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scrittore, le particolari tematiche trattate e il successo di vendite
suffragato da autorevoli apprezzamenti critici a livello mondiale.
Oltre alle stesse fonti consultate per la sezione critica anglo-
americana, per il corpus critico italiano sono state consultate
direttamente le redazioni dei più importanti quotidiani nazionali, mentre
per le testate critico-letterarie sono state contattate tutte le redazioni
elencate sul Catalogo dei periodici italiani 1998 di Roberto Maini, Editrice
Bibliografica, Milano.
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PARTE PRIMA
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CAPITOLO PRIMO
BIOGRAFIA
David Leavitt è nato a Pittsburgh, Pennsylvania, il 23 giugno
del 1961. Il minore di tre fratelli, è cresciuto a Palo Alto, California,
dove suo padre, Harold Jack Leavitt, insegnava nella facoltà di
Psicologia dell’Università di Stanford e sua madre, Gloria (Rosenthal)
Leavitt, si impegnava part-time come attivista politica. Ancora studente di
letteratura inglese all’Università di Yale, Leavitt era già una celebrità
grazie alla pubblicazione nel 1982 del racconto “Territory” (tr. it.
“Territorio”) nella rivista New Yorker. Il contributo letterario di Leavitt
alla prestigiosa rivista ha rappresentato un episodio fondamentale e di
notevole importanza per la sua carriera letteraria: “Territory” fu il primo
racconto con personaggi dichiaratamente omosessuali ad essere
pubblicato dalla prestigiosa rivista e a conquistare un generale successo
di pubblico e critica. Inoltre in quello stesso anno Leavitt ricevette il
Willets Prize per la narrativa dall’Università di Yale.
L’anno successivo, dopo il conseguimento della laurea, Leavitt
lavorò part-time come lettore e assistente editoriale per la
Viking/Penguin, una breve collaborazione che cessò nel 1984 dopo
l’uscita del suo primo libro, Family Dancing, (tr. it. Ballo di famiglia, 1986),
che, oltre a conferirgli fama e un grande successo internazionale di
vendite, gli diede la possibilità di realizzare il suo desiderio di diventare,
a soli 23 anni, scrittore a tempo pieno. Sempre nel 1984 Leavitt ottenne
due importanti riconoscimenti letterari: il premio O. Henry per il
racconto “Counting Months” (tr. it. “Contando i mesi”, 1986) e la
candidatura per il miglior libro di narrativa presso il National Books
Critics Circle. Inoltre nel 1985 il libro ottenne anche la candidatura per
il P.E.N. Faulkner Award per la miglior narrativa.
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“Territory” apre la raccolta dei nove racconti di Family Dancing.
Questo primo racconto e l’ultimo, “Dedicated” (tr. it. “Devota”), hanno
come protagonisti personaggi omosessuali: in “Territory” Neil, dopo
aver apertamento dichiarato la sua omosessualità in famiglia, presenta il
suo amante alla madre, donna solo apparentemente molto tollerante ed
impegnata politicamente nel movimento di emancipazione gay; in
“Dedicated” i fidanzati Nathan e Andrew sono consolati regolarmente
dalla presenza di un’amica comune, Celia, sempre pronta a vivere tutte
le loro peripezie, ad ascoltare i loro drammi e a mettersi devotamente da
parte al momento giusto. “Counting Months” e “Radiations” (tr. it.
“Radiazioni”) hanno come protagonisti due madri di famiglie senza
padri unite dal tragico destino di affrontare in solitudine tumori
terminali. Il resto dei racconti ruota su altrettante famiglie disintegrate e
infelici o in via di un radicale sconvolgimento degli equilibri tradizionali.
“The Lost Cottage” (tr. it. “Il cottage perduto”), dal nome della
residenza estiva nella quale una famiglia passa ogni anno le vacanze,
fornisce un’efficace metafora della disintegrazione familiare presente in
tutti i racconti del libro. In “Danny in Transit” (tr. it. “Danny in
transito”) la scelta di vita omosessuale del capofamiglia fa diventare
pazza la moglie che sprofonda in depressione e accentua il drammatico
isolamento del figlio Danny, destinato all’affidamento. Nel racconto che
dà il titolo al libro, “Family Dancing” (tr. it. “Ballo di famiglia”), una
donna abbandonata dal marito, ma ancora disperatamente innamorata
di lui, organizza la festa per il diploma del figlio, e nel tragicomico finale
si ritrova a ballare pateticamente con il suo ex e sua figlia e a provare
ancora gelosia per la grande complicità che li lega e che lei non ha mai
conosciuto con loro. Tre sorelle sono le protagoniste di “Out Here” (tr.
it. “Da queste parti”), ultimo racconto del libro su una famiglia
disintegrata, che, dopo aver sempre evitato di incontrarsi per molti anni,
si ritrova nella casa del padre, morto dopo due vedovanze. L’unico
racconto nel quale compare una famiglia apparentemente unita è
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“Aliens” (tr. it. “Alieni”), apparentemente perché, come suggerisce il
titolo, i vari componenti vivono ognuno su un pianeta distante anni luce
dall’altro: Alden e la moglie, benché non separati legalmente, sono
impediti nella realizzazione di un’unione felice da un terribile incidente
nel quale lui ha perso un occhio, la mobilità e l’uso della lingua; inoltre
la moglie è sempre più disperata, sola e lontana a causa del figlio, che
crede di aver inventato al computer l’immaginazione artificiale, e della
figlia, convinta di appartenere ad un altro pianeta.
Nei primi mesi del 1985 Leavitt cominciò a lavorare al suo
primo romanzo, The Lost Language of Cranes (tr. it. La lingua perduta delle
gru, 1987), scrisse un lungo articolo apparso nella New York Book Review
il 12 maggio del 1986 dal titolo “New Voices and Old Values”, e fu
scelto per scrivere il saggio decennale “My Generation” di Esquire, a suo
tempo affidato a scrittori come F. Scott Fitzgerald e William Styron.
Nel saggio Leavitt cerca di delineare le particolarità che
contraddistinguono la sua generazione, i “Baby boomers”, nati nei
primi anni Sessanta e in un periodo di eccezionale incremento delle
nascite, destinati ad essere “somewhere in between” (“The New Lost
Generation” p. 88): in parte come la generazione precedente e in parte
come quella successiva. Secondo Leavitt, la chiave di lettura per la
comprensione dei giovani della sua generazione è la ricerca della
stabilità, così disperatamente assente in molte delle loro famiglie segnate
da divorzi, abbandoni e incomprensioni; questa stabilità è contrapposta
anche alla mobilità dei viaggi visti come espansione di coscienza, tipica
dei coetanei dello scrittore nati negli anni Cinquanta. Lo scrittore
considera la sua generazione “perduta”, sia a causa dell’ironica
disillusione seguita alla crisi negli ideali dei giovani degli anni Sessanta e
alla fine della speranza in un mondo felice e più giusto, sia per il
conseguente senso di vuoto, di mancanza di punti di referimento validi
che genera un’incapacità di pensare al futuro, compromesso tra l’altro
dall’immagine della “mushroom cloud” (“The New Lost Generation”
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p. 90), e un interesse eccessivo verso il momento presente, il
materialismo ed il consumismo tipico della società americana.
The Lost Language of Cranes fu atteso con grande interesse dalla
stampa internazionale e dai critici, ansiosi di constatare l’abilità di
Leavitt nel suo primo romanzo. The Lost Language of Cranes ha la
struttura di un romanzo ottocentesco costruito secondo lo stile della
George Eliot di Middlemarch, come l’autore ha dichiarato in molte
interviste. Vi si ritrovano molte tematiche presenti nei racconti di Family
Dancing, ma anche un’analisi più approfondita dei personaggi e di alcune
tematiche specificatamente omosessuali come la fase del “coming out”
(la dichiarazione della propria omosessualità), la passione e il dolore
delle prime relazioni sentimentali, il problema dell’omosessualità
repressa e, come scrive Daniel J. Murtaugh “the ‘encoded’ or secret
language of the gay subculture” (Maurtaugh 1993, p. 218). Il libro è
innanzitutto la drammatica storia di una famiglia disintegrata
dall’omosessualità. I suoi protagonisti sono Owen e Rose Benjamin, un
professore e una editor di una casa editrice a New York, più il figlio
Philip, che abita ormai da solo. Owen è spinto a rivelare la sua
omosessualità dopo la confessione del figlio, e Rose scopre
improvvisamente due segreti che la segnano profondamente e
sconvolgono il suo matrimonio. Ma il romanzo racconta anche di
sentimenti d’amore travolgenti, come nell’intensa storia d’amore tra
Philip e Eliot, destinata tuttavia a finire. La quotidianità e il naturale
romanticismo nella relazione sentimentale dei due giovani si
contrappongono alla dolorosa e limitata omosessualità di Owen, vissuta
in squallidi incontri sessuali ogni domenica in un cinema porno di terza
categoria. Come spiega Leavitt nei ringraziamenti, il titolo del romanzo
è ispirato al caso clinico del bambino-gru trattato dal dottor Francois
Péraldi. In un capitolo fondamentale Jerene, la compagna di stanza nera
e lesbica di Eliot, trova in biblioteca un articolo che tratta del neonato
Michael, frutto di uno stupro, che vive in un casamento popolare vicino
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a un cantiere edile, con una madre che non si occupa di lui e lo
abbandona in continuazione. Per un periodo il bambino piange e si
dispera, poi trova, a modo suo, un equilibrio, la possibilità di
sopravvivere: il bambino gioca sul suo lettino con le gru che sollevano
travi nel cantiere fuori dalla finestra. L’epilogo della vicenda però è
tragico: il bambino viene portato via dalla polizia e dagli assistenti sociali
che lo prelevano dalla sua abitazione e precipita nella disperazione
finchè finisce in un istituto speciale per handicappati, perché “si
muoveva come una gru, faceva i rumori di una gru […] reagiva soltanto
alle fotografie delle gru, giocava soltanto con delle gru giocattolo” (La
lingua perduta delle gru, p. 203). Leavitt ha spiegato, in un’intervista citata
da Fernanda Pivano nella sua introduzione all’edizione Oscar
Mondadori della Lingua perduta delle gru (1989), che l’insolito amore
provato dal bambino per le gru è una metafora del sentimento non
convenzionale dell’omosessualità, vissuto dai protagonisti gay del
romanzo. E, come nota sempre la Pivano nell’introduzione, Philip è un
personaggio romantico come il suo cantore, e può essere identificato
con il bambino-gru perché è capace di trovare ciò che deve amare e di
raggiungere la consapevolezza che “qualunque sia la cosa che amiamo, è
quella che noi siamo” (La lingua perduta delle gru, p. 203).
Nel 1989, deludendo i critici che speravano in una nuova
raccolta di racconti, Leavitt pubblicò un secondo romanzo, Equal
Affections (tr. it Eguali amori, 1989) ricavando il titolo da The More Loving
One di Wyston Hugh Auden (“If equal affections cannot be/Let the
more loving one be me”). Di nuovo, al centro della narrazione si trova
una famiglia disintegrata, e stavolta in modo definitivo, dalla morte per
cancro di Louise, moglie inquieta e scontenta di un ricercatore fallito e
madre di Danny, giovane e ricco omosessuale che convive con Walter,
suo collega, e di April, cantautrice femminista di successo che convive
caoticamente con varie amanti e decide di avere un figlio ricorrendo alla
fecondazione artificiale facendosi donare il seme da un amico
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omosessuale. Louise, oltre alla malattia, al tradimento del marito e alla
solitudine, affronta una crisi religiosa che la porta a convertirsi al
cattolicesimo I vari membri della famiglia conducono una vita inquieta e
si ritrovano emotivamente riuniti soltanto davanti al letto di morte di
Louise. Le intense e appaganti relazioni sentimentali del romanzo sono
quelle omosessuali di Danny e April, che fanno da contrappunto al
fallimento del matrimonio dei loro genitori. Certo che, differentemente
da The Lost Language of Cranes, l’omosessualità dei protagonisti è del tutto
scontata e non rappresenta la crisi al centro della narrazione, anzi,
l’intento di Leavitt è quello di “normalizzare” la convivenza
omosessuale. Inoltre Leavitt affronta per la prima volta la morte, che
descrive nei terribili dettagli della devastazione fisica dell’agonia di
Louise. Louise rappresenta un importante elemento biografico, come
Leavitt stesso ha spiegato in un testo scritto per una conferenza alla
New York Public Library, nel 1989, e recentemente tradotto in La nuova
generazione perduta con il titolo “La bugia piegata”: il personaggio di
Louise, la sua agonia e la sua morte sono ispirati alla realtà, alla morte
della madre dello scrittore avvenuta nel 1985. Inoltre in questo
interessante testo Leavitt dichiara che tutto quello che ha scritto fino a
quel momento è stato ispirato alla madre ma che è sua intenzione non
trattarne più nelle prossime opere.
Dopo l’uscita di Equal Affections, Leavitt ricevette critiche dalle
varie comunità omosessuali che reclamavano un interessamento da
parte dello scrittore, in qualità di esponente della letteratura gay, alla
questione dell’AIDS, da sempre ignorata nelle sue opere. A tal
proposito Leavitt scrisse un saggio apparso su il New York Times
Magazine, sempre nel 1989, dove parla del suo coinvolgimento con Act
Up (l’associazione gay internazionale contro l’AIDS), smentendo
definitivamente il suo disinteresse letterario verso il famigerato virus
con la pubblicazione, nel 1990, della sua seconda raccolta di dieci
racconti, A Place I’ve Never Been (tr. it. Un luogo dove non sono mai stato,
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1990). In questa raccolta, infatti, sono sempre presenti le tematiche che
appassionano Leavitt, come la malattia, la casa e l’omosessualità, ma,
differentemente dai primi racconti di Family Dancing, in questa raccolta
l’autore approfondisce i rapporti umani della generazione americana
post-AIDS di gay e lesbiche, affrontando esplicitamente le
problematiche causate dal virus all’interno di un importante
microcosmo della società occidentale. Il primo racconto si intitola come
l’intera raccolta e traccia una linea ideale di continuazione con Family
Dancing grazie alla reintroduzione di due personaggi, Celia e Nathan, già
protagonisti del racconto “Dedicated”. In “A Place I’ve Never Been”
(tr. it. “Un luogo dove non sono mai stato”), l’amicizia tra Nathan e
Celia è maturata con il passare degli anni. Al ritorno da un viaggio in
Europa, Nathan trova la casa distrutta da un suo amico al quale aveva
lasciato la custodia perché segretamente innamorato. Nathan viene
assistito nella sventura da Celia che però stavolta non può fare niente
per evitare la sieropositività dell’amico, sorte di punizione ai giovani
della sua generazione che hanno cercato di fare tutto e di andare in ogni
luogo e che hanno preferito (come dice Celia) l’esperienza all’innocenza.
Il tema dell’AIDS si ripresenta in tutta la sua drammaticità in “Gravity”
(tr. it. “Gravità”), in cui una madre combatte inutilmente contro la
malattia del figlio.
Il cancro, altra malattia onnipresente nelle opere di Leavitt, in
questa raccolta offre solo un pretesto per inquadrare i due protagonisti
del racconto gotico “Spouse Night” (tr. it. “La serata del coniuge”): la
relazione sentimentale tra Arthur e Mrs. Theodorus si verifica dopo la
loro conoscenza in ospedale dove, una volta alla settimana, si svolge la
serata del coniuge, appunto, e i malati si riuniscono insieme ai loro
parenti. Emarginazione e delusione sentimentale sono i temi evidenti
nel racconto “My Marriage with Vengance” (tr. it. “Il mio matrimonio
con vendetta”). Il narratore è una ragazza lesbica, Ellen, che partecipa al
matrimonio della sua ex amante dove viene collocata in un tavolo
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insieme ad un suo amico gay, la cameriera della sua ex, una ragazza nera
schizofrenica, suo fratello e sua madre. I sentimenti feriti che Ellen
prova verso Diana si sono attenuati appena con il passare degli anni e
accompagnano i suoi ricordi, le sue sensazioni.
Tre racconti hanno come narratori giovani gay: in “AYOR” (tr.
it. “Atrep”) acronimo di “at your own risk”, un ragazzo gay racconta la
sua amicizia con un avvenente ragazzo, Craig, del quale avrebbe voluto
innamorarsi se ne fosse stato ricambiato. Da questo rapporto emergono
due personalità diverse che inquadrano molto bene la realtà gay: Craig è
molto attraente e riesce ad avere una quantità impressionante di
rapporti sessuali con uomini, nei posti più improbabili e pericolosi, e i
partner che gli giurano amore eterno agiscono sempre in totale
superficialità e a volte assenza di umanità; l’amico vive nell’ombra della
popolarità del seducente coetaneo ma riesce a stabilire un rapporto
profondo anche se problematico con un ragazzo francese. “When
You’ll Be an Adulterer” (tr. it. “Quando adultero sarai”) propone il
classico triangolo sentimentale ma in versione gay: Andrew si trova a
fronteggiare una doppia relazione sentimentale dopo aver passato la
maggior parte della sua vita senza mai essere stato sfiorato da nessuno.
Il suo nuovo partner vuole che prenda una decisione definitiva e lui, nel
frattempo, passa il tempo nel letto sia dell’uno sia dell’altro. Solo alla
fine del racconto sembra che Andrew prenda una decisione:
massaggiando la schiena di Allen fa finta di scrivere con le dita “I love
Jack Selden”, guardando il suo partner che emette gemiti di piacere e di
gratitudine per i massaggi, ignaro della scritta invisibile, del tradimento.
In “Houses” (tr. it. “Case”) Leavitt propone di nuovo il dilemma del
“closeted gay” (del gay velato, nascosto) rifugiatosi in un matrimonio
eterosessuale. Paul, agente immobiliare, si ritrova coinvolto in una
relazione con Ted, un tosatore di cani, ma, nonostante riesca a lasciare
la moglie, Susan, alla fine ritorna con lei. L’epilogo è triste: Susan
cambia idea e si allontana definitivamente da Paul e Ted si trova un
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altro amante, e Paul immagina di trovarsi nella sua casa preferita
emotivamente devastato nell’aver condotto una doppia vita che lo ha
portato alla solitudine. In molti dei racconti elencati sono presenti
animali domestici, ma in “Chip Is Here” (tr. it. “C’è Chips”) la
scomparsa di un gatto è il tema centrale della narrazione.
“I See London, I See France” (tr. it. “Vedo Londra, vedo la
Francia”) and “Roads to Rome” (tr. it. “Le strade che portano a
Roma”) sono invece i racconti italiani. Entrambi rappresentano i
tentativi di giovani protagonisti di fuggire gli spiacevoli vincoli della
famiglia e trovare rifugio in relazioni di amicizia e di amore che offrono
il tipo di sicurezza non trovata all’interno di famiglie tradizionali. “I See
London, I See France” ha nuovamente come protagonista Celia, in
viaggio nel nord dell’Italia per visitare i suoi amici artisti espatriati. In
“Roads to Rome”, ultimo racconto di A Place I’ve Never Been e il più
lungo dell’intera raccolta, la vicenda è ambientata a Saturnia, nella casa
di una strana famiglia, composta da due donne, Fulvia, intellettuale di
sinistra, e Rosa, sua amica da sempre, oltre che da Marco, figlio di Rosa
e amante, a sedici anni, di Fulvia, e in seguito amante di Dario, figlio
suicida di Fulvia. Oltre alla complicata struttura parentale, in questo
racconto Leavitt rileva un gusto per l’eccesso sconosciuto nei suoi
racconti: Dario non sazio di droghe, di vizi e di esibizioni arriva
addirittura alla pratica della coprofagia.
Dopo l’uscita di A Place I’ve Never Been seguirono tre anni di
silenzio, un periodo piuttosto lungo da quando Leavitt ha cominciato a
scrivere. Nel frattempo lo scrittore si stabilì definitivamente in Italia, in
Toscana, senza rinunciare però a viaggiare per lavoro e a lunghi periodi
di soggiorno negli Stati Uniti. Nel 1993 Leavitt tornò alla ribalta con la
pubblicazione del terzo romanzo, While England Sleeps (Mentre l’Inghilterra
dorme, 1995). Il titolo del romanzo è spiegato dall’epigrafe tratta da
Homage to Catalonia di George Orwell con l’accenno al “profondo,
profondissimo sonno dell’Inghilterra”. Il romanzo è ambientato
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durante gli anni della Guerra civile spagnola e viene narrato in prima
persona da Brian Botsford, romanziere della buona società inglese che,
durante un incontro di comunisti a Londra, incontra Edward Phelan, un
onesto proletario con il quale, dopo un istantaneo approccio sessuale,
inizia una relazione. La passione travolge i due giovani ventenni: la
famiglia poverissima di Edward accoglie Brian nella loro casa ed
Edward va a vivere nella camera immobiliata di Brian. Dopo l’idillio
iniziale, Brian si lascia andare ad una storia d’amore con una ragazza
molto ricca ed Edward inorridito fugge raggiungendo i combattenti
della guerra di Spagna. L’entusiasmo per la decisione di combattere
cessa molto presto ed Edward viene imprigionato. Brian lo raggiunge in
Spagna e cerca di liberarlo dalla prigione ma la vicenda si conclude
tragicamente con la morte di Edward.
Nell’ottobre del 1993 per While England Sleeps s’avviò una lunga
polemica che ebbe una sua prima risoluzione solo nel febbraio del 1994:
David Leavitt fu accusato di plagio dal “grande avo” della letteratura
inglese Stephen Spender. Spender lamentò che il romanzo fosse un
disgustoso resoconto pornografico della sua vita e che violasse i diritti
d’autore della sua autobiografia, World Within World (1951). Questo
spiacevole e compromettente episodio ha danneggiato non poco
Leavitt, soprattutto per la risonanza che dello scandalo ha dato la
stampa di tutto il mondo. Dopo aver già venduto oltre 30.000 copie
negli Stati Uniti, con una mossa senza precedenti la Viking acconsentì
alle richieste di Spender di bloccare le vendite del libro in Inghilterra
finchè Leavitt non avesse eliminato o rivisto molte pagine riguardanti le
scene sessuali più esplicite. Obbligato dal sistema giudiziario inglese,
Leavitt acconsentì ai cambiamenti richiesti da Spender, anche se in
minima parte ed esclusivamente per il mercato inglese. La nuova
edizione fu pubblicata in Inghilterra dalla Houghton Mifflin nel 1995.
Questa edizione del romanzo è particolarmente importante perché
contiene un’autointervista scritta da Leavitt che chiarisce il debito
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contratto Stephen Spender. Leavitt dichiara inoltre di aver apportato
cambiamenti all’edizione originale solo dopo aver sopportato
l’umiliazione di molte migliaia di copie al macero.
Insieme al suo compagno Mark Mitchell, Leavitt curò e scrisse
una prefazione a The Penguin Book of Gay Short Stories nel 1994, e nel 1996
la loro collaborazione ritornò in un libro, Italian Pleasures, che raccoglie
le impressioni, gli aneddoti e le esperienze dei due scrittori americani in
Italia. Il libro è anche il resoconto della permanenza di Leavitt e
Mitchell in Toscana.
Quando il clamore suscitato da While England Sleeps sembrava
ormai completamente spento, Leavitt ha pubblicato nel 1997 Arkansas
(tr. it. Arkansas, 1997), una terza raccolta di racconti nella quale “The
Term Paper Writer” (tr. it. “L’artista dei saggi di fine trimestre”) ha
riacceso echi sopiti dell’antica controversia creando anche un nuovo
scandalo con la rivista americana Esquire che, una volta acquistati i
diritti, si è rifiutata di pubblicare il racconto perché troppo osceno.
Stavolta il clamore si è risolto tutto a favore della popolarità di Leavitt,
con l’opinione pubblica e i lettori schierati dalla sua parte. I tre racconti
che compongono Arkansas sono dei racconti “lunghi”, una novità per la
produzione narrativa di Leavitt. Il titolo del libro è suggerito
dall’epigrafe tratta da una dichiarazione attribuita a Oscar Wilde sul
finire della vita. Il controverso “The Term Paper Artist” inizia con un
esplicito riferimento al contenzioso con Spender: Leavitt scrive
impersonando se stesso che, come personaggio, scrive tesine per
studenti universitari in difficoltà in cambio di prestazioni sessuali. “The
Wooden Anniversary” (tr. it. “Nozze di legno”) è percorso dalla voce
narrante femminile di Lizzie, e fa nuovamente la sua comparsa Celia,
ormai cresciuta, in vacanza sulle colline toscane. Nell’ultimo racconto,
“Saturn Street” (tr. it. “Saturn Street”), Jerry, un giovane gay
californiano, si costringe nella sua opera di volontariato per distribuire
pasti a domicilio a malati di Aids. Le tematiche di Leavitt sono ristrette
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adesso alla forza della sessualità che si scatena in quasi ogni pagina del
libro. L’erotismo è sempre presente ma non viene vissuto decentemente
da nessuno dei protagonisti: il Leavitt scrittore di “The Term Writer”
vive la sua sessualità solo in rapporti mercenari che hanno la capacità di
divertire e di far inorridire nello stesso tempo, mentre nell’ultimo
racconto Jerry si aliena con videocassette pornografiche che vede in
avanzamento veloce.
E’ in attesa di pubblicazione italiana il quarto romanzo di
Leavitt, The Page Turner, uscito nei primi mesi del 1998 negli Stati Uniti.
E’ ambientato a Roma, nell’ambiente colto dei musicisti classici. Il Page
Turner del titolo è Paul, un musicista promettente di soli diciassette anni,
che ha l’opportunità di girare le pagine al suo idolo, il pianista
quarantenne di fama mondiale Richard Kennington. Dal loro incontro
nasce un intenso e breve love affair complicato dalla differenza di età dei
protagonisti, dal partner fisso di Richard, e dalla madre di Paul che,
ignara della storia d’amore del figlio con il pianista, è convinta che
Richard voglia sedurla. Contemporaneamente all’uscita del romanzo,
Leavitt ha pubblicato un’antologia di letteratura omosessuale inglese
curata da lui e da Mark Mitchell dal titolo Pages Passed from Hand to Hand.
Nell’attesa dell’edizione italiana di The Page Turner, la Mondadori ha
pubblicato a settembre una raccolta di saggi con il nome La nuova
generazione perduta.
Attualmente David Leavitt vive in Italia con il suo compagno,
lo scrittore Mark Mitchell.