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in gran parte suggeriti da una delle teorie che negli ultimi cinquat’anni ha creato molto interesse in
questo ambito. Parliamo della teoria della Differenziazione del Sé di M. Bowen.
Murray Bowen, che ha sviluppato la prospettiva intergenerazionale, è considerato uno dei fondatori
della Marriage and Family Therapy, e le sue descrizioni teoriche e le spiegazioni dei processi
familiari hanno fornito il maggior contributo allo sviluppo delle teorie sistemiche come prospettiva
clinica (Horne e Hicks, 2002; Nichols e Schwarz, 2001).
La domanda che ci siamo fatti, e su cui si base questo lavoro, riguarda se e quanto il livello di
differenziazione del sé, influisce sullo stile genitoriale e sul rapporto di coppia, ovvero: “una
persona ben differenziata è anche un partner e un genitore migliore”?
La nostra riflessione è stata quindi influenzata e spinta a proseguire dal fatto che nella letteratura
esaminata, non sono stati trovati riferimenti chiari ed esaustivi riguardo il ruolo e l’importanza della
differenziazione nella determinazione di uno rapporto coniugale e di uno stile genitoriale.
Come vedremo nei capitoli seguenti, differenziazione, relazioni di coppia e genitorialità sono
strettamente legati fra loro. Nella letteratura circa le teorie di Bowen, si parla di differenziazione
come elemento importante nella sviluppo della persona, nei rapporti con la famiglia di origine
(Gurman 1978, Kerr 1984, Nichols 1984, L’Abate 1999, Cusinato, Papero 2000) e sono numerosi i
lavori e le ricerche empiriche che mettono in relazione il livello di differenziazione con altre
variabili come, per esempio, gli stadi di sviluppo di Erikson (1968), lo sviluppo dell’identità, la
risposta allo stress, oltre a ricerche tese a testare i costrutti di base della teoria (Harvey et
Williamson 1987, Chabot 2006, Skowron et Friedlander 1998, Johnson et Buboltz 2000), mentre
meno numerose sono le ricerche che hanno messo in relazione il livello di differenziazione con la
soddisfazione matrimoniale (Jackobson e colleghi 1980, Gottman e Krokoff 1989, Harvey,Curry e
Bray 1991).
Non abbiamo trovato indicazioni esplicite, nella pur vasta letteratura, ma molto spunti di riflessione
su se e quanto la differenziazione si leghi e influisca sul rapporto di coppia e sull’essere genitori,
perciò abbiamo concentrato la nostra riflessione proprio su questi aspetti.
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Obbiettivo di questo lavoro è quindi una ricerca, che parte dalle indicazioni di Bowen, alle quali
abbiamo accostato una riflessione sul rapporto di coppia e sugli stili genitoriali, la quale,
avvalendosi di uno strumento di valutazione empirico, mira a trovare una risposta valida al nostro
quesito.
Il nostro lavoro si è articolato essenzialmente in tre fasi: una ricerca bibliografica sulle componenti
fondamentali della genitorialità in generale, come presentate dalla letteratura classica e moderna,
che si è poi focalizzata sulle teorie di Bowen (1979), sulle loro successive applicazioni,
contemporaneamente a uno studio sull’influenza della differenziazione rispetto alla relazione di
coppia, e agli stili genitoriali.
Il secondo momento ha riguardato la ricerca empirica fatta tramite la somministrazione del
“QUESTIONARIO DI ATTEGGIAMENTO PERSONALE E RELAZIONALE”, un protocollo di
ricerca costruito ad hoc, comprendente tre self-report, ossia: il Differentiation of Self Inventory
(DSI; Skowron e Friedlander, 1998), lo Stanley Commitment Inventory (SCI; Stanley e
Markman, 1992) e il Questionario di Stile Genitoriale (Gottman, 1997).
Il campione è stato reperito facendo ricorso alla cooperazione di cinque scuole di vari livelli, dalla
materna alle superiori, della provincia di Padova e Venezia, ed è composto da 333 genitori di una
età compresa tra 27 e 66 anni, con una media di 1,97 figli.
La terza fase ha visto la valutazione e la verifica dei dati acquisiti tramite i questionari, l’analisi e la
discussione dei risultati ottenuti.
Il nostro elaborato si presenta diviso in cinque capitoli, oltre alla presente introduzione, riguardanti
ognuno un tema fondamentale della riflessione: il primo capitolo tratterà della teoria della
Differenziazione del sé di Bowen e la definizione del sé nella famiglia di origine; il secondo
capitolo affronterà ciò che lega la differenziazione e la relazione di coppia; il terzo capitolo
descriverà il rapporto tra differenziazione e stili genitoriali, mentre il quarto capitolo sarà dedicato
alla ricerca empirica condotta, in cui esporranno chiaramente gli obbiettivi, il protocollo, le
procedure, il campione, le analisi e si descriveranno i risultati.
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L’ultimo capitolo sarà un quadro riassuntivo delle conclusione dai risultai a cui si è arrivati rispetto
all’ ipotesi di fondo.
Nei prossimi capitoli quindi, vedremo in dettaglio le teorie a cui facciamo riferimento e
illustreremo ciò che abbiamo ottenuto dall’intreccio di questi concetti con la ricerca empirica svolta.
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Capitolo 1. Differenziazione e definizione di sé nella famiglia di origine
1.1 Il concetto di differenziazione nell’approccio sistemico: il pensiero di Bowen
Secondo la teoria psicologica occidentale, il processo di differenziazione psicologica ed
emozionale dalla famiglia di origine, è considerato l’obiettivo primario dell’adolescenza,
fondamentale per lo sviluppo psicologico sano.
Murray Bowen (1978), uno dei prionieri della terapia familiare, studiando i pazienti con
schizofrenia e scoprendo un rapporto unico tra loro e le loro madri, ha introdotto il concetto di
differenziazione di sé, inteso come capacità di raggiungere l'autonomia dagli altri e la capacità di
separare i pensieri dai sentimenti.
Bowen (1978) descrive la famiglia come una rete multigenerazionale di relazioni, in cui si genera
l’interscambio tra due forze di vita che si controbilanciano: l’individualità e lo stare con gli altri.
Secondo Bowen (1978), la differenziazione del sé è la variabile della personalità più importante per
il raggiungimento della salute psicologica e della maturità emozionale.
Per Bowen, è attraverso il processo di maturazione che un individuo sviluppa un senso unico del
sé, differenziato da quello della sua famiglia di origine, e attraverso il quale impara a distinguere e a
trovare un equilibrio tra i suoi pensieri e le sue emozioni. Individui con un buon livello di
differenziazione hanno la capacità di integrare pensiero e sentimento. Hanno una maggiore capacità
di stare in intimo contatto con gli altri sia mantenendo il senso di sé in relazione agli altri, sia
permettendo agli altri di mantenere il senso di chi essi sono.
Individui con un basso livello di differenziazione sono meno capaci di pensare in modo lucido in
situazioni emotivamente cariche. Questa mancanza di integrazione tra pensiero ed emozioni
corrisponde ad una abilità ugualmente povera di relazionarsi agli altri rimanendo sé stessi. Gli
individui indifferenziati o sono molto conformati e accondiscendenti, o assumono una
pseudoindipendenza che è alla fine reattiva in modo emotivo verso gli altri. Hanno difficoltà a
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integrarsi, pensare e provare sentimenti e saranno alla mercè delle loro emozioni nelle relazioni
interpersonali.
La Differenziazione del sé è quindi definita da Bowen (1978) come il grado in cui un individuo è
capace di equilibrare (a), il funzionamento emotivo e intellettivo e (b), l'intimità e l'autonomia nei
rapporti.
A livello intrapsichico, la differenziazione si riferisce alla capacità di distinguere i pensieri dai
sentimenti e di scegliere tra l'essere guidati dall’intelletto o dalle emozioni. Una maggiore
differenziazione consente all’individuo di fare esperienza di forte consapevolezza e quando le
circostanze pur cariche emotivamente lo richiedono, di passare a uno stato di calma e di logico
ragionamento. Flessibile, adattabile, e in grado di far fronte allo stress, l’individuo con un sé più
differenziato funziona altrettanto bene su entrambi i livelli, quello emotivo e quello razionale, pur
mantenendo un grado di autonomia nei rapporti intimi. Al contrario, le persone scarsamente
differenziate tendono ad essere più reattive emozionalmente trovando difficoltà a mantenere la
calma in risposta alla emotività degli altri. Con l'intelletto e le emozioni fuse, tendono a prendere
decisioni sulla base di ciò che "si sente giusto", in breve, sono intrappolati in un mondo emotivo.
A livello interpersonale, la differenziazione del sé si riferisce alla capacità di avere esperienze di
intimità con gli altri e di indipendenza dagli altri. Gli individui più differenziati sono in grado di
prendere una posizione nei rapporti: mantenendo un senso di sé definito in modo chiaro e
rimanendo fedeli alle convinzioni personali quando le pressioni da parte degli altri fanno
diversamente.
La differenziazione tiene conto dei confini flessibili che permettono l'intimità emotiva e l'unione
fisica con un altro senza il timore di una fusione .
Le persone scarsamente differenziate quando si trovano in relazioni familiari ad alto contenuto
emotivo, oscillano su due fronti: la fusione emozionale e il taglio emozionale. Lo sbilanciamento
nella direzione dello stare con gli altri è detto “fusione” emozionale; l’estremo sbilanciamento nella
direzione dell’individualità (separazione dagli altri) è il “taglio” emozionale.
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Secondo la teoria di Bowen (1978) individui altamente fusi restano emotivamente "bloccati" nella
posizione che occupano nelle loro famiglie di origine, hanno convinzioni e credenze poco radicate,
sono o accondiscendenti o dogmatici, e cercano l’accettazione e l'approvazione degli altri prima di
ogni altra cosa.
Un taglio emozionale è personificato da una reazione emotiva più distante, l’individuo sembra
lontano e isolato dagli altri, tende a negare l'importanza della famiglia, spesso si vanta della sua
emancipazione dai genitori, e ostenta una esagerata facciata di indipendenza. Considerando che la
persona “fusa” tende a fare esperienza della separazione come “schiacciante”, la persona con taglio
emotivo trova l’intimità profondamente minacciosa. Tuttavia, entrambi gli individui sono
scarsamente differenziati, basando l'autostima in larga misura sull’approvazione degli altri e, in
generale, conformandosi a quelli intorno a loro.
Essenzialmente, la differenziazione del sé è considerata la capacità di mantenere un autonomo
pensiero e un coerente senso di sé nel contesto di relazioni emozionali con altri importanti.
Il livello di differenziazione ha un gran numero di importanti conseguenze per un individuo.
Bowen (1978) ha proposto che le persone meno differenziate sperimentano una maggiore ansia
cronica. Secondo Kerr e Bowen (1988) il livello medio di ansia cronica di una persona e di una
famiglia corrispondono al livello base di differenziazione di quell’individuo rispetto alla famiglia e
più basso è il livello di differenziazione di base, più alto è il livello medio di ansia cronica.
In accordo con questo, individui meno differenziati divengono anche disfunzionali sotto stress e
così più facilmente soffrono di sintomi psicologici e fisici (ad esempio, l'ansia, somatizzazione,
depressione, alcolismo, e psicosi).
Al contrario, gli individui fortemente differenziati riescono a dimostrare miglior adattamento
psicologico.
Ci si aspetta che individui altamente differenziati rimangano in un contatto soddisfacente con le
loro famiglie di origine, stabiliscano matrimoni più soddisfacenti, e siano dei problem-solver
efficaci.