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INTRODUZIONE
La presente ricerca intende indagare il rapporto che
intercorre tra i concetti del “dentro” e del “fuori”. Questo binomio
instaura una molteplicità di relazioni che si situano a diversi livelli
dell’esistente.
Prendendo le mosse da alcune considerazioni preliminari, si
illustrerà come, a queste categorie, vengano attribuiti significati
mutevoli. In alcune situazioni il “dentro” assume una connotazione
positiva, come sinonimo di appartenenza e di inclusione mentre il
“fuori” denota una condizione di estraneità ed esclusione. Esistono
poi, al contrario, determinati contesti in cui l’interno denota una
situazione di prigionia, di privazione delle possibilità di espressione
mentre l’esterno viene ad assumere una valenza positiva, come
sinonimo di libertà e conoscenza.
Successivamente, si affronterà la particolare configurazione che
queste dimensioni assumono nel sistema filosofico di Gottfried
Wilhelm von Leibniz, come riletto dal filosofo francese Gilles
Deleuze nel suo saggio La piega. Leibniz e il barocco. In particolare
si approfondiranno due elementi centrali del pensiero del filosofo
tedesco, la piega e la monade. Essi introducono una peculiare
configurazione del rapporto tra la dimensione interiore e quella
esteriore. Si sottolineerà, inoltre, come questa particolare visione
trovi, in arte, un corrispettivo puntuale nell’opera del pittore
olandese Jan Vermeer.
Gli spunti filosofici introdotti da Leibniz sono espressione della
cultura barocca coeva al filosofo. Pertanto si analizzeranno le
caratteristiche principali di tale epoca, mettendo successivamente
in evidenza le principali corrispondenze tra la metafisica leibniziana
e la produzione pittorica, architettonica e scultorea dell’epoca, alla
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luce delle opere dei suoi principali artisti, tra i quali Andrea Pozzo,
Pietro da Cortona, Francesco Borromini e Gian Lorenzo Bernini. Di
tali sviluppi si rintracceranno alcuni precedenti significativi nelle
opere di Raffaello Sanzio, Tintoretto, Jacopo Barozzi da Vignola,
Giacomo della Porta e Niccolò dell’Arca.
Da ultimo, il presente lavoro approfondirà le modalità con cui alcuni
artisti contemporanei, a partire dagli anni sessanta del novecento,
hanno sviluppato il reciproco rapporto tra le due categorie in
esame. In particolare verranno analizzate le opere di alcuni
esponenti del Minimalismo americano, come Donald Judd e Carl
Andre e i successivi sviluppi riscontrabili nell’arte processuale o
Antiform di Robert Morris.
Si, affronterà, poi, lo studio della configurazione che il rapporto tra
l’interno e l’esterno assume nella ricerca spazialista di Lucio
Fontana, il quale anticipa e influenza molte delle soluzioni che
saranno adottate dagli artisti successivi: in particolare Jannis
Kounellis, in riferimento al superamento dei tradizionali confini del
quadro e il movimento Light & Space di James Turrell e Robert
Irwin e, in Italia, alcune opere di Gianni Colombo, relativamente
alla creazione di ambienti percettivi.
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1.APPARTENENZA ED ESCLUSIONE. RECLUSIONE
E LIBERTÀ.
1.1 Un bisogno di appartenenza: l’interno come inclusione
e protezione. L’esterno come esclusione e condanna.
Interno ed esterno sono due dimensioni che, nella loro
contrapposizione e reciproca relazione, connotano l’esistente. Sia la
realtà fisica sia quella psichica risentono di questa bipartizione che
è, a un tempo, condizione di esistenza e principio ordinatore di una
serie di fenomeni. Questa dicotomia si declina, infatti, su di una
molteplicità di piani che il presente lavoro intende indagare.
L’identificarsi con una situazione d’inclusione, il raggrupparsi,
è coestensivo all’idea di sopravvivenza e di conservazione (di una
specie, di un genere, di una categoria) e ciò avviene non solo
nell’essere umano ma anche nel mondo animale: l’appartenenza a
un branco in molti casi è condizione diretta di vita o di morte.
A livello preliminare, si può osservare come la dimensione spaziale
della realtà sia sempre stata connotata dalla dinamica dentro-fuori:
le comunità umane si sono ordinate secondo questa logica con la
costituzione di villaggi e città, la cui organizzazione territoriale e
culturale ha favorito e determinato la riconoscibilità di ciò che
apparteneva o meno al suo contesto. Il riunirsi in gruppi sociali
sempre più organizzati e specializzati ha rappresentato per l’essere
umano, sin dall’antichità, un mezzo di difesa e protezione, di
sostentamento e sviluppo. Dai nuclei familiari fino alle compagini
strutturate politicamente ed economicamente, il fattore attorno al
quale si impernia l’organizzazione è la una comunanza di valori,
obiettivi e interessi, sia fisiologici che strategici. Queste idee si
trovano già sintetizzate nella definizione di Aristotele dell’uomo
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come “animale sociale”
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che tende per natura a riunirsi con altri
individui e a costituirsi in società: “…lo Stato è un prodotto naturale
e (…) l'uomo per natura è un essere socievole: quindi chi vive fuori
della comunità statale per natura e non per qualche caso o è un
abietto o è superiore all'uomo, proprio come quello biasimato da
Omero «privo di fratria, di leggi, di focolare»: tale è per natura
costui e, insieme, anche bramoso di guerra, giacché è isolato,
come una pedina al gioco dei dadi. È chiaro quindi per quale
ragione l'uomo è un essere socievole (…).”.
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Il rapporto tra Stato e individuo nella visione aristotelica si
configura come necessario e come un rapporto tutto-parti, per cui
l’organizzazione preesiste alle singole unità che lo compongono, e
solo attraverso questa riunione, gli elementi costituenti trovano la
loro naturale collocazione in vista del bene per gli individui: “è
evidente dunque che lo stato esiste per natura e che è anteriore a
ciascun individuo: difatti, se non è autosufficiente, ogni individuo
separato sarà nella stessa condizione delle altre parti rispetto al
tutto, e quindi chi non è in grado di entrare nella comunità o per la
sua autosufficienza non ne sente il bisogno, non è parte dello
Stato, e di conseguenza è o bestia o dio. Per natura, dunque, è in
tutti la spinta verso siffatta comunità, e chi per primo la costituì fu
1
ARISTOTELE, Politica. Aristotele (384-322 a.C.) dedica la Politica all’analisi delle
modalità di amministrazione della polis. L’opera è suddivisa in otto libri, nei quali
il filosofo analizza le diverse realtà politiche a partire dall'organizzazione della
famiglia, intesa come nucleo base della società, per svolgere successivamente lo
studio dei diversi tipi di costituzione.
Nel suo pensiero il riferimento alla natura assume un ruolo chiave: egli definisce
l'uomo come un animale politico (politikòn zôon) che, in quanto tale, è portato
per natura a unirsi ai propri simili per formare delle comunità.
Nello stesso
passo, Aristotele afferma anche che l'uomo è un animale naturalmente provvisto
di logos, di parola, in accordo con la sua innata socialità, perché è mediante
i logoi che gli uomini possono scambiarsi informazioni essenziali per la
sopravvivenza e possono trovare un terreno di confronto. Il filosofo sottolinea,
sin dall’inizio del Libro I, che ogni Stato è una comunità e ogni comunità si
costituisce in vista di un bene e pertanto risponde ai bisogni naturali
dell'individuo.
2
ARISTOTELE, Politica, libro I, 2.
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causa di grandissimi beni.”.
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Un primissimo livello di inclusione si attua a livello familiare
4
: il
nucleo formato da genitori e figli costituisce già un’unità basilare di
organizzazione sociale, l’appartenenza alla quale fornisce
protezione e sostentamento, cura e sopravvivenza.
Le prime comunità socialmente strutturate, come unioni di individui
riferibili a uno specifico territorio, ebbero origine in età neolitica in
seguito all’insediamento stabile di gruppi precedentemente nomadi.
Esse si costituirono come aggregazioni di clan, ciascuno dei quali
mirava al proprio sostentamento attraverso un’autosufficienza
produttiva nella coltivazione dei cereali e nella fabbricazione di armi
e strumenti per la caccia. Un esempio particolarmente significativo
è la città di Çatal Hüyük, databile tra il 7000 e il 5000 a.C. e
scoperta sull’altopiano anatolico a metà del secolo scorso. Con una
popolazione compresa tra le 6000 e le 10000 persone, rappresenta
il maggiore agglomerato di abitanti fin qui conosciuto dell’intero
mondo neolitico. Gli scavi su questo sito hanno evidenziato una
società caratterizzata da un inedito livello di complessità nella
divisione del lavoro.
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Si può osservare, in questa evoluzione delle comunità umane, un
secondo livello di inclusione, dai nuclei familiari alla riunione di
questi in comunità, amplificando così gli effetti positivi che
comporta l’appartenenza ad un gruppo.
3
ARISTOTELE, Politica, libro I, 2.
4
Cfr. ARISTOTELE, Politica, libro I, 3: Poiché è chiaro di quali parti risulta lo stato,
è necessario in primo luogo parlare dell'amministrazione familiare: infatti ogni
stato è composto di famiglie.
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Cfr. FARINELLI F., Geografia. Un’introduzione ai modelli del mondo, Piccola
Biblioteca Einaudi, 2003, pp. 152-153. L’Autore ricorda come proprio a Çatal
Hüyük sia stata rinvenuta l’unica pianta urbana preistorica a noi nota, sintomo di
una forte consapevolezza della propria civiltà e della capacità dei sui abitanti di
produrre un’immagine materiale, pubblica e perciò condivisa, della forma e del
funzionamento del mondo o di una sua parte.