3
INTRODUZIONE
La comprensione dei fattori essenziali per innescare e sostenere la crescita economica
di un paese è uno dei temi maggiormente dibattuti dagli economisti, dai sociologi e
dai politici. Tra questi fattori la democrazia ricopre un ruolo fondamentale e forse
principale.
L’interesse per questo argomento nasce dalla necessità di studiare il processo
economico per arrivare ad analizzare le cause delle differenze, spesso drammatiche,
di performance economica dei vari stati, nel passato e nel presente.
Negli ultimi due secoli il mondo moderno ha fatto della democrazia il suo modello;
secondo Winston Churchill si tratta di un pessimo regime politico del quale non si è
trovato però uno migliore. L’obiettivo è quello di capire se tra il modello democratico
e lo sviluppo economico di una comunità esista una relazione e di che tipo sia tale
relazione. Inoltre, analizzando altre determinanti della crescita economica, si vuole
definire se la democrazia abbia effettivamente la supremazia su ogni altro elemento
capace di promuovere la crescita economica. Per giungere a tale obiettivo si offrirà
una panoramica sugli argomenti attualmente più discussi in tema di istituzioni,
democrazia e modelli democratici alternativi e si cercherà di darne una risposta,
basandosi sulle più recenti verifiche empiriche e sugli indispensabili insegnamenti
forniti dalla storia economica.
La tesi è suddivisa in quattro parti. Nel primo capitolo, dopo aver introdotto il
concetto di istituzioni, la loro trasformazione e la loro evoluzione nel tempo, si vuole
dimostrare la supremazia delle institutions hypotheses sulle geography hypotheses
nella creazione di ricchezza, nella promozione della creatività tecnologica e nel
conseguimento di alti livelli di output pro capite.
La definizione di democrazia e la presentazione delle principali posizioni (ottimisti,
pessimisti, neutralisti e agnostici) che discutono sulla sua capacità di influenzare
positivamente la crescita economica di uno stato è l’argomento del secondo capitolo.
4
Il terzo capitolo, direttamente connesso al secondo, discute sul nesso di causalità tra
democrazia e sviluppo economico; ci si domanda quindi se venga prima la
democrazia o la crescita economica di una determinata società.
Nel quarto capitolo viene esposta l’evoluzione dei modelli di democrazia del passato,
dal modello classico alla democrazia diretta, per puntare l’attenzione sull’attuale
modello elitistico-competitivo. Si evidenziano meriti e punti deboli di tale modello in
relazione alle sfide del contesto odierno. Infine viene proposto il modello di
democrazia deliberativa come quello in grado di superare i limiti dei moderni assetti
democratici sia in termini di sviluppo economico che di libertà individuali.
Nel corso della trattazione si farà spesso riferimento a modelli ideali, i quali, pur non
potendo quasi mai essere realizzati pienamente, hanno lo scopo pratico di stabilire la
direzione di marcia. Infatti è sempre valido e molto utile considerare la nostra
condotta in relazione a un ideale, così da poterla migliorare nel tempo.
5
Capitolo I
LE ISTITUZIONI
1.1 Introduzione
Nella definizione di Douglass C. North “le istituzioni sono le regole del gioco di una
società o, più formalmente, i vincoli che gli uomini hanno definito per disciplinare i
loro rapporti”
1
. Esse definiscono e limitano l’insieme delle scelte individuali
riducendo il tasso di incertezza e creando così delle regolarità nella vita di tutti i
giorni. Un’istituzione comprende qualsiasi tipo di vincolo formale e informale, che
gli esseri umani concepiscono al fine di regolare l’interazione sociale. I vincoli
istituzionali comprendono sia i divieti all’azione, sia le attività consentite nei diversi
contesti; costituiscono dunque la struttura entro la quale si svolgono le relazioni tra
gli uomini. Si tratta infatti di regole formali scritte e di modi e consuetudini che
sottostanno ad esse e le integrano.
Elementi essenziali per il funzionamento delle istituzioni sono i costi
dell’accertamento dell’infrazione e la severità della pena per coloro che
trasgrediscono alle regole ed ai codici informali.
Occorre distinguere tra istituzioni e organizzazioni: queste ultime sono gruppi di
persone unite dal comune proposito di raggiungere un fine come ad esempio gli
apparati politici (partiti, parlamento, consiglio comunale), gli apparati economici
(imprese, sindacati, cooperative, aziende agricole), gli apparati sociali (chiese, club,
associazioni sportive) e gli apparati educativi (scuole, università). Il contesto
istituzionale influisce in modo fondamentale sia sulla nascita che sull’evoluzione
delle organizzazioni, ma a loro volta esse influenzano la vita delle istituzioni.
Approfondendo questa relazione, si può affermare che le istituzioni, unite ai
1
North D. C., Istituzioni, cambiamento istituzionale, evoluzione dell’economia, Bologna, Il Mulino, 1994, cit., p. 23.
6
tradizionali vincoli della teoria economica, definiscono l’insieme delle opportunità di
una società. Le organizzazioni a loro volta sono create per sfruttare quelle
opportunità, ma nel corso del loro sviluppo inevitabilmente alterano le istituzioni
esistenti. Quindi il percorso delle trasformazioni istituzionali è delimitato dalla
relazione simbiotica tra istituzioni e organizzazioni, le quali si sono sviluppate come
risposta alla struttura degli incentivi prodotti dalle prime e dal processo di retroazione
in base al quale gli uomini percepiscono e reagiscono alle modificazioni dell’insieme
delle opportunità.
I rendimenti crescenti tipici di questo sistema provengono dal legame di dipendenza
delle organizzazioni dalla struttura istituzionale e dalla conseguente rete di esternalità
che ne emerge. I vincoli istituzionali, sia formali che informali, danno luogo a
particolari organizzazioni di scambio che sorgono in risposta agli incentivi propri
della struttura istituzionale e che perciò dipendono da essa per quanto concerne la
redditività delle attività che intraprendono. Da ciò deriva che l’evoluzione di
un’economia è influenzata dalle istituzioni tramite i loro effetti sui costi di scambio e
di produzione; data una certa tecnologia, esse determinano la dimensione dei costi di
transazione e di trasformazione (produzione) che formano i costi totali. Infatti
essendo il costo dell’informazione il fattore essenziale dei costi di transazione - i
quali comprendono i costi relativi alla misurazione delle caratteristiche valutabili di
ciò che è oggetto di scambio, i costi per la tutela dei diritti di proprietà e quelli per la
garanzia di applicazione e il rispetto dei contratti (enforcement) - rappresentano le
fonti delle istituzioni sociali, politiche ed economiche.
La prospettiva dei costi di transazione offre un’evidenza fondamentale del ruolo delle
istituzioni. Se consideriamo i diritti di proprietà relativi al lavoro ed ai beni e servizi
che si possiedono, la loro approvazione dipende da norme legali, da forme
organizzative, da garanzie di applicazione e da norme di comportamento, ossia in
definitiva dall’assetto istituzionale il quale fornisce così una struttura per lo scambio
e, insieme alla tecnologia, determina i costi di transazione e di trasformazione. Ne
segue che, nonostante l’enorme varietà e complessità degli scambi nelle economie
7
moderne, le istituzioni danno vita allo scambio economico in tantissimi modi,
riconducibili tuttavia al modello basato sui costi di transazione.
La creazione e quindi la trasformazione e l’evoluzione delle istituzioni sono da
attribuirsi all’uomo; tale trasformazione segue una logica incrementale piuttosto che a
salti discontinui e ciò risiede nel radicamento sociale dei vincoli informali, che,
assieme a quelli formali, offrono inoltre una chiave interpretativa del processo
storico. Assumendo come efficiente una situazione in cui il sistema dei vincoli
produce sviluppo economico, cioè si sviluppano maggiormente le istituzioni che
permettono alle parti di cogliere appieno i vantaggi dello scambio e di meno quelle
incapaci di realizzare queste potenzialità, si comprende come le istituzioni
costituiscano le ragioni determinanti dello sviluppo economico di lungo periodo.
Collegano dunque il passato al presente e al futuro, ragion per cui possiamo vedere la
storia come la graduale evoluzione delle istituzioni.
In conclusione, seguendo l’insegnamento di Douglass C. North
2
, per comprendere le
istituzioni ed i cambiamenti istituzionali sono necessarie due teorie:
Theory of the state: essenziale poiché è lo stato che specifica la struttura dei
diritti di proprietà, quindi è lo stato che è responsabile della crescita economica
così come del declino o stagnazione.
Theory of property rights: necessaria per spiegare le forme delle organizzazioni
economiche che gli uomini fondano con l’obiettivo di ridurre i costi di
transazione e di impossessarsi dei vantaggi degli scambi.
In una sua recente opera
3
, North ha rivalutato molto gli aspetti culturali nella
produzione di istituzioni. La cultura è definita come il trasferimento
intergenerazionale di norme, valori e idee, le quali determinano il sistema di credenze
degli uomini, ossia la loro rappresentazione interna del contesto in cui vivono. La
struttura istituzionale riflette l’accumulazione di credenze nel tempo e diventa la loro
rappresentazione esterna. Dunque, la forma delle istituzioni e la loro qualità è dovuta
all’evoluzione storica dei fattori culturali (Figura 1.1).
2
North D. C., Structure and change in economic history, New York, W.W. Norton, 1981.
3
North D. C., Understanding the process of economic change, Princeton, Princeton University Press, 2005.