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INTRODUZIONE
Il settore agroalimentare in Italia è, oggi, caratterizzato da una fortissima attenzione
a tutti gli aspetti legati alla qualità.
Per tale motivo, la produzione è sempre più orientata verso prodotti a cui il
consumatore riconosce un valore di qualità e di tutela ambientale e culturale, quali quelli
biologici e quelli legati al territorio.
I prodotti tipici possono rappresentare, per i consumatori, una risposta genuina e
certificata ai problemi legati alla sicurezza alimentare, dove la tradizione storica e il
collegamento con il territorio rappresentano i punti fondamentali per la qualità del
prodotto. A loro volta i prodotti biologici sono considerati prodotti che permettono di
garantire la sicurezza alimentare e la sicurezza ambientale per la tipologia di coltura basata
solo su fertilizzanti organici e naturali, quindi senza l’uso di sostanze chimiche e nocive e a
ridotto impatto ambientale.
La presente tesi ha come scopo quello di effettuare un confronto fra le dinamiche
economiche tra i prodotti tipici e prodotti biologici.
L’elaborato, prima di affrontare questo paragone, introduce le caratteristiche di tali
prodotti oltre al concetto di qualità.
Il primo capitolo tratta il concetto di qualità in modo generale, cioè cosa si intende
per qualità con la definizione dettata dalla norma ISO 8402, le varie tipologie, i vari aspetti
pluridimensionali e i requisiti fondamentali che concorrono alla formazione della qualità
alimentare oltre al processo di certificazione.
Nel secondo capitolo viene trattato il tema dei prodotti tipici. In questo capitolo
l’attenzione è rivolta alle caratteristiche necessarie per la tipicità del prodotto e ai vari
regolamenti comunitari che tutelano tale produzioni. Viene spiegato cosa si intende per
prodotti DOP, IGP e STG e le condizioni necessarie da sussistere per ottenere l’appellativo
di una delle tutele. Poi sono riportati dati riguardo il numero dei prodotti DOP e IGP
presenti nell’Unione Europea e la ripartizione per comparto merceologico delle produzioni
certificate italiane. Nel secondo capitolo viene accennata anche la riforma (Reg. CE
479/2008) riguardante il settore vitivinicolo e vengono riportati alcuni dati che riguardano
la distribuzione regionale dei riconoscimenti in tale settore.
Il terzo capitolo descrive i prodotti da agricoltura biologica, i principi fondamentali
sanciti dall’International Federation Organic Agriculture Movements (IFOAM) su cui
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deve basarsi l’agricoltura biologica e la normativa di tale produzione agricola con le
definizioni presenti nel Reg. CE 834/2007 (che riprende in gran parte il vecchio Reg. CE
2092/91), le iniziative dettate dal Piano d’azione europeo e gli obiettivi del Piano
nazionale. Saranno, inoltre, presentati alcuni dati sulla consistenza del fenomeno.
L’ultimo capitolo della tesi (quarto capitolo) è interamente concentrato sul
confronto tra i prodotti tipici e i prodotti biologici.
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PRIMO CAPITOLO
LA QUALITÀ
1.1 Definizione del concetto di qualità
Analizzare il concetto di qualità risulta sicuramente complesso. Tale complessità
nasce dal fatto di identificare, in maniera puntuale, cosa si intende per qualità, soprattutto
nel settore agroalimentare. Nel tempo la qualità è andata evolvendosi, si è passati da una
qualità standardizzata a livelli di qualità incentrati nel soddisfare sempre più le
caratteristiche e le preferenze dei consumatori.
Il concetto di qualità è stato definito tecnicamente attraverso la norma internazionale
ISO 8402 la quale definisce la qualità come “l’insieme delle proprietà e delle
caratteristiche di un prodotto o servizio che gli conferiscono l’attitudine a soddisfare
bisogni espressi o impliciti”. (Mariani, Viganò, 2002).
Per qualità s’intende la capacità delle imprese di fornire prodotti e servizi rispondenti
alle aspettative, manifeste e implicite, di acquirenti e utenti.
Da tale definizione, è possibile definire la qualità di un bene agroalimentare come la
rispondenza di un prodotto al fine per il quale è destinato e quindi, poiché nel caso dei
prodotti agroalimentari il fine è il consumo, allora una maggiore o minore qualità di un
bene alimentare si può identificare con un maggiore o minore numero di proprietà che
soddisfano le esigenze o i gusti dei consumatori.
Il concetto di qualità non è statico ma è un concetto in continua evoluzione ed ha
valenza pluridimensionale e può essere osservato da diversi punti di vista.
Dal lato oggettivo, si fa riferimento a una pluralità di caratteristiche insite nella
merce e atte a soddisfare dei bisogni. Valutare la qualità di un determinato bene può
significare, infatti, “caratterizzare”, cioè identificare le prerogative presenti nel prodotto e
la loro intensità, anche se esse mutano di significato in relazione al soggetto da cui sono
considerate. Dal lato soggettivo, qualità indica invece l’eccellenza o superiorità di qualche
cosa e può implicare un giudizio di merito su quanto sia buono, adatto, utile per un
determinato scopo. Il giudizio espresso sulla qualità dipende dall’importanza che il
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soggetto assegna all’interno del suo ordinamento delle preferenze ad ogni attributo del
bene.
La qualità può essere pertanto suddivisa in:
• qualità oggettiva, che tiene conto delle caratteristiche fisiche del prodotto e
del processo produttivo e quindi è la qualità definita dalle industrie che è
misurabile e verificabile rispetto a determinati parametri standard;
• qualità soggettiva, la quale fa riferimento alle percezioni dei consumatori che
è determinata da fattori soggettivi. (Piciocchi, 2009).
Un aspetto strettamente connesso con la qualità oggettiva e soggettiva è la
dimensione orizzontale e verticale della qualità.
Nella dimensione orizzontale, la qualità si distingue secondo un criterio temporale tra
prima e dopo l’acquisto. In tale dimensione assumono un ruolo importante, per la scelta del
prodotto, le preferenze del consumatore, infatti il consumatore sceglie il prodotto in base ai
propri gusti sulla base di prodotti qualitativamente equivalenti. Rientrano nella dimensione
orizzontale i prodotti biologici.
Nella dimensione verticale viene studiato come il consumatore inferisce la qualità da
una varietà di segnali o indicatori e lega le proprietà dei prodotti alimentari al proprio
comportamento e ai propri valori.
Si è nella dimensione verticale quando le caratteristiche rilevanti di un prodotto sono
qualitativamente superiori alle caratteristiche di un altro prodotto. In tal caso, a parità di
prezzo e altre condizioni, tutti i consumatori sceglieranno il prodotto qualitativamente
migliore. Rientrano nella dimensione verticale i prodotti tipici, che attraverso le loro
attestazioni di specificità e tipicità, proiettano sul consumatore un messaggio di qualità
superiore.
I requisiti fondamentali che concorrono alla formazione della qualità alimentare
sono:
• i requisiti di sicurezza, ovvero sicurezza vista come assenza di fattori di
rischio. La non conformità ai requisiti di sicurezza costituisce un reato e un
rischio per la salute del consumatore;
• i requisiti merceologici, che riguardano gli elementi che contribuiscono alla
definizione del prodotto. Possono comprendere la definizione delle materie
prime, la definizione di fasi o operazioni caratterizzanti del processo di
produzione;
• i requisiti nutrizionali, che assumono un ruolo importante in quanto come
obiettivo principale hanno quello di soddisfare le esigenze nutrizionali.
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Recentemente, l’attenzione si è spostata su quei cibi con proprietà
“salutistiche”. Infatti, l’assunzione di tali cibi ha un effetto benefico sulla
salute;
• i requisiti sensoriali, che rappresentano il più importante strumento di
interazione fra prodotto e consumatore, e quindi il più diretto strumento di
giudizio del consumatore sulla qualità del prodotto;
• i requisiti del contesto produttivo, che fanno riferimento all’indicazione
dell’origine del prodotto che può esercitare sul consumatore un forte
richiamo;
• i requisiti di servizio, i quali sono quei requisiti che facilitano l’uso o il
trasporto o il consumo del prodotto. (Peri, Lavelli, Ardian, 2004).
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1.2 Aspetti normativi e processo di certificazione della qualità e sicurezza
alimentare
La qualità necessita di una terza parte in causa che la definisca, la controlli e la
certifichi.
La norma EN 45000 definisce la certificazione come l’atto mediante il quale una
terza parte attesta con sufficiente livello di fiducia che un determinato prodotto, processo o
servizio è conforme a una data norma o regola tecnica.
Si preferisce oggi orientare sempre l’impresa verso una qualità del processo, in
quanto i sistemi di qualità incentrati sul prodotto tendono ad essere superati poiché essi
suppongono un controllo che interviene a ciclo produttivo terminato, quando le risorse
dell’impresa sono già state impiegate, quando la verifica non impedisce la circolazione di
una certa quantità di prodotto scadente e quando la rilevazione di difetti nel prodotto
significa ormai costi elevatissimi.
La certificazione è attuata da enti che operano sulla base di linee guida stabilite
dall’International Organization for Standardization (ISO).
L’ISO è un’organizzazione non-profit finalizzata per la definizione di norme
tecniche. È stata fondata nel 1947 ed è composta da organismi nazionali di
standardizzazione di 162 Paesi. L’ISO nasce con lo scopo di unificare e coordinare
standard relativi ai prodotti industriali, tecnici e di misurazione.
La serie di norme e linee guida che hanno per oggetto i requisiti per
l’implementazione di un sistema di gestione della qualità, al fine di condurre i processi
aziendali, migliorare l'efficacia e l'efficienza nella realizzazione del prodotto e
nell'erogazione del servizio, ottenere ed incrementare la soddisfazione del cliente, sono
raggruppate nello standard ISO 9000.
Lo standard ISO 9000 prevede le seguenti norme:
• ISO 9000, la quale descrive i principi essenziali dei sistemi di gestione della
qualità e ne definisce la terminologia;
• ISO 9001, che specifica i requisiti dei sistemi di gestione della qualità
finalizzati per le organizzazioni che devono dimostrare la propria capacità di
soddisfare le richieste qualitative del cliente o requisiti normativi;
• ISO 9004, la quale detta linee guida per la realizzazione e l’efficienza di
sistemi di gestione della qualità finalizzati a migliorare la performance
dell’impresa e la soddisfazione del cliente. (Nomisma, 2003).
Esistono due tipologie fondamentali di certificazione: cogente e volontaria.