INTRODUZIONE
Se si dovesse stilare un elenco delle opere d'arte più enigmatiche di tutti i tempi, molto
probabilmente il gradino più alto del podio verrebbe conquistato da quello che è anche uno
dei quadri più celebri del mondo: La Gioconda. Con quel sorriso misterioso, quello
sguardo allusivo e il suo modo di inserirsi nel non meglio definito ambiente circostante,
hanno spinto critici e studiosi a elaborare le più svariate ipotesi interpretazioni, aumentando
l'aura di mistero intorno ad essa e rendendola una delle opere più affascinanti di tutti i
tempi.
Restando in ambiente rinascimentale, c'è un'altra opera di Leonardo che, ancor più delle
altre, ha sempre destato curiosità e interesse in ambiente culturale per un semplice fatto:
non è mai stata realizzata. Si tratta della celebre Battaglia di Anghiari, un affresco che nel
suo progetto originale avrebbe dovuto ricoprire per intero una delle pareti grandi del nuovo
Salone dei Cinquecento nel Palazzo Vecchio a Firenze. Commissionata dal gonfaloniere
della repubblica fiorentina Pier Soderini nel 1503, l'opera fu interrotta nello stesso anno,
probabilmente a causa di un errore che Leonardo aveva già incontrato durante la
realizzazione de L'Ultima Cena: secondo il Vasari, Leonardo avrebbe posto alla base del
dipinto due pentoloni carichi di legna ardente, in modo tal che il calore aiutasse
l'essiccazione del dipinto. Sfortunatamente non fu così: il calore si rivelò insufficiente per il
gigantesco affresco, i cui colori iniziarono a squagliarsi, rovinando irrimediabilmente
l'intera opera. Frustrato per l'insuccesso, Leonardo decise di abbandonare l'intero progetto,
di cui non restano neppure i cartoni con gli studi preparativi.
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A differenza della Gioconda, il cui fascino consiste nel cercare il significato dietro alla tela,
la curiosità che accompagna la Battaglia di Anghiari consiste nel fatto che sia possibile
conoscerne il significato, ma non la forma: è un'opera resa celebre proprio per il fatto di
essere andata perduta. La remota possibilità di avere un'idea di questo grandioso progetto
ha spinto studiosi ad indagare a fondo le copie che di essa sono state fatte da altri artisti
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,
fino a cercare tracce dell'opera sotto gli affreschi con cui il Vasari ha poi decorato lo stesso
Salone dei Cinquecento. Una vera e propria corsa all'oro, nel tentativo di dare visibilità
all'invisibile, di indagare quello che, dalle aspettative, ha tutta l'aria i essere un vero e
proprio capolavoro incompiuto.
In ambito artistico, l'irrealizzato ha sempre creato un fascino particolare, generando una
serie di interrogativi ipotetici, una vera e propria serie interminabile di what if, destinati
purtroppo ad essere appagati soltanto da supposizioni. Che cosa sarebbe cambiato nella
storia dell'arte se La Battaglia di Anghiari avesse visto la luce?
Oppure, che cosa sarebbe del cinema oggi se il Napoleon di Kubrick fosse approdato sul
grande schermo? Con un volo pindarico di quasi cinque secoli, arriviamo infine ad un
argomento più coerente con l'oggetto della trattazione: i progetti mai realizzati in ambito
cinematografico. In questo campo, si può dire che il cinema detenga il maggior numero di
vittime: numerose sono le opere troncate sul nascere, in particolare per cause legate ad un
mero fattore finanziario, essendo il cinema una delle manifestazioni artistiche più
dispendiose. Per essere messo in produzione, un film deve disporre di una sceneggiatura
con delle grosse possibilità di successo, che non comporti costi esorbitanti e, soprattutto,
che possa garantire un buon incasso al botteghino, almeno sufficiente per ripagare le spese.
Tra i progetti che non hanno soddisfatto queste caratteristiche e che non stati ritenuti degni
1 Quella di Rubens la più celebre
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di essere realizzati, alcuni suscitano un interesse particolare, soprattutto perché coinvolgono
dei veri e propri mostri sacri del cinema. E' impossibile non essere incuriositi da un film
come Kaleidoscope, l'opera irrealizzata più famosa di Alfred Hitchcok. La visione di Blow
Up di Antonioni
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, suscitò nel maestro una forte curiosità nei confronti del cinema
indipendente europeo, portandolo a dichiarare che «Questi maestri italiani sono cent'anni
avanti a me in fatto tecnica»
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, facendo nascere in lui un'intolleranza sempre più forte nei
confronti della pudica censura hollywoodiana. Nato inizialmente come un prequel de
L'ombra del dubbio
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, Hitchcok iniziò a lavorare al progetto nel 1967,con una sceneggiatura
incentrata su una storia d'amore dalle sfumature grottesche, in cui erano previste un gran
numero di scene di nudo, contornate da una violenza sadica e da una visione del sesso che
non rientra esattamente nell'immaginario convenzionale. Per evitare uno scandalo
inevitabile, la Universal decise di respingere il progetto. Un'amara delusione, a cui però il
regista decise di non arrendersi, realizzando altri tre film: Topaz (1969), Frenzy (1972) e
Complotto di Famiglia (Family Plot, 1976). Tra questi, di particolare interesse è il secondo,
in cui si possono notare molti elementi del defunto Kaleidoscope, la presenza di forti scene
di violenza, sempre legate all'espressione di un sessualità morbosa. A dissipare ogni dubbio
sul fatto che parte del progetto accantonato sia confluita in questo film, si può chiamare in
giudizio una prova decisiva: prima di optare per Kaleidoscope, il titolo originale del
progetto era, casualmente, Frenzy.
Parlando di altri “porti sepolti” della cinematografia, non si può non citare Megalopolis, il
megalitico progetto di Francis Ford Coppola. Con un'immensa sceneggiatura di circa
duecento pagine, Megalopolis è la storia di un'utopica ricostruzione di New York sul
2 Blow Up, Michelangelo Antonioni, 1966
3 Braund, S., The Greatest You'll Never See, Aurum Press, London, 2013
4 Shadows of the doubt, Alfred Hitchcock, 1943
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modello di una nuova città ideale. Iniziato in un simbolico 1984, il film di Coppola non
vide mai la luce per via dei costi e per alcuni insuccessi che hanno costellato la carriera del
regista, come ad esempio Un Sogno Lungo un Giorno
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, ma non fu mai accantonato del
tutto: ancora nel 2001, il regista di dichiarò di aver già confermato parte del cast e di essere
pronto a dare il via alle riprese. Tuttavia, dopo l'attentato alle Torri Gemelle dell'undici
settembre, il regista ritenne sconveniente realizzare un film sulla ricostruzione ideale di
New York proprio quando era appena stata sfigurata orribilmente di uno dei suoi simboli
più caratteristici. Il progetto fu quindi rispettosamente abbandonato, apparentemente in
modo definitivo.
Un progetto mai realizzato che invece aveva tutte le carte in regola per poter diventare un
vero e proprio capolavoro è il già citato Napoleon di Stanley Kubrick, progetto al quale il
regista si dedicò per circa trent'anni. Leggendo una quantità immensa di biografie e
svolgendo accurate ricerche sul campo, la stesura della sceneggiatura impegnò il regista per
due anni, finendo per diventare un'opera gigantesca, che mirava a rappresentare la vita di
Napoleone in ogni minimo dettaglio. Al momento dell'annuncio nel 1967, i produttori si
dimostrarono entusiasti del progetto, ma successivamente le cose cambiarono, spingendo la
Metro-Goldyn Mayer a respingerlo. Le cause principali furono tre, e tutte legate ad un
fattore economico: le spese eccessive, il recente insuccesso di un film sulla disfatta di
Waterloo e l'uscita nelle sale di un film incentrato sulla campagna napoleonica in Russia. Il
progetto venne quindi accantonato, ma non sparì del tutto: sfruttando alcuni abbozzi della
sceneggiatura e riprendendo l'idea di utilizzare solo brani di Beethowen per la colonna
sonora, Kubrick realizzò Barry Lindon, un altro film storico ambientato nello stesso
periodo. Il sogno napoleonico rimase tuttavia un pensiero costante nella mente del regista,
5 One For The Heart, Francis Ford Coppola, 1982
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che nel 1985 arrivò a dichiarare di aver letto circa cinquecento libri sull'argomento, con lo
scopo futuro di realizzare un degno ritratto dell'imperatore. A detta di Kubrick, se avesse
visto la luce, sarebbe stato il più grande film mai realizzato. Dai documenti che sono stati
pubblicati si può affermare che sicuramente avrebbe segnato qualcosa di epocale, e non
solo nell'ambito dei film storici.
Due anni dopo l'uscita di Barry Lindon, uscì nelle sale un film di un regista allora
emergente, che fece presto parlare di sé nel circuito dei cinema underground, in particolare
nelle proiezioni di mezzanotte. Il film in questione è Eraserhead – La mente che cancella
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,
il primo lungometraggio di David Lynch. Con un surrealismo grottesco e una colonna
sonora mai sperimentata prima, nel giro di poco tempo il film divenne un vero e proprio
cult, tanto da diventare uno dei film preferiti dello stesso Kubrick. Il motivo di questo
successo è chiaro: Eraserhead è qualcosa di mai visto, che sconvolge i canoni dell'estetica
tradizionale, in cui i rapporti di razionalità col reale vengono presto a mancare per essere
sostituiti con immagini grottesche e fuori dall'ordinario, che sovente non mancano di
provocare una buona dose di disgusto nello spettatore.
E David Lynch è il proprio il regista su cui è incentrata la trattazione in questione, in
particolare su uno dei suoi lavori mai realizzati più famosi: Ronnie Rocket, or the Absurd
Mistery of Strange Forces of Existance
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6 Eraserhead, David Lynch, 1977
7 Sceneggiatura originale nella sua versione definitiva del 1986, mai pubblicata ma comunque divulgata in
rete.
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