Digital Fashion. Un'analisi dei siti di moda come prodotti culturali
Nicolò Guaita Diani
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INTRODUZIONE 1
Il mondo digitale continua ad aumentare la sua pervasività a discapito della pratiche
quotidiane tradizionali. Sempre più spesso, i processi di generazione del valore e di consumo
dei prodotti si traferiscono verso una dimensione virtuale. Il numero di persone che acquista
beni su internet aumenta, come aumentano le persone che preferiscono chiedere consigli su
YahooAnswer® piuttosto che andare in biblioteca. In questa prospettiva, il mondo della moda
sembra restare immutato: dentro un involucro fatto di tradizione ed eleganza. Ci dobbiamo
interrogare sull’influenza che l’universo internet ha nel mondo della moda. Anche il virtuale
può essere fonte di un consumo critico e una produzione creativa di significati nuovi? Le
logiche “punto net” in che modo si mescolano con quelle tradizionali della produzione
culturale? Può un blogger avere la forza persuasiva che ha un editoriale cartaceo?
Queste sono alcune delle domande alle quali troveremo risposta andando a studiare il sistema
moda, ed in particolare l’universo del Digital Fashion. Scopriremo che esistono flussi di cultura
dominante che si scontrano frontalmente con le opinioni di gatekeeper virtuali che
trattengono le informazioni più rilevanti. Vedremo in che modo reti enucleate attorno a
singole community siano meno efficaci di network egocentrati su singoli soggetti. Infine
presenteremo un modello grafico che riassume il percorso relazionale più efficace all’interno
del mondo virtuale.
Il lavoro si propone come uno studio dei siti di moda attraverso un percorso relazionale che
parte dal lavoro di Donati (Cfr. 2) ed arriva alla descrizione di un universo composto da
Soggetti ed Oggetti rappresentati attraverso il concetto di Nodo e Vettore (Cfr. 2.1). Il nodo è
l’elemento che può essere utilizzato per individuare una caratteristica di un qualunque oggetto
o soggetto, è l’unità minima di descrizione della realtà relazionale. Il vettore è una proprietà
intrinseca del nodo che permette di verificare la frequenza e l’ampiezza della relazione con gli
altri nodi. La rappresentazione grafica è: un punto per il nodo, una retta per il vettore. Di
questo modello sono stati esposti anche i limiti metodologici e la validità nel contesto virtuale
(Cfr. 2.2).
Nell’universo, così rappresentato, si è individuato l’insieme di Soggetti ed Oggetti utili per
studiare l’elemento “moda” che, a livello grafico, è posto al centro (Cfr. 3). È stata individuata
l’importanza dei soggetti come veri protagonisti dell’universo e la funzione strumentale degli
oggetti (Cfr. 3.1).Sono state enucleate tutte le relazioni reciproche tra i vari soggetti (Cfr.3.2):
Esperto informatico, Esperto di moda, Esperto nel campo politico, Consumatore, Internauta,
Esperto nel campo della comunicazione, Creativo. Successivamente sono stati descritti gli
oggetti come strumenti dei soggetti ed è stato introdotto il concetto di spazio (Cfr. 3.3). Lo
spazio (virtuale) è quella porzione di universo identificabile, per comodità, da un oggetto (es. lo
spazio del sito web). In realtà lo spazio virtuale è infinitamente ricco di relazioni (es. gli
elementi del sito web: home page, banner, pulsanti, script), il processo di “esaltazione” di un
particolare oggetto per rappresentare il tutto viene chiamata esplosione relazionale (Cfr. 3.3-
Sito web). Un esempio pratico è dato dal fatto che noi, quando ci riferiamo allo spazio sito
web, non elenchiamo l’insieme di tutti gli elementi al suo interno, semplicemente, ci riferiamo
al suo link. In questo caso, abbiamo un’esplosione relazionale del link nei confronti
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dell’osservatore. Nel capitolo 3.3 abbiamo infine dato un breve glossario degli elementi che
avremmo poi utilizzato nel proseguo del lavoro. È risultato necessario, sempre in sede del Cap.
3, discutere di una prospettiva “complessa” reale che non facesse perdere il nesso pragmatico
che si pone l’analisi dei siti. Per “prospettiva complessa della semplificazione” (Cfr. 3.4)
intendiamo tutti quegli strumenti che, ad oggi, facilitano alcune semplici operazioni all’interno
del web disintegrando, almeno in parte, la politica separatoria tra diffidenti ed esperti. Tra
questi strumenti abbiamo annoverato i programmi che permettono la generazione automatica
di siti web, oppure l’orientamento sempre più user firendly dei sistemi ITC, nella
considerazione che più persone sono connesse alla rete maggiore saranno i benefici di tutti
(esternalità di rete).
Abbiamo preferito aggiungere alla semplice descrizione degli “attori” del nostro universo
anche il layout nei quali si muovono (Cfr. 4). Abbiamo preso in considerazione 4 layout
fortemente correlati con alcuni Soggetti specifici: Imprese, Politica, Servizi, Utenti. Nella
sezione “impresa” è stato esposta l’innovazione di processo che ha portato il sito web
all’interno dei grandi produttori di moda, presentato in breve alcune eccellenze del caso (Cfr.
4.1). Nella Politica sono stati integrati due approcci: la regolamentazione in campo di moda e
quella nel campo delle ITC. Per evitare di perdersi negli intrecci legislativi ho preferito
dedicarmi ad un approccio più generico definendo i principi che orientano la regolamentazione
e le sue contraddizioni. Anche in questo caso sono stati presentati alcuni esempi (Cfr. 4.2). Per
quanto riguarda i servizi è stato discusso il rapporto con i vari Operatori del settore ITC, le
problematiche delle infrastrutture e le relazioni con le imprese di moda (Cfr.4.3). Infine, nella
sezione “utenti” è stata creata una tassonomia degli utenti di moda partendo da una ricerca
bibliografica fatta sui più recenti documenti in materia (Cfr.4.4).
Il Capitolo quinto (Cfr. 5) riguarda il lavoro di analisi della rete utilizzando gli strumenti
presentati nei capitoli precedenti, alla luce del layout di riferimento. È stato suddiviso in tre
sezioni: Metodologia, Analisi dei gruppi, Analisi della trama, Applicazione dell’approccio
relazionale (Gephi).
Nella sezione metodologica (5.1) sono stati presentati gli strumenti software di elaborazione, è
stato poi steso il piano di studio suddiviso per obiettivi. In questa sede, alcuni risultati sono
stati anticipati al fine di garantire una facile lettura dei capitoli successivi e assicurare la validità
metodologica.
La sezione (Cfr. 5.2) tratta dei 4 gruppi di siti che abbiamo individuato nel campione preso in
analisi: Siti web promozionali (Machi noti, Marchi minori), Siti web informativi (Giornali, Blog,
Forum). Abbiamo creato una griglia di analisi mediante la quale sono state individuate
caratteristiche quantitative rappresentate graficamente. Il contenuto dei vari siti è stato
valutato rapidamente andando ad individuare gli elementi all’interno del codice sorgente del
sito, è stato poi creato un indice del contenuto.
In seguito, (Cfr. 5.3) si è passato all’analisi della “trama”. È stato così definito, l’insieme dei
contenuti all’interno di ciascun sito: home page, immagini, testo scritto, online store etc.. Sono
stati individuati tre gruppi di elementi caratteristici per ciascuna tipologia di sito: Online store
(Marchi minori, Marchi noti), Home page(Marchi noti, Blog, Giornali), Sistemi partecipativi
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(Forum, Blog). Abbiamo individuato i tratti caratteristici di ciascuna tipologia andando a
definire il Layout come “l’ambiente” in cui viene generato un valore aggiunto al prodotto (Cfr.
5.3.2). Negli Online store (Cfr. 5.3.3) abbiamo introdotto il concetto di prodotto virtuale. Esso è
la combinazione di un prodotto (reale) ed un item (virtuale). Tale item è la rappresentazione
del prodotto che viene proiettato sul web. Una brillante metafora, in ambito chimico, riesce a
descrivere meglio questo connubio di reale e virtuale: Il prodotto virtuale è come un bicchiere
d’acqua: una volta scaldata l’acqua (il prodotto virtuale) essa si divide in precipitato (che è
possibile toccare, vedere, assaggiare) ed in vapore (che resta intangibile, virtuale). Gli item
hanno vita propria nell’universo virtuale e precipitano in prodotti virtuali quando un soggetto,
involontariamente, vi associa un prodotto reale (es. una serie di codici che compongono
un’immagine, diventano prodotto virtuale quando un utente riesce a percepire l’immagine
come un oggetto reale). Abbiamo discusso, in ultima sede (Cfr. 5.3.4), dei sistemi partecipativi
andando a studiare le relazioni che ci sono tra i partecipanti ad un blog ed il blogger e
valutando l’efficacia dello strumento.
L’ultimo capitolo d’analisi riguarda lo studio relazionale (Cfr. 5.4) elaborato attraverso il
software di analisi dei network Gephi. È stato, anzitutto, discusso il funzionamento del
software e l’interpretazione dei grafici relazionali (Cfr. 5.4.1). Con i dati rielaborati, abbiamo
correlato i vari siti tra loro generando un percorso relazionale probabile (Cfr. 5.4.2). Da questo
percorso è stato estrapolato un modello grafico rappresentato su uno spazio relazionale
costruito ad hoc. Si è scoperto che i blog, i giornali, i forum, i marchi minori ed i marchi noti
hanno delle catene relazionali determinabili ex ante: i blog non hanno un reale ruolo di
Gatekeeper ma sono ancora i giornali a selezionare le informazioni provenienti dai marchi noti.
Sono stati studiati, infine, le singole relazioni di ciascuna tipologia di sito all’interno del
modello (Cfr. 5.4.3). Infine il modello è stato applicato alla realtà (Cfr. 5.4.4) con un risultato
corretto ma imprevisto. Nel Cap 5.4.5 sono state indicate le prospettive future in abito
relazionale tra i siti di moda: prevedendo. nei prossimi anni. un’evoluzione dei marchi minori a
scapito di quelli più noti (nello spazio virtuale).
Il lavoro si conclude con il Cap. 6 nel quale viene descritto l’insieme delle relazioni studiate da
un punto di vista differente: dall’interno del sistema dei network (Cfr. 6.1). Il primo approccio
vede coinvolto l’intero sistema del Digital Fashion da un punto di vista esterno, ma
consapevole della propria posizione (Cfr. 6.1.1). Vengono riassunte brevemente le differenti
tipologie di relazione che hanno caratterizzato in modo predominante i siti web di moda (Cfr.
6.1.2). Si propongono così una serie di nuove prospettive dove i siti web di moda vivono il
processo di generazione del valore e di consumo in modo critico (Cfr. 6.1.3). Creano una serie
di flussi culturali interni ed esterni al modello virtuale che possono essere incanalati in alcuni
percorsi specifici. Identificando i ruoli più importanti all’interno di questi flussi andiamo infine
a determinare una nuova prospettiva mediante la quale è possibile tipizzare i siti web di moda.
La grande rilevanza delle relazioni interne ed esterne all’universo in analisi ci ha permesso di
costruire un modello ortogonale mediante in quale individuare la collocazione semantica delle
varie tipologie di sito e, successivamente, suddividerli in due grandi categorie: siti web
relazionali e siti web rappresentativi (Cfr. 6.2).
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DALLA VISIONE PROCESSUALE ALLA VISIONE RELAZIONALE 2
I siti web di moda possono essere inquadrati all’interno del processo di generazione del valore.
Definendolo processo possiamo facilmente fotografarne le caratteristiche evidenziando le
relazioni che sussistono tra i vari oggetti/soggetti che ne fanno parte.
Prima di proseguire in questa direzione è necessario inquadrare la realtà dei siti web di moda
nel nostro paese; la metodologia di analisi processuale che vogliamo seguire risulterebbe
disorientante senza prima aver descritto lo sfondo sociale all’interno del quale si muove: dal
livello di digitalizzazione delle PMI al concetto di digital divide a livello politico e del singolo
utente.
Il primo passo sarà quindi cambiare punto di vista, passare da una visione processuale,
meccanicistica e funzionale ad una visione relazionale, umana e sociale. Questo renderà più
concreto e valido il nostro modello di analisi, appoggiandoci ad una ricostruzione non troppo
astratta o lontana dall’attualità: la maggior parte dei dati empirici raccolti non sono
antecedenti al 2004 e alcune proiezioni del 2007 descrivono con buona fedeltà la situazione
attuale.
Quando parliamo di visione relazionale, umana e sociale facciamo riferimento in particolare al
concetto di cittadinanza come relazione sociale (Donati, 1993): vedremo quindi ciascun
soggetto composto di relazioni, che dovranno poter essere individuate empiricamente ed
analizzate, sussistere in un contesto cittadino. Condurremo uno studio che ci porterà ad
analizzare dati statistici che potranno descrivere la cornice sociale e quindi il frame work di
riferimento per la nostra ricerca.
L’unità di analisi micro e macro si annichiliscono a vicenda all’interno di una visione che pone
al suo centro la relazione. Immaginiamo di dover prendere in considerazione il fruitore di siti di
moda, esso considerato dal punto di vista etnometodologico ha caratteristiche quali: età,
sesso, livello di studi, nazionalità, etc…; diversamente dal punto di vista relazionale ha al suo
interno relazioni con varie realtà: sociale (amicizie), culturale (hobby), nazionale e il nostro
fruitore di moda viene identificato in funzione di queste relazioni. Ogni relazione a sua volta è
«sovra-funzionale» (ivi. p 27) e quindi dipendente da altre relazioni che creano così quello che
Donati chiama «relazione di rete» (ivi p 30). Pertanto non esiste più una dimensione macro-
omnia di analisi poiché questa a sua volta sarà composta da una serie di relazioni tante quante
sono quelle che compongono le ipotetiche unità micro. L’analisi macro, nel senso di
macroscopica, che possiede un numero maggiore di unità minime rispetto a quella micro; non
può esistere sotto questo punto di vista relazionale. Viceversa è importante sottolineare
l’esistenza di gruppi relazionali: ogni soggetto può condividere con altri gli stessi tipi di indirizzi
relazionali (nodi) ma la relazione tout court sarà sempre diversa.
Ci interessiamo in particolare della cittadinanza in quanto i soggetti che verranno presi in
considerazione si collocano all’interno di un più ampio spettro relazionale quale quello
cittadino, e quindi ogni volta che parleremo di soggetto o fruitore faremo sempre riferimento
alla sua relazione sociale di fruitore in quanto cittadino: ci interrogheremo sul modo in cui la
sua relazione sociale di cittadino interagisca con le altre unità relazionali.
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2.1 LA SCOMPOSIZIONE DELLA RELAZIONE
Vista l’impostazione empirica che vuole avere questo lavoro , l’idea di utilizzare una unità di
analisi così poco tangibile risulterebbe incoerente. Per questo motivo, abbiamo trovato un
modo per rendere il più concreto possibile il presupposto relazionale che è «un mezzo più
potente di spiegazione sociologica di quanto non lo siano gli attributi dei membri del sistema»
(Piselli, 2001, p. 29).
Per quanto ci è noto, ogni soggetto (in quanto cittadino) è, per definizione, un composto di
relazioni; sappiamo anche che una relazione può essere autoreferenziale oppure multi-
referenziale. In entrambi i casi è presupposto che ci sia almeno un soggetto che sia in relazione
con un altro soggetto (anche sé stesso).
Così facendo abbiamo appena preso in considerazione la relazione in quanto composta da:
mittente-destinatario della relazione e quindi anche da un veicolo che possa appunto
“relazionarli”.
Nella Figura 1 abbiamo la rappresentazione di quanto descritto sopra. La linea che congiunge
due punti rappresenta il veicolo che permette la relazione, i due punti rappresentano i soggetti
della relazione.
In questa prima scomposizione semplice abbiamo poche informazioni, ora possiamo chiederci
cosa rende unica la relazione, facendo attenzione che i soggetti stessi non siano visti come
insiemi di relazioni e quindi cadere in un circolo autoreferenziale.
Cipolla, in “Teoria della metodologia sociologica. Una metodologia integrata per la ricerca
sociale”, afferma, a proposito dell’autoreferenzialità nella definizione metodologica: «La verità
è anche interna all’attività umana, per cui la conoscenza non può non essere al servizio anche
di tale attività» (Cipolla, 1996, p. 107). Per uscire da questo autoreferenzialismo è necessario
immaginarsi una situazione più realistica dove per definire un soggetto in quanto relazione
sociale sia necessaria più di una relazione.
A
X
Figura 1 Scomposizione relazionale semplice
B
Figura 2 Scomposizione rete relazionale
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Dalla Figura 2 vediamo la rappresentazione di due soggetti A e B che sono definiti tali in
quanto in relazione sociale con altri soggetti, a loro volta relazionati. Ora ci possiamo chiedere
cosa renda unici A e B. Una prima risposta potrebbe riguardare il numero di relazioni: A è
definito da due sole relazioni a differenza di B che ne ha ben sette. Ma se considerassimo solo
le relazioni tra i soggetti A B e X, sia A che B avrebbero lo stesso numero di relazioni e
farebbero quindi di A e B lo stesso soggetto.
La differenza sarà quindi insita non solo negli interlocutori delle relazioni: i nodi relazionali; ma
anche nel vettore relazionale cioè nel modo in cui i vari nodi si connettono formando un
network tra di loro.
Così facendo abbiamo scomposto le relazioni in due fattori: i nodi e i vettori.
La vera sfida ora starebbe nel riuscire ad individuare il numero di nodi e le caratteristiche di
ciascun vettore che comportano la determinazione di ciascun soggetto. Sappiamo che a livello
empirico questo processo è impraticabile per ogni singolo soggetto, viceversa è più probabile il
processo inverso: partendo da un nodo, vedere quanti soggetti vi sono connessi.
Se prendiamo come esempio l’universo di internet, potremmo considerare come nodo un sito
web ed iniziare a contare, attraverso appositi strumenti di gestione, il numero degli utenti che
lo hanno visitato.
Ma se prendiamo un sito e semplicemente contiamo il numero delle visite, non riusciamo a
descrivere il sito in quanto relazione sociale ma al massimo possiamo affermare quanto sia
popolare.
Per riuscire a descrivere in modo completo il sito web abbiamo bisogno di conoscere anche i
vettori che generano connessioni uniche.
Si potrebbe dire che i nodi corrispondono ad una metodologia quantitativa mentre i vettori ad
una qualitativa e quindi, quando questi si trovano a convivere all’interno di una teoria
relazionale abbiamo la possibilità di accedere ad entrambi gli strumenti: quantitativi e
qualitativi.
2.1.1 I NODI
Come già anticipato, quando parliamo di Nodi ci riferiamo ad una delle due strutture dell’unità
relazionale.
I nodi possono essere facilmente enumerabili ed indicano la quantità delle relazioni che
definiscono un soggetto e quindi, una volta raccolti i nodi di una particolare area semantica o
universo (per esempio la moda), maggiore saranno i nodi provenienti da questa area, più
intensa sarà la relazione con la medesima (Park, 1964).
Il numero di relazioni è una caratteristica essenziale per poter descrivere un soggetto ma può
essere difficile a livello umano risalire ad una dimostrazione di calcolo empirico. Se dovessimo
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considerare un soggetto qualunque, potremmo cominciare a contare i nodi definendo
un’ipotetica serie di relazioni, ci domanderemo quindi se questo soggetto ha o meno una
relazione con quelle da noi definite.
Il problema sta proprio nella creazione dell’ipotesi di relazioni e nella sua verifica. Nel
momento stesso in cui io ipotizzo delle relazioni per questo soggetto, faccio riferimento alle
mie relazioni (che io stesso conosco). Definisco, quindi, il soggetto sulla base delle mie
relazioni, escludendo ed ignorando tutte le altre. Se io sono un appassionato di arte
drammatica, mi chiederò se questo soggetto indagato ha una qualche relazione con l’arte
drammatica quindi interrogherò prima la mia relazione con l’arte drammatica e poi la mia
relazione (di indagine) con il soggetto per verificare eventuali nodi.
Questo metodo di indagine che genererà una risposta affermativa o negativa potrebbe quindi
sembrare quantitativo, ma, se osserviamo con più attenzione, vediamo chiaramente
un’interferenza interpretativa che sposta la metodologia da quantitativo a qualitativo, o
perlomeno ad un quantitativo non più positivista (Durkheim, 1970).
Ripercorriamo quindi la nostra ipotetica indagine, abbiamo A B x rispettivamente: Io, il
soggetto in analisi, il nodo (ipotetico) in comune: l’arte drammatica.
I presupposti sono che A è consapevole dell’esistenza di x e di B; B è consapevole dell’esistenza
di A, dove, per esistenza intendiamo il sussistere di una relazione. Per indagare B abbiamo
bisogno della relazione AB, per poter considerare l’ipotesi di una relazione Bx dobbiamo avere
la relazione Ax.
Se la relazione Bx esistesse allora B ci darebbe un feedback positivo, nel caso non esistesse B
avrebbe un feedback non positivo (negativo o deviante).
In questa sede di analisi ci limiteremo a valutare il feedback con due possibili valori: positivo o
non positivo. Subito dopo la valutazione di un feedback ricominceremo da capo proseguendo
con la ricerca semplice tra nodi. Definiamo questo metodo di ricerca dei nodi: “semplice”, in
quanto presuppone un numero minimo di interazioni e la valutazione del feedback può essere
ridotta a due possibili valori.
A
x
B
Figura 3 Ricerca semplice tra nodi
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Viceversa altri tipi di ricerche dei nodi possono risultare più critici a livello di interpretazione
del feedback che non può più essere ridotto a due valori e rende quindi difficilmente
quantificabile il numero dei nodi.
La principale criticità della ricerca semplice è la necessità di una relazione Ax che permetta poi
di indagare il soggetto B; non permette di individuare eventuali relazioni che A non possegga
già.
Un altro tipo di ricerca dei nodi risulta essere più intuitiva a livello teorico ma più imprevedibile
a livello pragmatico. Se prendessimo un soggetto B e gli chiedessimo di enunciarci tutte le sue
relazioni n, non avremmo più la criticità affrontata nella ricerca semplice.
A livello relazionale una ricerca di questo tipo potrebbe essere rappresentata (Figura 4) con
una relazione AB che possa indagare il soggetto B, una costellazione di relazioni n che il
soggetto B possiede tra cui alcune in comune con A.
Un primo problema si potrebbe porre su come formulare una domanda ad un soggetto del
quale non sappiamo nulla. Per esempio del quale non conosciamo la lingua. Chi mi può dire
che A e B parlino la stessa lingua se non che x
1
corrisponde proprio alla relazione linguistica
che A e B condividono. Per tanto la relazione tra A e B passa anche per x (1 e 2) che potrebbero
corrispondere rispettivamente alla relazione linguistica (in questo caso stiamo parlando di una
relazione che possa permettere una comprensione reciproca, non della condivisione delle
stesse conoscenze linguistiche in toto) e al precedente interesse verso l’arte drammatica.
In questo modello di ricerca, A entra a conoscenza delle relazioni n attraverso B e non è quindi
in grado di valutarle. Tornando al nostro obiettivo iniziale: quantificare i nodi; A sarà in grado
di contare i nodi sulla base esclusiva della corretta interpretazione della relazione AB, se i nodi
comuni tra A e B fossero troppo limitati e quindi non riuscissero a relazionarsi in modo corretto
i due soggetti, la nostra ricerca dei nodi sarebbe vanificata.
Nell’ipotesi in cui non fossero presenti relazioni semplici tra A e B i due soggetti non
potrebbero conoscersi e quindi relazionarsi. L’efficacia di questa ricerca risiede nel numero di
relazioni in comune (relazioni semplici) che possiedono A e B.
A
B
n
1
n
2
n
3
n
4
n
5
x
2
x
1
Figura 4 Ricerca interpretativa dei nodi
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A livello teorico è possibile la ricerca interpretativa ma con le criticità appena evidenziate è
meglio appoggiarsi alla ricerca semplice che riesce anche preventivamente ad inquadrare
l’area di ricerca selezionando ante le relazioni da verificare.
Come si può vedere la ricerca interpretativa è formata in parte da relazioni semplici frutto di
una ricerca semplice.
Un’altra sfida metodologia potrebbe essere quello di valutare un soggetto A dal numero
minimo di nodi che lo separano da un altro nodo. Partendo dal presupposto che maggiore
sono i gradi di separazione più si affievolisce l’influenza reciproca (Park, 1964), individuando il
numero di nodi di separazione possiamo valutare quindi il grado di intimità (ibid.) che due
soggetti hanno tra loro. Per fare questo è però necessario essere a propria volta in relazione
con tutti i livelli di separazione così da poterli riconoscere, se così non fosse non potrei valutare
la distanza corretta.
Prendiamo, per esempio, l’interesse verso la moda di alcuni soggetti. Supponiamo di avere
numerose relazioni con l’universo e gli attori della moda; potremmo suddividere queste
relazioni in gradi di partecipazione alla moda: lo stilista, il caporeparto, il commesso,
l’acquirente saltuario, l’acquirente periodico, l’acquirente attento, lo studioso di moda. In altre
parole, noi, in quanto studiosi, conosciamo numerosi attori che popolano l’universo della
moda ed ognuno di loro vi partecipa con intensità differente. Ora proviamo a disporli lungo
un’ipotetica linea che possa misurare la distanza dalla partecipazione all’universo moda (Figura
5).
Per partecipazione intendiamo il numero di nodi che ognuno di questi gradi ha con l’universo
della moda, la ricorsività della definizione di nodo non ci permette di definirlo in altro modo se
non sulla base di altri nodi.
Potrebbe risultare illuminante un esempio che si basi sulla differenza tra i nodi (e gradi) di
Acquirente saltuario e Stilista: probabilmente il primo avrà una relazione con l’universo moda
che si limita all’acquisto, viceversa il secondo avrà molte più relazioni (affettive, lavorative,
culturali, etc).
Per poter valutare correttamente la scala dovrò conoscere tutti i livelli di intensità
partecipativa e quantificare le loro relazioni (nodi) con l’universo moda.
MAGGIORE MAGGIORE
Stilista
Caporeparto
Commesso
Acq. saltuario
Acq. periodico
Acq. attento
Studioso
MINORE
Figura 5 Distanza lineare dei nodi