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Capitolo I:“Definizione del Pellet”
Il presente lavoro di tesi tratta del pellet prodotto da materiale
vegetale.
Essendo questo un combustibile solido, prima di farne una
esaustiva descrizione, mi sembra d’obbligo dedicare, in questo
capitolo, un breve spazio alla descrizione ed alla
caratterizzazione dei combustibili in generale.
A tal fine farò una sintesi di ciò che ho imparato durante il mio
travagliato iter di studi in Ingegneria Meccanica.
In particolare faccio riferimento a quanto appreso nel corso di
“Macchine” e durante la mia recente esperienza lavorativa in RBM.
Userò come linea guida il testo del Cornetti: “Macchine a Fluido”,
testo al quale rimando per un ulteriore approfondimento.
1.1 I Combustibili
Per combustibili si intendono tutte quelle sostanze che, sotto
opportune condizioni, sono in grado di reagire con un comburente
(o agente ossidante)sviluppando una notevole quantità di calore.
Requisiti di un combustibile, sono il costo relativamente basso,
la facilità di estrazione o di preparazione, la velocità di
combustione elevata, l’assenza di prodotti di combustione nocivi.
I combustibili si possono classificare:
• In relazione al loro stato di aggregazione.
Distinguiamo infatti tra combustibili solidi, liquidi,
gassosi.
I solidi, vanno frantumati in modo da facilitarne il
trasporto e l’utilizzo negli impianti di combustione.
I liquidi, sono i migliori dal punto di vista del trasporto
(ed è per questo che sono così diffusi) e non pongono
particolari problemi di miscelazione con l’ossidante.
I gassosi, presentano le migliori caratteristiche di
miscibilità con l’ossidante, ma possono presentare problemi
di trasporto insuperabili sia nel trasferimento dal luogo di
produzione, sia nella distribuzione all’utilizzatore.
• In relazione al processo di trasformazione subito.
Distinguiamo infatti tra combustibili fossili e combustibili
artificiali o alternativi.
I combustibili fossili o naturali, sono materiali organici
che rappresentano i resti di sostanze vegetali sintetizzati
dal calore solare nelle prime ere geologiche.
I combustibili artificiali o alternativi, sono prodotti che
derivano o da processi di trasformazione di sostanze che di
per sé non sarebbero in grado di bruciare (come per esempio
il biogas che proviene dalla decomposizione dei Rifiuti
Solidi Urbani), oppure vengono ricavati con trasformazioni
rilevanti dei combustibili naturali in modo da renderli
adatti all’utilizzo.
Balzani Danilo pagina
Capitolo I Definizione del Pellet
Costituenti dei combustibili sono essenzialmente il carbonio e
l’idrogeno, a cui si possono aggiungere l’ossigeno e piccole
percentuali di zolfo ed azoto (bisogna però fare particolare
attenzione a tali elementi perché, durante la combustione, possono
generare prodotti estremamente pericolosi, quali gli NO
x
, ed i SO
x
,
come l’anidride solforosa SO
2
e solforica SO
3
)
Altri dati interessanti per la valutazione del combustibile, sono
i residui incombustibili (le cosiddette ceneri), e la quantità di
acqua presente inizialmente nel combustibile stesso(l’umidità).
Tutto ciò viene riassunto in tre tabelle, estratte principalmente
dal libro del Cornetti, ma rielaborate ai fini del presente lavoro
ed integrate, laddove ritenuto necessario, con nozioni prese dallo
stesso libro del Cornetti ma anche dal libro del Ghetti
(“Idraulica”), dai miei appunti del corso di Idraulica ed
acquisite durante il lavoro in RBM.
In tabella 1, vengono riportati i valori medi della composizione
di alcuni combustibili solidi (i valori effettivi oscillano tra un
minimo ed un massimo e possono essere anche molto diversi dai
valori menzionati)
Composizione di alcuni combustibili solidi
Umidità Ceneri Carbonio Idrogeno Ossigeno Azoto Zolfo
Sostanza
Valori medi [percentuale in massa]
Temp.* di
accensione
[°C]
P.C.I.
[KJ/Kg]
Legno asciutto 20 1 39,5 4 35 0,5 - - 15000
Torba secca 30 5 36,0 3,6 23,1 1,6 0,7 - 13000
Lignite 10 6 48,9 4,3 27,8 1,7 1,3 - 22000
Carboni secchi 8 3 55,7 5,5 25,4 1,1 1,3 - 24000
Carboni grassi 2,2 5 76,8 5,3 8,4 1,3 1,0 410 31300
Carboni magri 2,1 5,2 80,9 4,7 4,8 1,3 1,0 465 32400
Antracite 1,3 5 83,1 3,9 4,4 1,5 0,8
450÷600
33500
Coke metallurgico 0,4 9 87,5 0,7 0,1 1,3 1,0 - 30000
Coke di petrolio 1,1 1,2 90,4 3,0 2,8 0,7 0,8 - 34200
* La temp. di accensione del combustibile solido è di difficile caratterizzazione rispetto al combustibile fluido.
Un dato importante del combustibile solido, è il contenuto di acqua: esso condiziona la quantità di calore che può
essere ottenuta nella combustione di quel determinato tipo di combustibile.
Il legno e la torba presentano un contenuto di acqua estremamente alto: il legno appena tagliato, contiene fino al
50% di umidità; invece la torba (combustibile che proviene dalla trasformazione di piante acquatiche), risulta
impregnata con quantità di acqua che arrivano fino al 90%.
Mediante stagionatura all’aria, si riesce ad essiccare il combustibile fino a raggiungere valori accettabili del
contenuto di acqua.
Anche per questo, tra i combustibili solidi naturali, i più importanti sono i carboni fossili propriamente detti,
indicati col nome di litantrace e di antracite.
Secondo la terminologia Italiana (tra parentesi è indicata quella Americana), i carboni fossili si distinguono in:
- Carboni secchi (sub-bituminosi), molto ricchi di sostanze volatili come acqua, gas e vapori catramosi;
- Carboni grassi (bituminosi) con contenuto di sostanze volatili alto, medio oppure basso, ma comunque
inferiore a quello dei carboni secchi.
- Carboni magri antracitosi e antraciti (semiantracite, antracite e meta-antracite), ossia i carboni più
vecchi e che contengono molto carbonio e pochissime sostanze volatili.
Come combustibili solidi artificiali, è invece doveroso ricordare il carbone di legna ed il coke, derivante dalla
distillazione ad alta temperatura di carboni grassi (coke delle cokerie o coke metallurgico) oppure dalla pirolisi
(riscaldamento in assenza di ossigeno) del petrolio (coke di petrolio).
Quest’ultima sostanza, per la notevole purezza, viene utilizzata per impieghi speciali come, per esempio, la
fabbricazione di elettrodi per forni elettrici industriali.
G. Cornetti: “Macchine a fluido”; pagina 761 (Appendice A9)
-Tabella 1-
Balzani Danilo pagina 7
Capitolo I Definizione del Pellet
In tabella 2, vengono riportate le caratteristiche dei principali
combustibili liquidi, classificabili, in prima analisi, mediante
il loro intervallo di distillazione (la temperatura cui avviene
l’ebollizione dei diversi componenti del combustibile) e sulla
base della loro applicazione.
Composizione di alcuni combustibili liquidi
Limiti di
accensione
Massa
Volumica
Costituenti
principali
Intervallo di
distillazione
Calore latente di
vaporizzazione
P.C.I.
Temp. di
accensione
Aria
Teorica
richiesta
[α
st
]
Inf. Sup. Sostanza*
[Kg/m
3
] [% in massa] [°C] [KJ/Kg] [KJ/Kg] [°C] [Kg/Kg]
[% in volume di
vapori in aria]
Benzina
normale
715÷755
86C, 14H
25÷215 380÷500
43600
≈300
14,8
≈0,6 ≈8
Gasolio
815÷855
86C, 14H
180÷360 ≈250
43300
≈250
14,7
≈0,6 ≈6,5
Petrolio
greggio
700÷1000 80÷83C,10÷14H 25÷390 222÷352
39800
÷
46100
≈220
-
≈0,6 ≈6,5
Oli pesanti
di catrame
850÷900
84C, 11H
200÷390
-
40200
÷
41900
- 13,5 - -
Olio
combustibile
1000÷1100
85C, 12H
200÷390
-
40000
÷
42000
- - - -
* - Benzina: Il combustibile più leggero, costituito da idrocarburi che bollono tra i 25 ed i 215°C; si
usa nei motori ad accensione comandata.
Viscosità cinematica ν misurata alla temperatura di 20°C: ν=0,6mm
2
/s (0,6 centistokes).
- Cherosene: Combustibile leggero che bolle tra i 70 ed i 220°C; si usa nei turboreattori degli aerei da
trasporto.
- Gasolio: Combustibile di media densità, che bolle tra i 180 ed i 360 °C; si usa nei motori ad
accensione per compressione e nel riscaldamento di abitazioni ed uffici.
Viscosità cinematica ν misurata alla temperatura di 20°C: ν=4 mm
2
/s (4 centistokes).
- Olio Combustibile: Prodotto pesante con punti finali di ebollizione fino a 390°C;si usa nel riscaldamento
industriale e, soprattutto, negli impianti termoelettrici.
In particolare, gli oli combustibili si distinguono in funzione della viscosità cinematica
ν, misurata alla temperatura di 50°C, in:
- Fluidissimo (ν≤21,2 mm
2
/s) - Fluido (21,2≤ν≤37,4 mm
2
/s)
- Semifluido (37,4≤ν≤53 mm
2
/s) - Denso (ν≥53 mm
2
/s)
Quando un fluido si muove, lo scorrimento dei suoi vari strati determina la comparsa di forze tangenziali che
agiscono in seno al fluido e che dipendono dalla velocità con cui il fluido stesso si deforma.
La viscosità dinamica µ (che si misura in centipoise - 10
-3
Pa x sec -), è una costante del fluido e fornisce
informazioni sul grado di scorrimento dei suoi vari strati, ossia sugli attriti interni che si sviluppano durante
il moto del fluido: maggiore è la viscosità, maggiore è l’attrito alle pareti (per esempio della tubazione in cui
il fluido scorre) ed il conseguente gradiente di velocità che si può osservare nella direzione perpendicolare alla
direzione del moto, sicché anche il fluido non direttamente a contatto con la parete, ne subisce gli influssi
perché rallentato dal fluido a contatto mediante le τ che si formano tra strato e strato:
Talvolta, è possibile trascurare la viscosità del fluido: in
tal caso il fluido è detto ideale, l’attrito alle pareti
è nullo e la velocità v del fluido sarà la stessa in ciascun
punto della sezione della condotta (ipotizzando di osservare
il moto del fluido all’interno di una condotta).
Quando però tra strato e strato del fluido esistono forti
variazioni di velocità, non è più lecito trascurare la
viscosità ed il fluido deve essere considerato reale.
In tal caso la velocità passa dal valore zero, nella regione
immediatamente a contatto delle pareti della condotta, ad un
valore massimo e diverso da zero al centro della condotta,
secondo un profilo che risulta diverso a seconda delle
condizioni di moto del fluido:
- Addolcito nel caso di moto laminare
- Più ripido nel caso di moto turbolento a causa del
forte rimescolamento prodotto dalla maggiore velocità,
tra gli strati del fluido in prossimità della parete.
La viscosità cinematica ν (rapporto tra la viscosità dinamica
e la massa volumica), ha lo stesso significato di quella
dinamica.
Viene usata l’una oppure l’altra qualora si vogliano studiare
le leggi che governano il moto a prescindere della massa
(viscosità cinematica) oppure tenendo conto della massa
(viscosità dinamica).
“Tipologie di Fluidi” – Appunti di Idraulica
-Figura 1-
G. Cornetti: “Macchine a fluido”; pagina 762 (Appendice A10)
Balzani Danilo pagina 8
-Tabella 2-
Capitolo I Definizione del Pellet
In tabella 3, vengono riportate le caratteristiche dei principali
combustibili gassosi.
Composizione di alcuni combustibili gassosi
P.C.I.******
Limiti di
accensione Massa
Volumica
Costituenti
principali
Punto di
ebollizione a
101,325 Kpa
Combustibile
Miscela aria-
combustibile
Temp. di
accensione
Aria
Teorica
richiesta
[α
st
]
Inf. Sup. Sostanza
[Kg/Nm
3
*] [% in massa] [°C] [KJ/Kg] [KJ/m
3
] [°C] [Kg/Kg]
[% in volume di
gas in aria]
G.P.L. **(Gas
di Petrolio
Liquefatto)
2,25 C
3
H
8
, C
4
H
10
-30 46100 3390
≈400
15,5 1,5 15
Gas di
Città***
0,56÷0,61
50H, 8C,
30CH
4
-210
≈30000 ≈3250 ≈560
10 4 40
Gas
naturale****
≈0,83
76C, 24H -162 47700 - - - - -
Metano (CH
4
) 0,72 75C, 25H -162 50000 3220 650 17,2 5 15
Monossido di
Carbonio (CO)
1,25 100CO -191 10050 3480 605 2,5 12,5 75
Idrogeno (H
2
) 0,090 100H -253 120000 2970 560 34 4 77
Biogas***** - 46CH
4,
54CO
2
- 27200 3220 - - - -
* Nm
3
: normal metro cubo, ossia volume del gas misurato a T=0°C e p=101,325 Kpa
** Il G.P.L. è una miscela composta dal 20÷30% di Propano e dal 70÷80% di Butano. Il G.P.L. è quindi un gas
più pesante dell’aria: la densità rispetto all’aria (per densità si intende il rapporto tra la massa
volumica della sostanza e la massa volumica di una sostanza di riferimento) è di 1,56 per il Propano e 2
per il Butano.
Nelle ordinarie condizioni di pressione e temperatura,il Propano ed il Butano sono idrocarburi gassosi,
ma passano facilmente allo stato liquido per compressione a temperatura ambiente; vengono poi facilmente
ricondotti allo stato gassoso per essere utilizzati come combustibili domestici ed industriali nelle zone
sprovviste di reti di distribuzione del metano. Allo stato liquido comunque:
- Massa volumica del G.P.L.: 540 [Kg/m
3
];
- Massa volumica del propano (C
3
H
8
): 510 [Kg/m
3
];
- Massa volumica del butano (C
4
H
10
): 580 [Kg/m
3
].
*** Il Gas di città è gas ottenuto dal trattamento del carbone ed è stato largamente utilizzato in passato in
Europa, ma attualmente è stato sostituito col gas naturale.
**** Il Gas naturale è composto prevalentemente da metano ed è il più importante dei combustibili gassosi, sia
in termini di caratteristiche di impiego e sia, soprattutto, in termini di disponibilità.
***** Il Biogas purificato, contiene il 95% di metano (CH
4
) ed ha un P.C.I.=37700 KJ/Kg.
****** La massa volumica ρ
miscela
della miscela aria-combustibile, si può esprimere in funzione della massa
volumica ρ
a
dell’aria, avente massa m
a
e della massa volumica ρ
b
del gas combustibile, avente massa m
b
,
come rapporto tra m
a
+ m
b
ed il volume corrispondente di aria + combustibile:
- Utilizzando quantità stechiometriche,
lecombustibi
aria
ricostechiomet rapporto il
m
m
α con indicato avendo
ρ
1
ρ
α
1α
ρ
b
a
st
ba
st
st
stmiscela
=
+
+
=
- Utilizzando quantità effettive,
lecombustibi
aria
effettivo rapporto il
m
m
α con indicato avendo
ρ
1
ρ
α
1α
ρ
b
a
ba
miscela
=
+
+
=
Poiché infine il potere calorifico inferiore [P.C.I.
(combustibile)
], è riferito alla massa di combustibile, se
si vuole ottenere il potere calorifico [P.C.I.
(massa miscela)
]riferito alla massa di aria più la massa di
combustibile, basta moltiplicare il P.C.I.
(combustibile)
per m
b
e dividerlo per m
a
+ m
b
(m
a
e m
b
sono quantità
effettive), ossia:
1α
P.C.I.
P.C.I.
lecombustibi
stmiscelamassa
+
=
Se invece si vuole il potere calorifico [P.C.I.
(volume miscela stechiometrica)
] riferito al volume della miscela
stechiometrica, bisogna passare a quantità stechiometriche ed utilizzare la seguente formula:
ba
st
lecombustibi
stmiscela
st
lecombustibi
stmiscelavolume
ρ
1
ρ
α
P.C.I.
ρ
1α
P.C.I.
P.C.I.
+
=×
+
=
A titolo d’esempio, il calcolo per il Metano [α
st
=17,2 ρ
b
=0,72 Kg/Nm
3
P.C.I.
(combustibile)
=50000 KJ/Kg]
fornisce il seguente risultato:
33
stmiscelavolume
Nm
KJ
3220
Nm
KJ
0,72
1
1,23
17,2
50000
P.C.I. ≅
+
=
G. Cornetti: “Macchine a fluido”; pagina 763 (Appendice A11)
-Tabella 3-
Balzani Danilo pagina 9
Capitolo I Definizione del Pellet
1.2 I parametri fondamentali per l’innesco della combustione
I dati di maggiore interesse ai fini della valutazione e della
utilizzazione di un combustibile sono: la quantità di aria
necessaria per la combustione, la temperatura di accensione ed i
limiti di infiammabilità, il potere calorifico, i prodotti della
reazione e la temperatura cui avviene la combustione.
Si rammenti infatti che affinché possa avvenire la reazione di
combustione [reazione chimica di ossido-riduzione in cui una
sostanza combustibile viene ossidata all’ossigeno (sostanza
comburente) dando luogo a sviluppo di calore, fiamma, gas, fumo e
luce], tre sono gli “ingredienti” fondamentali:
• La presenza del combustibile, che deve
essere entro il proprio campo di
infiammabilità.
10
• La presenza del comburente*, che deve
raggiungere un minimo di concentrazione.
• La temperatura di accensione del
combustibile: ci deve essere una fonte di
calore che fornisca l’energia (di
ignizione) minima necessaria a provocare
l’innesco della reazione.
“Il Triangolo del fuoco” - Agip
-Figura 2a-
Se anche uno solo di questi tre parametri non raggiunge i
requisiti necessari, la reazione di combustione non avviene.
COMBUSTIONE NON INNESCATA (per la mancanza di uno dei tre fattori)
“Il Triangolo del fuoco” – Agip gas, manuale GPL pagina 26
-Figura 2b-
Tutto ciò viene riassunto indicando i limiti di infiammabilità
della miscela aria-combustibile, ossia indicando l’intervallo in
cui tale miscela può accendersi.
Una volta che però la reazione di combustione è stata innescata,
ciò che realmente interessa è quanto calore viene sprigionato
dalla reazione stessa, la composizione ed il volume dei prodotti
di combustione e la temperatura raggiunta nella combustione.
* Si parla di comburente e non di ossigeno per evidenziare il fatto che l’ossigeno reagisce così come si
trova in natura: il comburente più utilizzato è l’aria, l’ossigeno in essa contenuto reagisce col
combustibile dando luogo alla combustione.
Balzani Danilo pagina
Capitolo I Definizione del Pellet
Analizziamo più in dettaglio quanto appena esposto:
• Principali reazioni di ossidazione, quantità di aria teorica
[α
st
] ed eccesso di aria.
Il processo di combustione coinvolge l’ossidazione di tutti
quei costituenti del combustibile che sono in grado di essere
ossidati.
Durante il processo la massa di ciascun elemento rimane
costante: la scrittura delle equazioni chimiche e la
soluzione dei problemi relativi a quantità diverse dei vari
elementi che costituiscono il combustibile, avviene
essenzialmente attraverso il rispetto della conservazione
della massa di ciascun elemento.
Le principali reazioni di ossidazione da considerarsi nella
combustione dei combustibili fossili sono:
2
O2HO2H
222
→+
CO2O2C
2
→+
2
CO2O2CO →+
Per
22
SOOS →+
combustione completa, si intende quel processo di
combustione nel corso del quale tutto l’idrogeno H
2
, sotto
qualunque forma si trovi nel combustibile originale, viene
trasformato in H
2
O, tutto il carbonio C in CO
2
* e tutto lo
zolfo S in SO
2
**.
Sulla base delle reazioni precedenti, si può quindi ricavare
il rapporto stechiometrico α
o
st
tra la massa di ossigeno m
o
e
la massa di combustibile m
b
: il minimo rapporto che rende
possibile la combustione completa.
Considerando inoltre la composizione dell’aria:
Composizione semplificata dell’aria considerata nella combustione
Massa Volumica
Massa molecolare
equivalente
% Azoto % Ossigeno Azoto/Ossigeno Aria/Ossigeno
[Kg/Nm
3
] Kg/kmole Volume Massa Volume Massa Volume Massa Volume Massa
1,23
≈29
79,0 76,8 21,0 23,2 3,76 3,31 4,76 4,31
G. Cornetti: “Macchine a fluido”; pagina 763 (Appendice A12)
-Tabella 4-
Si ottiene immediatamente la dosatura stechiometrica α
st
, che
rappresenta la minima quantità d’aria che fornisce l’ossigeno
sufficiente affinché avvenga la combustione completa:
st
o
b
a
st
x
b
o
st
o
α4,31
m
m
α
100
OS2,667C8H
m
m
α ×==⇒
−++
==
Essendo:
H percentuale in massa di H
2
nel combustibile;
C percentuale in massa di C nel combustibile;
* Il meccanismo di formazione della CO
2
è abbastanza complesso, ma può essere sintetizzato ricordando che
prima si forma il monossido di carbonio [2C+O
2
Æ2CO] e quindi si forma l’anidride carbonica [2CO+O
2
Æ2CO
2
].
Se tale reazione non è tutta sbilanciata verso destra (per esempio a causa di un difetto di aria) il
monossido di carbonio precedentemente creato non viene completamente combusto.
Questo è molto grave sia da un punto di vista energetico (la combustione del CO produce molto calore e
perciò si ottiene un minor rendimento dalle sostanze utilizzate come combustibili), sia perché il
monossido di carbonio (gas incolore, inodore, insapore e non irritante) è un gas di difficile
individuazione (senza appropriati strumenti di misura) altamente tossico per l'organismo.
11
** In questa definizione di combustione completa, bisognerebbe aggiungere che tutto l’azoto (contenuto nel
combustibile solitamente in quantità molto modeste) viene trasformato in azoto elementare N
2
.
Balzani Danilo pagina