2
Introduzione
L’infiammazione è una reazione di difesa del nostro organismo ad un danno localizzato,
che, unitamente al processo di riparazione, consente di ristabilire l’omeostasi iniziale.
Fondamentalmente, è una risposta protettiva senza la quale, le infezioni non verrebbero
controllate e le ferite non guarirebbero mai. L’infiammazione, detta anche flogosi, è un
processo affascinante, finemente regolato che consta di tre fasi: una fase di innesco, una
di amplificazione e una di risoluzione che porta alla guarigione completa. I segni cardini
del processo infiammatorio sono cinque: rubor, tumor, calor, dolor e functio laesa. La
parola rubor indica il processo di arrossamento, dovuto ad un aumento della
vascolarizzazione. Per tumor si intende il gonfiore che si ha per essudazione di plasma e
di cellule, mentre il termine calor indica il calore che si libera per vasodilatazione.
Infine, il termine dolor rappresenta il dolore dovuto alla liberazione di fattori dolorifici,
mentre la functio laesa è la perdita di funzionalità del tessuto interessato. Di questi
cinque segni, quello variabile è il dolor in quanto la soglia del dolore cambia da
individuo ad individuo.
Il processo infiammatorio può presentarsi sotto due forme: acuta e cronica.
Nell’infiammazione acuta, così come in quella cronica, la fase di innesco, dovuta ad una
noxa patogena, attiva una risposta vascolare e cellulare mediata da fattori chimici
derivati dal plasma e dalle cellule. L’infiammazione acuta è di breve durata e termina
con la risoluzione dello stimolo dannoso e l’inibizione dei mediatori chimici, con
guarigione rapida e completa. L’infiammazione cronica, invece, parte sempre da un
3
infiammazione acuta, che per mancanza di risoluzione e guarigione si prolunga nel
tempo. L’esito finale consiste nella deposizione di tessuto connettivale con formazione
di una struttura fibrosa (Robbins, 1997). Riguardo ai mediatori chimici di origine
cellulare, rivestono un ruolo importante i derivati dell’acido arachidonico. Esso fa parte
degli acidi grassi polinsaturi essenziali ed è presente in forma esterificata soprattutto nei
fosfolipidi di membrana. Esso, in risposta a stimoli fisiologici, fisici e chimici, viene
liberato per idrolisi da fosfolipasi di tipo A
2
(PLA
2
). Successivamente, l’acido
arachidonico, viene trasformato, ad opera di enzimi specifici o radicali liberi, in derivati
che prendono il nome di eicosanoidi. Questi ultimi fanno parte della famiglia degli
autoacoidi, cioè sostanze liberate da una cellula nell’ambiente extracellulare, dove,
interagendo con recettori specifici, inducono delle risposte biologiche o sulla cellula che
le ha prodotte o su altre cellule vicine, permettendo così la comunicazione intercellulare
a breve distanza. Gli enzimi, come i radicali liberi, sintetizzano gli eicosanoidi,
catalizzando reazioni ossidative. Ad oggi sono stati identificati quattro tipi di
eicosanoidi: i prostanoidi, prodotti dall’enzima prostaglandina H sintasi (PGHS); gli
acidi idrossieicosatetraenoici (HETE) ed i leucotrieni (LT), prodotti dall’enzima
lipossigenasi; gli acidi epossieicosatetraenoici e gli acidi idrossieicosatetraenoici,
prodotti dall’ enzima P-450 epossigenasi ed infine gli iso-eicosanoidi prodotti attraverso
una perossidazione lipidica catalizzata dai radicali liberi (Clementi & Fumagalli, 2006)
(fig.1).
4
COOH
Acido arachidonico
PGHS
Lipossigenasi P-450 epossigenasi radicali liberi
prostanoidi leucotrieni
acidi epossi-
ed idrossi-eicosatetraenoici
acidi idrossi-eicosatetraenoici
iso-eicosanoidi
Figura 1. Gli eicosanoidi derivati dall’acido arachidonico.
Nel processo infiammatorio rivestono un ruolo chiave la via catalizzata dall’enzima
PGHS e la via catalizzata dall’enzima lipossigenasi. In modo particolare, la conoscenza
della via enzimatica catalizzata dalla PGHS (fig.2), che porta alla formazione dei
prostanoidi, cioè prostaglandine e trombossani, è risultata essere di fondamentale
importanza per lo sviluppo e la commercializzazione dei classici farmaci
antinfiammatori.
5
COOH
Acido arachidonico
O
O
OOH
COOH
PGG
2
O
O
OH
COOH
PGH
2
COOH
O
OH
OH
COOH
OH
OH
COOH
OH PGE
2
PGF
2α
HO HO
O
PGD
2
Fosfolipidi della membrana cellulare
Fosfolipasi A
2
cicloossigenasi (COX-1 e COX-2)
mPGES-1
mPGES-2
cPGES
perossidasi
in rosso la via seguita in risposta agli stimoli infiammatori
O
OH
COOH
HO
HO
TxA
2
O
COOH
HO
OH
PGI
2
PGH-Sintasi
Figura 2. La cascata dell’acido arachidonico nella biosintesi di prostaglandine e
trombossani.
Infatti, la biosintesi delle prostaglandine, in risposta a stimoli infiammatori, inizia per
opera della fosfolipasi A
2,
un enzima specifico che va ad idrolizzare il legame estereo
sn-2 della fosfatidilcolina, liberando l’acido arachidonico nella cellula.
Successivamente, quest’ultimo, per azione dell’enzima prostaglandina H sintasi
(PGHS), forma un nuovo substrato, la prostaglandina H
2
. L’enzima PGHS è dotato di
due attività catalitiche, una ciclossigenasica, che porta alla formazione delle
6
prostaglandine G
2
(PGG
2
), ed una perossidasica, che riduce le PGG
2
a prostaglandine
H
2
(PGH
2
). Di questo enzima sono state caratterizzate due isoforme, la prostaglandina
H-sintasi 1, detta anche ciclossigenasi-1 (COX-1), e la prostaglandina H-sintasi 2,
conosciuta anche come clossigenasi 2 (COX-2). L’isoforma enzimatica COX-1 è
espressa in forma costitutiva nel nostro organismo e svolge un’azione fisiologica
importante nella formazione dei prostanoidi, coinvolti nella regolazione di funzioni
gastrointestinali, piastriniche e renali. La COX-2 è, invece, l’isoforma enzimatica
prevalentemente espressa in forma indotta, cioè in seguito a stimoli infiammatori, anche
se in alcuni tessuti, quali rene e vasi, è presente in maniera costitutiva. Le PGH
2
, a loro
volta, diventano nuovo substrato per l’azione di vari enzimi, responsabili della
formazione di altre prostaglandine e trombossani. In particolare, grazie all’azione
dell’enzima prostaglandina E-sintasi (PGE-Sintasi), anch’esso presente in più isoforme,
due delle quali espresse in forma costitutiva (cPGES e mPGES-2) ed una in forma
indotta (mPGES-1), le PGH
2
vengono trasformate in PGE
2
.
Le PGE
2
, sono coinvolte in processi sia fisiologici sia patologici. È stato infatti
dimostrato che le PGE
2
, prodotte seguendo la via della COX-1, sono naturalmente
prodotte nell’organismo. In particolare, esse sono presenti a livello dello stomaco, dove
svolgono azione citoprotettiva, e a livello del rene, di cui regolano la funzionalità. Al
contrario, le PGE
2
derivanti dalla via delle COX-2, sono implicate nei processi
infiammatori e tumorali.
Da quanto descritto, è possibile individuare diversi possibili targets utili per la sintesi di
molecole a carattere antinfiammatorio.
In ordine cronologico, il primo ad essere stato individuato è la Fosfolipasi A
2
(PLA
2
).
Su tale enzima agiscono quelli che comunemente vengono chiamati farmaci
antiinfiammatori steroidei (FAS) (fig.3). Questa classe di farmaci è rappresentata dai
7
glucocorticoidi, il cui capostipite è il cortisone. Essi esplicano la loro azione
essenzialmente promuovendo l’espressione genica della lipocortina 1, capace di inibire
la fosfolipasi A
2
.
Tuttavia, questi farmaci presentano un grosso limite. Agendo a monte della cascata
dell’acido arachidonico, inibiscono la totale produzione di prostaglandine, il che si
traduce nella comparsa di svariati effetti collaterali, alcuni dei quali anche gravi, a
carico degli organi in cui le prostaglandine svolgono un ruolo funzionale, quali ad
esempio l’ulcera gastrica. A ciò vanno poi aggiunti altri effetti collaterali non connessi
al blocco della PLA
2
e di cui ancora non risulta chiarita la causa, quali disordini
endocrini e diabete.
O
O
OH
OH
O
Cortisone
HO
O
OH
OH
O
Prednisolone
O
O
OH
OH
O
Betametasone
F
Figura 3. Alcuni esempi di farmaci antinfiammatori steroidei (FAS).
Targets più recenti sono gli enzimi COX-1 e COX-2, su cui agiscono i farmaci
antinfiammatori non steroidei (FANS), una classe eterogenea di molecole che ha come
capostipite l’aspirina (fig.4). La loro azione antinfiammatoria è dovuta alla capacità di
inibire la COX-1 e la COX-2.
8
COOH
OCOCH
3
Acido Acetilsalicilico
COOH
Ibuprofene
N
COOH
Cl
O
H
3
CO
Indometacina
NH
COOH
Diclofenac
Cl
Cl
N
COOH
O
Ketorolac
COOH
O
Ketoprofene
Figura 4. Alcuni esempi di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS).
Tra questi farmaci, particolarmente interessante è risultato, in passato, il gruppo di
molecole conosciuto come coxibs, capaci di inibire in modo selettivo e specifico la
COX-2 (fig.5). Lo sviluppo di molecole con queste caratteristiche aprì la strada alla
sintesi di molecole capaci di agire solo sulle prostaglandine indotte da stimoli
infiammatori e sembrava aver dato una soluzione al problema dei classici effetti
collaterali dei farmaci antinfiammatori non specifici. Purtroppo, studi di
farmacovigilanza hanno dimostrato che queste promettenti molecole rivelano una
elevata tossicità cardiovascolare se utilizzati per periodi prolungati e, pertanto, non
possono essere impiegate nel trattamento di patologie infiammatorie croniche, quale
l’artrite reumatoide.
N
N
CF
3
H
2
NO
2
S
Celecoxib
O
O
H
3
CO
2
S
Rofecoxib
N
O
H
2
NO
2
S
Valdecoxib
Figura 5. Alcuni esempi di Coxibs.
9
Poiché il farmaco antinfiammatorio ideale dovrebbe essere quello che aumenta gli
effetti benefici della flogosi controllando, nel contempo, le sue conseguenze distruttive
e nocive, è risultato, necessario individuare un target alternativo alla COX-2, e la
scoperta dell’enzima PGES, sembra essere la risposta a queste ricerche.
L’individuazione di molecole capaci di inibire selettivamente l’isoforma indotta
mPGES-1, infatti, permette di agire a valle della cascata dell’acido arachidonico e di
bloccare solo la produzione di PGE
2
indotte da stimoli infiammatori, senza modificare
quelle naturalmente presenti. Sulla base di queste interessanti premesse, il mio lavoro di
tesi si è rivolto al disegno ed alla sintesi di molecole quali potenziali inibitori
dell’enzima mPGES-1.
10
CAPITOLO 1 L’enzima mPGES1
1.1 Enzima prostaglandina E-Sintasi (PGE-Sintasi).
L’enzima prostaglandina E-sintasi è responsabile della trasformazione delle PGH
2
in
PGE
2
.
Come descritto in precedenza, le PGE
2
sono gli eicosanoidi più abbondanti presenti nel
corpo umano e sono responsabili di svariate funzioni fisiologiche e patologiche.
La PGE-sintasi è presente in tre isoforme: la cPGES, la mPGES-1 e la mPGES-2.
L’isoforma cPGES è la forma citosolica dell’enzima mentre, le altre due, sono le forme
microsomiali. La cPGES e la mPGES-2 sono due isoforme costitutive, sempre presenti
nel nostro organismo. In particolare, la cPGES produce PGE
2
a partire dalle PGH
2
formate dall’enzima COX-1, mentre la mPGES-2 produce PGE
2
a partire dalle PGH
2
formate sia dall’enzima COX-1 che dall’enzima COX-2. Al contrario, l’isoforma
enzimatica mPGES-1 è principalmente espressa in risposta a stimoli pro-infiammatori e
produce PGE
2
a partire dalle PGH
2,
formate dall’enzima COX-2 (Samuelsson et al.,
2007). È proprio quest’ultima caratteristica a rendere l’mPGES-1 un target
particolarmente interessante. Infatti, la sua inibizione determina la fine del processo
infiammatorio senza le conseguenze tipiche degli altri antinfiammatori in commercio,
quale in particolar modo l’ulcera gastrica.
1.2 Enzima mPGES-1: identificazione, distribuzione e patologie in cui è coinvolto.
L’enzima mPGES-1 (fig.6) è stato identificato per la prima volta nel 1999 (Jakobsson,
et al., 1999). Esso fa parte di un complesso di proteine di membrana appartenenti alla
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superfamiglia MAPEG (Membrane associated proteins involved in eicosanoid and
glutathione metabolism). Strutturalmente l’enzima è una proteina di membrana, un
trimero di cui ogni monomero presenta quattro eliche trans-membrana. In presenza di
un cofattore essenziale, il glutatione ridotto (GSH), l’mPGES-1, attraverso una reazione
di isomerizzazione ed una successiva di endoperossidazione, trasforma le PGH
2
in
PGE
2
. Come ribadito, l’mPGES-1 è essenzialmente una isoforma inducibile in presenza
di citochine pro-infiammatorie. È stato infatti dimostrato che nei pazienti con artrite
reumatoide, i livelli dell’espressione dell’enzima nella membrana sinoviale che riveste
le articolazioni aumentano con l’aumentare della gravità della malattia (Murakami et
al., 2003; Westman et al., 2004). Ciononostante, studi recenti hanno dimostrato che, a
bassi livelli, in alcuni organi, quali polmone, milza, rene e stomaco di topi, è espresso in
maniera costitutiva (Boulet et al., 2004).
Oltre alle patologie più strettamente infiammatorie, quali le patologie artritiche, e al
dolore per i quali l’inibizione selettiva dell’mPGES-1 può essere un valido ed effettivo
approccio terapeutico, tale enzima sembra essere coinvolto in svariate altre patologie.
In primo luogo, studi recenti hanno dimostrato che l’aumento della produzione delle
PGE
2
, che si verifica con la comparsa di alcune forme tumorali, quali il cancro al colon-
retto e alla mammella, nonché il tumore del polmone a piccole cellule è dovuta ad una
over-espressione dell’enzima mPGES-1 (Yoshimatsu et al., 2001; Yoshimatsu, Altorki
et al., 2001; Mehrotra et al., 2006).
In aggiunta, come dimostrato da studi condotti sui topi, la formazione di placche
aterosclerotiche (Wang et al., 2006), nonché la comparsa dell’ischemia cardiaca e
cerebrale, patologie che vedono coinvolto un processo infiammatorio, sembrano essere
connesse all’aumento dell’espressione degli enzimi COX-2 e mPGES-1 (Nilupul
Perrera et al., 2006; Ikeda-Matsuo et al., 2006).