vi
L‟ obiettivo del presente studio parte proprio da quest‟ultima considerazione, e consiste
nell‟indagare le modalità mediante le quali sia possibile adottare nelle imprese dei
comportamenti orientati alla creatività, non vista alla stregua di un atto di genio o di intuito
(spesso del singolo individuo), ma come caratteristica sistemica, pervasiva, permanente,
olografica dell‟organizzazione. Tale orientamento è finalizzato alla generazione di valore,
proprio perché consente di dischiudere e intraprendere percorsi che gli altri non hanno
ipotizzato, oppure può aprire alla costruzione, al consolidamento e alla fase vera e propria
di attraversamento di un nuovo sentiero evolutivo, che potrebbe riguardare, come nel caso
di H-Farm, un modello di business, ma anche di lavoro e di motivazione del personale, nel
caso di Claim anche una nuova conformazione della struttura organizzativa.
Sarà dato spazio, in prima istanza, allo studio dell‟impatto relativo al fenomeno
dell‟innovazione nell‟economia e nella competizione tra imprese, in secondo luogo
all‟analisi dei processi aziendali, secondo l‟approccio delle dinamiche creative
precedentemente introdotto, osservando l‟impresa non come un organismo autonomo e
isolato, ma collocato all‟interno di un network organizzativo complesso, attraverso il quale
si perpetua uno scambio osmotico sistematico. Questa duplice analisi parte dal presupposto
che l‟innovazione sia l‟incipit che da luogo alla creazione di valore, infrangendo
quell‟equilibrio walrasiano in cui Schumpeter ritiene che normalmente tutte le imprese si
trovano a competere, in un gioco a somma zero, e che la creatività rappresenti la fonte, il
flusso “anticonformista”, del nuovo, che alimenta tale dimensione innovativa.
Parallelamente all‟analisi teorica sarà dato adeguato spazio anche a brevi esempi di casi
aziendali che potranno esplicare in modo concreto ciò che si andrà di volta in volta a
spiegare concettualmente.
Nell‟ultima parte, infine, si indagherà più in dettaglio la situazione delle PMI del nord-est,
anche grazie alle testimonianze di H-Farm e Claim.
Venezia, giugno 2008
1
C a p i t o l o 1
L‟IMPATTO DELL‟INNOVAZIONE SUI CICLI ECONOMICI:
FRA ECONOMIA E MANAGEMENT.
1.1 La teoria dell’innovazione schumpeteriana
La prima elaborazione teorica inerente il fenomeno dell‟innovazione, nel contesto economico
e imprenditoriale, risale a Joseph A. Schumpeter, che parla di sviluppo economico nelle sue
opere Teoria dello sviluppo economico (1911) e Cicli economici (1939).
L‟economista austriaco rappresenta la manifestazione economica come un flusso circolare
che, in condizioni di stabilità, ripercorre il medesimo cammino, ruotando attorno ad un punto
di equilibrio walrasiano3.
I sistemi economici, tuttavia, non sono immobili nel tempo, infatti, in determinati momenti
storici sortiscono un‟evoluzione che determina un movimento verso un nuovo punto di
equilibrio. Ma quali possono essere le ragioni di tale uscita dall‟equilibrio originario e
successiva stabilizzazione in corrispondenza di un nuovo punto? Per spiegare questo
fenomeno Schumpeter introduce il termine sviluppo, che definisce come “uno spontaneo ed
improvviso mutamento dei canali di flusso”, “una perturbazione dell‟equilibrio che altera e
sposta lo stato di equilibrio precedentemente esistente mediante l‟introduzione di nuove
combinazioni economiche” (Schumpeter, 1911).
Più in particolare, i fattori che individua come rilevanti ai fini dell‟innovazione possono
essere costituiti dalla produzione di un nuovo bene o di una sua nuova qualità,
dall‟introduzione di un nuovo modello di produzione, dall‟apertura di un nuovo mercato,
dalla conquista di una nuova fonte di approvvigionamento di materie prime, nonché dalla
riorganizzazione di una qualsiasi industria (creazione o distruzione di un monopolio).
3
Punto di equilibrio economico nel quale nessun operatore è spinto a modificare il proprio
comportamento (e quindi è portato a ripeterlo sempre uguale) fino a che le condizioni di una o
più delle categorie di fattori influenti si modifichi.
2
Ciascuno di questi elementi sortisce l‟effetto di rompere uno stato stazionario
(“L‟innovazione rompe qualsiasi curva […], sostituisce con un‟altra legge quella che fino
allora aveva spiegato gli effetti prodotti dalle successive immissioni di risorse) (Schumpeter,
1911). L‟impresa che per prima ha introdotto l‟innovazione riesce a realizzare profitti
straordinari (ad esempio, in condizioni di concorrenza perfetta, se introduce una tecnologia
che abbassa i costi di produzione, può realizzare, a parità di prezzo, un profitto positivo,
mentre le altre imprese realizzano un profitto nullo), ma tale stato di cose comporta
un‟evoluzione nell‟intero sistema economico: altre imprese imitatrici adotteranno la
medesima innovazione, mentre altre più conservatrici o impossibilitate al cambiamento
conserveranno tecnologie tradizionali.
La conseguenza di tutto ciò è che le imprese più conservatrici non potranno reggere la
concorrenza e verranno espulse dal mercato; d‟altra parte, le riduzioni di prezzo porteranno
ad una graduale scomparsa dei profitti realizzati dall‟innovatore e dai suoi imitatori e nel
tempo, gradualmente, l‟effetto positivo sui profitti del cambiamento della tecnologia verrà
assorbito e si perverrà ad uno nuovo “stato stazionario” in cui le imprese non realizzeranno
né profitti né perdite. L‟effetto sulla società, nel suo complesso, sarà positivo, in quanto
questa potrà godere di un aumento della gamma dei beni disponibili e/o di una riduzione dei
prezzi.
Alla luce di quanto appena osservato, l‟immagine di innovazione che emerge dal pensiero
schumpeteriano può essere condensata nell‟ossimoro “distruzione creatrice”, con riferimento
alla distruzione delle imprese obsolete, che non investono nell‟innovazione, e alla creazione
di nuove opportunità per quell‟insieme di soggetti economici che si rendono promotori
dell‟innovazione e per coloro che si impegnano a recepirla e a renderla propria.
Nella costruzione teorica di Schumpeter l‟innovazione assurge, quindi, a motore primo del
processo economico e capitalistico, e stabilisce il primato di coloro che si rendono iniziatori
dei grandi processi di innovazione, ossia gli imprenditori.
Una puntualizzazione da non trascurare riguarda il rapporto tra innovazione ed invenzione:
l‟innovazione è intesa come un concetto disgiunto rispetto a quello di invenzione, e
rappresenta la traduzione in pratica produttiva di una o più invenzioni (ad esempio, il grande
ciclo espansivo della meccanizzazione di massa è la traduzione in pratica produttiva di molte
3
invenzioni primarie ed indotte, che diventano pratica produttiva con l‟introduzione
dell‟organizzazione del lavoro tayloristica: il motore a scoppio, la generazione di elettricità,
la lavorazione dei combustibili fossili, etc..). Le invenzioni richiedono, a loro volta, un
costante accumulo di know-how attraverso la ricerca di base e applicativa, nonché una
capacità di insight4 che si sostanzia nel vedere le cose e i rapporti tra le stesse in modo
diverso rispetto al senso comune, sottoponendo ad un approccio critico ciò che i più
considerano come dato.
Dall‟analisi schumpeteriana emerge quindi l‟importanza della figura dell‟imprenditore, quale
soggetto generatore di idee, di nuovi approcci e soluzioni ai problemi, nonché il focus sulla
concezione dell‟innovazione come squilibrio rispetto alla situazione esistente.
Non viene spiegato, tuttavia, chi sia (o possa essere) l‟imprenditore, in che modo tale figura
riesca a dare vita al percorso di innovazione, né quali siano le fasi cognitive che il medesimo
debba attraversare per raggiungere tale scopo. A tale interrogativo è possibile dare risposta
soltanto facendo riferimento all‟apporto di Usher.
1.2 Usher e l’atto di intuito
Il contributo di Usher, con l‟opera A History of Mechanical Inventions (1929), si inserisce
all‟interno del filone di studio che si occupa dei rapporti che intercorrono tra economia,
cultura, società e innovazione, ma, rispetto all‟apporto schumpeteriano, come è stato
accennato in precedenza, si differenzia per il fatto che presenta dei contenuti importanti e
originali con riguardo al legame tra innovazione e psicologia umana. In particolare, risulta
interessante l‟analisi che conduce in relazione all‟atto di intuito5. Per dare risposta alla
questione sollevata precedentemente, ossia chi sia l‟imprenditore e come svolga questo suo
4
Si veda a tal proposito l’approccio dell’Entrepreneurial School in Mintzberg, H., Lampel J.,
Ahlstrand B. (1998) Strategy Safari: A Guided Tour Through The Wilds of Strategic Management, New
York: The Free Press.
5
L'atto di intuito costituisce una forma di "pre-comprensione", cioè di conoscenza immediata
(priva di medium) della realtà. Per approfondimenti vedi Glossario.
4
ruolo di precursore dell‟innovazione, Usher identifica tre approcci alla questione:
trascendentalista, meccanicista, della sintesi cumulativa.
Secondo la visione del trascendentalismo, movimento filosofico che si sviluppa nel Nord
America nei primi anni dell‟Ottocento, e che annovera tra i maggiori esponenti R.W.
Emerson e H.D. Thoreau, l‟innovazione, intesa come crescita e sviluppo sociale, è frutto
dell‟ispirazione del “genio”, individuo che per disposizione naturale è dotato di straordinarie
capacità intuitive, solitamente multiformi e difficilmente trasmissibili ad altri.
La teoria meccanicista, d‟altra parte, propria dei sociologi della Scuola di Chicago, sposa una
concezione di innovazione fortemente legata al concetto di necessità (l‟innovazione come
risposta ad un esigenza emergente), caratterizzata da una definita collocazione storica,
nonché frutto della combinazione e ricombinazione continua di un ampio spettro di contributi
individuali, susseguenti nel tempo.
Usher, influenzato profondamente dal filone di pensiero della scuola della Gestalt6 (primo
trentennio del XX secolo), si identifica con il terzo approccio, quello della sintesi cumulativa,
giungendo a condividere la tesi secondo la quale “l‟intuito non è un fenomeno raro,
eccezionale, come era assunto dai trascendentalismi, ma non è neppure una risposta
meccanica ad un bisogno, che si ritiene debba accadere necessariamente” (Usher, 1954).
In termini positivi perciò, secondo Usher, l‟atto di intuizione individuale può essere
analizzato e formalizzato come un percorso a quattro stadi: perception of the problem, setting
the stage, the act of insight, critical revision.
6
La Gestalt è una scuola filosofica che, sviluppatasi in Germania nel primo trentennio del XX
secolo, ha offerto dei preziosi contributi teorici anche in relazione allo studio della psicologia
umana. Per la psicologia della Gestalt non è giusto dividere l’esperienza umana nelle sue
componenti elementari, ma ogni nostra esperienza e percezione è tale solo in relazione al
background rappresentato dalle nostre esperienze passate. Per maggiori approfondimenti vedi
Glossario.