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INTRODUZIONE
Nel mio percorso di studi, c‘è sempre stata la curiosità nei
confronti delle diverse modalità di interazione tra le lingue e i settori
audiovisivi, quali la cinematografia e la televisione. La volontà di
approfondire le mie conoscenze in ambito linguistico, con l‘intento
di sviluppare questo mio interesse, è una delle motivazioni che mi
hanno spinto a percorrere questa strada.
I Simpson si inseriscono perfettamente in questo contesto, e
la scelta di analizzare tale serie è per me stata stimolante anche sotto
altri punti di vista, come ad esempio quello culturale. Un prodotto
come una serie animata, che all‘interno di una cultura può sembrare
marginale, riflette perfettamente la realtà attuale in cui si assiste al
contatto tra la millenaria tradizione cinese e la giovane cultura
americana, con quest‘ultima che viene spesso presa come
riferimento.
Un altro fattore che mi ha spinto ad approfondire questo
tema è stata la mia pregressa esperienza come fansubber: avere a che
fare con questo mondo e poterne approfondire la conoscenza è stato
per me un ulteriore incentivo.
Ho diviso la mia tesi di laurea in tre capitoli. Nel primo, a
sua volta suddiviso in tre paragrafi, ho illustrato in linea generale la
tecnica traduttiva del sottotitolaggio; ne ho descritto la nascita, le fasi
4
di sviluppo che lo hanno caratterizzato e le caratteristiche generali
che lo differenziano da altri tipi di traduzione audiovisiva all‘interno
del primo paragrafo; ho successivamente, all‘interno del secondo
paragrafo, delineato in maniera più approfondita le peculiarità della
sottotitolazione facendo riferimento anche all‘ampia letteratura di
carattere teorico al riguardo; infine nel terzo paragrafo ho illustrato le
tipologie di sottotitoli e le fasi attraverso cui essi vengono prodotti,
nonché le diverse strategie attuabili per la creazione di sottotitoli
efficaci in base ai diversi contesti.
Il secondo capitolo è anch‘esso suddiviso in tre paragrafi, nel
primo dei quali ho presentato la serie animata I Simpson dagli esordi
di fine anni Ottanta al nuovo millennio, attraverso le fasi che l‘hanno
portata ad essere una delle serie animate più famose al mondo; ho
invece dedicato il secondo paragrafo alla definizione degli elementi
culturospecifici, presenti in grande quantità nella traduzione
audiovisiva in generale e ne I Simpson in particolare data la natura
fortemente connotata culturalmente dello show, prendendo in esame
le strategie attuate per la loro traduzione, la quale non sempre è
direttamente intuibile; nel terzo paragrafo ho introdotto infine il
fenomeno del fansubbing o sottotitolaggio amatoriale in Cina, pratica
nata e portata avanti grazie all‘impegno non retribuito dei fan che si
prestano alla traduzione e distribuzione di opere audiovisive in rete.
Ho inoltre dato spazio alla presentazione della storia e delle
caratteristiche del gruppo di sottotitolatori cinesi responsabili della
5
traduzione dell‘episodio de I Simpson preso in considerazione in
questa tesi.
Il terzo capitolo è infine interamente dedicato all‘analisi
dell‘episodio 21 della stagione 20 de I Simpson, ed è suddiviso in
quattro paragrafi più un paragrafo conclusivo. Il primo narra la
sinossi dell‘episodio, nel secondo invece ho esposto, in due differenti
sottoparagrafi, l‘analisi lessicale riguardante la resa dei nomi propri e
dei toponimi e quella riguardante le caratteristiche del linguaggio
informale rilevate. All‘interno del terzo paragrafo, anch‘esso
suddiviso in due sub-paragrafi, ho descritto le peculiarità sintattiche
emerse nella traduzione, in particolar modo per quanto riguarda la
realizzazione delle frasi interrogative e la distribuzione
dell‘informazione all‘interno degli enunciati; il quarto paragrafo è
infine ripartito in tre sottoparagrafi il cui scopo è illustrare i vari tipi
di errori traduttivi emersi dall‘analisi dell‘episodio: lessicali, di resa
delle espressioni ironiche e di interpretazione.
Dopo aver deciso di affrontare questo argomento nella mia
tesi, mi sono documentata il più possibile riguardo l‘argomento del
sottotitolaggio, in modo tale da comprenderne le dinamiche di base e
i contesti in cui tale traduzione audiovisiva viene scelta.
Successivamente mi sono dedicata alla ricerca di un episodio in cui
fossero presenti sufficienti spunti linguistici e culturali per poterne
realizzare un analisi, basando le mie considerazioni sia su
6
conoscenze pregresse che su quanto appreso riguardo il
funzionamento delle tecniche di sottotitolaggio.
Per quanto concerne la parte teorica, le fonti da me raccolte e
utilizzate sono state principalmente in lingua inglese, sebbene come
fonte primaria per la stesura del primo capitolo mi sia avvalsa
dell‘opera di Perego (2005). Fonti altrettanto importanti per quanto
riguarda il secondo capitolo, rispettivamente per il secondo ed il
terzo paragrafo, sono stati gli studi di Ranzato (2010) e Tian (2011),
interessanti soprattutto perché in grado di fornire un quadro moderno
e aggiornato delle pratiche traduttive data la loro recente
pubblicazione.
Una delle principali difficoltà incontrate scegliendo di
trattare questo argomento è stata sicuramente quella della reperibilità
di informazioni attendibili riguardo la messa in onda della serie I
Simpson in Cina, ancor più difficoltoso è stato poi riuscire a sapere
se su tale show fosse stato effettivamente svolto un lavoro di
doppiaggio o semplicemente quello di sottotitolaggio. Grazie alla
collaborazione di alcuni contatti in Cina tali difficoltà iniziali sono
state superate e la stesura del lavoro è poi proseguita senza
particolari problemi.
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Capitolo 1
LA TRADUZIONE AUDIOVISIVA:
IL SOTTOTITOLAGGIO
1.1 Cenni storici e caratteri generali del sottotitolaggio
Il sottotitolaggio è una delle tecniche di localizzazione dei film,
usata per renderli fruibili da parlanti di lingue diverse, in modo tale
da superare il semplice mercato locale e distribuire i prodotti
audiovisivi su una più vasta scala. La necessità della sottotitolazione
si sviluppa pertanto dall‘esigenza di rendere più comprensibile
quanto scorre sullo schermo. Il cinema muto nasce nel 1895 ed è solo
tra il 1919 e il 1930 che nei film comincia gradualmente ad
affermarsi l‘utilizzo del sonoro.
1
La parola scritta accompagna da sempre l‘immagine visiva,
attraverso i diretti precursori dei sottotitoli ovvero gli ―intertitoli‖ e le
―didascalie‖, utilizzati per la prima volta in Europa nel 1903 e negli
Stati Uniti nel 1908.
2
Essi non sono dei veri e propri sottotitoli ma
1
Perego E., La traduzione audiovisiva, Carocci editore, Roma, 2005, cit. p. 34
2
De Linde Z., Le sous-titrage intralinguistique pour les sords et les mal entendants,
in Gambier Y., Les transferts linguistiques dans les medias audiovisuels, Presses
Universitaires du Septentrion, Villenueve d‘Ascq., 1996, cit. p.173, citato in Perego
(2005)
8
dei brevi commenti inseriti tra due scene del film, che ne
interrompono il ritmo restando allo stesso tempo molto funzionali.
L‘evoluzione delle tecniche in questo campo è abbastanza
rapida e già nel 1917 gli intertitoli/didascalie cominciano ad essere
sovrapposti alle immagini del film e non più solo interposti, fino a
quando nel 1927 i sottotitoli sostituiranno definitivamente gli
intertitoli.
Il sottotitolo si colloca nella parte inferiore dello schermo in
modo da non disturbare troppo la visione e può rendere in forma
scritta la traduzione di un dialogo in lingua straniera oppure essere
semplicemente esplicativo del contenuto visuale. Il suo scopo
primario è quello di favorire gli spettatori non udenti o non in grado
di comprendere la lingua originale del programma.
Essendo le opere audiovisive dei prodotti che comprendono
numerose componenti di natura non esclusivamente linguistica, la
loro traduzione è un‘operazione quantomeno controversa poiché
bisogna sempre affrontare difficoltà legate al mantenimento del
senso complessivo dell‘opera, dello stile e delle sfumature che
l‘originale porta con sé.
Dal momento della sua affermazione il processo di
sottotitolaggio ha subito innumerevoli modifiche, evolvendosi e
migliorandosi grazie anche e soprattutto alla crescente introduzione
9
di tecnologie all‘avanguardia che permettono una produzione più
rapida, di alta qualità e dai costi contenuti.
3
Originariamente ideati per il grande schermo, i sottotitoli
verranno poi successivamente introdotti anche in televisione; ma è
risultato evidente quasi subito che i due mezzi richiedono diversi tipi
di sottotitoli e di tecniche attuate per realizzarli. Questo è in parte
dovuto anche alla risposta degli spettatori: uno stesso sottotitolo al
cinema viene letto circa il 30% più velocemente rispetto alla
proiezione sul piccolo schermo,
4
non esiste perciò un sottotitolo
universale e il mezzo impiegato ha grande influenza sulla sua
costruzione.
Il sottotitolaggio è uno dei numerosi metodi di trasferimento e
adattamento linguistico in cui si esplicita la traduzione audiovisiva e
in virtù del fatto che comporta il trasferimento dalla lingua orale a
quella scritta, questo metodo si contrappone agli altri – tra cui vi
sono anche il famoso doppiaggio e il meno noto voice-over – che
sono essenzialmente orali. Per questo motivo, il sottotitolaggio
risulta la forma di trasferimento e adattamento più complessa e più
interessante, guadagnandosi anche l‘etichetta di ―modalità di
3
Ivarsson Jan e Carroll Mary, Subtitling, TransEdit, Simrishamn, 1998, cit. pp.12-14
4
Ivi pp.65
10
traduzione trasparente‖
5
poiché permette contemporaneamente
accesso sia alla versione in lingua originale che alla traduzione.
Anche se esistono, secondo la tipologia di Gambier
6
, ben tredici
tipi di trasferimento linguistico, il pubblico tende a riconoscere
soltanto doppiaggio e sottotitolaggio. Da ciò scaturisce la
suddivisione – oltremodo semplicistica – dell‘Europa in due blocchi:
quello dei paesi che privilegiano il doppiaggio (dubbing countries) e
quello dei paesi che preferiscono il sottotitolaggio (subtitling
countries).
Molte sono le ragioni che hanno determinato la fortuna di uno o
l‘altro metodo di traduzione audiovisiva; tra queste, l‘estensione
geografica del paese e del suo mercato locale sono fattori di
considerevole importanza, insieme a ragioni economiche e radici
storico-culturali. Ad esempio l‘Italia è una delle nazioni che
maggiormente fa ricorso al doppiaggio, metodo di adattamento
audiovisivo prediletto sin dal 1932, anche perché a quel tempo la
maggior parte della popolazione viveva in una condizione di
analfabetismo, cosa che rendeva impossibile l‘utilizzo di sottotitoli
nella distribuzione dei film stranieri.
Per poter spiegare appieno le motivazioni su cui si fondano le
scelte di ciascun paese bisognerebbe considerare la dimensione
5
Perego E., La traduzione audiovisiva, Carocci editore, Roma, 2005, cit. p. 23
6
Gambier Y., Introduction. Screen Transadaptation: Perception and Reception, in
Id., Screen Translation, anche presente in ―The Translator‖, Special Issue, 9 (2),
November 2003, cit. pp.171-89
11
sociale in cui queste si inseriscono, osservando con particolare
attenzione il mercato cui la traduzione si rivolge.
In particolare, i paesi europei che si avvalgono della
sottotitolazione sono principalmente i paesi nordici o dell‘Europa
dell‘est, ma anche paesi come Belgio, Olanda, Grecia, Portogallo e
Irlanda. In questi paesi il pubblico non considera i sottotitoli come un
elemento di disturbo e in molti casi non è disposto ad accettare il
doppiaggio.
Uscendo dal contesto europeo, in paesi dell‘Asia orientale come
la Cina l‘uso del sottotitolo non si riduce soltanto alla dimensione
traduttiva o di supporto per i non udenti, ma si carica di un‘ulteriore
funzione: quella della comprensione intralinguistica. È infatti nota
l‘estesissima variazione diatopica presente nella lingua cinese, di cui
il mandarino standard – pur essendo indicato come lingua ufficiale
della Repubblica Popolare Cinese – rappresenta solo uno dei 7
principali gruppi dialettali. Da qui la necessità dell‘affiancamento
della lingua scritta ai materiali audiovisivi nazionali come ―lingua
comune‖ in grado di garantire la comprensione e superare le
differenze dialettali.
Anche se inizialmente la sottotitolazione era considerata
mediocre e di minor prestigio rispetto al doppiaggio, nell‘ultimo
periodo le cose sembrano aver preso una piega differente, ciò grazie
ai vari elementi che hanno contribuito a conferire popolarità al
sottotitolaggio, tra cui: la semplicità con cui vengono realizzati i
12
sottotitoli; i minori costi di produzione rispetto al doppiaggio, il
quale si stima avere un costo dieci volte più elevato; lo status di
metodo di traduzione veloce, politicamente corretta e rispettosa delle
specificità linguistico-culturali originali; il crescente interesse verso
le lingue e le culture limitrofe.
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In alcuni casi, inoltre, la sottotitolazione è l‘unica alternativa
applicabile, poiché esistono opere audiovisive le quali, per loro
natura, non possono essere doppiate; è il caso di ―multilingual films‖
come La Passione di Cristo di Mel Gibson, in cui l‘uso di lingue
antiche come il latino o la ricostruzione dell‘aramaico non possono
essere adeguatamente rese se non attraverso i sottotitoli, unico
metodo che non ne annulla il valore linguistico.
1.2 Caratteristiche peculiari della sottotitolazione
Secondo lo studioso danese Henrik Gottlieb la sottotitolazione si
differenzia dalle altre forme di traduzione per la compresenza dei
seguenti cinque parametri da lui individuati che la definiscono come
una traduzione:
8
7
Danan, M., Dubbing as an Expression of Nationalism, in ―Meta‖, 36 (4), 1991, cit.
p. 607, citato in Perego (2005)
8
Gottlieb H., Subtitling – A New University Discipline, in Dollerup-Loddegaard,
1992, cit. pp. 162-63, citato in Perego (2005)
13
1) scritta (written): essendo di natura scritta la sottotitolazione
si differenzia da tutti gli altri tipi di traduzione audiovisiva;
2) aggiuntiva (additive): il materiale verbale è aggiunto a quello
originale, conservando il dialogo e la colonna sonora di
partenza;
3) immediata (immediate): nei film l‘insieme dei dialoghi è
presentato in maniera scorrevole, fuori dal controllo del
ricettore;
4) sincronica (synchronous): l‘opera di partenza (con o senza il
dialogo originale) e la traduzione vengono presentate
simultaneamente;
5) multimediale (polymedial): costituisce uno dei tanti canali di
trasmissione del messaggio.
Successivamente Gottlieb
9
individuerà altri due parametri
definendo la sottotitolazione come una forma di traduzione
contemporanea (contemporal) – termine che riprende le precedenti
definizioni di ―sincronica‖ e ―immediata‖ – e preparata (prepared),
in quanto non improvvisata ma realizzata e messa a punto prima del
suo utilizzo.
La sottotitolazione non è considerata una ―traduzione‖ nel senso
ristretto del termine, poiché è raro che attraverso questo processo si
riesca a tradurre tutto ciò che viene espresso nell‘originale. L‘aspetto
9
Gottlieb H., Subtitling, in Baker M. (a cura di), Routledge Encyclopedia of
Translation Studies, Routledge, London-New York, 1998, cit. pp. 246