Introduzione
I Testudinati sono rettili anapsidi, privi cioè di fenestrature nella regione temporale del
cranio. Essi hanno sviluppato primitivamente una robusta corazza costituita da un
carapace dorsolaterale e un piastrone ventrale. Questo“guscio” è costituito da una
componente ossea profonda di origine dermica, la quale si salda sia alle cinture
(pelvica e scapolare) sia agli archi neurali delle vertebre, rivestita da scudi cornei
epidermici che conferiscono il tipico aspetto squamato. Una caratteristica dei
Testudinati unica tra i tetrapodi è quella di possedere le costole esternamente ai cinti;
inoltre tutti i Testudinati attuali hanno sostituito i denti con un becco corneo. Una
siffatta struttura ossea è stata allo stesso tempo la chiave del loro successo e la
limitazione verso ulteriori modificazioni tanto che fin dal Triassico appaiono forme in
tutto simili alle attuali. L’unico importante evento evolutivo è rappresentato dalla
capacità, assente nelle specie più primitive (Pleurodiri), di ritrarre la testa all’interno
della corazza (Criptodiri) di solito insieme a zampe e coda; per il resto l'intero gruppo
mostra una inconfutabile uniformità di caratteri.
Nonostante ciò i Testudinati hanno colonizzato gli ambieti più disparati, dagli oceani
ai deserti, anche se la maggior parte dei Testudinati attuali conduce vita anfibia in
ambienti dulcacquicoli, con massimo sviluppo in numero di specie nelle zone tropicali
del pianeta; gli adattamenti ai diversi ambienti riguardano soprattutto zampe, forma
della corazza, e meccanismi per il bilancio idrico e la termoregolazione.
Dal punto di vista trofico i Testudinati sono soprattutto carnivori, per lo più predatori
opportunisti e necrofagi, ma non mancano specie erbivore o onnivore. Tutti i
testudinati sono ovipari ma nessuna specie presenta cure parentali. Sono animali
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molto longevi soprattutto se si rapporta la vita media di una specie alle dimensioni
della stessa; il carapace della più piccola testuggine vivente, la testuggine terrestre
sudafricana (Homopus signatus),non supera i 10 cm., mentre nella tartaruga liuto
(Dermochelys coriacea) può raggiungere i 2 metri di lunghezza.
1.1 Tassonomia e distribuzione.
La famiglia Testudinidae, con circa 40 specie viventi distribuite in tutto il mondo nelle
regioni tropicali e temperate, comprende in pratica tutti i Testudinati ad abitudini
strettamente terrestri (Pough F.H. et al., 2001); tra di essi cinque sono le specie che
popolano attualmente le terre che circondano il Mediterraneo, di cui quattro
appartengono al Genere endemico Testudo (T. hermanni, T. graeca, T. marginata
T.keinmanni) mentre la quinta, in passato anch'essa ascritta a questo Genere,
recentemente è stata riclassificata come Agrionemys horsfieldi.
La testuggine comune, Testudo hermanni (Gmelin, 1789), è specie politipica con due
sottospecie:
T. h. boettgeri (Mojsisovics, 1889) diffusa dall’Anatolia occidentale alla Penisola
Balcanica, e la sottospecie nominale, T.h.hermanni distribuita dall’Italia alla Spagna
orientale. L’areale di distribuzione della testuggine comune in epoca storica copriva
tutto il Mediterraneo settentrionale dalla Catalogna alla Tracia, ma la situazione è
complicata dall'abitudine dell'uomo, documentata fin dal Paleolitico, di portare con sè
le testuggini come riserva alimentare. Per quanto riguarda la sottospecie occidentale,
oggetto di questo lavoro, se ne rinvengono popolazioni in Provenza (Massiccio del
Mauri), in Spagna meridionale e nelle Baleari, dove spesso le densità sono assai
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modeste; ne consegue la responsabilità che ricopre l'Italia dove si calcola sopravviva
circa il 90% delle popolazioni di T. h. hermanni del mondo (Figura 1).
La Testuggine di Hermann è tra le testuggini terrestri presenti in Italia (con T.graeca e
T.marginata) l'unica certamente autoctona, e forse per questo meglio distribuita. Si
riconosce dalle altre due specie per la presenza di un astuccio corneo sulla punta
della coda, per la mancanza di speroni sulle cosce e per la presenza di due placche
cornee sopracaudali.
La specie era un tempo comune o molto comune nelle zone costiere occidentali e
meridionali, nelle isole minori e in Sicilia. La situazione è notevolmente peggiorata, a
partire dalla metà del secolo scorso, a causa di vari fattori di origine antropica, di cui
si discuterà oltre. Per quanto riguarda il versante occidentale della penisola,
attualmente la specie è da considerarsi estinta in Liguria e in Toscana centro
settentrionale, mentre nel Lazio, grazie anche all'istituzione di alcune aree protette
(Castel Porziano, Oasi WWF Macchiagrande e Palo, Parco Nazionele del Circeo)
sembra essere più abbondante. In Campania e Calabria la specie è divenuta
rarissima mentre sopravvivono discreti nuclei in Basilicata sulla costa jonica e lungo
la valle del Bradano. Per quanto riguarda le isole la specie sopravvive con discrete
popolazione in Sicilia, mentre in Sardegna essa sembra essere alloctona, importata
in epoca storica probabilmente a scopo alimentare, e comunque concentrata solo sul
versante settentrionale.
Sul versante adriatico della penisola la situazione è ancora più drammatica, infatti si
rinvengono popolazioni autoctone in Veneto e lungo il delta del Po, poi la specie
sembra estinta fino all'Abruzzo meridionale (SHI,1996; Torazza et alii, 2000) (Fig. 2).
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La Puglia è da sempre considerata una sorta di roccaforte per Testudo hermanni,
purtroppo però, negli ultimi anni si è assistito ad un vero e proprio saccheggio da
parte di trafficanti e terraristi soprattutto svizzeri e tedeschi; tuttavia la specie sembra
essere relativamente diffusa, ne sono noti infatti circa 40 siti, per la maggior parte dei
quali, però, si registra un costante declino (Frisenda, 1988). Questo fenomeno
sembra interessare soprattutto la provincia di Bari e la penisola Salentina, dove è
presente un'unica popolazione relitta prossima alla scomparsa; in provincia di Foggia
la specie è ancora ben distribuita ma anche qui si registra un calo nel numero di
individui (Scillitani,1996). In particolare il nucleo presente presso la laguna di Lesina
sembra essere uno dei pochi nella regione a presentare caratteristiche popolazionali
pressoché naturali, motivo per il quale và considerato probabilmente il più importante
d'Italia. Uno degli scopi per cui si è deciso di intraprendere il presente studio è proprio
quello di verificare se quanto appena detto corrisponde a realtà, in modo da utilizzare
tale popolazione per eventuali restocking/reintroduzioni soprattutto in ambito
regionale.
1.2 Habitat, biologia ed ecologia della specie
Testudo hermanni frequenta diverse tipologie ambientali in relazione soprattutto alla
distanza dal mare, all'altitudine, alla fascia climatica e, chiaramente, alla disponibilità.
Attualmente in Italia la specie si rinviene in zone sabbiose a gariga, zone di macchia
mediterranea, leccete, pinete retrodunali, querceti caducifogli, coltivi, frutteti, prati
collinari ecc., dal livello del mare a 300-400 metri di quota con un'unica popolazione
in Sicilia che supera i 1300 m.
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Le testuggini sono attive in genere da marzo ad ottobre con un periodo di latenza
invernale e, nelle zone più calde, anche estiva; i periodi di lunga inattività vengono
solitamente trascorsi in buche profonde 30-50 cm. scavate dall'animale stesso. In
primavera e autunno gli animali si riscaldano con il sorgere del sole e sono poi attivi
nelle ore successive mentre, in estate, sono attivi nelle prime ore del mattino e poi si
ritirano all'ombra della vegetazione nelle ore centrali più calde, per poi riprendere
l'attività al crepuscolo.
A livello termico (temperature cloacali) la temperatura critica minima (immobilità
assoluta)si verifica intorno ai 2°C; la normale temperatura di attività oscilla tra i 16°C
e i 32°C, mentre quella preferenziale tra i 25°C e i 30°C.; la temperatura di massima
tolleranza è di 34°C, mentre il massimo critico si ha da 35°C (al sole) fino ai 42°C
(all'ombra). Sembra comunque che questi animali, seppure ectotermi, siano in grado
di attuare primitivi processi termogenetici e di termoregolarsi per via fisiologica,
soprattutto in primavera (Arillo & Balletto, 1990).
Testudo hermanni presenta un discreto dimorfismo sessuale: i maschi sono più
piccoli, con coda più lunga, piastrone concavo (piatto nelle femmine) ed estremità
posteriore del carapace fortemente convessa con il margine libero ripiegato verso il
basso.
I valori di densità riportati in letteratura sono molto vari probabilmente anche in
relazione ai diversi metodi utilizzati per misurarla. Per quanto riguarda l'Italia
abbiamo: Toscana 3,44 ind/ha (Carbone & Paglione, 1991), Emilia Romagna 0.94
ind/ha (Mazzotti & Vallini, 1994), Isola dell'Asinara 4,88 ind/ha (Corti & Zuffi, 2003),
Sicilia 5 ind/ha (Tomasetti, 1996) Molise ca. 16,16 ind/ha (Ramacciato et alii, 2005).
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Le testuggini in genere presentano una spiccata fedeltà ad un'area (home-range), la
cui estensione varia a seconda del sesso (in genere minore nei maschi), della
stagione (minore in estate), della densità di popolazione (maggiore a bassa densità) e
della variabilità ambientale (maggiore in ambienti vari).
L'attività riproduttiva è in genere concentrata tra Marzo e Giugno ma può essere
seguito da una seconda fase autunnale. I maschi difendono un territorio e inseguono
le femmine che vi entrano, individuandole principalmente con l'olfatto, ed inducendole
ad accoppiarsi. L'accoppiamento è spesso violento e rumoroso; il maschio spintona e
morde la femmina che può persino rimanere ferita. La durata dell'amplesso può
variare da poche decine di minuti fino a più di un'ora. La femmina depone, in buche
scavate con le zampe posteriori profonde 5-9cm., 2-5 uova ellissoidali che pesano in
media 14 g. e misurano 28-35cm. x 21-26cm (Ernst & Barbour, 1989); la prima
deposizione, che avviene dopo 2-5 settimana dall'accoppiamento, può essere seguita
da una seconda a distanza di circa 3 settimane. Ogni femmina depone un massimo di
12 uova per stagione riproduttiva; queste si schiudono dopo 2-4 mesi a seconda del
periodo dell'anno in cui vengono deposte, dell'esposizione del sito e della fascia
climatica. Come in altre specie di Testudinati, la temperatura di incubazione è un
fattore fondamentale per la determinazione del sesso dei nati: a 26°C nascono
soprattutto maschi, oltre i 30°C nascono quasi tutte femmine mentre a valori
intermedi nascono entrambi i sessi. Questa peculiarità ha reso vani, in passato,
alcuni progetti di riproduzione in cattività di specie minacciate, a riprova
dell'importanza che ha la conoscenza approfondita della specie in qualsiasi progetto
di conservazione.
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Alla nascita i piccoli misurano 3-4cm., pesano 6-8 g. e presentano corazza poco
ossificata, cosa che rende i piccoli particolarmente vulnerabili all'attacco di eventuali
predatori. L'accrescimento è piuttosto lento e il carapace completa l'ossificazione
dopo almeno 5 anni. Un buon indicatore dello stato di salute delle testuggini è il peso;
in linea di massima per Testudo hermanni il rapporto tre peso e lunghezza del
carapace deve essere di 2,3 o meno per i piccoli, e di circa 4,3 per gli adulti.
I dati sulla maturità sessuale sono molto discordanti, probabilmente perchè l'età a cui
le testuggini la raggiungono varia da popolazione a popolazione in relazione alle
condizioni ambientali e bioclimatiche delle aree colonizzate. Sembra tuttavia
accertato che i maschi maturino 2-3 anni prima delle femmine. In natura le testuggini
hanno una vita media di 50 anni, ma pare che possano, in via eccezionale superare il
secolo.
Testudo hermanni è fondamentalmente un erbivoro generalista ma si nutre anche di
insetti, molluschi, animali morti e feci. Al contrario può essere preda, soprattutto i
piccoli e i nidi, di diverse specie di mustelidi (Tasso, Faina ecc.) canidi (Volpe e cani
randagi), talvolta di cinghiali e rapaci diurni.
1.3 Status legale e fattori di minaccia
La Testuggine di Hermann è considerata a livello globale "Lower risk near
threatened" ma la sottospecie nominale è considerata "Endangered" dall'IUCN (Hilton
e Taylor, 2000). La specie è protetta dalla Convenzione di Washington del 1973
(C.I.T.E.S., App. II), dalla Convenzione di Berna (All. II), ed è inserita negli allegati II e
IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE. In Italia è inserita nella Lista Rossa dei
Vertebrati Italiani con lo status di Endangered (Calvario & Sarrocco, 1997).
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