Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 6
ai mercati esteri, ignorando, talvolta, la possibilit di sbocco sul mercato internazionale.
L analisi dei processi di sviluppo che vanno affermandosi nel comparto possono offrire utili
elementi di riflessione per l implementazione di strategie istituzionali di supporto ai percorsi di
internazionalizzazione e di divisione del lavoro in ambito internazionale3.
Un primo ordine di considerazioni deriva da una lettura macro economica del ruolo che la
nautica da diporto svolge o potrebbe svolgere con maggiore incisivit nell economia italiana e di
come questo comparto fondi il suo sviluppo su alcune connotazioni tipiche del Made in Italy . Si
rileva, infatti, che il prestigio dei marchi delle aziende leader trova alimento anche dalle
caratteristiche distintive che, nell immaginario collettivo, contraddistinguono nel mondo i prodotti
italiani.
Un secondo ordine di problemi riguarda l analisi dei processi di sviluppo del comparto
focalizzata sulle strategie competitive internazionali adottate dalle imprese leader e dalle imprese
followers, miranti a soddisfare una domanda specifica e circoscritta, presente, per , in tutti i
continenti ed in continua crescita, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.
Proprio dall esigenza di intercettare questa cres cente domanda di nuovi potenziali
acquirenti si fonda la sopravvivenza e l affermazione del comparto della nautica provinciale.
Appare significativo, per delineare politiche mirate di internazionalizzazione del comparto,
comprendere la natura del prodotto nautico che non si pu ridurre alla sola imbarcazione da
diporto di dimensioni piø o meno grandi, ma includ e necessariamente tutta l economia del mare .
Solo in questo modo Ł possibile affermare e sviluppare la capacit competitiva e la propensione
all internazionalizzazione delle imprese della filiera nautica.
Pur volendoci soffermare sull aspetto piø tecnico del prodotto nautico, ovvero la produzione
di imbarcazioni da diporto, non pu certo sfuggire come la composizione sia formata:
• da un nucleo centrale di imprese, che possono essere identificate come produttori veri e
propri di unit da diporto;
• unit collegate distinte in:
o produttori di accessori e componenti strutturali;
o produttori di componenti e parti motoristiche;
o produttori di mobilio nautico;
o produttori di apparecchiature di navigazione;
o servizi di rimessaggio;
o servizi di alaggio;
o sevizi di manutenzione;
o servizi nautici;
o servizi portuali;
In questo contesto la nautica provinciale non Ł seconda alle altre regioni italiane, anzi
presenta delle eccellenze significative sia nei brand, in grado di rappresentare e rinverdire all estero
la storia ed il Made in Italy, che nella catena di produzione del prodotto naut ico che, forse, se
adeguatamente sostenuto dal policy maker potrebbe acquisire forza e rappresentanza sul mercato
internazionale.
Alcune delle potenzialit di espansione del settore risultano collegate alla valorizzazione
delle bellezze paesaggistiche della costa provinciale e dei porti turistici in particolare.
In proposito, appare imprescindibile sottolineare come in alcuni casi manchino alle imprese
costruttrici adeguati accessi al mare per la prog ettazione ed il varo delle imbarcazioni, con il
risultato che, oltre ad aumentare i costi di costruzione, diminuiscono le possibilit di costruzione d i
superyacht. La mancanza di adeguate infrastrutture potrebbe rappresentare un limite alla crescita
dimensionale di alcune imprese le quali registrano una scarsit , se non la totale assenza, di bacini d i
3
FERRERO G., FORTEZZA F.,(2005), Processi di creaz ione del valore e sistemi locali di imprese nel settore della
nautica da diporto , Piccola Impresa/ Smal Business, n. 3, pp. 73-107.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 7
costruzione, indispensabili per effettuare un salto di qualit nella dimensione degli scafi costruiti e
nell attrarre potenziali acquirenti con alta capacit di spendita.
La crescita dimensionale degli attori economici operanti nella nautica Ł uno degli obiettivi
principali che il policy maker istituzionale dovrebbe favorire per supportare adeguatamente le
strategie di internazionalizzazione del comparto.
La crescita dimensionale, in ogni caso, non necessariamente deve essere di tipo quantitativo
(numero di dipendenti, fatturato, ect), quanto di tipo organizzativo .
Si pu certo discutere sulle modalit di crescita p iø idonea, ad esempio se favorire crescite
di tipo equity o non equity, ma Ł indubbio che solo adeguati livelli relazionali possono permettere
di ampliare il portafoglio ordinativi delle imprese costruttrici.
Sono proprio i livelli relazionali, insieme ad idonee politiche di marketing internazionale,
che permettono alle imprese costruttrici di imbarcazioni di intercettare ordini di nuove barche
dall estero.
Ci , ovviamente, non Ł possibile, o lo Ł in misura notevolmente inferiore, per i piccoli
costruttori o per i fornitori di componenti che, invece, presentano dimensioni insufficienti a
sviluppare relazioni internazionali. Le imprese di minore dimensione, come le imprese di
manutenzione e di servizi, sembrano invece avulse dalle logiche internazionali.
I percorsi per l internazionalizzazione nelle imprese minori, infatti, seguono traiettorie
casuali, difficilmente ripetitive e, il piø delle volte, riconducibili alle esperienze delle risorse
umane.
La conoscenza dei mercati dove allocare la produzione di imbarcazioni pu definirsi, tra le
imprese locali, circoscritta ad alcuni Paesi euro pei, come Spagna e Francia su tutti
(rispettivamente il 29,2% ed il 22,9%), ed ai Paesi nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo;
l unico Paese asiatico degno di attenzione sono gli Emirati Arabi.
Un primo intervento su cui il policy maker dovrebbe, da subito, intervenire per lo sviluppo
dei percorsi di internazionalizzazione della filiera nautica e, come vedremo, del suo sistema
produttivo locale, risiede nella rimozione delle asimmetrie informative, ignorando, il piø delle
imprese, le opportunit che i mercati esteri posson o rappresentare in una prospettiva di sviluppo e
consolidamento della crescita.
In questa logica si deve interpretare il desiderio dell impresa di partecipare a fiere e mostre
specializzate del settore all estero piuttosto elevato mentre, la stessa, quasi ignora i servizi forniti
dalle istituzioni preposte, a testimonianza dell errore di accesso diretto sul mercato estero, piuttosto
che in forme di accompagnamento .
Da quanto rilevato emerge che il sistema produttivo locale della nautica provinciale presenta
due tipologie di attori.
• Imprese market oriented, quelle inizialmente definite leader, con spiccata propensione
all internazionalizzazione, in grado di uscire dai confini regionali e nazionali, anche
autonomamente, che necessitano di servizi mirati al consolidamento della propria presenza sui
mercati esteri; probabilmente hanno necessit di co nsolidare la propria dimensione organizzativa,
attraverso adeguate politiche di sostegno alla crescita, anche per competere con altri operatori
internazionali di maggiori dimensioni; tuttavia, queste imprese, in un numero ristretto,
rappresentano le eccellenze produttive e meriterebbero un azione di sostegno mirata, specifica, non
generalista.
• Imprese product oriented, ovvero imprese orientate principalmente alla produzione di
imbarcazioni di piø piccole dimensioni e/o di parti e componenti delle imbarcazioni da diporto, in
precedenza definite follower, che seguono le imprese di maggiori dimensioni che commercializzano
il prodotto finito imbarcazione o semi lavorati, come gli scafi, che percepiscono l importanza del
mercato estero, ma non riescono ad accedervi, anche e soprattutto per mancanza di conoscenza, di
risorse finanziarie ed umane. Sono queste la maggior parte delle imprese, che si caratterizzano per
una minore dimensione e per fatturati modesti, che necessitano principalmente di azioni di stimolo;
in questo caso occorre cercare di internazionalizzare non la singola impresa ma l intera catena di
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 8
fornitura e far emergere, laddove possibile, le specifiche eccellenze della filiera, come il mobilio
nautico, la tappezzeria ed i rivestimenti delle imbarcazioni, in modo da uscire dai confini regionali o
nazionali, accrescere le competenze possedute e le occasioni di partecipare alla produzione di
imbarcazioni non solo locali, ma anche internazionali.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 9
SEZIONE I
ANALISI DELL ECONOMIA DISTRETTUALE
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 10
1. Finalit , obiettivi ed ipotesi di ricerca
La struttura industriale italiana, caratterizzata da una diffusa presenza di sistemi di imprese
di media e piccola dimensione, dotate di intensi e peculiari legami di natura socio-economica con il
territorio in cui sono localizzazione, ha suscitato un interessante ed intenso dibattito economico e
scientifico volto a spiegarne il successo nell organizzare efficientemente la propria produzione.
Il modello distrettuale di organizzazione della produzione industriale ha rappresentato, dagli
anni 70, la soluzione italiana all empasse del modello organizzativo e gestionale tipico della grande
impresa fordista, caratterizzato da una domanda standardizzata soddisfatta da produzioni di massa; i
distretti industriali e le concentrazioni territoriali di piccole imprese hanno, quindi, supportato
l economia italiana da un lato nel garantirne la presenza sui mercati internazionali nei settori tipici
del Made in Italy e, d altro canto, nel rendere visibili le caratteristiche di un modello alternativo di
sviluppo economico e sociale4.
Nel passaggio tra le specificazioni teoriche delle fonti dei vantaggi competitivi delle imprese
distrettuali e la relativa verifica empirica assurge ad elemento cruciale la territorialit dell indag ine
e l identificazione, non ambigua, delle aree di localizzazione dei distretti5.
La convenienza economica alla concentrazione territoriale di imprese affini e di quelle
fornitrici, come verr esplicato e dimostrato nel p roseguo del lavoro, dipende dal fatto che
l insediamento di una pluralit di imprese, afferen ti uno stesso comparto produttivo, all interno di
una stessa area geografica pu determinare:
• la nascita di un mercato del lavoro in grado di offrire le qualifiche professionali richieste.
Gli imprenditori possono rivolgere le proprie scelte occupazionali in luoghi caratterizzati da elevate
possibilit di scelta di operai dotati di specifich e abilit . Di contro, la classe operaia accorre nei
luoghi ad elevata intensit di imprenditori che nec essitano di lavoro specializzato, quale quello che
essi offrono, e dove Ł quindi probabile trovare un buon mercato. Dal lato delle imprese questo
fenomeno comporta, quindi, una riduzione del costo del lavoro perchØ possono, ad esempio, ridursi
i costi di formazione;
• la possibilit per le singole imprese, produttrici dei prodotti finali, di acquisire gli input
richiesti dai processi di produzione a costi minori poichØ sorgono, nelle vicinanze, industrie
sussidiarie che provvedono, per le principali, con utensili e materiali;
• l esternalizzazione di fasi del processo produttivo verso le piccole imprese in modo tale che
quest ultime possano conseguire economie di scala.;
• la fluidit e la circolazione delle informazioni co s da favorire l innovazione dei processi e
dei prodotti; i meriti delle invenzioni e dei perfezionamenti delle macchine, nei processi e
nell organizzazione generale dell impresa, sono pro ntamente discussi cosicchØ se un impresa
formula una nuova idea questa viene accolta da altri e coordinata con i loro suggerimenti, dando
cos origine ad altre idee nuove;
• la nascita di un nuovo clima sociale ed ambientale nell area, circoscritta, dove le forze
sociali cooperano con quelle economiche, determinando la genesi di relazioni stabili, durature e
fiduciarie, tra imprese e lavoratori, fondate su forme di micro-corporativismo in grado di assicurare
la necessaria flessibilit aziendale e di ridurre l a conflittualit .
La concentrazione e la specializzazione territoriale, per ragioni non soltanto economiche,
creano, quindi, delle economie esterne all impresa ma interne al comparto, determinando, quale
effetto diretto, una riduzione dei costi del lavoro, per effetto sia di un decremento dei costi di
4
Per un approfondimento sulla specializzazione produttiva flessibile, in risposta alla crisi del modello d impresa
fordista, si consiglia, su tutti, PIORE M.J., SABEL C.F., (1984), The Second Industrial Divide, Basic Book, New York,
trad. it. PIORE M.J., SABEL C.F., (1987), Le due vie dello sviluppo industriale, Isedi, Torino.
5
IUZZOLINO G., (2003), Costruzione di un algoritmo di identificazione delle agglomerazioni territoriali di imprese
manifatturiere , in Economie locali, modelli di agglomerazione e apertura internazionale. Nuove ricerche della Banca
d Italia sullo sviluppo territoriale , Banca d Italia, Servizio Studi, Roma.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 11
formazione che di una crescita della produttivit d erivante dalla maggiore flessibilit nell uso della
forza lavoro, dei costi di approvvigionamento degli input, per effetto sia di un piø diretto rapporto
con i fornitori sia dalla possibilit di ottenere e conomie di scala attraverso una scomposizione del
ciclo produttivo, ed una piø facile diffusione dell innovazione, sia di processo che di prodotto.
La caratteristica specifica dell economia di distrettuale risiede nell integrazione e nella
complementarit fra le singole imprese, il tutto se nza legami formali interimpresa, ma, di contro,
esplicandosi in forme miste concorrenziali, cooperative e con una contiguit spaziale 6.
In altri termini, il distretto non Ł soltanto il risultato di una concentrazione nello spazio delle
imprese dello stesso settore. In questo caso si parla piø propriamente di agglomerato di imprese o
cluster perchØ l aggregazione risponde ad una logica di vantaggio localizzativo e se i vantaggi si
riducono le imprese possono rilocalizzarsi in altre aree.
Nel corso di questi ultimi anni l importanza assunta dal distretto industriale, come strumento
di comprensione e di analisi, ha trovato un preciso riscontro negli studi condotti da Porter relativi
soprattutto alla definizione di cluster e alla rilevanza attribuita alla "localizzazione" come fattore
decisivo nella spiegazione dei vantaggi competitivi conseguibili da una nazione nell economia
globale.
Porter sostiene che l economia di una nazione Ł costituita dall insieme delle sue molteplici
economie locali, vale a dire dei sistemi locali dove si concentrano le imprese dei settori industriali
che, attraverso la prossimit geografica, acquisisc ono vantaggi competitivi7.
L unit elementare di analisi utile alla comprensio ne e valutazione del vantaggio nazionale Ł
il settore industriale, ovvero gli aggregati o cluster di imprese di specifici comparti, connessi da
relazioni verticali e orizzontali. L economia di una nazione contiene un assortimento di cluster la
cui composizione e le cui fonti del vantaggio competitivo (o dello svantaggio) riflettono lo stato di
sviluppo dell economia8.
Porter ha successivamente definito il cluster come una concentrazione territoriale di un
insieme interconnesso di imprese, fornitori specializzati, societ di servizi, imprese attive in setto ri
affini e istituzioni collegate (universit , organis mi responsabili della regolamentazione e
associazioni di categoria) operanti in determinati comparti, dove competono e al tempo stesso
cooperano9.
Per questo motivo Ł accaduto che si interpretasse il termine distretto industriale come la
semplice traduzione italiana di cluster. In realt , come sottolinea lo stesso autore, la c oncentrazione
geografica di un settore industriale si manifesta a differenti scale territoriali. L ambito territoriale di
un cluster pu andare da un unica citt , o regione, fino ad u n intero paese o, persino, ad una rete di
Paesi confinanti10.
Come meglio specificato in seguito, mentre il concetto di distretto industriale nasce in Italia
come superamento, sul piano teorico, del concetto di industria e di settore industriale, Porter, al
contrario, assume proprio il settore industriale come unit elementare di analisi, del quale il cluster
rappresenta la modalit di espressione geografica.
Dal dibattito, dunque, relativo al problema definitorio, emerge chiaramente una situazione
alquanto articolata e complessa che ha visto succedersi una serie di definizioni, piø o meno
esaustive, che cercheremo di delimitare nella prima parte della ricerca.
La caratteristica che trasforma un cluster in un distretto risiede nel fatto che gli abitanti di un
luogo convergono, in modo piø o meno spontaneo, a concentrare le loro attivit in un settore di
produzione a loro piø congeniale. Nel cluster la collettivit umana Ł al servizio di un industria
mentre nel distretto si fa riferimento ad una autentica comunit produttiva specializzata, dove agisce
6
BECATTINI G. (1998), Distretti industriali e Made in Italy, Bollanti Bolinghieri, Torino, pag. 29
7
PORTER M.E., (1991), Il vantaggio competitivo delle nazioni, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, pag. 95.
8
PORTER M.E., (1991), op. cit., pag. 98.
9
PORTER M.E., (2001), Strategia e competizione, come creare, sostenere e difendere il vantaggio competitivo di
imprese e nazioni, Il sole 24 ore, Milano, pag. 197.
10 PORTER M.E., (1998), On Competition , Harvard Business School Press, Boston (MA), pag. 199.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 12
anche una forza sociale che, entro certi limiti, tiene in loco lavoratori e imprese anche in condizioni
di congiuntura economica sfavorevole. Nel caso del distretto non operano solo le variabili
economiche ma Ł l intera storia di un territorio (il genius loci) ad entrare in azione.
La prossimit territoriale e la concorrenza fanno s che, con piø rapidit , il know how di
un impresa possa essere acquisito dai concorrenti i quali, a loro volta, potrebbero ulteriormente
perfezionarlo e arricchirlo11.
Si potrebbe cos innescare un processo cumulativo di innovazione con vantaggio per l intero
settore. Il processo di innovazione nella forma qui descritta Ł soddisfacente per le produzioni
industriali tradizionali ma, nel settore della na utica, necessita di ulteriori immissioni di know how
che dovrebbero provenire dal settore della ricerca e, in primo luogo, dalle universit .
La diffusione delle innovazioni a tutte le imprese che partecipano alla filiera nautica e la
stessa possibilit da parte delle imprese di acquis ire le economie esterne richiede che, insieme alla
concorrenza, operi sempre, nell ambito dei distretti, anche un atteggiamento cooperativo 12.
Un simile atteggiamento viene sostenuto dalla presenza di reti familiari, da un diffuso
sentimento di identit locale, da rapporti di recip rocit e da un tessuto fiduciario e di solidariet fra
tutti i soggetti che devono sentirsi attori di un processo di sviluppo collettivo.
Il livello di redditivit delle singole imprese che partecipano al sistema produttivo locale
della nautica non dipende, allora, dalla sola forza di mercato e dalla capacit organizzativa ma
risulta strettamente correlato al vantaggio competitivo di cui gode il complessivo processo di
valorizzazione del territorio.
Le regole della concorrenza che disciplinano il processo complessivo di valorizzazione del
settore della nautica sono della stessa natura di quelle gi definite da Porter 13.
Le forze competitive, che determinano il vantaggio concorrenziale del sistema produttivo
locale della nautica, sono:
• la presenza, al suo interno, di un adeguato livello di cooperazione tra istituzioni (comprese le
forze sociali) ed imprese che, per , non deve costi tuire una barriera all ingresso di nuovi
operatori;
• il potere contrattuale degli acquirenti, ovvero la capacit del sistema produttivo locale, in
quanto tale, di influenzare le caratteristiche della domanda attratta che, a sua volta, determina la
qualit dei prodotti e dei servizi da realizzare e, quindi, i prezzi che possono essere praticati;
• il potere contrattuale dei fornitori, dove maggiori risulteranno le relazioni distrettuali
maggiore sar la capacit delle singole imprese di contrattare i prezzi degli input;
• l esistenza sul territorio di risorse e attivit ch e possono risultare complementari a quelle del
settore della nautica, come le significative risorse ambientali, turistiche e culturali che, se ben
valorizzate, anche in modo sistemico, possono dare vita a nuove esternalit positive.
Nel distretto industriale, a differenza di quanto accade nella grande impresa, la
partecipazione delle imprese al perseguimento di un progetto e/o di obiettivi comuni non Ł
11
Ci sono almeno tre ragioni per spiegare l alta con correnzialit interna ai distretti: la contiguit e limina i
monopoli spaziali; la percezione piena e immediata delle mosse dei concorrenti nel distretto induce risposte piø pronte;
la contiguit aggiunge un tratto personale, d invid ia e di emulazione, alla rivalit puramente commerc iale. In
conclusione, il distretto industriale Ł un area in cui c Ł un clima concorrenziale mediamente piø acceso che nel resto
del sistema economico , BECATTINI G., (1998), op, cit., p. 49.
12
Ma le concentrazioni territoriali di imprese agevo lano anche forme di cooperazione consapevole e
semiconsapevole. Fra le prime si ricordano: infrastrutture comuni, cooperazione di acquisto e vendita, centri locali di
formazione professionale, e molte diverse forme associative. Fra le seconde, piø difficili a percepirsi, specie per
l economista, vi sono regole e convenzioni accettate dalla comunit su cui insiste il distretto e che hanno l effetto di
impedire la degenerazione della vivacissima concorrenza in forme distruttive del sistema locale. In complesso, il
distretto, quando funziona, Ł un ambiente dove i fenomeni della concorrenza e della cooperazione si manifestano in
forma accentuata e interagiscono fra loro in modo economicamente virtuoso , tale cioŁ da alimentare u na continua
crescita della produttivit , BECATTINI G., (1998), op, cit., p. 50.
13
PORTER M., (1997), Il vantaggio competitivo, Edizioni Comunit , Milano.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 13
assicurata da vincoli di tipo gerarchico. Il collante Ł rappresentato dalla specializzazione settoriale.
La redditivit delle singole imprese, e non solo di quelle sussidiarie, discende direttamente
dalla capacit dell intero comparto territoriale di essere competitivo sul mercato e i segnali inviati
dal mercato sono in grado di fornire alle singole imprese informazioni significative sulla capacit
dell intero sistema di reagire alle forze competitive che lo minacciano.
Anche se non sono piø i tradizionali indicatori di performance aziendale a valutare
l efficienza delle singole fasi componenti il ciclo produttivo, gli indicatori che misurano le
prestazioni individuali e collettive del sistema produttivo locale hanno sempre natura economica:
prezzi di vendita, quote di mercato, ammontare delle esportazioni, ecc.
L economia di distretto da realizzare intorno alle imprese del settore nautico si caratterizza,
nella nostra accezione, per essere un offerta pluriprodotto dove i legami economici tra gli attori
partecipanti al processo sono piø flebili e i segnali di mercato potrebbero essere distorti da
valutazioni di altro ordine.
In questa situazione Ł necessario che, attraverso un accordo diretto ed esplicito, i differenti
soggetti che partecipano al processo di valorizzazione del comparto, fissino obiettivi comuni e
strumenti in grado di determinare sia la capacit c ompetitiva del processo attivato sia la qualit
(economica, culturale e sociale) dei suoi output.
La necessaria connessione tra i comportamenti dei singoli richiede, in primo luogo, che tutti
partecipino, con diverse responsabilit , alla defin izione dell obiettivo comune. A questo scopo
dovr essere creato un luogo in cui tutti i soggett i (le imprese e i soggetti sociali, i centri della
ricerca e della formazione, le istituzioni che operano sul territorio) si possano incontrare per la
definizione dell obiettivo comune, quale un Centro servizi per la nautica .
Nell economia del presente contributo si vuole offrire un tentativo di sintesi, da un lato, dei
principali contributi teorici inerenti la tematica dei distretti industriali e, dall altro, del quadro
normativo riferito alle politiche economiche atte a favorire lo sviluppo locale di determinate aree
produttive.
Obiettivo del lavoro Ł l identificazione e valutazione, in un predefinito ambito territoriale,
quale quello della provincia di Latina, di specifici parametri quantitativi e qualitativi propri di un
delimitato tessuto economico locale cos da verificare sia l esistenza, o meno, di una
specializzazione produttiva di eccellenza, che possa rivestire i caratteri di un distretto industriale
ovvero di un sistema produttivo locale (in estrema ratio di un area laziale di investimento,
sinonimica di un distretto industriale in fieri14), sia il grado di apertura sui mercati esteri del sistema
produttivo localmente individuato, con una ulteriore verifica empirica volta a studiarne le
potenzialit di sviluppo.
In tal senso, si ipotizza l estensione del paradigma distrettuale al settore della cantieristica
navale provinciale, con una verifica empirico-qualitativa dei suoi assunti teorici per mezzo di
metodi e strumenti mutuati dalla letteratura e dal dispositivo normativo nazionale e regionale.
La metodologia d indagine cui si far riferimento p er la verifica ed individuazione del
distretto industriale, ovvero del sistema produttivo locale, si sviluppa con un duplice intervento di
ricerca.
La prima fase, di tipo desk, Ł volta, sulla base dei dati che l Istat ha diffuso in occasione
14
Giova sottolineare come nel presente lavoro i termini distretto industriale, sistema produttivo locale ed area laziale di
investimento siano considerati sinonimi sotto un profilo prettamente economico; di contro, elementi di eterogeneit
sono rintracciabili nei termini se considerati in ottica normativa, in virtø del diverso peso assunto negli interventi di
politica economica e sostegno finanziario. Alcuni autori, su tutti Becattini, cui si far riferimento nel proseguo della
ricerca, utilizzano il termini distretto come sinonimo di sistema produttivo locale; altri tendono a riflettere sulle diverse
caratteristiche strutturali e comportamentali dei sistemi di piccole imprese proponendo diverse classificazioni: aree di
specializzazione produttiva, sistemi produttivi locali e aree sistema, in GAROFOLI G., (1983a), Industrializzazione
diffusa in Lombardia, IRER, Franco Angeli, Milano; altri ancora distinguono i distretti di prima e seconda generazione
(ovvero distretti mark 1 e mark 2), in BRUSCO S., (1991), La genesi dell idea di distretto industriale , in BECATTINI
G., PYKE F., SENGERBERGER W., (a cura di), Distretti industriali e cooperazione tra imprese, Studi e Informazioni
della Banca Toscana, Firenze, pp. 28-33.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 14
degli ultimi Censimenti della Popolazione e dell Industria e Servizi del 2001, alla verifica dei
presupposti strutturali di riconoscimento dell area produttiva delle imprese appartenenti alla
cantieristica navale, stando ad una griglia di parametri quantitativi definiti con le leggi n. 317/1991
e n. 144/1990 e, per la realt laziale, con legge r egionale n. 36/200115.
La seconda e terza fase vedono affiancare alla disamina quantitativa due analisi di tipo field,
attraverso cui Ł accertata e verificata da un lato l esistenza di peculiari caratteristiche economico-
sociali che non sarebbero emerse con la semplice interpretazione dei dati quantitativi, dall altro le
caratteristiche di internazionalizzazione e commercializzazione all estero della specificit
produttiva locale.
L intenzione che muove la ricerca Ł rintracciabile nella comprensione e qualificazione, con
l ausilio di dati raccolti direttamente presso un campione sufficientemente rappresentativo le
imprese, per mezzo di un questionario strutturato, del complesso delle dinamiche relazionali
presenti all interno dell area produttiva di eccell enza e, quindi, con le aree mercato estere con le
quali la nautica Made in Latina intrattiene rappo rti di interscambio commerciale e/o produttivo.
Propedeutica alla disamina appare necessaria, inoltre, una compiuta rassegna del quadro
normativo esistente, descritto nei suoi livelli di operativit nazionale e regionale, cui
tradizionalmente si articolano gli interventi di politica economica locale sui distretti industriali e
sistemi produttivi locali, cercando, allo stesso tempo, di cogliere l attenzione dei policy maker e
stimolarne l azione politico-economica orientata allo sviluppo del tessuto economico localmente
individuato.
15
ISTAT, (2001), 8 Censimento generale dell Industria e dei Servizi , Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma;
ISTAT, (2001), 14 Censimento generale della Popolazione e delle A bitazioni, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato,
Roma, dati disponibili su www.istat.it.
Il Sistema Produttivo Locale della Cantieristica Navale
e Nautica da Diporto in provincia di Latina
Tesi di Dottorato – Dr. Fabio Ulgiati 15
2. L emergere dell economia distrettuale
Nella letteratura economica, lo studio distretti industriali Ł stato oggetto di numerosi
contributi teorici e di importanti analisi empiriche.
Antecedente storico di tutti gli apporti dottrinali, ed universalmente riconosciuto tra i piø
significativi, Ł l operato di ricerca condotto dall economista Alfred Marshall nel suo percorso di
osservazione dello sviluppo industriale di Sheffield e del Lancashire16.
Marshall, descrivendo quello che in seguito verr d efinito come distretto industriale, si
riferisce ad un entit socioeconomica costituita da un insieme di imprese facenti generalmente parte
di uno stesso settore produttivo e localizzate in un area circoscritta, tra le quali vi Ł collaborazione
ma anche concorrenza. Punto focale di simile impostazione Ł costituito dai richiami alla categoria
socioeconomica, da intendersi come fiducia reciproca tra i residenti di un certo territorio, alla
concentrazione territoriale ed alla possibilit di scomposizione del processo produttivo in singole
fasi, ognuna delle quali affidata ad una singola impresa.
In tal senso, la specializzazione delle imprese in singole fasi produttive pu ben collegarsi
all odierno concetto di filiera produttiva, ovvero di settore verticalmente integrato17.
Grazie alla complessa considerazione dei valori etici, sociali e territoriali, che nel caso del
distretto marshalliano si associano a quelli economici, ogni singola impresa beneficia di particolari
economie, esterne all impresa ma interne all indust ria, generate dall agglomerazione delle stesse in
uno specifico ambito territoriale e dalla presenza congiunta di soggetti legati tra loro da relazioni
durature di produzione e scambio.
L impresa localizzata gode di tali economie esterne in virtø dell insieme di valori e
comportamenti fiduciari instaurati tra le imprese e tra queste e le istituzioni locali, attraverso cui la
societ interagisce con l organizzazione industrial e compiutamente considerata.
All interno del distretto industriale, dal contributo combinato dei vantaggi della
concentrazione territoriale delle imprese e della specializzazione della produzione, emergono,
inoltre, nuove possibilit di innovazione, connesse con la piø agevole circolazione delle idee e delle
informazioni, lo sviluppo di una serie di attivit sussidiarie e di industrie complementari alle
principali, dettate dalla necessit di supportare l a variet della produzione, e le condizioni di genesi
di una specializzazione della manodopera locale18.
Il distretto industriale viene a configurarsi come un area produttiva che, consentendo lo
sviluppo di sinergie tra le imprese insediate in uno stesso territorio, permette a tali complessi di
piccole dimensioni di comportarsi, ed apparire all esterno, alla stregua di una grande impresa,
verticalmente integrata, potendo fruire delle stesse economie di scala connesse alla piø ampia
dimensione organizzativa e produttiva.
L unit territoriale cui Marshall fa riferimento no n Ł l industria considerata nel suo
complesso ma un sistema di relazioni tra imprese, il distretto industriale appunto, caratterizzato da
un ispessimento localizzato delle relazioni, stabili nel tempo, tra le imprese che vi appartengono.
Ciascuna di esse diviene sempre meno autosufficiente e, di contro, dipendente dalle altre per il
raggiungimento del proprio benessere e della propria sopravvivenza.
16
MARSHALL A., (1890), Principles of economics, Macmillian & Co, London, trad. it., CAMPOLONGO A. (1972),
Principi di economia, Utet, Torino; per una rassegna piø compiuta, si vedano, inoltre, MARSHALL A., MARSHALL
M.P., (1878), The Economics of Industry, Macmillian & Co, London, trad. it., BECATTINII G., (1975), Economia della
produzione, Isedi, Milano; MARSHALL A., (1919), Industry and Trade. A study of industrial technique and business
organization, Macmillan & Co, London, trad. it., MASCI G., (1934), Organizzazione industriale. Marshall-Barone-
Liefmann-Masci, Utet, Torino.
17
PANATI G., GOLINELLI G.M., (1996), Tecnica economica industriale e commerciale, Nis, Roma, pag. 323 e succ.
18
SFORZI F., LORENZINI F., (2002), I distretti industriali, in IPI, L esperienza italiana dei distretti industriali ,
Istituto per la promozione industriale, Ministero delle attivit produttive, Roma, pp. 20-31.