OBIETTIVI DELLA TESI
Obiettivi della tesi
Lo stato attuale di un sistema può essere compreso pienamente nel contesto della sua
evoluzione nel tempo, dei cambiamenti delle variabili di stato e dei vincoli del sistema,
come l’uso del suolo, i vincoli climatici ed il regime del disturbo, la cultura locale, la
gestione del territorio.
Obiettivo di questo lavoro di tesi è quello di svolgere un’indagine sulla dinamica
evolutiva dell’area di studio, una fascia di larghezza pari ad 1km circa, estesa da Otranto
fino a S. Maria di Leuca.
I risultati sono stati ottenuti incrociando le carte di uso del suolo realizzate per gli anni
1955 e 2006. Per ampliare le informazioni sull’intervallo di tempo in esame sono stati
utilizzati dati provenienti dai censimenti effettuati dall’ISTAT. Ciò ha permesso una
migliore comprensione dei risultati ottenuti dalle carte.
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INTRODUZIONE
Introduzione
1 Introduzione all’Ecologia del paesaggio
L'ecologia del paesaggio è una scienza applicata, nata in origine come interfaccia tra
geografia ed ecologia (Turner et al., 2001). Secondo tale approccio, il paesaggio è
definibile come "sistema complesso di ecosistemi", in cui si integrano gli eventi della
natura e le azioni della cultura umana. L’Ecologia del paesaggio è identificata come “lo
studio delle relazioni fondamentali causali complesse tra le comunità ed il loro ambiente
biogeografico in una data sezione del paesaggio” (Troll, 1939) enfatizzando la
localizzazione geografica e la distribuzione spaziale degli elementi (unità) e delle
relazioni ecologiche.
L’ecologia del Paesaggio si basa principalmente sullo studio dei pattern spaziali (Pickett
e Cadenasso, 1995). In particolare considera lo sviluppo e le dinamiche
dell’eterogeneità spaziali, delle interazioni nello spazio e nel tempo, dei cambiamenti in
paesaggi eterogenei, delle influenze dell’eterogeneità spaziali sui processi biotici ed
abiotici e della sua gestione (Risser et al.,1984). Le sue analisi sono motivate dal
bisogno di comprendere lo sviluppo e le dinamiche dei pattern nei fenomeni ecologici,
il ruolo del disturbo negli ecosistemi, e le caratteristiche scale spaziali e temporali degli
eventi ecologici (Urban et al., 1987). Essa sottolinea l’importanza delle scale spaziali e
degli effetti ecologici del pattern dell’ecosistema (Turner, 1989) oltre che la necessità di
comprendere gli effetti reciproci del pattern spaziale nei processi ecologici ed il bisogno
di promuovere lo sviluppo di modelli e teorie sulle relazioni nello spazio (Pickett e
Cadenasso, 1995). Per tali motivi si presta particolarmente ad essere impiegata nelle
analisi volte a definire i criteri che devono essere alla base della pianificazione e le
modalità di gestione del territorio perché è l’unica delle ecologie che riconosce
un’importanza fondamentale alla dimensione spaziale e cioè alle modalità di
localizzazione, distribuzione e forma degli ecosistemi (Naveh e Lieberman, 1984;
Forman e Godron, 1986).
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INTRODUZIONE
2 L’analisi di un paesaggio
Ogni tipologia di paesaggio può essere riferita ad un modello (pattern) di base. Tali
pattern riguardano fondamentalmente gli aspetti strutturali, e possono assumere
configurazioni semplici (patches, ecotopi, corridoi, matrici) o complesse (apparati,
ecomosaici, tessuti paesistici). L’unità riconosciuta in un paesaggio è definita patch,
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intendendo “a surface area that differs from its surroundings in nature or appearance”
(Turner et al., 2001). La forma della patch riflette il sistema di processi che l’ha creata o
mantenuta. In genere forme regolari sono di natura antropica, al contrario le patches
generate da processi dinamici sono di forma irregolare (Forman e Godron, 1986). Le
aree di contatto tra patches differenti sono rappresentate dagli "ecotoni". Gli ecotoni
sono definiti come “Zone di transizione fra due o più comunità, con forma generalmente
lineare, a volte anche di notevole sviluppo, ma tendenzialmente più sottile dell'area
delle comunità confinanti” (Odum, 1959). Tali strutture condizionano molti processi
ecologici quali la diversità biologica, il flusso e l’accumulo dei materiali e lo scambio di
energia e la propagazione del disturbo. Al livello gerarchicamente superiore si trova la
matrice ambientale: essa è costituita dall’elemento - o dall’abbinamento di più elementi
- maggiormente rappresentativo dell’ambito spaziale esaminato.
Momento centrale nell’analisi quantitativa è il riconoscimento delle entità (patch) alla
base di uno schema di classificazione rilevante per l’obiettivo. Descrivere
quantitativamente un paesaggio significa passare obbligatoriamente attraverso uno
schema di semplificazione dell’eterogeneità spaziale del paesaggio che permetta una
standardizzazione degli elementi per una data scala di analisi. Essi devono essere
suddivisi in classi di appartenenza e di realizzare una mappa categorica che descriva i
diversi oggetti insieme alle loro relazioni topologiche. In base alla scelta delle categorie,
compiuta dall’operatore, si avrà un notevole peso sul risultato finale dell’analisi. Ogni
decisione in merito all’identificazione delle unità di paesaggio e allo schema di
classificazione può influire sulla determinazione e l’analisi della struttura spaziale
(Gustafson, 1998).
L’analisi quantitativa di un mosaico paesistico si basa sull’uso di metriche che
descrivono le proprietà di composizione e configurazione delle patch (O’Neill et al.,
1988; Gustafson, 1998). La struttura del paesaggio è determinata dalla distribuzione
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“un’area che differisce da ciò che gli stà intorno per natura o per aspetto”.
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INTRODUZIONE
spaziale dei suoi elementi (Forman, 1995) ed è stata misurata ricorrendo a diverse
metriche che possono essere raggruppate in 4 gruppi principali:
- Metriche sull’area delle patch: misure che analizzano la composizione del
paesaggio (indice di classe dell’area);
- Metriche di densità, forma e variabilità delle patch: misure che descrivono a
livello quantitativo la struttura del paesaggio (indici di numero, misura media e
deviazione standard delle patch);
- Metriche della forma: indici che contribuiscono alla descrizione dei fattori di
forma (indice di forma ed indice di forma ad area ponderata);
- Metriche di confine: indici che quantificano la lunghezza e la distribuzione dei
bordi nel paesaggio (indici di confine totale e confine delle patch).
L’indice area delle classi (CA) fornisce un’indicazione quantitativa sulla differenza
tra la superficie occupata dalle tre categorie di copertura del suolo considerate tra i due
periodi. L’indice numero di patches (NP) fornisce il numero delle tessere per la
struttura complessiva del paesaggio e per ciascuna classe forestale considerata. Gli
indici misura media di patch (MPS) e deviazione standard di patch (PSSD)
rappresentano una misura della dimensione media delle patch e della loro differenza
(Mc Garigal e Marks 1995). Gli indici che analizzano il fattore forma sono indice
di forma (MSI) e indice di forma ad area ponderata (AWMSI), e vengono utilizzati
per stimare la complessità geometrica delle tessere di ciascuna tipologia. L’indice MSI
valuta quanto i frammenti si avvicinano alla forma di un cerchio nel caso di formati
vettoriali o di un quadrato nel caso di formati raster. L’indice AWMSI pesa tale
valore con la dimensione di ogni singolo frammento.
La sensibilità delle metriche dipende dalle caratteristiche scalari delle patch (ovvero dai
limiti imposti dai dati) e varia in modo non sempre prevedibile lungo lo spettro delle
scale (Turner, 1989; Wu, 2004). Mentre alcuni indici come le metriche di forma delle
patch sembrano avere leggi scalari di tipo semplice (ad esempio leggi di potenza), molte
altre hanno andamenti complicati e non modellizzabili da funzioni note (Wu, 2004;
Baldwin et al., 2004).
“Il problema di relazionare fenomeni lungo una scala spazio temporale è un problema
centrale non solo nell’ecologia ma in tutte le altre scienze” (Levin, 1992). È importante
riconoscere come i fenomeni che avvengono nel landscape siano scala dipendente
(Allen e Starr, 1982; Pickett et al., 1989; Turner et al., 1993; Wu e Loucks,1995.).
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INTRODUZIONE
Un modello, un processo o un fenomeno che è scala dipendente varia al variare
dell’estensione e della grana del territorio oggetto di analisi. La grana e l’estensione
sono legati nei fenomeni e definiscono il limite di risoluzione superiore ed inferiore di
uno studio (Wiens, 1989). L’estensione può variare indipendentemente dalla grana. La
risoluzione spaziale o temporale del set di dati deve essere minore dell’intera estensione
dell’area di studio mentre, quest’ultima, deve essere tale da catturare i pattern a grande
scala del fenomeno in indagine.
È importante esprimere la relazione presente tra scala ed organismo vivente,
sottolineando quanto essi siano strettamente legati. Organismi diversi percepiscono
l’ambiente in cui vivono su diversi livelli di scala: ciò che risulta essere piccolissimo
per un elefante è, allo stesso tempo, grandissimo per una formica. Uno stesso organismo
può sperimentare nella sua storia vitale diversi range di scale in rapporto alle particolari
esigenze biologiche, sperimentando una gerarchia di decisioni (Holling, 1992).
L’individuazione operativa delle patch in un paesaggio richiede altresì la
determinazione di vincoli scalari della ricerca che sono riconducibili alla grana (grain) e
dell’estensione (extent) dell’area di studio. Per grana si intende “the finest level of
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spatial resolution possible within a give data set” e per estensione “the size of the study
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area or the duration of time under consideration” (Wiens, 1989). Utilizzando, ad
esempio, come fonte di informazione per l’individuazione del mosaico paesistico
un’immagine da satellite, l’extent ed il grain sono immediatamente descritti dalla scena
ripresa e dalla dimensione a terra del pixel dell’immagine (risoluzione). Risoluzione
spaziale del dato e grain in questo caso coincidono anche se, in generale, possiamo
avere informazioni a più alta risoluzione riassunte ad un grain più grossolano.
L’ecologia del paesaggio ha messo in evidenza l’importanza dell’interazione tra pattern
spaziali e processi ecologici, portando alla diffusione di metodi che permettono di
identificare, descrivere e quantificare i modelli spaziali attraverso indici o metriche di
paesaggio.
Si sottolineano in particolare tre settori di applicazione della conoscenza del pattern
(Turner et al., 2001):
confronto tra due o più paesaggi o porzioni di paesaggio per l’individuarne
differenze o somiglianze;
cambiamenti del paesaggio nel tempo (change detection; Jensen, 1996);
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“il livello più fine di risoluzione spaziale all’interno di un set di dati”.
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“la dimensione dell’area di studio o la durata del tempo considerato”.
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