4
prospettiva di indagine e riflessione teorica scelta per questo lavoro, si
cercherà di discernere quali condizioni, risorse o limiti possano
contribuire a fare dell’idea democratica, l’orizzonte etico e politico di
riferimento futuro per i processi della globalizzazione, nella speranza
di uno sbocco, politico e più umano, civile e di reale libertà per tutti gli
individui. Per quanto riguarda la suddivisione del presente studio, per
prima cosa ho ritenuto necessario ed opportuno definire la
globalizzazione nella sua dimensione originaria, che è
indiscutibilmente quella sociale ed economica. Questa lettura
“sociologica” di base della globalizzazione è stata poi integrata in una
prospettiva d’analisi che ha utilizzato le categorie concettuali e gli
strumenti interpretativi della teoria politica contemporanea, per meglio
approfondire le caratteristiche di un evento sociale che è già riuscito
ad imporre, forse più di altri nella storia dell’umanità, i suoi effetti nei
territori della politica e delle istituzioni. Ecco allora che è possibile, e
forse necessario, non smettere di pensare in modo critico e
complesso, al difficile rapporto tra globalizzazione e democrazia,
politica e ruolo, inedito, che le istituzioni nazionali e internazionali
sono chiamate a svolgere nel secolo che si è appena aperto.
Dovremo in sostanza chiederci: come è possibile, oggi, per le
istituzioni, la società e la politica democratica, difendere significati
5
propri e spazi d’intervento, rivendicare alcune indiscutibili priorità?
Con quali atteggiamenti culturali e categorie non tradizionali, la
filosofia politica contemporanea può mostrarsi attrezzata al fine di
sostenere una prospettiva democratica e liberale, se vogliamo
globale, che sia però politicamente attiva e capace, senza farsi ridurre
in un modello ideologico, unico ed economicistico, che sembra
attualmente imporsi nella globalizzazione? Sono queste le domande
decisive che il lavoro intende sollevare e alle quali cercherà di fornire
delle risposte.
6
CAPITOLO PRIMO
La globalizzazione: definizioni, caratteristiche e implicazioni
politiche per la democrazia
Per meglio comprendere e sviluppare le tematiche del presente lavoro, ho
ritenuto opportuno dar conto, sia pure sommariamente, di alcune autorevoli
definizioni che ricorrono sulla globalizzazione.
1. Globalizzazione: tante e differenti definizioni
Globalizzazione: “processo o insieme di processi consistente in
una trasformazione nell’organizzazione spaziale delle relazioni e delle
transazioni sociali che produce flussi o reti transcontinentali o
interregionali di attività, interazioni e potere”
1
. O ancora, secondo A.
Giddens, più semplicemente essa consiste nel “cambiamento delle
condizioni stesse della nostra esistenza. E’ il modo in cui oggi
viviamo”
2
. E infatti, per questo sociologo, tra i principali studiosi del
fenomeno, con la globalizzazione non si è solo nell’economico: le sue
1
HELD-MCGREW-GOLDBLATT-PERRATON, Che cos’è la globalizzazione, Trieste, Asterios Editore, 1999,
pag. 7.
2
A. GIDDENS, Il mondo che cambia. Come la globalizzazione ridisegna la nostra vita, Bologna, Il Mulino,
2000, pag. 31.
7
dinamiche riguardano la politica, la cultura, la tecnologia, e la sua
diffusione è dovuta soprattutto allo sviluppo dei sistemi di
comunicazione, dalla fine degli anni sessanta in poi
3
. Il dizionario delle
scienze sociali definisce essenzialmente la globalizzazione come: “il
processo tramite il quale la popolazione mondiale sta legandosi
sempre di più in un’unica società”
4
. Per il sociologo tedesco Ulrik
Beck, altro riferimento autorevole nello studio della globalizzazione,
“le specificità proprie del processo di globalizzazione consistono nella
estensione, densità e stabilità delle reti di relazioni reciproche
regional-globali e della loro autodefinizione massmediale”
5
. Lo stesso
Beck, nel tentativo di arginare una lettura monocausale e riduttiva
della globalizzazione, preferisce distinguere tra: “globalismo” come
ideologia del mercato mondiale, e “globalità o globalizzazione” in
quanto visione aperta, dinamica e dialettica dei processi che la
globalizzazione determina. Sul versante degli effetti istituzionali e del
diritto, “la globalizzazione è l’interesse particolare che si fa universale,
e il trionfo della forma giuridica del contratto di diritto privato sul diritto
3
Ivi, pag. 23.
4
M. ALBROW, Dizionario delle scienze sociali, P. JEDLOWSKI (edizione italiana a cura di), Milano, Il
Saggiatore, 1994, pag. 314.
5
U. BECK, Che cos’è la globalizzazione, Roma, Carocci, 1999, pp. 22-25.
8
pubblico”
6
. In politica essa è principalmente “sconfinamento,
sfondamento di confini, deformazione di geometrie politiche,
liberazione del soggettivo, anche collettivo, nella forma di soggettività
vecchie (le chiese) e nuove (i più diversi gruppi e comunità)”
7
. Non
possiamo però dimenticare che è nell’economia che il termine nasce,
all’incirca alla fine degli anni cinquanta, ma oggi, a differenza del
passato, con la globalizzazione in economia si sarebbe passati “da
scambi commerciali limitati ai paesi industrializzati a scambi
commerciali globali in un ambiente caratterizzato da improvvisi e
rapidi mutamenti tecnologici e da una prevalenza, rispetto al passato,
dei flussi di capitali sullo scambio di beni”
8
. Rispetto a questa ultima
lettura del fenomeno è interessante notare come già Marx aveva
osservato nel capitalismo una forza autopropulsiva e di espansione
globalizzante
9
. E poi, tra i termini antesignani dell’attuale
globalizzazione, possiamo in qualche modo far rientrare il “villaggio
globale” di Marshall McLuhan (1962), e la teoria del “sistema-mondo”
di I. Wallerstein (1974). Ho voluto iniziare il presente lavoro offrendo
6
M. R. FERRARESE, Le istituzioni della globalizzazione. Diritto e diritti nella società transnazionale,
Bologna, Il Mulino, 2000.
7
C. GALLI, Spazi politici. L’età moderna e l’età globale, Bologna, Il Mulino, 2001, pag. 138.
8
FELICE ROBERTO PIZZUTI (a cura di), Globalizzazione, istituzioni e coesione sociale, Catanzaro,
Meridiana Libri, 1999, intervento di JEAN-PAUL FITOUSSI - XAVIER GIRRE, pag. 137.
9
K. MARX-F. ENGELS, Manifesto del partito comunista, Roma, Editori Riuniti, 1983.
9
una prima rassegna “neutrale” delle principali definizioni che della
globalizzazione, o mondializzazione, come usano chiamarla in
Francia, ne danno alcuni tra gli studiosi più qualificati in campo
internazionale. Per prima cosa va detto che la novità del termine, l’uso
(abuso?) ormai quotidiano che ne viene fatto in ogni ambito della
conversazione umana, non aiutano a precisarne la natura, che già di
per sé si presenta abbastanza complessa. Anche per la teoria politica
contemporanea, la globalizzazione costituisce sempre più il nuovo
contesto di riferimento in base al quale ridefinire più rispondenti
strategie d’intervento politico. Ma il quadro teorico prima esposto, non
risulterebbe completo, se a questa opportuna lettura, prevalentemente
sociologica della globalizzazione, non facessero seguito, per un utile
contrasto, altre e più politiche interpretazioni del fenomeno, quasi a
voler già prefigurare il confronto serrato tra differenti prospettive,
politiche e filosofiche, che farà da sfondo a tutto il lavoro. E’ infatti
inevitabile, che nell’analisi della globalizzazione, in ogni autore preso
in considerazione, entrino in gioco una serie di elementi che
riguardano il suo personale approccio politico-culturale e i valori di
riferimento che ne indirizzano l’analisi sociale. Tra le interpretazioni
più conflittuali sulla globalizzazione, che qui si vogliono in sintesi
richiamare, quasi tutte hanno come caratteristica comune quella di
10
vedere, meglio ancora, di sopravvalutare, soltanto l’incontrastato
aspetto economico su ogni altro ambito della vita umana, nel senso di
quella “economicizzazione del mondo”
10
, per usare l’espressione
dell’economista francese Serge Latouche. Posizioni non meno
conflittuali sono quelle sostenute da Ignacio Ramonet
11
e Pierre
Bourdieu
12
. Il primo, attento osservatore delle strategie politiche
mondiali e direttore di “Le Monde Diplomatique”, vede nella
globalizzazione “essenzialmente il trionfo del liberismo, sorretto da
una ideologia, quella del “pensiero unico””; per il secondo, noto
sociologo francese, “la globalizzazione è in primo luogo un mito
giustificatore del dominio della visione economica dominante, quella
degli Usa”. Come si potrà già notare, una prima e fondamentale
differenziazione è relativa alla disputa circa le caratteristiche (vecchie
o nuove), nella lunga storia del genere umano, dei processi che
rientrano sotto il nome della globalizzazione. E’ chiaro che da questo
primo giudizio possono avere origine diversi modi di rapportarsi al
10
S. LATOUCHE, prefazione al testo di J. MANDER-GOLDSMITH (a cura di), Glocalismo. L’alternativa
strategica alla globalizzazione, Bologna, Arianna Editore, 1998, pag. 10.
11
I. RAMONET, Geopolitica del caos, Trieste, Asterios Editore, 1998; I. Ramonet, Il pensiero unico e i nuovi
padroni del mondo, Roma, La strategia della lumaca, 1995.
12
P. BOURDIEU, Controfuochi. Argomenti per resistere all’invasione neoliberista, Milano, Editrice Reset,
1999.
11
fenomeno e quindi (ma questo lo vedremo dopo) differenti visioni e
conseguenze per la società, la vita delle istituzioni, la libertà
dell’individuo e la democrazia nel mondo. Infatti, chi sostiene posizioni
critiche o addirittura di “resistenza” ai processi in corso considera in
prevalenza la globalizzazione niente di più che una dinamica
aggiornata del capitalismo, il quale, supportato da altri e più raffinati
mezzi, s’impone, anche culturalmente, in tutte le aree socio-
geografiche. Tra i contributi sul tema in questione è da segnalare
l’interessante ed originale interpretazione svolta da alcuni anni dal
sociologo polacco Zigmunt Bauman
13
. Anche in questo studioso, ci
troviamo di fronte ad un giudizio severamente critico e preoccupato
dei processi che un certo tipo di globalizzazione sta mettendo in atto;
egli, però, a differenza degli autori prima citati, del nuovo fenomeno
intende esaminare non tanto la dimensione economica, ma quella
socio-esistenziale, relativa cioè alle conseguenze sulla vita quotidiana
delle persone. L’elemento d’originalità che viene fuori dalla sua
interpretazione critica, consiste nel sottolineare che con la
globalizzazione ci troviamo di fronte, non ad una condizione di
omogeneità del genere umano, ma ad una nuova divisione (o
13
Z. BAUMAN, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Roma-Bari, Laterza 2001.
12
polarizzazione, come preferisce chiamarla) tra “le élites sempre più
globali ed extraterritoriali, e gli altri, sempre più localizzati”
14
. Come
questa nuova prospettiva di “spaesamento”, apra, per autori come
Bauman, esiti inquietanti per il futuro delle società occidentali e del
significato stesso della cittadinanza, è argomento tutto interno alla
riflessione della filosofia politica contemporanea. Un assunto sembra
comunque essere condiviso tra tutti gli autori che verranno presi in
considerazione, e cioè che la globalizzazione, qualunque giudizio ne
venga dato, stimola le società, gli Stati, i singoli individui, le istituzioni
e la stessa politica, ad affrontare con altri schemi e risposte non più
tradizionali, le questioni (più o meno nuove) che stanno emergendo
nello scenario mondiale. In effetti, a meno che non ci si voglia
nascondere dietro resistenti ideologie incapaci di progettare il futuro,
dobbiamo con spirito d’apertura ammettere che la globalizzazione è
per molti motivi un fenomeno storico irreversibile. E’ chiaro che con
tale aggettivo non si vuole avallare passivamente quella tesi, ingenua
e ideologica, di una presunta “fine della storia”
15
, ma solo incoraggiare
14
Ivi, pag. 5.
15
F. FUKUYAMA, La fine della storia e l’ultimo uomo, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli
Supersaggi,1996.
13
le nostre intelligenze ad affrontare con volontà il futuro e le questioni
che esso ci riserva.
14
2. Dietro la globalizzazione: caratteristiche e prime implicazioni
politiche per la democrazia
Per un analisi puntuale degli effetti più evidenti che la
globalizzazione determina sulle vicende e sulle istituzioni della
democrazia, ritengo essenziale soffermarmi ulteriormente sulle
principali caratteristiche del fenomeno e, tenendo conto delle
interpretazioni più attente, provare ad arrivare ad una prima
conclusione. La necessità di tenere fermo il rapporto tra caratteristiche
del fenomeno ed effetti sul funzionamento della democrazia è
oltremodo segnalata dal fatto che l’acceso dibattito in atto tra i fautori
e i critici della globalizzazione, è quasi sempre incentrato sulle
caratteristiche autonome del fenomeno, le quali, da sole (secondo
alcuni autori), e senza alcuna possibilità d’intervento della politica e
dei poteri pubblici, starebbero determinando in modo decisivo il
significato e lo spazio dell’idea democratica anche per il nuovo secolo.
Il compito del presente lavoro non è certamente quello di entrare nelle
controversie storico-economiche che stanno dietro alla
globalizzazione, né tanto meno quello di fornire delle cifre. Si vuole
solo provare ad evidenziare delle linee interpretative forti e delle
connessioni, soprattutto politiche, che consentano di inquadrare con