4
Le recenti esperienze politiche italiane acuiscono, se possibile, ancor di più
questi dubbi e dimostrano come le perplessità circa la reale possibilità che
abbia un popolo di governare pienamente, all’interno di uno Stato
democratico, non siano del tutto infondate.
È governo del popolo quando un cittadino è chiamato a votare per un
candidato o per un altro, scelti da una classe dirigente elitaria?
Può essere definita pienamente democratica, una legge elettorale che
chiede al cittadino di apporre solo una croce sul simbolo di un partito?
Certamente sarebbe un errore arrivare a delle facili e banali conclusioni
soffermandosi esclusivamente ad una superficiale lettura del problema, è
lecito però che sorgano dei dubbi ed è sicuramente possibile asserire che
qualcosa andrebbe cambiato affinché dei semplici quesiti non si trasformino
in certezze.
Va visto quindi, come un atto di cambiamento, il processo che si sta
attuando in molti Stati, dove per contrastare il potere elitario delle classi
dirigenti dei partiti, per osteggiare il dominio delle organizzazioni di partito
nella selezione dei candidati alla cariche pubbliche e per dare maggiore
vigore al potere decisionale di tutti i cittadini, compare e si diffonde
rapidamente, un movimento di riforma nella scelta delle candidature, che
dà la possibilità all’elettore di esprimere direttamente la propria preferenza
per la selezione dei candidati.
Nello scorso decennio il meccanismo delle elezioni primarie per la scelta dei
candidati sia a livello nazionale, che provinciale e locale, ha iniziato ad
essere utilizzato, in molti Stati, in modo sempre più capillare, soprattutto
all’interno dei Partiti Democratici ed in generale in seno ai partiti tendenti
ad ideologie più vicine alla sinistra socialista.
Tra i tanti, è possibile segnalare tra le primarie indette per stabilire le liste
per il Parlamento nazionale, i casi del Partito dell’Indipendenza Islandese nel
1995, del Partito Progressista Democratico di Taiwan nello stesso anno, del
Partito Nazionale dell’Honduras nel 1996, del Likud in Israele nel 1999, del
5
Comitato di Organizzazione Politica Elettorale Indipendente in Venezuela
sempre nel 1999.
Sono da menzionare, però, anche le elezioni primarie per la scelta del
candidato premier del Partito Socialista Democratico Tedesco nel 1994 e del
Partito Socialista Operaio Spagnolo nel 1998.
Da ricordare, inoltre, l’elezione dei candidati presidenziali del Partito
Rivoluzionario Istituzionale del Messico nel 1999, dei democristiani e dei
socialisti in Cile alleati nella Coalizione di Partiti per la Democrazia nel 1999,
del Partito Socialdemocratico finlandese nel 1999 e del Partito di Unità
Cristiana in Costarica nel 2001
2
.
Infine, per quanto riguarda le primarie a livello locale, è da segnalare quella
indetta in Italia nel 1999 nella città di Bologna
3
.
Una menzione particolare, è inevitabile, per le elezioni primarie americane
ritenute, a dovere, le primarie per eccellenza, in quanto furono proprio gli
Stati Uniti, che svilupparono, ed in seguito esportarono negli altri Paesi,
questo importante strumento di democrazia.
Solo nel ventunesimo secolo è riscontrabile un’evidente inversione di
tendenza relativo all’utilizzo marcato dell’istituto delle primarie.
La fine del 2004, ma soprattutto il 2005, rappresentano gli anni che
decretano il boom delle elezioni primarie in Italia, grazie soprattutto alla
coalizione di centrosinistra che, provando ad aprire nuovi spazi di
democrazia partecipata, ha intrapreso questo nuovo percorso.
Infatti, dalla prima legge italiana che regolamenta le elezioni primarie,
emanata dalla regione Toscana
4
; si arriva ad alcuni esempi concreti di
elezioni primarie vere e proprie, grazie alla regione Puglia
5
, che ha dato il via
2
Dati derivati da “Partiti e primarie: la selezione dei Candidati in Argentina” di Miguel de
Luca, Mark P. Jones, Marìa Inés Tula pag. 62.
3
Elezioni Primarie svoltesi il 27 Marzo 1999 per la scelta del candidato a sindaco all’interno
della coalizione dell’Ulivo.
4
Legge n°70 del 2004. Per una completa visione consultare l’appendice.
5
Elezioni svoltesi il 16 Gennaio 2005, hanno sentenziato la scelta del candidato della
presidenza della regione per la coalizione del centro‐sinistra.
6
a questo nuovo metodo di selezione dei candidati; fino a raggiungere l’apice
con le elezioni primarie a livello nazionale, all’interno dell’Unione, per la
scelta del candidato Premier
6
.
Dopo anni in cui al cittadino era preclusa la possibilità di incidere in maniera
determinante nella formazione della volontà politica, e con un sistema
istituzionale incapace di dialogare con la società civile ed invaso
prevalentemente da una “forte concentrazione delle élites politiche”
7
, le
elezioni primarie sono viste come “l’esercizio democratico di dare voce al
popolo”
8
.
Le primarie rappresentano la possibilità per i cittadini di incidere
maggiormente sulla vita politica del Paese, penetrando in scelte fino ad ora
interdette ai non militanti politici.
E’ soprattutto grazie alla spinta apportata delle recenti esperienze politiche
italiane che si vuole intraprendere questo lavoro.
Possono essere considerate le elezioni primarie come una vittoria della
democrazia o solo un modo per far risolvere ai cittadini problemi decisionali,
che i partiti non avrebbero mai risolto a causa delle loro beghe interne?
Può essere questo istituto, attraverso una precisa regolamentazione
nazionale, la meta da raggiungere per l’Italia della seconda Repubblica?
Quale futuro è prevedibile per le elezioni primarie in Italia?
Sono queste alcune delle domande alle quali si cercherà di trovare delle
risposte in questo lavoro, evitando di soffermarsi il meno possibile sul,
Importanti per il risultato politico poiché il candidato di Rifondazione Comunista, Nichi
Vendola, contro tutti i pronostici ha sconfitto il candidato Boccia, andando poi a vincere
l’elezioni vere e proprie contro il presidente uscente e candidato della Casa delle Libertà,
Fitto.
6
Svoltesi il 16 Ottobre 2005, che sono state segnate da una vera e propria mobilitazione
popolare cha ha portato al voto 4.294.487 di persone.
In realtà, però, false primarie, poiché si sono rilevate più una legittimazione per Romano
Prodi che una scelta fra candidati vera e propria.
7
Alessandro Mazzitelli, Le primarie come forma sostanziale di partecipazione e nuova
tecnica di mediazione politica, in Elezioni Primarie e rappresentanza politica a cura di Silvio
Gambino, Rubbettino 1995, p.152.
8
Fausto Bertinotti, in Affermarsi alle primarie e perdere le elezioni ‐La democrazia dei
militanti, di GIOVANNI SARTORI, Corriere della Sera del 19 Gennaio 2005.
7
seppur ricco e molto interessante, dibattito politico e sulle varie tesi di
statisti, politologi e costituzionalisti, per concentrarsi prevalentemente sui
processi di selezione dei candidati nell’esperienza italiana e sulle regole di
svolgimento delle elezioni primarie.
E’ solo conoscendo a fondo il passato ed il presente che possiamo capire ciò
che potrà succedere in futuro, ed è spiegando ciò che è avvenuto e che
avviene in ambito politico che si vuole, forse un po’ troppo ambiziosamente,
cercare di prevedere quello che potrà accadere nell’impianto costituzionale
Italiano.
È proprio per questo che il lavoro parte da un excursus sull’evoluzione del
processo delle elezioni primarie, dalla nascita dell’istituto negli Stati Uniti
d’America, fino alle prime esperienze italiane in ambito nazionale e locale,
analizzando le norme che hanno regolamentato le elezioni primarie nella
regione Puglia, passando per quelle che hanno disciplinato le primarie
nazionali dell’Unione, fino ad arrivare ai regolamenti delle primarie di
Trieste, di Milano, della Sicilia e all’esperienze della Francia e del Partito
Democratico in Italia.
Solo alla fine di questo cammino si potranno tirare delle conclusioni più o
meno veritiere.
Solo allora si potrà stabilire se ci si trova al cospetto di una definitiva
accelerazione nel processo di democratizzazione o se presto tutto questo
periodo verrà solo ricordato come un’occasione sprecata dalla politica,
incapace di interagire più da vicino con i cittadini ed inidonea a restituire
loro parte del potere che le è stato concesso col passare degli anni.
8
Capitolo I
Dalla struttura, alla prima legge italiana.
1.1 Le elezioni primarie: perché, quando e quali.
Le elezioni primarie possono essere definite come un procedimento
democratico attraverso il quale vengono scelti i candidati o il candidato di
un partito o di una coalizione, che parteciperanno in seguito alle elezioni
vere e proprie.
Le finalità
9
delle primarie sembrano essere quelle di:
1. eleggere il candidato migliore, intendendo quello con maggiori
possibilità di vittoria e quello potenzialmente più gradito tra gli
elettori;
2. favorire l’eguaglianza dei punti di partenza dei candidati deboli,
perché non appoggiati da figure in grado di riscuotere grandi
successi;
3. mobilitare il consenso degli elettori;
4. ridurre l’influenza degli apparati di partito;
5. stimolare la partecipazione dei gruppi e dei partiti minori;
6. stimolare il coinvolgimento della società civile: gruppi di base e di
volontariato, associazioni culturali e di tutela dell’ambiente,
associazioni di consumatori, gruppi di utenti e di servizi, comitati di
cittadini e quant’altri;
7. favorire la trasparenza del processo elettivo.
Si cerca quindi di stimolare la partecipazioni popolare, in modo da dare
maggiore trasparenza alla scelta dei candidati, riducendo il potere delle
scelte di partito.
9
Ezio Marra, Primarie:come si vota? in Elezioni Primarie e rappresentanza politica a cura di
Silvio Gambino, Rubbettino 1995, pp 87‐88.
9
Nel corso degli anni, le diverse esperienze politiche, hanno fatto si che
venissero adottate varie tipologie di elezioni primarie, per una migliore
comprensione, esse possono essere divise in quattro grandi categorie
principali:
1) Primarie di tipo privatistico o pubblicistico.
2) Primarie per la selezione dei candidati a cariche monocratiche o
collegiali.
3) Primarie di partito o di coalizione.
4) Primarie di tipo chiuse o aperto.
Primarie di tipo privatistico o pubblicistico.
Caratteristica fondamentale di questa categoria è la presenza o meno di una
norma nazionale che ne disciplina lo svolgimento.
Le primarie di tipo privatistico sono quelle prevalenti nell’ambito della sfera
politica europea compresa quella italiana
10
.
Questo tipo di primarie sono regolamentate direttamente dalla coalizione
dai soggetti, o dai partiti che intendono adoperarle.
Le primarie di tipo pubblicistico invece, sono disciplinate dalla legge e l’unico
esempio riscontrabile attualmente nell’ambito regolamentare europeo è
quello della legge della regione Toscana sulle primarie
11
.
Primarie per la selezione dei candidati a cariche monocratiche o collegiali.
Elemento fondamentale di questo tipo di selezione è la tipologia della
candidatura alla quale si applicano.
La scelta prevalentemente adoperata è quella di adottare le primarie per la
selezione di candidati a cariche monocratiche
12
, opzione adottata viste le
successive difficoltà di applicazione per la selezione di candidati che
andranno, in seguito, a partecipare ad una competizione di tipo
proporzionale.
10
Elezioni primarie per la scelta del candidato della regione Puglia, per la scelta del
candidato Premier dell’Unione, ed altre di minore rilievo come quelle della Calabria, di
Trieste, di Milano e della Sicilia.
11
L.r. n. 70 del 2004, così come modificata dalla l. r. n. 15 del 2005.
12
Esempi verso questa direzione sono la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna, la Bulgaria, la
Finlandia.
10
Non è tuttavia esclusa l’opzione delle primarie per la selezione dei candidati
a cariche collegiali, esempio ancora una volta è la legge regionale della
Toscana.
Primarie di partito o di coalizione.
La caratteristica principale di questa terza categoria è il soggetto che decide
di adottare lo strumento delle elezioni primarie, a seconda che esso sia il
singolo partito o l’intera coalizione.
Nel panorama politico internazionale, le primarie di partito sono quelle
nettamente prevalenti
13
, ed esse determinano la selezione del o dei
candidati di un singolo partito.
Le primarie di coalizione sono adottate, appunto, all’interno di una
coalizione per determinare il leader che in seguito concorrerà alle successive
consultazioni elettorali.
Questa scelta è stata meno adottata negli anni dalle varie coalizioni, oltre
all’esempio italiano con le primarie dell’Unione nel 2005, sono da
menzionare quelle in Cile per il candidato alla presidenza della Repubblica e
quelle in Bulgaria per il candidato presidenziale.
Primarie di tipo chiuse o aperto.
Elemento discriminante di questa categoria è la diversa partecipazione
dell’elettorato attivo.
In realtà non esistono solo i due tipi estremi di primarie, aperte o chiuse per
l’appunto, ma anche due tipi intermedi definiti semi‐aperte e semi‐chiuse
14
.
Si definiscono primarie chiuse quelle nelle quali possono votare solo gli
iscritti ad un partito o ad un raggruppamento politico.
Le primarie semi‐chiuse sono come le chiuse, limitate agli iscritti, ma
possono essere aperte agli indipendenti che hanno però l’obbligo di
registrarsi.
13
In ambito europeo si sono verificate in Finlandia per la selezione del candidato alla
presidenza della Repubblica, in Francia sia per la carica del sindaco di Parigi, che per la
carica del presidente della Repubblica all’interno del Ps, in Spagna per la scelta del
candidato a Primo Ministro all’interno del Psoe, in Inghilterra per la scelta del candidato a
sindaco di Londra all’interno del Labour Party.
14
Ceccanti.
11
Le primarie semi‐aperte, invece, sono aperte a tutti, ma esiste l’obbligo di
sottoscrivere preventivamente un programma di partito o di coalizione.
Le primarie aperte, infine, sono quelle aperte a tutti gli elettori che possono
partecipare senza dichiarare preventivamente la loro affiliazione politica.
1.2 Elezioni primarie negli Stati Uniti d’America.
Le elezioni primarie dirette, oltre ad uno strumento idoneo a trasformare la
selezione della classe politica, hanno messo in moto processi di
trasformazione e di riforma all’interno dei sistemi di partito, hanno
rappresentato, per questo, un elemento di innovazione nella politica.
La scelta dei candidati alle cariche politiche è stata in questo modo spostata
dall’interno verso l’esterno, dai dirigenti di partito verso gli elettori.
Nell’arco costituzionale internazionale, il Paese che maggiormente può
fregiarsi di aver usufruito delle elezioni primarie come un importante
strumento di democrazia partecipata e di aver fatto conoscere e di aver
esportato questo istituto nel mondo, sono gli Stati Uniti d’America.
Le elezioni primarie furono introdotte negli Stati Uniti all’inizio del secolo
scorso, per consentire un intervento diretto dell’elettore nel processo di
designazione delle candidature alle elezioni generali, ed avevano l’obiettivo
di riformare le organizzazioni di partito.
Il processo di elezione del Presidente degli Stati Uniti può essere diviso, per
maggiore semplificazione in due fasi: “la prima fase del lungo procedimento
è rappresentata dalla nomination dei candidati”
15
alla presidenza, in cui ogni
partito sceglie il proprio candidato che poi si scontrerà con il candidato degli
altri partiti nelle elezioni vere e proprie, le general elections.
15
Guerino D’Ignazio, Elezioni primarie e riforma dei partiti negli Stati Uniti D’America, in
Elezioni Primarie e rappresentanza politica a cura di Silvio Gambino, Rubbettino 1995, pp
56‐57.
12
Si può, quindi, affermare, che ogni candidato “deve vincere due elezioni: la
prima contro appartenenti alla sua stessa parte politica; la seconda contro
avversari appartenenti ad altri partiti”
16
.
Con il passare degli anni, però, è cambiato il metodo della designazione dei
candidati, anche a causa della diversa regolamentazione delle due fasi, in
quanto, se per le elezioni generali si può affermare che sono disciplinate
interamente dalla Costituzione, lo stesso non può dirsi per le nomination,
per le quali viene data ampia libertà ai partiti di scegliere il metodo di
selezione dei candidati.
Se in passato le nomination assumevano un ruolo determinante per la scelta
del candidato alla presidenza, ciò non può affermarsi per lo stato attuale
delle cose. Attualmente si arriva alle nomination dopo un percorso diverso,
nel quale la scelta del candidato alla carica di Presidente è già avvenuta
antecedentemente, attraverso le elezioni primarie e le convention dei partiti
che dovranno designare il presidential nominee perdono così il loro compito
principale e viene meno il pathos competitivo, ed assumono piuttosto il
ruolo di primo atto della campagna elettorale per le elezioni generali.
Il processo di sviluppo dell’istituto delle primarie è incentrato in due periodi
storici differenti.
Il primo periodo, comunemente noto come “Età Progressista” vide apparire
le elezioni primarie per la prima volta nel 1903 nello Stato del Wisconsin,
esse erano incentrante principalmente per la selezione dei candidati alle
cariche statali e municipali.
Nel giro di un quindicennio furono recepite nella maggioranza degli Stati. Un
certo numero di stati adottò le primarie anche per la cariche federali, cioè
per le elezioni alla Camera, al Senato e alla Presidenza.
Nel 1916 erano presenti in 26 Stati, ma dopo la prima guerra mondiale
caddero in disuso; in una decina di casi furono addirittura abrogate.
In questa prima fase quindi è facilmente riscontrabile che non riscossero
particolare consenso, e poiché i delegati di partito erano completamente
16
Guerino D’Ignazio, USA: elezioni e sistema politico., p. 59.