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sicuramente degli eccelsi strumenti per muoversi nel vasto mondo
dell'informazione, sia per l'editore che per l'utente. Ed ulteriori punti
di forza che permettono al giornale telematico di stabilire un forte
legame con il lettore, sono rappresentati dall'interattività e dalla
possibilità di poter personalizzare a seconda dei propri interessi, la
fruizione delle notizie.
Ma allora, se un minimo impegno potrebbe dare risultati tanto enormi,
cosa rallenta il processo di sviluppo dei giornali on line in un vero e
proprio progetto editoriale?
Quali sono realmente i problemi che una testata, nazionale o locale, si
trova a dover risolvere nel momento in cui scelga di far navigare la
propria informazione e la propria identità anche nella strada ad alta
velocità offerta da Internet?
Il presente lavoro sarà diviso in quattro macrocapitoli.
Il primo tratterà la contestualizzazione storico-tecnica del fenomeno
editoriale telematico, una sorta di introduzione che parlerà di
giornalismo, di Internet, dei loro relativi percorsi nello sviluppo
sociale e di come questi si siano intrecciati ed abbiano cambiato il
modo di intendere, diffondere e creare la notizia.
Si sottolineerà poi l'importanza che l'aspetto locale del giornalismo on
line trae da un fenomeno così globale.
Il secondo capitolo sarà una focalizzazione, attenta all'aspetto più
tecnico, riguardante gli aspetti relativi al concepimento concreto di un
giornale on line.
L’analisi che mi sono preoccupata di fare ha riguardato uno per uno
tutti gli aspetti importanti e necessari a dare il via all’esperienza
editoriale di un giornale digitale. Fatto che potrebbe essere
paragonabile, in tutto e per tutto, al voler intraprendere una qualsiasi
altra attività imprenditoriale.
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Ho innanzitutto tentato di dare una risposta alla domanda se conviene
o meno impegnare risorse economiche ed umane nella riuscita di un
giornale on line, riportando concretamente gli effettivi miglioramenti
apportati al modo di fare l’informazione, ma non solo.
Quali trasformazioni, Internet, ha determinato per coloro che il
giornalismo lo fanno?
All’interno delle redazioni, quali ruoli sono stati arricchiti, creati o
addirittura cancellati?
La Rete ha più che mai reso attivo il ruolo del lettore di informazioni
grazie a quel concetto di interattività che ha espresso così facilmente il
bisogno di un contatto tra la redazione di una testata e il proprio
lettore-utente.
Sono stati qui rappresentati gli aspetti più diversi di un giornalismo in
piena trasformazione che se da una parte si sente minacciato dalle
innumerevoli risorse di informazioni presenti su Internet, dall’altra
sembra quasi aver trovato un nuovo elisir di lunga vita, i cui segreti ed
ingredienti devono ancora essere del tutto scoperti e sfruttati.
Nel terzo capitolo abbiamo tentato di dare una concreta risposta alle
domande e ai dubbi che si presentano nel momento in cui ci
accingiamo a dare vita ad un progetto editoriale digitale, analizzando
non solo le varie problematiche da affrontare nella progettazione di un
sito Web, ma anche offrendo delle risposte a quelle domande che
abbiamo il dovere di porci. In che modo rendere ancora più facile il
lavoro della nostra redazione digitale? Quale modello di business
sceglieremo per la sussistenza del progetto on line? La legge in che
modo considera i quotidiani on line rispetto alla tradizionale versione
cartacea?
Il quarto ed ultimo capitolo si concentrerà sul case study di un
giornale umbro, attraverso il quale vedremo come anche una piccola
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testata locale possa, tramite la Rete, creare un proprio modello
editoriale digitale calibrato con precisione sulle proprie necessità e
farsi forte grazie all'affermazione nel proprio territorio.
Sono venuta a conoscenza del desiderio, da parte della testata locale
del Giornale dell’Umbria, di far sentire la propria voce anche
attraverso la Rete, rendendo propri alcuni strumenti capaci di
raggiungere una serie di obiettivi, tra cui una maggiore visibilità e la
possibilità di offrire una serie di servizi che per problemi di spazio e
tempo non potevano essere presentati sull’edizione cartacea.
Passo per passo, ho visto questo progetto prender forma e nonostante
ancora si trovi in una fase non ancora matura, in quanto nuova, posso
affermare come la sua progettazione sia stata pensata e studiata
accuratamente in base a un piano di lavoro molto ambizioso; tentare,
cioè, di fare udire la propria voce nell’immenso mare
dell’informazione on line giocando la carta della differenziazione,
soprattutto in relazione alle offerte degli altri quotidiani locali.
Una differenziazione di offerta incentrata sulla voglia, per esempio,
del cittadino umbro di venire a conoscenza o di trattare di determinati
argomenti, piuttosto che altri a lui più lontani.
Una differenziazione di attenzioni poste nei confronti di alcuni aspetti,
come ad esempio quelli economici, politici o sociali della propria
regione, a cui vengono dedicate pagine speciali.
La differenziazione di una voce autorevole che, rispecchiando e
rispecchiandosi nella realtà regionale in tutte le sue sfaccettature, si fa
forte anche sulla Rete, raggiungendo ancora più orecchie.
Perché proprio come Roberto Ippolito, giornalista economico della
Stampa, profetizza nelle pagine del suo libro “2014 Il futuro che ci
aspetta” :
10
"Nel 2014 la verità globale, valida per tutti e preconfezionata, sarà
smascherata da tanti piccoli Robin Hood. La stampa locale, legata al
territorio ed espressione più diretta della vita reale, diventerà un
antidoto alla malattia della globalizzazione, all'uniformità e
all'eccesso di concentrazione dell'informazione”.
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Capitolo 1
Il contesto storico e tecnico in cui nasce, si sviluppa
e si afferma l’editoria on line
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1.1 Il giornalismo al tempo di Internet
In quest’ultimo decennio è nato e cresciuto il giornalismo on line,
periodo che ha generato timori ed incertezze nel mondo editoriale
dando vita ad una spaccatura di pensiero verso un immaginario futuro
di questa nuova tendenza rispetto alla stampa tradizionale.
Se i “visionari” avevano predetto la morte della carta stampata e dei
quotidiani, gli “scettici” non si fecero venire troppe paure,
annunciando che nei primi anni di attività il giornale on line non
avrebbe mai raggiunto un suo equilibrio.
Nonostante il fatto che alla storia dell’informazione on line nessuno
abbia messo ancora la parola fine, possiamo affermare come questo
decennio abbia smentito gli uni e gli altri. La carta piena di odore acre
di stampa e i bits sono entrambi sopravissuti e il giornale di carta e
quello on line non sono diventati dei prodotti concorrenti ma mezzi di
informazione indirizzati a differenti occasioni di consumo.
Il giornale on line, a disdetta degli scettici, seppur non abbia trovato
ancora un proprio equilibrio, sembra tuttavia essere ben lontano dal
triste futuro al quale, in passato, lo avevano destinato.
Questo nuovo fenomeno, coadiuvato dal costante progredire delle
tecnologie multimediali e digitali che lo hanno affiancato e reso un
mezzo di circolazione di informazioni di straordinaria potenza, ha
conquistato un numero talmente grande di utenti che sembra
impossibile intravederne un declino.
Ad oggi, secondo le indagini statistiche di un servizio chiamato
Internet World Stats
1
, gli utenti di Internet sono stimabili in circa 900
milioni di persone a livello mondiale e si prevede di raggiungere la
1
www.internetworldstats.com
13
cifra tonda di un miliardo al finire del 2006 o nei primi periodi del
2007. In un’analisi più specifica della situazione italiana effettuata
dalla stessa fonte, il numero di navigatori conteggiati al settembre
2005 si aggirava sui 28.870.000.
Questi dati, analizzati dal momento della nascita della rete, denotano
una sua continua espansione che, in probabile concausa col
rimpiazzamento generazionale, non ha ancora trovato un momento
d’arresto.
Diventa allora difficile pensare, in una società dove le persone si
stanno abituando all’utilizzo di un mezzo tecnologico così completo e
dove possono con un semplice gesto accedere a un mondo di risorse
così vasto, come il mondo editoriale nato e cresciuto in questo
contesto possa non trovare terreno fertile.
Indubbiamente l’aspetto tecnologico più rilevante che ha
caratterizzato l’affermazione dell’informazione nel web è stata la
convergenza di multimediale e digitale, uno sviluppo che come
vedremo più avanti ha permesso l’unificazione dei media.
Un utente che “apprende” on line un’informazione ha a portata di
mano la possibilità di leggerla sotto forma di testo, di vederla tramite
la fruizione di un filmato o di immagini e di sentirla in forma sonora,
tutto tramite un semplice click del mouse.
Alla base di questa possibilità si colloca l'ipertesto, passaggio
fondamentale verso una nuova testualità, da una dimensione lineare
verso una multisequenzialità.
Storicamente, il termine ipertesto fu coniato da Theodor Nelson negli
anni Sessanta, per indicare una serie di brani tra cui erano definiti dei
collegamenti che consentivano al lettore differenti percorsi, come ad
esempio l'introduzione nella narrazione di scorciatoie o scelte che
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portavano il lettore a percorrere itinerari diversi rispetto a quelli di una
lettura sequenziale dall'inizio alla fine.
L'ipertesto è infatti un insieme di testi, pagine leggibili con l'ausilio di
un'interfaccia elettronica, in maniera non sequenziale, per tramite di
particolari parole chiamate collegamenti ipertestuali (hyperlink o
rimandi), i quali costituiscono una rete raggiata o variamente
incrociata di informazioni, organizzate secondo diversi criteri, come
ad esempio paritetici o gerarchici, in modo da costituire vari percorsi
di lettura. I links sono dunque nodi, interconnessioni che ci
permettono di creare un percorso personalizzato nella lettura di un
testo e che si decide mano a mano che la lettura stessa procede. Ogni
nodo rappresenta l'unità di significato autonoma che ci interessa
seguire in quel dato momento, quindi non leggiamo più secondo una
sequenza predefinita bensì navighiamo da un argomento all'altro. Ecco
quindi che risulta palese quanto il link sia diventato fondamentale,
offrendo la possibilità di aprire le porte all'approfondimento di temi
specifici ed alla referenziazione immediata, correlando a certi
argomenti altri argomenti sotto forma di testi, immagini o suoni propri
di quella convergenza multimediale-digitale di cui parlavamo pocanzi.
Come il giornalista Franco Carlini evidenzia:
“Citare le fonti attraverso i links è forse la più grande (e non
abbastanza percepita) rivoluzione che Internet ha introdotto nella
comunicazione e nel giornalismo”.
I testi che consultiamo on line sono in grado di sottolineare ciò che nel
foglio cartaceo è invece latente ed è proprio con Internet che tutte le
componenti e tutti i percorsi sono a portata di un click, poiché sullo
15
schermo è possibile interagire con l’ipertesto rendendo visibile la
presenza di più elementi multimediali.
Ciò che differenzia maggiormente una pagina web da una pagina a
stampa è quindi la sua interattività, ovvero la capacità che alcuni suoi
elementi hanno di produrre un’azione in risposta ad una richiesta
dell’utente.
Alain Giraudo, responsabile del sito della testata francese Le Monde,
durante un'intervista ha fatto notare come:
“Questi collegamenti hanno un grande importanza quando hanno in
effetti una funzione rivelatrice, quando servono a migliorare il
contenuto dello scritto, ossia dell’articolo; devono perciò dare
accesso ai siti che consentano di ottenere un valore aggiuntivo
relativo all’informazione o forniscano informazioni più strutturali”.
Fondamentale nella corretta logica dell’ipertesto è la creazione, da
parte del giornalista, di una struttura che sia ottimale per i
collegamenti segnalati all’interno del testo ad esso correlati, per
facilitarne una fruizione corretta.
Siamo di fronte ad un punto di forza che tutti riconosciamo essere
determinante per un successo certo di questa nuova dimensione.
16
1.2 Internet nella società
INTERNET E LA GLOBALIZZAZIONE.
Per una corretta analisi dei processi di sviluppo di Internet all’interno
della società, non possiamo non considerarla dal contesto in cui essa si
è sviluppata: la società della globalizzazione, concetto diffusosi negli
anni ottanta. L’espressione globalizzazione indica quella crescente
interdipendenza che caratterizza la tarda modernità ma che secondo
Roland Robertson, sociologo e teorico di questo fenomeno, avrebbe
le sue radici in processi più remoti. Robertson
2
suddivide il percorso
che ha portato alla situazione attuale,caratterizzata da "alta densità e
complessità globale", in cinque fasi diverse :
1) la fase germinale (in Europa dall’inizio del ‘400 fino alla metà del
‘700);
2) la fase incipiente (metà del Settecento fino al 1870);
3) la fase di decollo (dal 1870 fino al 1920);
4) la fase della lotta per l’egemonia (dal 1920 fino alla metà degli
anni sessanta);
5) la fase incerta in cui ha inizio il processo di globalizzazione.
Lo studioso colloca la fase germinale del processo di globalizzazione
tra l'inizio del XV Secolo e l'inizio del XVIII, ovvero in quel periodo
caratterizzato dalle grandi scoperte geografiche, che hanno avuto
come protagonista l'Europa e che hanno determinato l'inizio
dell'egemonia dell'Occidente sul globo. L'inizio della globalizzazione
coincide con l'avvio della modernizzazione e i manuali di storia
2
Robertson Roland, 1992 e 1996, pp. 85-86.
17
associano l'avvento dell'età moderna con la scoperta dell'America. La
modernità è quindi vista come la volontà di progresso umano, il quale
comporta il progetto di estendere il controllo dell'uomo sulla natura,
sullo spazio e sul tempo.
Il periodo successivo a questo fenomeno, è quello definito da
Robertson come incipiente, in cui forte è il consenso manifestato
verso l'idea di uno Stato culturalmente omogeneo e con una
cittadinanza amministrata. Ovvero la necessità da dare vita ad uno
Stato unitario e nazionale. E' proprio in questa fase storica che
nascono e si rafforzano le relazioni internazionali, si formalizzano i
trattati e le convenzioni, facendo raggiungere alla globalizzazione, per
certi aspetti, dei livelli insuperati ed è il Regno Unito ad essere il
Paese più avanzato.
Ma con la globalizzazione iniziano a manifestarsi diversi problemi, tra
cui quello dell'ammissione dei Paesi non europei a quella società
internazionale, con il conseguente emergere della tensione
nazionalismo-internazionalismo ma è proprio questa l'epoca in cui si
segnala la comparsa delle prime tecnologie mondiali della
comunicazione.
La terza fase, detta fase del decollo,è caratterizzata dall'ammissione
alla Società internazionale, per la prima volta, ad alcune società non
europee. In questo periodo si affermano concezione sempre più
globali per quanta riguarda il giusto profilo di una società internazione
che si accettabile, mentre le idee riguardanti l'identità nazionale e
personale vengono ampiamente tematizzate.
Nella fase della lotta per l'egemonia, si registrano una serie di scontri
e di dispute sui i fragili termini del processo di globalizzazione fissati
alla fine del periodo di decollo. Nascono le Nazioni Unite, basate sulla
18
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, dopo i disastri
provocati dalla bomba atomica e alla crudeltà dell'Olocausto.
Ma è questa l'epoca dell'internazionalismo politico-ideologico:
comunista, fascista, liberalcapitalista.
La fase che viviamo attualmente è quella dell'incertezza, la quale
inizia negli anni '60 ma gia nei primi anni '90 mostra i primi segni di
crisi.
L'interesse verso il genere umano, inteso come una comunità di
specie, cresce come quello per la società civile e la cittadinanza
globale, mentre si consolida il sistema mediale globale. Il numero dei
movimenti e delle istituzioni globali si accresce notevolmente e le
società sono poste sempre più di fronte a problemi riguardanti la
multiculturalità e la polietnicità. Le considerazione etniche, razziali e
di genere, hanno determinato una maggiore complessità nei modi di
pensare dell'individuo. I confini tra gli Stati risultano più instabili e
oggetto di nuove tensioni. Vi è anche una progressiva presa di
coscienza dell'articolazione del globo basata sul grado di sviluppo e
sull'identità politico-ideologica, tra il Primo, Secondo e Terzo Mondo
e si moltiplicano gli allarmi per il boom demografico, per la
proliferazione della produzione di armi nucleari e per la diffusione di
malattie mortali come l'Aids. A livello economico la comparsa delle
multinazionali in grado di agire in modo indipendente dal controllo
degli Stati-Nazione, pone nuove ed importanti questioni su come
regolamentare l'attività economica. Queste questioni diventano sempre
più urgenti con la nascita del mercato internazione della droga,
strettamente legato alla trasformazione delle associazioni criminali in
imprese economiche di grandi dimensioni che operano anche a livello
transnazionale. In campo politico si è registrato l'aumento del numero
delle agenzie e delle istituzioni internazionali. Ma, negli anni '80,
19
queste tendenze si accentuano ulteriormente, grazie all'effetto della
rivoluzione informatica e telematica, alle politiche economiche di
deregulation , le quali promuovono un'accumulazione flessibile del
capitale e riducono il controllo dello Stato e abbassano le barriere
doganali. A questi eventi va ad aggiungersi anche la dissoluzione
dell'impero sovietico, che ha dato luogo al declino della prospettiva
bipolare della guerra fredda e l'emergere di una prospettiva più
autenticamente globale.
Il successo del termine globalizzazione è spiegale dunque soltanto in
considerazione dei processi che sono in atto, i quali vedono da una
parte una consapevolezza riguardo il fatto che i problemi che ci
troviamo di fronte sono di natura sempre più sovranazionale, e come
tali esigono soluzioni globali, e, dall'altra parte, l'emergere di nuovi
attori sociali, istituzionali, economici che agiscono in sfere che non
sono più contenute all'interno dei confini delle società internazionali.
Ed è proprio in quest’ultima fase che Robertson fa riferimento agli
sviluppi della tecnologia ed è quindi lecito definire Internet come
strumento di globalizzazione sia perché l’idea di una interconnessione
globale è manifestata dagli stessi ricercatori che hanno realizzato
concretamente la rete, sia perché lo sviluppo della rete stessa è
avvenuto all’interno del processo di globalizzazione che è strettamente
legato proprio a quelle interconnessioni che Internet ha reso possibili.
Egli rileva "l'ampiezza e la profondità" con le quali si è affermata
nella coscienza comune “la consapevolezza che il mondo intero è
ormai un solo luogo”.
E quale altro posto se non la Rete può assumere in sé il concetto di
luogo globale?
Un universo capace non solo di globalizzare nel senso di unificare
culturalmente e geograficamente spazi distanti, ma anche di mettere in
20
contatto diverse realtà legate ad una forte identità locale, come
Robertson introduce con il concetto di glocalizzazione
3
.
INFORMAZIONE E POTERE.
Guardando più nel dettaglio, Internet può essere tranquillamente
considerata come una rete di distribuzione analoga ad altre reti quali,
per esempio, quelle che provvedono all’erogazione di acqua, gas o
luce. La differenza fondamentale con le altre reti di distribuzione è che
Internet fornisce informazioni e permette di entrare in relazione con
terzi, costituendo un possibile e potente strumento di socialità.
Internet, infatti, ha determinato un aumento della velocità e della
quantità dei flussi di dati e sembra naturale associare al concetto di
informazione quello di potere: il potere di diffondere informazione e
disinformazione e quindi di poter influenzare milioni e milioni di
persone.
Gia negli anni Settanta, parlando della trasmissione di informazioni a
distanza, i teorici ne avevano colto questo aspetto. All’interno del
Rapporto Nora-Minc
4
si sottolineava come "la telematica, a
differenza dell’elettricità, non fa circolare una corrente inerte, ma
informazioni, ossia potere” e come il fatto di avere il controllo della
rete e di concepirne la struttura nell’ambito di un servizio pubblico,
fosse pertanto un obiettivo essenziale.
All'epoca si teorizzava: "Il potere sarà in mano a chi crea le reti e chi
controlla i satelliti".
3
Robertson Roland, Globalization: Social Theory and Global Culture, Sage, Londra, 1992.
4
Questo rapporto sulla computerizzazione della società era stato richiesto dal Presedente francese Valere Giscard
d’Estaing, ed è stato presentato nel 1978 da Simon Nora e Alain Minc (Rheingold, 1994, p. 263).