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Introduzione
L'impiego degli agrofarmaci riveste un ruolo sempre più importante nelle coltivazioni
e nella produzione alimentare. Negli ultimi due decenni, la comunità scientifica e tecnologica
si è particolarmente interessata alla rimozione degli agrofarmaci dalle acque [1-18] poiché
essi possono causare seri danni all’ambiente e alla salute dell’uomo in particolare al sistema
nervoso, agli occhi, al cervello, al midollo osseo e anche effetti carcinogeni, mutageni e
teratogeni [1]. La loro tossicità risulta ulteriormente incrementata a causa della loro mobilità e
persistenza nei mezzi acquosi [2]. In particolare, recenti ricerche hanno dimostrato che le
principali cause di contaminazione delle acque superficiali da parte degli agrofarmaci sono
legate ad un uso non corretto degli stessi a seguito di incidenti, cattivi usi agronomici e
inadeguate condizioni di conservazione dei prodotti.
Da ciò nasce la necessità di mettere a punto strategie volte al disinquinamento, al fine
di preservare lo stato di salute dei corpi idrici. Tra i numerosi processi di rimozione di
pesticidi dalle acque, l’adsorbimento si è rivelata una delle tecniche più interessanti in ragione
dei bassi costi, dell’alta efficienza e della grande semplicità operativa [1]. Ad oggi, i materiali
più utilizzati come adsorbenti nel trattamento di acque sono: i carboni attivi, le zeoliti, le
argille e i colloidi organici ed inorganici. La crescente necessità di migliorare l'efficienza del
processo di rimozione ha portato, quindi, allo studio e alla ricerca di materiali che potessero
competere con quelli tradizionali, evidenziando migliori proprietà come elevate superfici
specifiche, porosità e stabilità chimico-fisica.
Tali considerazioni hanno indirizzato il presente lavoro di tesi verso la ricerca e lo
sviluppo di nuovi materiali dotati di proprietà avanzate: elevate superfici specifiche, definito
grado di idrofobicità/idrofilicità, sistemi con pori aperti e stabilità chimico-fisica. Pertanto,
l'attività di ricerca è stata indirizzata verso la sintesi e la caratterizzazione di ossidi
micro/mesoporosi ottenuti tramite la tecnica sol-gel per il disinquinamento delle acque
contaminate da agrofarmaci. Fino ad oggi in letteratura non vi sono lavori che riportano
l’impiego di materiali nanostrutturati, ottenibili attraverso la tecnica sol-gel sopra citata, per la
rimozione degli agrofarmaci. Tuttavia, i recenti progressi di tale metodologia di sintesi hanno
aperto nuove prospettive in molteplici campi di ricerca [19]. La procedura sol-gel è una
tecnologia innovativa di sintesi per la preparazione di vetri e vetroceramica in bulk ed in
forma di film sottili, che utilizza soluzioni colloidali (sol) come materiali di partenza. Tale
processo implica vari passaggi quali: l'idrolisi dell'alcossido, la formazione di una sospensione
colloidale, la policondensazione e infine l’essiccazione ed opportuno trattamento termico così
da ottenere il materiale, vetro o vetroceramico, con le caratteristiche desiderate.
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Attraverso la tecnica sol-gel è possibile preparare, a temperature relativamente basse,
materiali a base di ossidi inorganici con le caratteristiche di durezza, resistenza chimica,
porosità e resistenza termica desiderate. Infatti, la tecnica sol-gel offre il vantaggio di essere
molto flessibile, in quanto le proprietà dei materiali preparati possono essere modulate
mediante la scelta opportuna dei parametri di processo. In particolare, la scelta di tali ossidi
come materiali adsorbenti è stata motivata dall'idea di poter progettare un sistema continuo
che preveda sia la rimozione degli agrofarmaci da acque contaminate, sia la rigenerazione
dello stesso adsorbente e conseguentemente il suo riutilizzo dopo opportuna combustione
dell’inquinante oggetto di studio.
Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di condurre studi volti alla rimozione di
simazina dalle acque mediante l’impiego di ossidi micro/mesoporosi di silicio ottenuti
attraverso la tecnica sol-gel.
Inoltre, nell’ambito del progetto Erasmus condotto presso l’Università Politecnica di
Valencia (ES), gli studi di disinquinamento sono stati estesi su altre matrici nanostrutturate,
quali sistemi zeolitici e non, al fine di avere un panorama generale sull’uso di diversi materiali
adsorbenti che possono essere utilizzati per la rimozione di erbicidi triazinici, come simazina,
dalle acque inquinate.
1.1 Gli agrofarmaci
Gli agrofarmaci (antiparassitari, fitofarmaci o pesticidi) sono una categoria di sostanze
a composizione chimica molto diversa. Tali composti che si dividono in inorganici, organici
naturali e di sintesi, sono formulati atti a combattere, prevenire e/o curare, attraverso diversi
meccanismi di azione le infezioni causate ai vegetali da organismi nocivi quali funghi, batteri,
insetti, acari, nematodi, virus, micoplasmi, molluschi, roditori, licheni, microalghe patogene,
ecc., nonché a contrastare o eliminare specie vegetali indesiderate (piante infestanti). Essi
sono sostanze xenobiotiche, cioè estranee all’ecosistema naturale, che se utilizzati senza
precisi accorgimenti possono influenzare negativamente gli equilibri biologici con
conseguenze a breve e lungo termine sugli ecosistemi naturali.
L ’effetto dell’acqua sul destino dell’agrofarmaco è molto importante in quanto può,
per semplice azione di massa, lisciviare l’agrofarmaco sia tal quale che sotto forma di
complesso con la porzione solubile della sostanza organica del suolo oppure desorbito dalle
fasi solide. Giunto in acqua, il prodotto sarà convogliato tramite i corsi idrici superficiali e
profondi ai bacini oceanici; qui può in parte sedimentare e in parte tornare in atmosfera e
riprendere il ciclo con una modalità che tende a diluirne la quantità tramite una distribuzione
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su più larga scala. E’ il perpetrarsi dello spostamento di un inquinante da una fase all’altra che
genera l’ubiquitarietà delle molecole persistenti. Il processo di adsorbimento dell’agrofarmaco
al suolo, è non solo una condizione sine qua non alla degradazione ma anche un valido fattore
di protezione delle acque in quanto limita il movimento dell’inquinante lungo il profilo del
suolo. In figura 1 è riportato uno schema della ripartizione di un agrofarmaco nel suolo e delle
sue possibili trasformazioni.
Figura 1: Destino degli agrofarmaci nel suolo.
E’ importante sottolineare che gli agrofarmaci possono andar incontro sia a processi
degradativi che di trasporto. Nei primi la molecola si trasforma nel prodotto di degradazione,
diverso dal prodotto che lo ha originato e perde dunque la propria identità. Nei secondi
l’inquinante viene traslocato da una fase all’altra secondo equilibri di ripartizione nel corso
dei quali la molecola rimane inalterata.
A tal proposito riveste una particolare importanza la lisciviazione, ovvero l’effetto
dell’azione di massa dell’acqua sullo spostamento dell’agrofarmaco. L ’effetto di
trascinamento risulta essere una conseguenza diretta della forza gravitazionale, della
permeabilità di matrice, della macroporosità, nonché delle variazioni di temperatura e
umidità. L ’adsorbimento consiste nell’interazione tra inquinante e suolo ed è particolarmente
importante in quanto governa indirettamente la quantità di sostanza che rimane in forma libera
nella fase circolante del suolo. La conoscenza dell’entità e il meccanismo di adsorbimento
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degli agrofarmaci sono una premessa indispensabile per qualunque tipo di valutazione
dell’efficacia dei principi attivi e del loro possibile impatto con l’ambiente. Gli studi di
adsorbimento e desorbimento di un agrofarmaco condotti in laboratorio aiutano a prevedere il
suo comportamento in campo una volta che siano note le caratteristiche del comparto
ambientale da trattare [20].
Contestualmente agli studi di adsorbimento è ovviamente importante la presenza dei
contaminanti in relazione ai limiti normativi dettati dai Decreti Legislativi. Questo settore è
disciplinato da una serie di norme che si originano generalmente in sede comunitaria. In
particolare, la legge italiana definisce fitosanitari quei prodotti che: «proteggono i vegetali
(piante vive o loro prodotti) da organismi nocivi, eliminano piante o parti di esse indesiderate,
favoriscono i processi vitali delle piante (esclusi i concimi), conservano i prodotti vegetali
(ortaggi, frutta, semi, esclusi i conservanti altrimenti disciplinati)» e impone per loro i termini
di etichettatura. In materia di tutela delle acque dalle diverse forme di inquinamento si fa
riferimento al alla PARTE III del D.lgs. 152/06 “NORME IN MATERIA DI DIFESA DEL
SUOLO E LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE, DI TUTELA DELLE ACQUE
DALL'INQUINAMENTO E DI GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE’’.
1.2 Agrofarmaco in esame: Simazina
L ’agrofarmaco simazina (2-cloro-4,6-di(etilammino)-1,3,5-triazina) è un erbicida
sintetico usato per il controllo pre-emergenza di malerbe con foglie ampie ed erbe annuali in
campi agricoli e non coltivati [13,14]. Esso è il secondo pesticida più comunemente rilevato
in superficie e nei corpi idrici negli USA, Australia ed Europa [15], ed è causa di crescente
preoccupazione per via del suo potenziale carcinogenico [16] (Fig.2).
Figura 2: 2-cloro-4,6-di (etilammino)-1,3,5-triazina.
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in termini di modelli cinetici e di equilibrio, permetta di comprendere le complesse interazioni
che si stabiliscono tra le molecole dell’agrofarmaco e i siti attivi presenti sulle matrici
adsorbenti.
I risultati ottenuti nel precedente lavoro di tesi, volto all’impiego di una zeolite H-Y
per la decontaminazione di acque inquinate da simazina [21], possono essere ulteriormente
migliorati impiegando specifici adsorbenti, che esibiscono una più alta affinità nei confronti
della simazina, così da facilitare la messa a punto di un processo di decontaminazione per la
rimozione dell’agrofarmaco. In modo particolare, tali adsorbenti potrebbero risultare
vantaggiosi nella parte finale del processo di disinquinamento, quando la concentrazione di
simazina in acqua si è decisamente abbassata. Infatti, un adsorbente ideale dovrebbe avere
un'area superficiale (per esempio un grande numero di siti di adsorbimento), pori accessibili e
stabilità fisica e chimica [22]. Tali requisiti, si osservano per la maggior parte dei minerali
argillosi, comunemente presenti nel suolo [23], come evidenziato da molti autori [18,24,25].
Infatti, il carattere idrofilico negativo delle loro superfici rende i minerali argillosi ottimi
adsorbenti per agrofarmaci cationici e altamente polari mentre sono contestualmente
scarsamente specifici e mostrano bassa affinità verso i composti organici non ionici.
Per questa ragione, questi minerali sono stati spesso modificati al fine di migliorare la
loro efficienza di adsorbimento. In particolare, Paul et al. [18] hanno mostrato come il
trattamento acido controllato della beidellite possa contribuire all'adsorbimento di simazina
attraverso l’arricchimento di specie idrofile facilmente accessibili da parte delle vicine
molecole di simazina e Cruz-Guzman et al. [26] hanno evidenziato che l'introduzione di
naturali cationi organici nella regione tra gli strati di un montmorillonite, miglioravano
enormemente la prestazione dell'argilla come adsorbente della simazina.
Questi risultati suggeriscono la possibilità di modificare selettivamente i minerali
argillosi con appropriati cationi organici al fine di costituire negli interstrati un microambiente
tale da migliorare l'affinità dell'argilla per un determinato inquinante. Il disegno razionale di
adsorbenti, capaci di adsorbire selettivamente elevati quantità di composti organici selezionati
come gli agrofarmaci, è attualmente un'area di ricerca ancora nella sua fase iniziale.
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Queste considerazioni ci hanno spinto a preparare attraverso la tecnica sol-gel, ossidi
di silicio altamente porosi che potessero essere utilizzati per l’adsorbimento di simazina nelle
acque. La procedura sol-gel è un’innovativa tecnologia di sintesi, usata per la preparazione di
vetri e vetroceramica in bulk ed in forma di film sottili che utilizza soluzioni colloidali (sol)
come materiali di partenza (Fig. 4).
La metodica di preparazione di materiali, vetri e vetro-ceramici, può essere
schematizzata come segue:
preparazione del sol mediante l’ausilio di alcossidi o altri composti come reagenti del-
le reazioni di idrolisi e policondensazione, che portano alla formazione di clusters (se-
rie di incastri a forma di rami) che, crescendo, hanno la possibilità di legarsi tra loro in
modo da formare un unico grande reticolo, ovvero un gel;
trasformazione del gel da umido a secco;
trattamento termico del gel secco allo scopo di ottenere il materiale (vetro o vetro-
ceramico) con le caratteristiche richieste.
Figura 4: Schema del principio della tecnica sol-gel.