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Introduzione
Negli ultimi anni alcuni economisti
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hanno sostenuto che, insieme alla
deregolamentazione del settore finanziario, anche l’allargamento delle
disuguaglianze economiche ha giocato un ruolo fondamentale nel causare
la crisi finanziaria che tutt’oggi affligge l’economia globale. Secondo queste
teoria, l’aumento della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi
avrebbe spinto i politici a favorire l’accesso al credito, favorendo il formarsi
della bolla immobiliare che poi ha portato alla crisi dei mutui subprime ed al
collasso dell’economia globale. Tutto ciò ha rinnovato l’interesse, da parte
del modo accademico per il tema dalla disuguaglianza. Dalla vasta
letteratura prodotta sul tema della disuguaglianza, emerge chiaramente
come, negli ultimi tre decenni, vi sia stato un considerevole aumento delle
disuguaglianze economiche pressoché in tutti i paesi dell’OCSE. Dalla fine
degli anni settanta, la disuguaglianza è cresciuta inizialmente nei paesi
Anglosassoni per poi interessare in diverso modo, dalla metà degli anni ‘80,
anche i restanti paesi OCSE. Diverse ipotesi sono state formulate dai
ricercatori circa le cause alla base di questo peggioramento. In particolare
la teoria economica ha focalizzato la propria attenzione sul mercato del
lavoro, e nello specifico, sul differenziale retributivo tra lavoratori in
possesso di una qualifica e quelli che ne sono provi. Questa visione poggia
su spiegazioni diverse che si riferiscono a due grandi trasformazioni
intervenute nei sistemi economici mondiali. Una riguarda la tecnologia e il
mercato del lavoro: Il rapido progresso tecnologico osservato negli ultimi tre
decenni, ed in particolare l’introduzione delle tecnologie informatiche,
avrebbe determinato una forte aumento della domanda per i lavori
altamente qualificati. Inoltre la tecnologia, sostituendo i lavori caratterizzati
da routine, in genere mediamente qualificati, avrebbe condotto ad una
polarizzazione dell’occupazione in lavori molto o poco qualificati portando
così ad un aumento dei cosiddetti workingpoor. Una seconda spiegazione
individua nella globalizzazione la causa principale alla base dell’incremento
delle disuguaglianza. La sempre maggiore integrazione delle economie
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RajanR. (2010), “Fault Lines”, Princeton University Press
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mondiali avrebbe avuto effetti negativi soprattutto sui lavoratori poco
qualificati dei paesi avanzati. Infatti, la competizione proveniente dai paesi
con forte abbondanza di manodopera a basso costo avrebbe determinato a
carico di questi lavoratori un forte rischio di una perdita del posto di lavoro
a cui si può reagire soltanto attraverso l’accettazione di salari più bassi.
Tale competizione si sarebbe manifestata soprattutto sostituendo
produzioni nazionali con beni importati e mediante la delocalizzazione in
paesi emergenti delle attività produttive. Di recente, inoltre, alcuni
ricercatori hanno attribuito l’aumento della disuguaglianza a fattori
istituzionali. Il progressivo indebolimento delle organizzazioni sindacali, una
maggiore flessibilità del mercato del lavoro e un abbassamento in termini
reali dei salari minimi previsti per legge, avrebbero ridotto in maniera
significativa il potere contrattuale dei lavoratori che hanno visto ridursi il
proprio salario. Questo effetto sarebbe stato particolarmente rilevante per i
lavoratori scarsamente qualificati. Tutte queste spiegazioni hanno solide
fondamenta teoriche ed empiriche ed è perciò molto probabile che in
ciascun paese sia valido un mix di esse.
In questo lavoro si andranno ad analizzare tutte queste teorie e si cercherà
di capire attraverso quali canali i cambiamenti nelle istituzioni che
regolano il mercato del lavoro e nella composizione dell’occupazione si
traducono poi in un aumento o una diminuzione della disuguaglianza nella
distribuzione dei redditi.
Il lavoro è articolato in tre parti. Nel primo capitolo sono mostrate le diverse
teorie che collegano le trasformazioni che negli ultimi tre decenni hanno
riguardato l’economia globale all’aumento della disuguaglianza. Innanzi
tutto si cerca di capire attraverso quali meccanismi una maggiore
integrazione dell’economia globale può condurre ad un aumento della
disuguaglianza economica nei paesi a capitalismo avanzato. Si studia poi,
sempre sul piano teorico, il legame che esiste tra innovazione tecnologica e
aumento della sperequazione dei redditi. Infine, si prova a capire attraverso
quali meccanismi, l’indebolimento delle istituzioni che regolano il mercato
del lavoro può aver contribuito al peggioramento della disuguaglianza,
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soprattutto nei paesi Europei, da sempre caratterizzati dalla presenza di
forti organizzazioni sindacali e mercati del lavoro fortemente regolamentati.
Nel secondo capitolo, utilizzando una serie di indicatori macroeconomici,
si prova a comprendere come si è evoluta negli ultimi 30 anni la
disuguaglianza dei redditi in 19 paesi OCSE. Innanzi tutto si studia il
trend della disuguaglianza dei redditi misurata attraverso l’indice di
concentrazione di Gini. Si guarda poi all’evoluzione della disuguaglianza
nelle retribuzioni da lavoro dipendente. Infine si mostra come negli ultimi
tre decenni le economie dei diversi paesi siano diventate sempre più
integrate e come l’innovazione tecnologia abbia assunto un ruolo sempre
più importante nei processi produttivi e nella competizione economica.
Infine, nell’ultima parte del capitolo si cerca di capire quali sono stati i
cambiamenti istituzionali che hanno interessato i mercati del lavoro dei
paesi analizzati.
A conclusione del lavoro, nel terzo capitolo, ricorrendo ad alcune semplici
specificazioni econometriche si cerca di controllare se l’evidenza empirica
supporta le teorie che collegano il peggioramento della disuguaglianza
alla globalizzazione dell’economia mondiale, alla rapida innovazione
tecnologica e ai cambiamenti istituzionali che hanno caratterizzato negli
ultimi decenni tutti i mercati del lavoro dei paesi avanzati. L’analisi
empirica si articola in tre fasi distinte. Innanzitutto si verifica se
effettivamente globalizzazione, innovazione tecnologica e cambiamenti
istituzionali sono correlati con variazioni della dispersione salariale. Nella
seconda fase si osserva se vi è una relazione empirica tra i fenomeni sopra
descritti e il tasso di disoccupazione. infatti, soprattutto per le istituzioni del
mercato del lavoro, la teoria porta a concludere che se da un lato queste
mitigano la disuguaglianza andando a comprimere la distribuzione dei
salari, dall’altro, questo effetto è controbilanciato dall’effetto avverso che
hanno sul tasso di disoccupazione. Infine, allo scopo di comprendere qual è
l’effetto complessivo sulla disuguaglianza, nell’ultima parte del capitolo si
analizza qual è l’impatto diretto che tutti i fenomeni sopraccitati hanno
sulla disuguaglianza dei redditi.
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I risultati ottenuti nei diversi capitoli saranno infine ricomposti e sintetizzati
nella conclusione.
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CAPITOLO I: Dinamiche occupazionali e disuguaglianza
1.1 Introduzione
Negli ultimi 30 anni la maggior parte dei paesi avanzati ha sperimentato
un considerevole inasprimento della disuguaglianza dei redditi. Larga parte
della letteratura che analizza il tema della disuguaglianza, allo scopo di
individuare le cause e i meccanismi alla base di questo peggioramento, si è
focalizzata sul mercato del lavoro e sulle conseguenze che su di esso
avrebbero avuto fenomeni quali l’innovazione tecnologica e la
globalizzazione
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.
Da un lato il progresso tecnologico avrebbe determinato nei paesi avanzati,
con una forte specializzazione produttiva in settori ad alta tecnologia, un
aumento della domanda relativa di lavoratori altamente qualificati (skilled)
e quindi un aumento del loro salario. Dall’altro, la progressiva integrazione
dei mercati mondiali, determinando un incremento dell’offerta di lavoro
poco qualificato (unskilled) da parte dei paesi emergenti, avrebbe
penalizzato, sia sul piano salariale che occupazionale, i lavoratori meno
qualificati dei paesi avanzati.
Inoltre, di recente diversi studi
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hanno evidenziato come le istituzioni del
mercato del lavoro giochino un ruolo fondamentale nello spiegare
l’evoluzione della dispersione salariale nei diversi paesi. In generale si è
osservato che l’incremento della disuguaglianza salariale osservato a partire
dall’inizio degli anni ottanta ha coinciso con il progressivo indebolimento
delle istituzione del mercato del lavoro. Si è sostenuto che ciò abbia
compromesso significativamente il potenziale redistributivo dei governi
portando cosi ad un inesorabile peggioramento della disuguaglianza. Tutti
questi fenomeni, influenzando in maniera diversificata la capacità di
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Ad esempio: Violante G.L. ,Krusell P.Ohanian, Lee E. & Jose-Victor Rios-Rull, (1997). "Capital-skill
complementarity and inequality: a macroeconomic analysis," Staff Report 239, Federal Reserve Bank of Minneapolis”
3
Ad esempio Koeniger W. & Leonardi M. &Nunziata L. (2007). "Labor Market Institutions and Wage Inequality,"
Industrial and Labor Relations Review, ILR Review, Cornell University, ILR School, vol. 60(3), pages 340-356, Apr
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guadagno delle famiglie, avrebbero contribuito in maniera rilevante
all’aumento della disuguaglianza dei redditi familiari.
1.2 I meccanismi della disuguaglianza
La maggior parte degli studi che analizzano le determinanti della
diseguaglianza salariale utilizzano un semplice modello che illustra come
le variazioni della disuguaglianza salariale siano dovute principalmente a
spostamenti delle curve di domanda e offerta relativa di lavoro qualificato.
In un’economia in cui i beni sono prodotti utilizzando due diversi tipi di
lavoro -qualificato e non- e dove questi due input sono sostituti, le
variazioni del divario salariale tra lavoratori qualificati e non, misurate
attraverso il c.d. Skill Premium
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, sono strettamente correlate alle variazioni
nella domanda e nell’offerta relativa di lavoro qualificato. Il modello è
illustrato in una versione molto semplificata nella figura 1.La curva
inclinata negativamente rappresenta la curva di domanda di lavoratori
qualificati rispetto a quella dei lavoratori non qualificati. Questa è inclinata
negativamente poiché quanto più grande è il divario salariale tra lavoratori
qualificati e non, tanto minore è la quota di lavoratori qualificati che i datori
di lavoro vorranno assumere. Si assume invece che l'offerta di lavoro
relativa sia completamente inelastica. Si ipotizza quindi che una certa quota
della forza lavoro è qualificata indipendentemente dal divario salariale tra
lavoratori qualificati e non. Questa ipotesi è realistica solo nel breve periodo.
Nel lungo periodo un aumento del reddito dei lavoratori qualificati
aumenterà gli incentivi a proseguire gli studi e quindi ad accumulare più
capitale umano determinando quindi un aumento dell'offerta relativa di
lavoro qualificato. Nel contesto di questo semplice modello esistono
soltanto due modi in cui i cambiamenti nelle condizioni economiche generali
potrebbero aumentare il divario salariale tra lavoratori qualificati e non. Il
primo sarebbe uno spostamento verso sinistra della curva di offerta (da S0
a S1), che indicherebbe una riduzione del numero relativo di lavoratori
qualificati e di conseguenza spingerebbe verso l'alto il loro salario relativo
(skill premium). Il secondo sarebbe uno spostamento verso destra della
curva di domanda (da D0 a D1), che indicherebbe un aumento relativo della
4 Lo skill premium può essere definito come il rapporto tra il salario medio dei lavoratori qualificati e il salario medio
dei lavoratori non qualificati.
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domanda di levorotatori qualificati e, di conseguenza, aumenterebbe il loro
salario relativo.
Figura 1: offerta e domanda relativa di lavoratori high skilled
I primi a formalizzare tale modello sono stati Katz & Murphy
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nel 1992.
Questi due autori hanno mostrato che negli USA il numero di lavoratori in
possesso di un diploma o di una laurea è cresciuto costantemente negli
ultimi 30 anni anche se con ritmi diversi negli anni. Nonostante ciò, la
disuguaglianza salariale ha continuato a crescere. Ciò ha portato i due
autori a concludere che l’aumento delle disuguaglianze salariali negli USA
sia dovuto principalmente a fattori che hanno inciso sulla domanda relativa
di lavoratori qualificati. Molti economisti hanno individuato nel progresso
tecnico e nella globalizzazione le principali forze che hanno spinto verso
l’alto la domanda di lavoratori qualificati. Nei prossimi paragrafi
analizzeremo in che modo questi due fattori impattano sulla
disuguaglianza salariale.
1.3 Disuguaglianza salariale e commercio internazionale
Quando si analizza la relazione tra commercio internazionale e
disuguaglianza, la risposta immediata fornita dalla teoria tradizionale del
commercio internazionale è il famoso teorema di Stolper-Samuelson
risalente al 1941. Questo teorema afferma che in un determinato paese
l’integrazione commerciale determina un aumento del reddito del fattore
5 Katz, L.F. & Murphy, K.M., 1991. "Changes in Relative Wages, 1963-1987: Supply and Demand Factors," Harvard
Institute of Economic Research Working Papers 1580, Harvard - Institute of Economic Research.