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funzionamento della depressione, con indispensabili riferimenti
alla struttura del cervello ed alla sua morfologia citologica.
Il registro cambierà immediatamente nel secondo capitolo dove
Schopenhauer ed il rumeno Cioran, teorici di nullità e dolore,
coloreranno con i loro pensieri questa problematica. Le idee di
questi due autori chiariranno la condizione dell’uomo, essere
gettato nel mondo, e la caratteristica sofferenza che lo compenetra
e lo costituisce.
Il terzo capitolo ha per titolo MENTE e prende in considerazione
lo scavo nell’inconscio, la psicoanalisi di Freud con particolare
attenzione alla metapsicologia ed ai raffronti tra il lutto e la
malinconia. La parola depressione comparirà tragica nell’opera,
ma soprattutto nella vita di Melanie Klein per poi terminare con
alcuni punti di vista epistemologici caratteristici della trattazione
odierna. Lo studio si conclude con alcune considerazioni
personali, la trattazione di casi ipotetici che richiedono terapie
speciali ed un suggerimento, una possibile via d’uscita dal dolore
tramite una riorganizzazione dell’esperienza personale.
Neuroscienza, filosofia e psicanalisi dunque, nell’auspicio di una
sempre più frequente e proficua collaborazione.
Infine, ma non da ultimo, il motivo per cui la vita mi ha portato ad
approfondire questi studi: nel 1992, all’inizio della mia carriera
universitaria, subii un grave incidente stradale che mi costrinse ad
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una lunga degenza in ospedale. Una tale sofferenza è sfociata poi
in depressione. Dopo essere guarito fu prepotente il desiderio di
capire appieno ciò che mi era accaduto. Di comprendere le cause,
i danni, le cure. Una sorta d'esorcismo verso la paura che il dolore
aveva aperto in me.
Desidero ringraziare il Professore Civita per avere seguito e
supportato il lavoro ma soprattutto per avere fornito elementi e
stimoli essenziali. Le autrici delle tavole Barbara Rivolta e Chiara
Mottadelli e la loro arte. La rivista “Viandante” per la fiducia, la
pratica e le risate. Le discussioni con le persone sempre preziose e
le discussioni consumate attorno ad un risultato che non arriva.
Ultimo ma non da ultimo la mia famiglia poiché crede in ciò che
faccio, studio e scrivo - a cui questa tesi è dedicata.
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Cap. 1 CERVELLO
“...Le vostre gioie e i vostri dolori, i vostri ricordi e le vostre ambizioni, il vostro senso
d’identità personale e di libero arbitrio, in effetti non sono altro che il comportamento di
un gruppo molto numeroso di cellule nervose e delle molecole ad esse associate...”
F. Crick
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Aspetti medico-biologici.
Struttura del cervello.
Uno studio sulla depressione dovrebbe essere affrontato da due lati
differenti. Occorre, senza dubbio, un’analisi scientifica, fondata su
una descrizione del cervello e delle strutture neuronali in esso
contenute che deve completarsi con un’analisi filosofico
epistemologica che chiarisca l’aspetto mentale non solamente con
una spiegazione esclusivamente biologica.
L’analisi scientifica, come sostiene Edelman dovrà essere esplicita,
dettagliata e persuasiva onde evitare di scadere in sterili
razionalismi o dubbie interpretazioni: “...una teoria adeguata della
coscienza fondata sulla struttura e sul funzionamento del cervello,
dev’essere una teoria evoluzionistica che sia in accordo con i
principi dello sviluppo...”1.. Dovrà esaminare le prove empiriche
fornite da ogni fonte possibile, purché non contrastino con le leggi
scientifiche note della fisica, della chimica e della biologia.
L’analisi filosofica dovrà invece permettere di perseguire
direttamente l’epistemologia anche nelle questioni psicologiche;
indagherà l’uomo ed il suo dolore intrinseco, tenterà di giustificare
l’introspezione cosciente e gli scavi nell’inconscio tipici della
psicanalisi fornendo un approccio ed un linguaggio umano, non
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strettamente medico. Un linguaggio umano per un disagio tutto
umano, sfumato, una sofferenza che non è ancora compiutamente
definibile.
La tensione evoluzionistica auspicata da Edelman avrà quindi a che
fare con due sistemi evolutivi: il sistema nervoso centrale che
continua a rivelarsi con nuove e complesse microstrutture, e
l’ambito che lo indaga. Si otterrà così un proficuo colloquio
interdisciplinare. Così neuroscienza, psicanalisi e filosofia
dialogheranno insieme con un comune scopo: il tentativo di
integrare tutte le diverse visioni per sbrogliare la matassa del
disagio e della patologia psichica. Solo un lavoro d’équipe porterà
ai risultati una valenza evolutiva. Essi saranno più efficaci e nuovi,
frutto di un costante e produttivo confronto, sottoposti ad una
verifica sempre attenta e che non proverrà esclusivamente da una
determinata nicchia del sapere. In questo lavoro si vedrà
un’esposizione di tre approcci al disagio psichico, in una sorta
d'esposizione che prelude ad una formativa coalizione.
Questa convinzione si esprime in una sintesi tra i differenti modi di
porsi, tra i più incoerenti linguaggi, per raggiungere una
consapevolezza maggiore ed un livello pragmatico di risoluzione
più alto. La sintesi non è tuttavia riduzione: non ridimensiona il
sistema concettuale (paradigma) ma ne sviluppa uno nuovo, più
comprensivo, poiché il campo d’indagine cervello-mente, il campo
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d’indagine della psiche (dal greco psychè, soffio, anima) necessita
di più visioni, di più lati per essere osservato, risolto, compreso.
In questo primo capitolo viene affrontato l’approccio medico
biologico. Il disagio psichico costituisce, infatti, circa il 20-40%
della domanda di aiuto al medico di famiglia da parte della
popolazione generale e solo il 25% di questa domanda giunge
all’osservazione specialistica2.. Tale approccio è basato su
osservazioni naturalistiche e riproducibili e dunque sull’aspetto
empirico; su conoscenze acquisite per confutazione e accettazione
d’ipotesi dimostrabili (aspetto scientifico) e finalizzato alla terapia
e alla prognosi, alla riduzione della sofferenza.
Uno studio sulla depressione, quindi, non può prescindere da un
approfondimento sulla struttura biologica dove si ritiene che tale
patologia risieda. Si rende necessaria dunque una trattazione
esplicativa, una descrizione che indichi e rintracci gli aspetti
fondamentali, le caratteristiche e l’ipotetica eziologia biologica di
questo problema.
Dentro la nostra testa c’è una struttura tanto meravigliosa quanto
complessa che controlla le nostre azioni e che in qualche modo
suscita una consapevolezza del mondo che ci circonda: il cervello.
Esso rappresenta il vertice di complessità del sistema nervoso
centrale che solitamente viene suddiviso in tre parti: il midollo
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spinale, flessibile ed elastico per seguire tutti i movimenti della
colonna vertebrale, il tronco encefalico che comprende midollo
allungato, il ponte, il mesencefalo e il diencefalo, ed infine il
cervello vero e proprio.
Esso si compone di vari organi separati, ciascuno dei quali controlla
una diversa facoltà; è compreso nell’encefalo, quella parte del
sistema nervoso centrale contenuta nella scatola cranica. E’
ancorato al cranio grazie ad una robusta membrana esterna
chiamata dura madre che è saldamente attaccata alla superficie
interna del cranio e fornisce inoltre diversi setti che dividono la
cavità cranica in compartimenti relativamente separati. Questi setti
hanno la funzione di impedire movimenti eccessivi del tessuto
cerebrale, molto soffice e delicato, che sarebbe lacerato durante
movimenti troppo bruschi.
A livello molto grossolano si nota una simmetria bilaterale, con gli
emisferi sinistro e destro collegati dal corpo calloso, la più grande
massa di fibre di connessione del sistema nervoso centrale. Esso,
infatti, unisce aree corrispondenti della neocorteccia e dei due
emisferi. Troviamo poi uno strato superficiale esterno che prende il
nome di corteccia ed ha uno spessore di circa due millimetri ed
un’area totale di circa 1,5 metri quadrati; essa è ricca di
circonvoluzioni e possiede uno strato di sostanza grigia e regioni
interne maggiori di sostanza bianca. La prima formata dai corpi
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cellulari veri e propri, mentre la seconda dall’insieme delle fibre di
connessione, dai prolungamenti, il colore bianco è dovuto alle
guaine che isolano queste fibre. La sostanza grigia è la zona dove
sono eseguiti i vari compiti d'elaborazione d'informazioni, la
sostanza bianca è composta da lunghe fibre nervose che trasportano
segnali da una parte all’altra del cervello. La parte della corteccia
più esterna viene generalmente suddivisa in lobi: frontale,
temporale, occipitale e parietale separati da solchi particolarmente
profondi.
Più in profondità, nella parte posteriore dell’encefalo, si trova una
porzione più piccola atta alla coordinazione dei movimenti
volontari detta cervelletto. Qui la sostanza grigia penetra nella
sostanza bianca formando arborizzazioni simili ai rami di un albero:
in antichità gli studiosi chiamarono questa parte del cervelletto
“albero della vita”, ritenendo che fosse sede dell’anima.
Ancora più in profondità, e un po’ nascosto sotto il cervelletto,
troviamo il tronco dell’encefalo, l’estensione superiore del midollo
spinale. Esso contiene nuclei e circuiti nervosi che controllano
importanti funzioni corporee come la respirazione, la funzione
cardiaca e quella gastro\intestinale. La porzione superiore del
tronco dell’encefalo, il diencefalo ha come elementi principali
l’epitalamo, il talamo e l’ipotalamo. L’epitalamo contiene una
struttura che può essere identificata anche macroscopicamente, la
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ghiandola pineale o epifisi che regola l’alternanza luce\buio nonché
i cicli stagionali, il talamo, massa obliqua di sostanza grigia che
interviene nel controllo dell’attività elettrica della corteccia e
partecipa all’integrazione delle funzioni motorie, svolge inoltre
un’attività di controllo intervenendo nel meccanismo sonno\veglia.
Vi è poi l’ipotalamo che partecipa alle attività endocrine e alle
espressioni emotive e comportamentali, piacere rabbia, timore,
disperazione, fame, esercitando inoltre una mediazione tra le
manifestazioni mentali e fisiche delle emozioni. Esso si configura
come una delle aree importanti per questo studio, in quanto alla
base delle principali turbe depressive sembra esserci la mancanza di
qualche meccanismo di regolazione intrinseca, un disturbo di
funzioni chimiche regolate dall’ipotalamo; vi è poi il bulbo che
regola diverse funzioni autonome quali la respirazione, la
digestione e la circolazione, il mesencefalo, la parte più piccola e
meno differenziata, il ponte di Varolio e molte altre costruzioni dai
nomi curiosi.
La parte della corteccia più antica dal punto di vista evolutivo
appartiene al sistema limbico, un complesso di strutture assai esteso
che comprende l’ippocampo, il polo temporale, la superficie
orbitale posteriore del lobo frontale, alcuni nuclei sottocorticali ed
anche l’ipotalamo cui sono attribuite funzioni nei processi di
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memorizzazione nei riguardi di avvenimenti recenti ed
arricchimento dei contenuti emozionali delle sensazioni.
Le regioni della corteccia che presiedono alle funzioni visive,
olfattive, uditive, somatosensoriale e motorie sono dette primarie
essendo quelle che si occupano più direttamente dei segnali in
ingresso nel cervello e in uscita da esso. Accanto a queste regioni
primarie ci sono le regioni secondarie della corteccia cerebrale, le
quali si occupano di un livello d'astrazione più complessa e sottile.
Le regioni restanti formano la cosiddetta corteccia terziaria o
associativa; è in gran parte in queste regioni terziarie che sono
eseguite le attività più astratte e complesse.
Tutte queste suddivisioni non completano la struttura anatomica di
quest’organo eccezionale, purtuttavia ci danno un’idea
approssimativa delle sue capacità; il cervello umano viene a ragione
definito l’oggetto più complesso dell’Universo. Comprende mille
miliardi di cellule, cento miliardi delle quali sono neuroni collegati
in rete che tramite connessioni neurochimiche fanno “parlare” tra
loro le diverse zone cerebrali dando origine ad intelligenza,
creatività, emozione; quest’organo, la cui struttura cellulare
comprende un numero di neuroni pari alle stelle della Via Lattea,
grazie all’attività congiunta di tutte le sue regioni, rende possibile il
più affascinante di tutti i fenomeni neurologici, la mente: tutto ciò
grazie alla caratteristica morfologia delle cellule nervose e alla
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possibilità di trasmissione d'impulsi elettrochimici tra i neuroni
stessi.
Struttura della cellula nervosa e meccanismi di
comunicazione.
I primi e più importanti studi sui neuroni risalgono a circa cento
anni fa e sono, principalmente, opera di Santiago Ramon Y Cajal,
che grazie al metodo di colorazione delle cellule con sali d’argento
di Camillo Golgi riuscì a identificarne la peculiare varietà
strutturale e le caratteristiche morfologiche.
Quattro i punti fondamentali della sua teoria: 1- i nervi terminano
con diramazioni libere e non in reti interconnesse; 2- le
ramificazioni si applicano a distanza ravvicinata ai dendridi e corpi
cellulari, ma sono continue con essi; 3- il corpo cellulare e l’assone
partecipano attivamente alla conduzione dell’impulso e non hanno
soltanto un ruolo nutritivo; 4- l’impulso nervoso- ed è questa
l’acquisizione maggiore- viene in qualche modo traghettato
attraverso i punti di contatto fra le cellule e non passa dall’una
all’altra per conduzione diretta e continua. Questi studi chiarirono
in modo definitivo che il sistema nervoso è un insieme di neuroni
indipendenti ma interdipendenti, ciascuno dei quali possiede una
sua autonomia funzionale dimostrando inoltre come la coscienza, il
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vissuto psichico, la mente nascano in qualche modo dall’azione di
questa miriade d'elementi neurali che nel loro insieme possiedono
un’attività spontanea e la capacità di produrre informazioni.3.
Fondamentale nell’apporto dello sviluppo delle scoperte di Cajal fu
il fisiologo inglese Charles Sherrington. La sua analisi dell’arco
riflesso condotta a livello cellulare sul midollo spinale dei
mammiferi, dimostrò che i neuroni effettori (le cellule che inviano
impulsi direttamente ai muscoli dell’arto) potevano essere
influenzati o indotti a scaricare l’impulso (per eccitazione) o a non
scaricarlo (per inibizione). Le influenze esterne sono, così,
trasmesse ai neuroni effettori da nervi provenienti dallo stesso arto
o da quello opposto. Benchè Sherrington riuscisse ad attivare i
riflessi intuendo esattamente i fenomeni elettrici che ne erano alla
base, la misurazione dei piccoli e rapidissimi segnali con cui i
neuroni comunicano tra loro dipendeva dai progressi tecnici
dell’elettronica: è tuttavia innegabile che la sua analisi fornì il
complemento funzionale della dottrina del neurone di Ramon Y
Cajal, ponendo le basi per una crescita impetuosa delle conoscenze
sul cervello4..
Eccitabilità, dunque, conducibilità e polarizzazione rappresentano
le proprietà caratterizzanti del neurone, unità morfologica e
funzionale del sistema nervoso centrale. Essi sono caratterizzati da
una membrana esterna, che oltre a regolare gli scambi metabolici
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fra cellule e ambiente circostante, è la sede dove si svolgono i
fenomeni bioelettrici che sono alla base dell’impulso nervoso. Vi è
poi il corpo cellulare vero e proprio, che prende il nome di
pirenoforo, da cui si dipartono due tipi di prolungamenti già prima
menzionati: i dendridi e l’assone o neurite, aventi diverse e
peculiari caratteristiche funzionali. Pertanto dendridi sono definiti
le strutture recettive dei neuroni che conducono impulsi verso il
nucleo, mentre assoni quelli che conducono impulsi in senso
inverso in altre parole distalmente rispetto al nucleo; l’assone
regolerà l’impulso in uscita dalla cellula, mentre il dendrite quello
in entrata.
L’assone origina dal pirenoforo ed, in genere, ogni neurone ne
possiede uno solo. Al termine di ciascuna delle fibre nervose si
trova un piccolo bottone sinaptico ed una fessura che prende il
nome di sinapsi: ciò crea complessi rapporti giunzionali tra neuroni
che permettono l’integrazione degli impulsi e la loro trasmissione
da una cellula all’altra. Questi dispositivi anatomici sono, per la
maggior parte, unidirezionali, così che dendriti e assoni possono
condurre l’impulso nervoso nelle due direzioni e ne esistono di due
tipi, le sinapsi eccitatorie e quelle inibitorie, secondo la loro azione
sul neurone. All’interno di tali terminazioni, studiate con metodiche
di impregnazione argentea ed aurica si possono apprezzare
addensamenti di vescicole sinaptiche contenenti neurotrasmettitori,
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i mediatori chimici, gli artefici della comunicazione tra cellula e
cellula e del conseguente funzionamento del cervello.
La scoperta dell’attività elettrica di quest’organo è stata decisiva
per fondare un modello dinamico della base fisica della coscienza
ed è un tassello fondamentale per comprendere, ed eventualmente
risolvere, la patologia depressiva. Questa nuova visione
concettuale, si configura come un vero e proprio mutamento di
paradigma, per usare termini khuniani, in seguito a queste
importanti acquisizioni, nulla nel trattamento del disagio psichico
sarebbe stato più lo stesso.
Occorre ora chiarire come queste cellule comunichino tra loro,
come avviene il rilascio di neurotrasmettitori, l’esocitosi
sincronizzata che genera attività cerebrale. Elementi fondamentali
sono il sodio, il cloro e il potassio e le loro cariche. Il rilascio di
neurotrasmettitori avviene nella fessura sinaptica in uno spazio di
25-30 nanometri e viene attivato grazie a impulsi noti come
potenziali d’azione. Questi segnali si propagano lungo tutto
l’assone per poi trasformarsi in segnali chimici. Il neurone possiede