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INTRODUZIONE
Il turismo è un settore in evoluzione e che coinvolge un numero di viaggiatori e
destinazioni in continuo aumento. Nonostante le origini del fenomeno, inteso come
spostamento di flussi da una regione di origine ad una regione di destinazione, risalgano ai
tempi ben più antichi delle città termali romane e dei pellegrinaggi religiosi d’epoca
medievale, il fenomeno turistico come lo conosciamo oggi si sviluppa dagli anni Cinquanta
del secolo scorso e da allora il numero di viaggiatori nel mondo è cresciuto enormemente.
Nonostante brevi flessioni negative, l’attività turistica internazionale ha registrato una
crescita costante e anche durante la crisi economica globale che stiamo attraversando
continua a registrare un andamento positivo
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Il settore è uno dei più complessi in quanto, oltre ad essere globalizzato per natura, è del
tutto trasversale a materie quali la politica, l’economia, l’ambiente e le tecnologie, e la
continua evoluzione di questi elementi determina un contesto ogni volta più complesso e
di difficile gestione. Inoltre, l’importanza ormai riconosciuta che l’attività può
rappresentare per l’economia di un territorio, ha portato all’emergere di un numero
crescente di destinazioni che si trovano a competere per acquisire quota di mercato
determinando un ambiente sempre più concorrenziale e agguerrito.
L’attività turistica, infatti, può svolgere un ruolo importantissimo per l’economia sia per i
paesi in via di sviluppo per i quali può rappresentare un motore di crescita, sia per i paesi
già sviluppati per il quale può essere un settore strategico. Il valore che il turismo può
costituire per un territorio è oggi univocamente riconosciuto e, per questo motivo, ogni
località nei diversi livelli (nazionale, regionale, locale, multi territoriale) ambisce ad essere
riconosciuta come “destinazione”, ovverossia ad essere considerata dal turista tra le
alternative di scelta per trascorrere una vacanza (Franch, 2010).
Le prime destinazioni sono il risultato dei flussi originati dalla frequentazione di influenti
viaggiatori e della mode che ne sono derivate; in risposta all’evolversi del fenomeno, i
governi e l’imprenditoria locale hanno svolto perlopiù un ruolo di passivo adattamento
piuttosto che di vera e propria pianificazione. Le prime località sono, infatti, nate quasi
spontaneamente e le prime offerte di servizi prettamente turistici si sono realizzate come
risposta alle considerevoli quantità di persone che arrivavano nella località.
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I dati del Barometro Mondiale del Turismo (UNWTO, 2012) confermano un andamento
positivo con tassi di crescita del 6,4% nel 2010 e del 4,6% nel 2011.
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In tempi più recenti, altre destinazioni sono nate e hanno acquisito importanti quote di
mercato grazie a grossi investimenti privati ed in casi più rari grazie a dei timidi interventi
di pianificazione turistica promossi dai governi locali.
In seguito, la forte crescita del fenomeno e la presa di coscienza della sua complessità
hanno fatto sì che nascesse l’esigenza di una pianificazione più attenta dell’offerta,
dell’adozione di una gestione condivisa per coinvolgere gli attori implicati, e
dell’applicazione delle conoscenze e dei principi che governano il mercato turistico di oggi,
sempre più simile a quello dei beni di consumo.
Nasce quindi una nuova disciplina, conosciuta in letteratura come destination
management e che ha come ruolo la gestione nel territorio, le attività di marketing e le
attività di coordinamento strategico degli stakeholder
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(Minguzzi e Presenza, 2010).
In un’ottica di destination management l’offerta turistica di un territorio deve essere in
grado di adattarsi alle nuove tendenze dei consumi turistici ma allo stesso tempo deve
tener conto di quelle caratteristiche endogene che possono costituire un vantaggio
competitivo e un elemento di differenziazione rispetto ai propri concorrenti. In una fase
iniziale, la scelta di un adeguato portafoglio di prodotti, intesi come l’insieme di
prestazioni erogate da soggetti diversi che compongono l’esperienza turistica nella
destinazione, deve essere in grado di rispondere alle esigenze del mercato, in linea con la
vocazione turistica del luogo e adatta a garantire una gestione sostenibile nel tempo.
Anche la destinazione già in una fase di maturità del proprio ciclo di vita (Butler, 1980) per
difendere il vantaggio competitivo raggiunto deve imparare a reinventarsi, riadattare la
propria offerta e creare nuovi prodotti in risposta alle domande del mercato correnti.
La costituzione del prodotto deve, infatti, tener conto dei cambiamenti nelle modalità di
consumo del turista odierno il quale è sempre più orientato alla ricerca di esperienze per
arricchimento personale, all’adozione di un comportamento sostenibile e responsabile,
alla richiesta di standard di qualità sempre più elevati e alla ricerca di prodotti flessibili e
personalizzabili.
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Dalla definizione UNWTO (2004) si intende per stakeholder ogni gruppo o individuo
coinvolto o con interessi nell’attività turistica o in altri aspetti relativi della destinazione
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Un adeguato portfolio che tenga conto di tali requisiti è quindi in grado di lanciare una
nuova destinazione sul mercato, guidare quelle in fase di sviluppo o reinventare quelle in
fase di maturità.
L’andamento degli arrivi turistici, in debole crescita, fa ritenere che la Sardegna sia entrata
nella fase di maturità del proprio ciclo di vita, seppur per quanto riguarda il prodotto
balneare che costituisce la sua offerta in via quasi esclusiva. La presenza di un’offerta
monotematica ha determinato una serie di criticità tra le quali la concentrazione estiva
delle presenze, una bassa capacità di diffusione della ricchezza nel territorio e una scarsa
emersione di prodotti fruibili in bassa stagione; Un modello che determina numerose
inefficienze e che ostacola il rilancio della destinazione al di fuori del circuito estivo -
balneare tradizionalmente imposto. Tali elementi hanno portato perciò alla necessità di
arricchire l’offerta tematica ed in particolare di individuare quei prodotti in grado di
creare la tanto ricercata “altra stagione” che coprirebbe i mesi di ottobre – aprile durante
i quali la Sardegna smette di essere una destinazione.
La strategia di diversificazione adottata si basa sullo sviluppo di una linea di prodotti
sportivo – naturalistici, inclusi nei documenti tecnici di settore nel concetto di “turismo
attivo”, che come definito dalla regione consiste in “tutte le tipologie di fruizione turistica
del territorio che non sono pura osservazione ma implicano un impegno attivo del
visitatore”. Le attività sportive rispettose dell’ambiente sarebbero infatti in linea con le
tendenze del mercato e con le caratteristiche del territorio sardo che gode di una varietà
di paesaggi, forme naturali e condizioni climatiche tali da potersi autodefinire “una
palestra a cielo aperto”. Il macro-prodotto è stato individuato come la strada da
percorrere per diversificare l’offerta e contribuire cosi non solo a estendere la stagione
turistica ma anche a coinvolgere nelle ricadute positive del turismo tutto il territorio,
includendo anche le fasce più interne.
Il presente lavoro di ricerca ha inteso approfondire la tematica del destination
management evidenziando le strategie perseguibili e gli elementi del prodotto turistico
che determinano la competitività nel mercato. Le conoscenze teoriche sono applicate al
caso della Sardegna per individuare gli elementi di forza e debolezza della strategia ed in
particolare della linea di prodotti sportivi naturalistici che si intendono sviluppare per
rinnovare il modello turistico dell’isola.
Il testo è quindi strutturato in due parti. La prima presenta il quadro teorico della materia
mentre la seconda ha per oggetto il caso di studio.
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Il primo capitolo analizza, attraverso la consultazione della letteratura classica (Leiper), e i
più recenti dati di settore (WTO), il fenomeno del turismo, la situazione in Italia e nel
mondo e le evoluzioni che hanno portato allo sviluppo del destination management. La
definizione ed i principi strategici sui quali basa la disciplina, insieme all’approfondimento
dei concetti di destinazione turistica, sono stati esaminati attraverso la consultazione di
autori nazionali ed internazionali (Dall’Ara, Ejarque, Franch, Minguzzi e Presenza, Ritchie e
Crouch e altri) evidenziando infine l’importanza che può ricoprire la destinazione nelle
varie fasi del ciclo di vita di Butler (1980).
Il secondo capitolo ha per oggetto l’approfondimento del concetto di prodotto turistico e
delle tipologie (Franch, Lozato-Giotart, Balfet e Capocchi, Ejarque, Silvestrelli, Murphy et
al.). In particolare è evidenziata l’importanza dello sviluppo di un adeguato portafoglio di
prodotti la cui costituzione deve essere frutto di un’analisi strategica. A tal proposito si
approfondiscono gli strumenti di analisi (matrice del Boston Consulting Group, matrice di
Ansoff, analisi SWOT) e le strategie di prodotto proposte in letteratura. Infine, sono
individuate quattro tendenze fondamentali nel consumo di prodotti turistici (ricerca di
esperienza, sostenibilità, qualità e personalizzazione) e analizzati i passi necessari per la
loro creazione (individuazione del target obiettivo, analisi del territorio, studio della
concorrenza). Una breve analisi degli strumenti di comunicazione chiuderà il capitolo.
Il terzo capitolo apre l’analisi del caso di studio presentando un quadro dettagliato
dell’attività turistica in Sardegna. Sulla base dei più recenti studi e documenti tecnici
(pubblicazioni CrenoS, Osservatorio Turistico Regionale, Piano di Marketing Regionale
2008-2009) si espone l’evoluzione storica del turismo in Sardegna, le caratteristiche
dell’offerta ricettiva e della domanda, l’organizzazione pubblica del turismo, il portafoglio
di prodotti attualmente offerto e le criticità del settore rilevate nella letteratura (Fadda,
Sistu, Mele, CrenoS) le quali sono state sintetizzate in tre questioni fondamentali: il
problema della stagionalità con le conseguenti ripercussioni su aspetti economici, sociali
ed ambientali, la questione della tutela ambientale e i limiti derivanti dall’insularità e da
un sistema di trasporti inefficiente.
Oggetto di studio del capitolo quattro è la strategia adottata dal governo turistico della
regione e concentrata sullo sviluppo della linea di prodotti sportivo – naturalistici. Sulla
base della fase di maturità raggiunta e delle criticità del modello turistico sardo sono
analizzate le strategie di prodotto perseguibili utilizzando la matrice prodotto-mercato di
Ansoff. Successivamente la strategia di prodotto adottata dalla Sardegna è analizzata più
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nel dettaglio approfondendo il concetto di “turismo attivo” e le caratteristiche del
segmento mediante informazioni raccolte dal sito istituzionale, da indagini di mercato
(Regione Sardegna, ISNART, ECONSTAT) e nella letteratura accademica (Gibson, WTO,
Keller). Le caratteristiche dei microprodotti sviluppabili in Sardegna e l’osservazione del
potenziale sono state ricavate dal Rapporto sul Turismo Attivo in Sardegna della Regione e
da una ricerca personale realizzata sui siti di tour operator e delle associazioni sportive di
riferimento (Società speleologica italiana, Associazione Segnavia, Sardegna Coasteering,
Kitesurf Italia etc.). Le informazioni sulla strategia e sulle azioni finora realizzate sono
ricavate da documenti istituzionali presenti sul web e soprattutto dall’intervista concessa
dalla Dott.ssa Locci, responsabile del progetto “turismo attivo” della agenzia governativa
regionale Sardegna Promozione. Al termine del capitolo si realizza l’analisi critica della
strategia sulla base delle informazioni raccolte e attraverso un’analisi SWOT del prodotto
turismo attivo della Sardegna per poter avere un quadro utile alla formulazione delle
conclusioni.
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CAPITOLO 1: LA GESTIONE DELLA DESTINAZIONE TURISTICA
1.1 IL MERCATO TURISTICO ATTUALE
1.1.1 TURISMO: CONCETTO E DEFINIZIONI
Il turismo è un fenomeno globale che trova origine nei tempi più antichi quando già
attraverso i primi pellegrinaggi, le grandi esplorazioni, i Grand Tour
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ed i soggiorni di
villeggiatura si rispondeva all’esigenza dell’uomo di arricchire il bagaglio d’esperienze,
spostarsi dal luogo abituale di residenza e conoscere nuovi ambienti e culture.
Nonostante le antiche origini, il fenomeno turistico come oggi lo conosciamo si è
sviluppato nel corso dell’ultimo secolo e soprattutto negli ultimi sessant’anni ha registrato
uno sviluppo costante
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tale per cui, mentre agli albori il fenomeno non era considerato né
menzionato nelle politiche di sviluppo economico dei governi italiano e internazionali,
oggi non vi è programma politico che non menzioni il turismo come uno dei settori
prioritari da sviluppare per rilanciare l’economia.
L’importanza strategica che può rappresentare il settore risulta maggiormente evidente
negli anni di crisi economica mondiale che stiamo attraversando durante la quale il
turismo, insieme a pochi altri settori, riesce ancora ad avere margini di crescita.
Ma cosa si intende per turismo? Nonostante vi sia una forte eterogeneità nelle definizioni
proposte, tra le più accreditate vi è quella dell’Organizzazione Mondiale del Turismo
(UNWTO) che definisce il turismo come “l’insieme delle attività impiegate dalle persone
nel corso dei loro viaggi e dei loro soggiorni in luoghi situati al di fuori dell’ambiente
abituale di residenza, per piacere, per affari o per altre motivazioni diverse dall’esercizio
di attività remunerate nel luogo visitato”.
Un fenomeno quindi economico, sociale e culturale dove persone, chiamati visitatori
(turisti o escursionisti
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che siano) si spostano dal luogo abituale di residenza guidati da
diverse motivazioni che gli autori Lozato-Giotart, Balfet e Capocchi (2009) classificano in
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Il Gran Tour è una pratica diffusa nel XVI – XVII secolo tra i giovani dell’aristocrazia
europea che realizzavano lunghi viaggi per l’Europa continentale con il fine di
perfezionare la propria educazione.
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A parte brevi flessioni dovute ad eventi eccezionali come gli attentati dell’11 settembre
2001 o l’epidemia SARS del 2003
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D’accordo con la definizione UNWTO i visitatori sono detti turisti se la permanenza è di
almeno una notte ed escursionisti nel caso contrario.