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Capitolo terzo
UNA POPOLAZIONE A RISCHIO
Il cambiamento climatico ha il potenziale per avere un impatto silente e devastante
sulla salute umana. Già nel 2008 il Direttore Generale dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) affermava “il cambiamento climatico influenzerà, in
modo profondamente negativo, alcuni dei più importanti determinanti della salute.
Di fronte a questa sfida abbiamo bisogno di lavorare per mettere la protezione della
salute umana al centro dell’agenda del cambiamento climatico”.
Nel 2022, il Gruppo Veolia (primo operatore a livello mondiale per la gestione
ottimizzata delle risorse che mira a diventare l’azienda leader della transizione
ecologica nell’ottica dell’economia circolare) in collaborazione con Elabe (società
di ricerca e consulenza in strategia di comunicazione), ha pubblicato il Barometro
2022: un’indagine sulla percezione del rischio dei cambiamenti climatici in tutto il
mondo. Lo studio è stato condotto tra agosto e settembre 2022, in 25 Stati di 5
continenti, per un totale di 25.000 intervistati (mediamente 1000 per Stato) e il
campione risultante ricopre il 61% della popolazione globale e il 68% delle
emissioni climalteranti prodotte. Il risultato ottenuto dimostra come il cambiamento
climatico sia percepito come un rischio concreto e presente, circoscritto da un alone
di incertezza sulle soluzioni controffensive.
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Nel dettaglio:
- L’87% degli italiani ha affermato di sentirsi particolarmente esposto al
problema, talvolta al di sopra della media mondiale, attribuendo la crisi
climatica all’uomo per l’86% dei casi.
- Il 70% degli italiani è consapevole che il cambiamento climatico potrebbe
rappresentare un costo maggiore rispetto agli investimenti necessari per la
mitigazione, motivo per cui il 60% è pronto ad accettare qualsiasi condizione
utile per contrastare tale fenomeno, a patto che vi sia una distribuzione equa
dell’impegno e degli sforzi.
- Gli italiani risultano mediamente più informati sulle possibili soluzioni:
dispositivi di controllo intelligente dei consumi energetici degli edifici, sistemi
di cattura dell’anidride carbonica prodotta dalle industrie etc., pur lamentando
la mancata concretezza delle azioni da intraprendere.
- Il 66% degli italiani si è detto disposto a pagare più tasse per adeguare gli edifici
pubblici al controllo dell’aria.
Come spiegato da Emanuela Trentin, amministratore delegato di Siram Veolia,
“l’indagine mostra un’Italia sempre più consapevole delle conseguenze
dell’emergenza ambientale, dal cambiamento climatico all’inquinamento, passando
per la scarsità delle risorse a disposizione. Sono tutti temi che oggi più che mai
meritano di essere affrontati con serietà e urgenza, e gli Italiani lo hanno capito”.
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3.1. FATTORI FISIOLOGICI E RISCHIO DI MORTE
La vasodilatazione, pur presentandosi come un meccanismo di risposta allo stress
termico, aumenta la richiesta cardiaca diminuendo la pressione di riempimento del
cuore, il quale dovrà pompare più forte e velocemente, aumentando la richiesta di
ossigeno locale.
Questa situazione viene a configurarsi come critica nelle persone con patologie
pregresse che comporta una mancata corrispondenza tra richiesta di ossigeno
cardiaco ed erogazione dello stesso, che a lungo tempo può concludersi in ischemia
cardiaca, infarto e collasso cardiovascolare.
Parliamo quindi di patologie dovute al surriscaldamento che possono evolvere in
colpo di calore, che può essere fatale.
Quando la temperatura interna è elevata, se combinata con ischemia e aumento
dello stress ossidativo dopo la ridistribuzione del sangue, vi possono essere danni
cellulari e tissutali oppure interessare interi organi, come il polmone sotto forma di
edema polmonare e sindrome da distress respiratorio acuto a causa
dell’iperventilazione legata al calore ed elevato inquinamento atmosferico.
Le patologie da calore si identificano, quindi, come condizioni cliniche correlate
all’esposizione a elevate temperature ambientali e a ondate di calore che
comprendono:
- Crampi da calore: dolori muscolari causati dalla perdita di sali e liquidi corporei
durante la sudorazione.
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- Dermatite da sudore: l’eccessiva presenza di sudore causa una macerazione
della cute sottoforma di vescicole. Le zone interessate sono collo, parte
superiore del torace, inguine, sotto il seno e pieghe del gomito.
- Squilibri idrominerali: conseguenti a perdite idriche dovute a sudorazione e
iperventilazione. Sono caratterizzati da cali improvvisi di pressione, debolezza
improvvisa, tachicardia, sonnolenza, irritabilità, sete eccessiva, occhi ipotonici,
scosse muscolari e riduzione della diuresi.
- Sincope da calore: deriva da un’eccessiva vasodilatazione, stasi venosa
periferica, ipotensione e ipoaffluso vascolare a livello cerebrale. Si manifesta
con un’improvvisa e transitoria perdita di coscienza.
- Stress da calore: la capacità di adattamento collassa e i segni e sintomi più
evidenti sono rappresentati da elevata temperatura corporea, improvviso
malessere generale, ipotensione arteriosa, confusione, tachicardia, mal di testa,
nausea.
- Colpo di calore: si verifica quando il centro di termoregolazione è compromesso
e la temperatura corporea raggiunge livelli critici, presentandosi con
iperventilazione, delirio, aritmie, shock, insufficienza renale ed epatica. È
un’emergenza medica che deve essere tempestivamente trattata perché può
provocare danni agli organi interni e talvolta morte.
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3.2. PATOLOGIE DA CALORE
La specie umana appartiene alla categoria degli organismi viventi definiti
“omeotermi”, ovvero in grado di mantenere entro valori ristretti, la propria
temperatura rispetto alle variazioni ambientali.
Gli organi vitali sono efficienti ad una temperatura di circa 37°C, valore mantenuto
attraverso il funzionamento dell’ipotalamo, tramite la termoregolazione che può
subire variazioni in materia di vasodilatazione periferica, sudorazione, brividi, in
base alla perdita o acquisizione del calore.
I fattori che contribuiscono all’insorgenza delle patologie da calore sono: alta
temperatura e umidità, scarso consumo di liquidi, esposizione diretta al sole, limitati
movimenti d’aria, intensa attività fisica, alimentazione non adeguata, insufficiente
periodo di acclimatamento, uso di indumenti pesanti e DPI e condizioni di
suscettibilità individuale.
Tra questi ultimi rientrano condizioni croniche come malattie della tiroide (gli
ormoni tiroidei aumentano la liberazione termica delle cellule), l’obesità (in cui vi
è un eccessivo sforzo cardiaco), l’asma e la bronchite cronica (il caldo può
provocare broncocostrizione soprattutto in presenza di un alto tasso di umidità), il
diabete (la dispersione di calore è ostacolata a causa dell’alterazione della reattività
del microcircolo e inoltre vi possono essere cali di glicemia in caso di sforzi intensi),
malattie renali (vi è l’associazione con ipertensione e altre malattie cardiovascolari,
con aumentato rischio di sbalzi di pressione associati al caldo e aggravati dalla
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disidratazione), patologie cardiovascolari (eventualmente responsabili del difficile
potenziamento del lavoro cardiaco fondamentale da una parte per disperdere calore
attraverso l’aumento del flusso verso la periferia, e dall’altra per incrementare il
flusso sanguigno verso i distretti muscolari interessati dallo sforzo), e disturbi
psichici e malattie neurologiche (possono causare un’alterata percezione del rischio
associato al caldo con conseguente adozione di comportamenti inadeguati che
possono evolvere in infortunio).
Estreme condizioni climatiche, comportano un aumento della morbilità e mortalità,
nonché effetti avversi su fertilità maschile e femminile, gravidanza e sviluppo
fetale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che la temperatura
ottimale di esposizione è impostata in un range tra 16 e 24°C, con un aumento del
rischio di incidenti del 5-7% per temperature superiori a 30°C e del 10-15% oltre i
38°C.
Dal report dell’IPCC del 2022, è possibile prevedere un aumento della temperatura
media, della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore, con particolare
preoccupazione per l’Europa meridionale e per l’Italia, dove lo scenario si presenta
poco reversibile nel breve periodo.
Dunque, perché l’aumento della temperatura può essere fatale?
Il corpo umano reagisce allo stress termico ridistribuendo il flusso sanguigno verso
la pelle per migliorare il trasferimento di calore dai muscoli alla pelle e secernendo
il sudore, ma in condizioni estreme (temperatura > 41°C) causa denaturazione
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proteica con la possibilità di rilascio di citochine pro infiammatorie, con
conseguente deficit cellulare e attivazione della cascata infiammatoria, responsabile
della compromissione degli organi e dell’attivazione della cascata coagulativa.
Alla fine, i meccanismi di termoregolazione vengono sopraffatti, provocando
infiammazione e sindrome da disfunzione di organo.
3.2.1. ALLERGIA E CAMBIAMENTO CLIMATICO
Dalla definizione che l’Istituto Superiore di Sanità fornisce in merito all’allergia,
sappiamo essere una reazione dell'organismo verso particolari sostanze presenti
nell'ambiente ed è proprio questo ad essere in pericolo di fronte alla minaccia del
cambiamento climatico.
Il cambiamento climatico è, in parte, dovuto all’aumentata presenza di gas serra in
atmosfera, come anidride carbonica, protossido di azoto e metano ed è responsabile
dell’accrescimento intensivo della stagione dei pollini e della sua durata sempre più
dilata nel tempo. In particolare, l’aumentata percentuale di CO2 comporta a un
aumento riflessivo delle piante e dei loro sottoprodotti pollinici, in quanto l’anidride
carbonica è una delle risorse principali per il successo della fotosintesi.
Correlata al cambiamento climatico è l’aumentata frequenza dei temporali a causa
dell’innalzamento della temperatura del mare che determinano un elevata presenza
di polline a livello del suolo: dopo aver assorbito acqua i granuli si rompono per