto del1996 scompare Angela Celentano di 3 anni. La bambina si trova in gita coi suoi
genitori sul Monte Faito e si allontana per giocare coi cuginetti; poi scompare in un attimo
attorniata da parenti e amici. Da qui partono una serie di eventi, come gli appelli della madre,
l’esposizione delle foto della bambina nei negozi di Vico Equese, muri tappezzati di immagini, fino
ad arrivare al calendario con le foto di Angela e un appello scritto “Se mi vedi, per favore avverti la
polizia, fammi tornare a casa” distribuito dal padre all’aeroporto di Capodichino, che fanno del
caso di Angela Celentano il primo caso che vede coinvolti tutti i media (giornali, internet,
televisione..). Questa è la scintilla che pone attenzione particolare a un fenomeno fino a poco
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Pedditzi, Bambini scomparsi, Aliberti, Reggio Emilia, 2007
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tempo prima ritenuto marginale o semplicemente così circoscritto e casuale da non meritare il
giusto interesse.
Ad oggi il fenomeno dei “minori scomparsi” è difficile da definire in quanto comprende tutte
quelle situazioni in cui si perdono le tracce di un bambino o di un adolescente -
indipendentemente dalle cause, volontarie o meno, del suo allontanamento – e non si conoscono
il luogo preciso in cui il minore si trova e/o le circostanze in cui tale sparizione è avvenuta. Le
dinamiche della scomparsa possono essere dunque legate a vari fattori come bambini che
vengono rapiti, che sono sottratti da uno dei due genitori, ragazzi italiani o stranieri che si
allontanano volontariamente da casa o da un istituto.
Il nostro ordinamento giuridico non dà una definizione di “persona scomparsa”, pur esistendo,
invece, disposizioni specifiche, sia di tipo penalistico – quando la “scomparsa” è la conseguenza di
un reato – sia di tipo civilistico, per regolare gli aspetti patrimoniali della vicenda, graduando gli
interventi in relazione al trascorrere del tempo (artt. 48 ss. c.c.). Malgrado i diversi presupposti, la
naturale condizione di vulnerabilità dei minori impone comunque il doveroso intervento delle
istituzioni per la loro tutela.
Se un minore può scomparire per molteplici motivi per poter comprendere meglio tale fenomeno
è utile fare una classificazione delle principali tipologie di scomparsa. Pur non essendo disponibile
nel nostro Paese una classificazione sistematica delle diverse tipologie di scomparsa ed una
metodica di rilevazione analoga a quelle esistenti in USA, è tuttavia possibile, grazie anche alle
informazioni ottenute dalle indagini di Polizia, operare una semplice suddivisione dei bambini
scomparsi in tre gruppi principali:
- La sottrazione nazionale o internazionale attuata da un genitore o da un familiare,
denominata anche parental abduction o National and International kidnapping.
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- La fuga volontaria o run a way che nella maggior parte dei casi riguarda quei bambini o
adolescenti che, per motivazioni differenti, decidono di loro spontanea volontà, di
abbandonare l’abitazione familiare o la comunità di cui fanno parte.
- Il rapimento vero e proprio da parte di un estraneo. Tale fenomeno viene detto anche
stranger kidnapping
Il fenomeno della sottrazione dei minori è andato aumentando negli ultimi anni grazie
all’ampliamento dell’integrazione razziale e, conseguentemente, con il crescere dei matrimoni
“misti”. Matrimoni spesso destinati a fallire per le profonde diversità culturali, sociali e religiose
esistenti tra i coniugi. È infatti proprio nell’ambito della crisi delle coppie interraziali che si verifica
più frequentemente il “kidnapping”, cioè l’allontanamento del minore dal paese di abituale
residenza ad opera di un genitore e senza il consenso dell’antro. Il coniuge straniero può contare
inoltre non solo sulla possibilità di entrare facilmente e regolarmente nel proprio paese di origine
in compagnia del figlio, ma a volte anche su legislazioni a lui favorevoli in materia di affidamento
della prole. In merito a ciò il codice penale prevede due diverse ipotesi: la prima, regolata dall’art.
573 c.p. riguarda la sottrazione consensuale di minorenni secondo cui “chiunque sottrae un
minore che abbia compiuto gli anni 14, col consenso di esso, al genitore esercente la potestà dei
genitori, o tutore, è punito con la reclusione fino a 2 anni …”; la seconda disciplinata dall’art. 574
c.p. relativa alla sottrazione di persone incapaci e stabilisce che “chiunque sottrae un minore degli
anni 14 o infermo mentale,al genitore esercente la potestà è punito con la reclusione da uno a tre
anni. Alla stessa pena soggiace chi sottrae o ritiene un minore che abbia compiuto gli anni 14
senza il consenso di esso per fine diverso da quello di libidine o di matrimonio”.tuttavia queste
norme servono solo a punire l’autore della illecita sottrazione di un minore ma non sono utili a
tutelare il genitore dal quale viene allontanato il minore stesso, né ad aiutarlo a fare rientrare il
figlio nel paese dal quale è stato portato via. Nel caso in cui il trasferimento avvenga da uno Stato
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all’altro si parla di “Sottrazione internazionale di minori”. Gli strumenti giuridici a disposizione del
genitori vittima del rapimento sono principalmente due:
a) La Convenzione dell’Aja del 25 Ottobre 1980
b) La Convenzione Europea di Lussemburgo del 20 Maggio 1980 sul riconoscimento e
l’esecuzione delle decisioni in materia di affidamento dei minori e ristabilimento
dell’affidamento.
Questi due trattati pur tutelando i medesimi interessi e avendo molteplici punti in comune, sono
parzialmente diversi tra loro. Infatti, il primo è applicabile a tutti i casi di kidnapping
indipendentemente dall’esistenza o meno di una pronuncia di affidamento da parte dell’autorità
giudiziaria del paese di sua abituale residenza, ed è finalizzata al suo sollecito rimpatrio e alla
regolamentazione del diritto di visita da parte del genitore dal quale è stato allontanato. Il
secondo, invece, si applica solo ai casi in cui vi sia già un provvedimento sull’affidamento e la
sottrazione del minore sia avvenuta in sua violazione . Entrambe le Convenzioni prevedono che
tutti gli Stati firmatari istituiscano un Autorità Centrale incaricata di adempiere gli obblighi previsti
dai singoli Trattati e che quindi rappresenti l’aiuto concreto per il genitore vittima del rapimento
del proprio bambino a opera dell’altro.
Rispetto alla seconda tipologia di scomparsa di minori si può affermare che la fuga da casa o dalla
comunità non sempre rappresenta una manifestazione della medesima forma di disagio. Molte
infatti possono essere le motivazioni che portano alla scelta di tale drastica “soluzione” e tre sono
le principali tipologie di allontanamento a cui si fa riferimento:
- “fuga verso”, in cui soprattutto l’adolescente va alla ricerca del nuovo, di esperienze ed emozioni
differenti da quelle cui è abituato;