CAPITOLO 1
I MATERIALI COMPOSITI CFRP
1.1 Introduzione e Caratteristiche Principali
[1,3]
Un materiale composito è un insieme eterogeneo di fasi, con caratteristiche fisico-chimiche
differenti, separate da un’interfaccia netta, e rappresenta il punto di arrivo di una ricerca
(nata secoli fa) volta a realizzare il “materiale su misura”.
Fin dai primi sviluppi della ricerca tecnologica costruttiva, la necessità di disporre di materiali
che mostravano contemporaneamente le caratteristiche di diversi elementi tradizionali (ed
in particolare la ricerca del miglior compromesso tra resistenza, peso e costi), ha portato alla
realizzazione di prodotti che combinano tra loro le diverse proprietà degli elementi con cui
sono realizzati, permettendo il raggiungimento di livelli prestazionali un tempo
inimmaginabili.
Dovendo essere impiegati per costruzioni strutturali, la principale caratteristica di questi
materiali è quella di possedere un elevato valore di tensione di rottura a trazione e di
modulo di elasticità longitudinale, sia in valore assoluto, sia in rapporto alla loro densità.
Sono stati preferiti ai materiali metallici, anche per la resistenza alla fatica, alla corrosione e
agli impatti, nonché per la possibilità di disegnare il prodotto finale, in modo tale da
renderne più semplice il montaggio e da aumentarne le caratteristiche di resistenza e rigidità
nei punti maggiormente sottoposti a sollecitazione (prerogativa resa possibile dal tipo di
rinforzo e dall’orientamento delle fibre), riducendo significativamente il numero di giunzioni
e le zone ad alta concentrazione di tensione.
Come si vede dalla tabella, gli acciai e il titanio sono competitivi a livello di resistenza
massima, ma sono fortemente penalizzati rispetto ai compositi dalla loro densità, che ne
abbassa molto la resistenza specifica. Il valore di resistenza specifica, infatti, è quello che
maggiormente interessa i costruttori che devono unire leggerezza e resistenza: utilizzare un
materiale con elevata resistenza specifica significa costruire un particolare che a parità di
peso resiste molto di più oppure che a parità di resistenza presenta un peso inferiore.
Per questa ragione, la ricerca è stata orientata verso quei materiali che presentano bassi
valori di peso molecolare, e tra tutti è stato scelto il carbonio (anche la fibra di vetro è molto
usata, ma in ambiti ben diversi) oltre che per l’elevata resistenza specifica, anche per la sua
grande disponibilità in natura e per il costo relativamente basso di produzione (se
paragonato a quello di altre fibre ad elevate caratteristiche come il litio ed il berillio).
Tab. 1.1 - Specific tensile strength of various materials [2]
Quasi tutti gli oggetti prodotti con i materiali tradizionali possono essere realizzati usando i
compositi, e, se per certi tipi di applicazione il loro utilizzo è una scelta obbligata, la selezione del
materiale da impiegare è in genere una funzione della durata utile richiesta al prodotto finito,
del numero totale dei pezzi da produrre (e quindi dei costi), della complessità della forma, e
dell’ambiente. Tuttavia non possiamo tralasciarne gli aspetti negativi legati a tale tipologia di
materiali da costruzione:
• Costi generalmente elevati rispetto a metalli di uso comune come acciaio ed
alluminio;
• Resistenza media alla temperatura in funzione della resina utilizzata;
• Scarsa resistenza all’usura, alla fatica e ai carichi concentrati;
• Resistenza ai solventi e resistenza chimica che dipendono dalle proprietà del
polimero impiegato;
• Tendenza ad assorbire l’umidità, che ne altera le caratteristiche nel tempo;
• Problemi di smaltimento.
Inoltre, la loro caratteristica di anisotropia, li rende poco utilizzabili, se non addirittura pericolosi, in
quei casi in cui i campi di forza applicati non sono unidirezionali: essendo i materiali compositi
CFRP costituiti da fibre, le caratteristiche sopra citate sono riscontrabili in direzione
longitudinale alla fibra stessa e diminuiscono fino quasi a zero se si orienta il carico in
direzione perpendicolare ad essa.
Nella progettazione di elementi in materiale composito è quindi fondamentale studiare
l’ottimale orientamento delle fibre, strato per strato, in rapporto ai carichi esterni al fine di
ottenere la massima resistenza con il minor impiego di materiale e, conseguentemente, con
il massimo risparmio in peso.
Young's Modulus Density
Specific
Strength
(GPa)
( g/cm³ )
(kN·m/kg)
CFRP (Carbon) 181 1.58 785
Steel alloy 200 7.86 254
Titanium alloy 112,5±7,5 4.51 288
Aluminium alloy 69 2.70 222
Glass fiber 81 2.60 1,307
Kevlar 70,5 1.44 2,514
Rubber 0,055±0,045 0.92 16.3
Polypropylene 1,75±0,25 0.90 88.88
Nylon 3±1 1.13 69.0
Silicon carbide 450 3.16 1,088
Oak 11 0.69 86.95
Material
Tab. 1.2 - Caratteristiche dei compositi
1.2 Elementi Costitutivi
Un materiale composito è costituito essenzialmente da due costituenti: la matrice e
le fibre di rinforzo. Ognuno di essi assolve specifiche funzioni, e il loro insieme dà origine alle
caratteristiche finali del materiale. Questo sottolinea l’importanza di una scelta appropriata
dei costituenti, al fine di poter progettare correttamente i materiali in base alle specifiche
richieste. I compositi si ottengono disperdendo nella fase continua, o matrice, la fase di
rinforzo, prestando particolare attenzione alle fasi di cura della resina e di impregnamento
del tessuto allo scopo di ottimizzare l’adesione tra matrice e fibra. E’ da questo tipo di
legame interfacciale, infatti, che dipendono in larga misura le caratteristiche dei compositi
rinforzati. La qualità dell’adesione risulta essere quindi un fattore determinante della scelta
dei costituenti da usare, e si deve sempre cercare di renderla il più elevata possibile, in modo
da minimizzare il fenomeno del pull-out, o sfilamento delle fibre.
1.3 Matrici
La matrice è costituita da una fase continua omogenea, e oltre a svolgere il compito di
legante tra le fibre del materiale (tenerle insieme e/o distanziarle) ha l’importantissima
funzione di distribuire uniformemente i carichi applicati e di trasferirli alle fibre stesse. Si
evince da ciò, l’importanza rivestita non solo dalla scelta, ma anche dalla preparazione e
dalla cura della matrice, che non possono prescindere da considerazioni di carattere
meccanico: dal momento che le caratteristiche fisiche e meccaniche del prodotto finito
risultano fortemente influenzate dalle proprietà della matrice, utilizzare resine con un
elevato modulo elastico, ha comportato un sensibile aumento non soltanto della resistenza a
trazione e a compressione del prodotto, ma anche e soprattutto della tenacità alla frattura.
Infine, possiamo sicuramente affermare che la matrice protegge le fibre dall’ambiente
esterno, e opera come arresto alla propagazione delle fessurazioni da una fibra all’altra.
Esistono matrici di varia natura, secondo la quale è possibile suddividere i compositi in varie
categorie:
Resistenza alla corrosione
Durata
Antistatici o ad alta
conducibilita’ elettrica
Resistenza all’abrasione
Ignifughi
Flessibilita’ nel disegno
Stabilita’ dimensionale
Alta capacita’ di adattamento ad altri
materiali
CARATTERISTICHE DEI MATERIALI COMPOSITI
PRINCIPALI FORMA E DISEGNO OPZIONALI
Alta resistenza e basso
peso
• Compositi a matrice Ceramica (CMC);
• Compositi a matrice Metallica (MMC);
• Compositi a matrice Polimerica (PMC);
• Compositi Carbonio-Carbonio:
• Compositi ibridi.
La nostra attenzione è rivolta alle matrici polimeriche, che, in prima approssimazione
possono essere suddivise in termoplastiche e termoindurenti.
1.3.1 Resine Termoplastiche
Sono quelle resine che hanno la proprietà di variare la loro plasticità in funzione del calore:
durante il riscaldamento diminuiscono la loro densità (rammolliscono) mentre con il
raffreddamento diventano solide. La loro struttura, infatti, è amorfa o parzialmente
cristallina e le macromolecole, se sottoposte a calore, sono libere di scorrere le une sulle
altre in quanto legate tra loro da deboli legami secondari. Di contro, se sottraiamo calore, le
molecole si legano saldamente tramite legami forti.
Particolarmente interessante, è la cosiddetta Temperatura di Transizione Vetrosa (T
g
):
rappresenta il valore di temperatura al di sotto del quale, un materiale amorfo (o con
struttura semi-cristallina) si comporta da solido vetroso. Tale temperatura segna il confine
tra uno stato solido vetroso (caratterizzato da elevata rigidità e fragilità) ed uno stato amorfo
gommoso (caratterizzato da elevata viscosità), e come vedremo più avanti, rappresenta un
punto cruciale nella caratterizzazione dei provini tramite DMTA.
Almeno teoricamente, i passaggi di liquefazione e solidificazione per questi materiali si
possono ripetere infinite volte; tuttavia, dopo un certo numero di cicli, sopraggiungono
fenomeni di ossidazione e quindi degradano.
Un esempio di resina termoplastica è la resina PEEK (Polyether-ether-keton), che è stata
utilizzata in alcune delle prove effettuate in laboratorio e che presenta elevate
caratteristiche meccaniche: Modulo di Young (E) di circa 3.6 GPa, Resistenza a Trazione di
circa 100 MPa e T
g
pari a 143 °C.
Uno studio condotto da Shang-Lin Gao [7] su provini realizzati con resina PEEK, ha
dimostrato che la tenacità alla frattura interlaminare del composito dipende dalla velocità di
raffreddamento della resina: ciò, infatti, influenza la cristallinità e quindi la duttilità della
matrice, la cui entità di deformazione plastica rappresenta un’aliquota significativa della
resistenza del composito. I risultati dei test in modo I di apertura, hanno mostrato un
miglioramento del 230% della tenacità alla frattura del materiale, quando la velocità di
raffreddamento è stata portata da 1 ad 80 °C/min.