8
Con altrettanto realismo non � auspicabile astenersi da un
richiamo, seppur brevissimo, alle esperienze presenti in
ordinamenti che, se fino a qualche tempo fa potevano essere
definiti � stranieri �, ora l�integrazione normativa generata
dal fenomeno unitario europeo impone di definire � diversi
� , con particolare attenzione a quello d�oltralpe e a quello
anglosassone.
Si � accennato alle connotazioni attuali di una situazione
complessiva che � maturata con il passare di un lasso di
tempo piuttosto ampio; ebbene il dibattito intorno ad alcuni
aspetti qui di seguito trattati si rinnova giorno dopo giorno,
generando, a sua volta, una serie di proposte per risolvere
problemi e conflitti i quali, in un tipo di societ�, la nostra,
ormai decenni lontana anche da quella post-industriale, si
manifestano come impellenti necessit� reclamate appunto
dal popolo in nome del quale, non solo in Italia si badi bene,
� amministrata la giustizia.
Il dovere per il popolo, costituzionalmente stabilito, di
comporre le Corti d�Assise, di svolgere attivit�
giurisdizionale pur non essendo parte dell�ordine
giudiziario; la presenza di ben un terzo dei componenti
dell�organo di autogoverno dei magistrati proveniente da
9
una elezione del Parlamento, prima assemblea della
Repubblica; l�introduzione nel codice di procedura penale di
norme volte alla tutela della riservatezza delle indagini
nell�interesse sia dell�accusa sia della difesa ( quest�ultima
tenuta in considerazione soprattutto dagli interventi della
Corte Costituzionale ); il bisogno insopprimibile della
societ� di assistere allo svolgimento e di conoscere il
contenuto delle indagini; la partecipazione quasi corale alla
determinazione della realt� e degli esiti processuali e
dunque della connessa responsabilit� dei magistrati stessi in
ordine alla protezione del segreto istruttorio.
In breve : Costituzione, Giustizia ed Informazione .
I legami tra tali elementi sono chiari eppure cos� dibattuti;
la loro contestuale presenza garantisce l�equilibrio
democratico: ma in che misura ?
Probabilmente cercando di ottemperare quanto pi� possibile
le opposte esigenze nell�ottica di un rispetto non solo
formale della Carta fondamentale, base per una reale
convivenza civile.
La trattazione qui di seguito illustrata compie un�evoluzione
fondata su una premessa storica dei fattori della democrazia
e della partecipazione, secondo i risvolti che essi hanno
10
assunto in et� contemporanea; prosegue esaminando gli
istituti costituzionali deputati alla tutela del rapporto fra
attivit� giurisdizionale e partecipazione popolare; e
conclude il suo percorso descrivendo il ruolo degli istituti
nell�ordinamento vigente in materia di controllo
dell�opinione pubblica nei confronti della giustizia.
Entriamo ora nel dettaglio di quanto premesso, con
l�intenzione, ma senza la pretesa, di effettuare un�analisi
esauriente.
11
CAPITOLO 1
CENNI STORICI DELL�EVOLUZIONE DELLA
DEMOCRAZIA E VARIE ACCEZIONI DEL
CONCETTO DI PARTECIPAZIONE POPOLARE IN
ITALIA ED IN EUROPA
12
� - 1 - DEMOCRAZIA
Nella trattazione del complesso e articolato pensiero sulla
democrazia ,ci torna utile analizzare brevemente, ancora una
volta, il progresso storico compiuto da tale fenomeno,
rivelatosi il principale trait - d�union tra il mondo degli
antichi e la tradizione socio - politica dei moderni.
Se si riflette sulla stessa origine lessicale del termine �
democrazia � si scorge gi� una contraddizione tra
l�accezione ad essa attribuita dai popoli del passato e il
significato del termine cos� come esso � inteso presso i
contemporanei : i due sostantivi � DEMOS � e � KRATOS �,
se tradotti letteralmente, indicano il popolo e il potere,
dunque � potere che proviene dal popolo �.
E infatti per lunghi secoli la dottrina giuridico - politica ha
favoleggiato sulla civilt� ed sull� evoluzione dell� Atene di
Pericle, sulla adozione degli schemi di partecipazione
democratica che integravano perfettamente il cittadino e la
polis, l�uno nell�altra e viceversa, realizzando, secondo tale
ottica, un connubio perfetto tra pubblico e privato mai pi�
ripetutosi nella storia successiva dell�Occidente.
13
Anticipiamo fin d�ora che il risultato di tale modo di pensare
fu contestato a partire dalla evoluzione del pensiero liberal -
democratico. E ci� per ragioni non solo ideologiche, ma
soprattutto per una considerazione pratica: la � democrazia �
ateniese, o greca se si preferisce, altro non era che una
forma attenuata di quella che oggi definiremmo aristocrazia
o, peggio, oligarchia.
Per evitare confusione � bene pertanto ricordare che la
classificazione delle principali forme di potere, secondo lo
schema monarchia - governo del singolo; aristocrazia -
governo dei cosiddetti migliori; democrazia - governo del
popolo, � in realt� una chiave di lettura propria dei giorni
nostri e si richiama agli schemi classici ( si veda Aristotele
ad esempio ) solo etimologicamente.
Infatti proprio per alcuni dei pi� importanti nomi della
cultura antica ( Platone e Aristotele, giusto per citare i pi�
ovvii ), il concetto di � democrazia � � sempre stato fonte di
rifiuto sdegnato, quasi ad indicare qualcosa da tenere
lontano dal corpo sociale e dalla vita della polis alla stregua
di una epidemia infettiva.
14
E ci� poich� gli antichi esaltavano non la democrazia ma la
repubblica, due nozioni che vivono in simbiosi nella
concezione moderna,ma distinte e lontane nel mondo antico.
Idea seguita anche dai primi fautori del pensiero liberale,
per i quali bisogn� parlare di liberal - democrazia
aggiungendo, dunque, un aggettivo che mutava
radicalmente la prospettiva dell�analisi in esame.
Alla base di tale apparente dicotomia nella concezione del
passato, vi era una ragione oggettiva: democrazia indicava
la deriva plebiscitaria che conduceva alla tirannide, la
partecipazione di tutte le classi sociali senza distinzione alla
determinazione delle decisioni; comportava un
frazionamento del potere che rivelava assenza di ideali ma
esclusiva tutela degli interessi personali, in breve: un vero e
proprio baratro a met� strada tra il dispotismo e l�anarchia
modernamente intese, quella che oggi definiamo
demagogia.
In effetti la terminologia usata attraverso l� evoluzione della
dottrina greca non lascia spazio ad interpretazioni diverse;
seppure i sostantivi non siano sempre identici, la
fondamentale bipartizione fra un concetto di democrazia �
15
ragionata �, moderata, la � politeia �
1
aristotelica insomma,
e uno di � oclocrazia �
2
quale esaltazione della licenza
senza alcun controllo, hanno trovato asilo nelle dottrine dei
secoli successivi fino all� inizio dell� et� moderna, dove, lo
abbiamo detto, soltanto una parte degli autori di quell�epoca
rifiut� quello che ormai era divenuto un � luogo comune del
pensiero politico �
3
.
In effetti, verso gli anni sessanta del secolo appena
concluso, ci si � posti un interrogativo: � realistico pensare
che i greci non
conoscessero la nozione di rappresentanza nel potere e
dunque l�idea di democrazia rappresentativa ? Erano del
tutto ignari del principio di partecipazione attraverso la
delega, cio�, ancora una volta, attraverso l�uso del criterio
della rappresentanza nella gestione della cosa pubblica?
Difficile dare una risposta definitiva, soprattutto alla luce
degli elementi anche piuttosto contraddittori sui quali
indagare .
Ma non � qui l�attenzione della discussione che
conduciamo, bens� intorno alla confutazione della teoria del
1
Aristotele. � Politica �, I.
2
Polibio: � Storie �, VI, 3.
3
Bobbio N.: � Stato, governo, societ�. Frammenti di un dizionario politico �, Torino, 1995.
16
cosiddetto � cittadino totale �
4
o quanto meno la
confutazione dei risvolti di tale definizione nel contesto
degli antichi.
Si � parlato, non a caso, di abuso della partecipazione
democratica a carattere diretto nella societ� ellenica proprio
per delineare una situazione , come sopra accennato, di
perenne coinvolgimento del cittadino nella vita pubblica e di
una sorta di azzeramento della sua sfera privata .
� Il cittadino era tale a tempo pieno. Ne risultava
un�ipertrofia della politica in corrispondenza di una atrofia
dell�economia. Il � cittadino totale � creava un uomo
sbilanciato �
5
.
E per ricordare un � topos � alquanto diffuso, lo stesso
Aristotele non manc� di sottolineare come la famiglia era da
considerare quale forma incompiuta della polis, come
esempio originario del contesto sociale e pi� perfetto fra
quelli auspicabili. Tant�� vero che l�implosione politica
della Atene post - periclea � la dimostrazione chiara di un
processo di sfaldamento del sistema di democrazia diretta, a
fronte di una realt� che cominciava a percepire le
insopprimibili esigenze dell�evoluzione storica, la quale non
4
� Il cittadino totale � in Centro Documentazione Giuridica L. Einaudi, Torino, 1977.
5
Sartori G.: � Democrazia �, in Encicl. Scienze Sociali.
17
poteva trascurare anche quella specie di � oasi � socio -
culturale in terra di Attica.
Fu possibile per i greci concepire un siffatto ordinamento
istituzionale innanzitutto alla luce della realt� numerica
ristrettissima dei soggetti legittimati all�esercizio del potere
nelle assemblee
6
. Essi distinguevano in classi il popolo che
costituiva la citt�: nei fatti chi prendeva le decisioni in senso
� democratico � erano circa due,al massimo tremila persone,
a dispetto di una popolazione che nella sua interezza era ben
maggiore. E ci� poich� non solo l�economia era retta sulla
manodopera schiava, ma anche e soprattutto perch�
�demos� erano i poveri, mentre gi� presso i latini il
� populus � costituiva un insieme molto pi� coeso di
individui che avevano dignit� giuridica, cittadinanza romana
e dunque una certa forza politica. Quando Aristotele
enunci� che � l� uomo � un animale politico �
7
rivel� una
concezione dell�essere umano come completamente avvolto
e coinvolto nella vita pubblica .
L�individuo nello stato e lo stato vita dell� individuo.
� Detto in breve, il mondo antico non conosceva
l�individuo - persona, non pregiava il privato ( privatus, in
6
Ad esempio la Bul� dei Cinquecento.
7
Aristotele: � Politica � �, op. cit..
18
latino, � privazione, togliere ) come sfera morale e giuridica
� liberante � e promotrice di autonomia, di autorealizzazione
�
8
: chi non partecipava alla vita pubblica era considerato
con diffidenza e a volte con sdegno, essendo tale
comportamento quasi obbligatorio per coloro che si trovano
nella condizione sociale degna per essere all� interno degli
apparati di potere.
L� individuo era in balia della collettivit� e parte
inscindibile di essa.
Fino ad Hegel l�impostazione rimane costante e pressoch�
immutata. Dunque la � politicizzazione � della vita del
cittadino, la democrazia � totale � o diretta sono
estremizzazioni della visione del potere equamente diviso
tra tutti coloro che compongono la societ�.
Ci si chiede: erano allora gli ateniesi liberi realmente ?
Lo erano certamente di pi� rispetto ai loro contemporanei,
ma il raffronto con i giorni nostri non regge, poich� � la
formula tutto nella polis promuove, o pu� promuovere, una
democrazia ad alto tasso di fusione comunitaria. La formula
� tutto nello Stato �, che poi si esplica in tutto per lo
8
Sartori G.: � Democrazia � �, op. cit..
19
Stato, � invece la formula dello Stato totalitario. Al modo
dei greci, noi saremmo schiavi �
9
.
Si � accennato poc�anzi alla liberal - democrazia: sulla base
degli sviluppi storici rivelatisi fino ai giorni nostri, � questa
la sola forma ammissibile di � governo del popolo �.
Infatti solo in questa accezione � possibile cogliere il valore
della partecipazione popolare alla vita pubblica senza
annullamento di quella privata; solo in tal modo riusciamo
ad apprezzare l�importanza del principio di rappresentanza e
dunque di delega del potere subordinata a controllo
pubblico, tipica delle istituzioni democratiche moderne.
Cio� a dire che negli ultimi centocinquant�anni il pensiero
di democrazia totale o diretta � stato soppiantato dalla nuova
concezione di democrazia rappresentativa, ma non alla
maniera dei greci, bens� rispettando l�individualit� del
cittadino, prima uomo e poi componente il corpo sociale.
Secondo la dottrina giuspubblicistica pi� diffusa,
l�evoluzione dello stato democratico contemporaneo � il
frutto di un�evoluzione inquadrabile sommariamente in tre
fasi:
a) l�affermazione dello stato liberale;
9
Sartori G.: � Democrazia � �, op. cit..
20
b) la trasformazione di esso in stato liberal -
democratico;
c) e quindi il mutamento in stato democratico - liberale.
Si � detto che fino al XVIII sec. inoltrato l�accostamento
democrazia-liberalismo fu rifiutato dalla cultura politica del
tempo: addirittura nella Dichiarazione d�Indipendenza degli
Stati Uniti si evit� accuratamente di legare i due concetti.
Infatti fino al 1840 si continu� ad avere una visione della
democrazia essenzialmente negativa; poi, nel 1848, quasi
improvvisamente, proprio come i moti rivoluzionari che
infiammarono l�Europa, il Tocqueville dichiar� che � la
democrazia e il socialismo sono congiunti solo da una
parola, l�eguaglianza; ma si noti la differenza: la democrazia
vuole l�eguaglianza nella libert�, e il socialismo vuole
l�eguaglianza [ � ] nella servit� �
10
.
La distinzione non era pi� dunque tra democrazia e
liberalismo ma tra quest�ultimo e il socialismo, avendo la
dottrina politico-giuridica dell�epoca compreso la novit�
della forza che scaturiva dal liberalismo stesso :
la democrazia liberale.
10
De Tocqueville A. : � De la democratie en Amerique �, 4 voll, Paris 1835 � 1840.