5
INTRODUZIONE
Aprire la finestra del pensiero per scorgervi le parole giuste e scriverle,
dando loro un senso, non è poi così facile, soprattutto per i bambini ai quali si
richiede di comporre un testo.
Questo lavoro nasce dai loro sguardi smarriti quando, davanti ad un foglio
bianco da riempire, cercano una risposta nell’astuccio, nello zaino o al di là di
un vetro opaco per catturare un’idea e portarla sul banco; esso nasce dal
desiderio di insegnare a scrivere leggendo, parlando, pensando, usando
strumenti per facilitare la scrittura e renderla più piacevole.
Allora perché non provare a conoscere prima gli infiniti mondi delle parole
partendo dal posto più vicino, dal sé, ed esplorarlo attraverso la lettura di
sensazioni, emozioni e sentimenti? E come accompagnare dei bambini alla
ricerca del loro mondo interiore quando ancora non conoscono la differenza
tra il mal di pancia e la tristezza? Essi non sanno dare un nome ai loro stati
emotivi ma li vivono intensamente tanto quanto gli adulti e forse anche di più,
solo non sanno come si chiamano e tantomeno potrebbero descriverli. Allora
quale luogo scegliere per scoprire, conoscere e sperimentare l’affettività?
Da sempre le fiabe hanno suscitato emozioni, facendole nascere o
portandole in superficie ma raramente, dopo il racconto, ci si sofferma a
riflettere su ciò che si è provato durante l’ascolto o la lettura per dirlo ad altri
o scriverlo.
Nel corso di questa esperienza sono state riproposte alcune fiabe tra le più
tradizionali ad alunni di classe 5° all’interno di laboratori di lettura e di
scrittura ambientati in una dimensione affettiva, relazionale, creativa nei quali
liberare lo Spiritus phantisticus (I. Calvino -1988) ma anche imparare a
costruire il proprio pensiero e il proprio discorso attraverso la conoscenza di
sé.
6
PRIMA PARTE:RIFERIMENTI TEORICI
CAPITOLO I
1. MOTIVARE ALLA SCRITTURA
1.1. La solitudine del “somaro”
Scrivere un testo, per un bambino, significa solitamente “depositare” nel foglio
un elenco di informazioni fini a se stesse ed esplicitare la propria
preoccupazione nella ben tipica richiesta :- Quante pagine devo scrivere?-
In effetti, nella scuola primaria, la tendenza a procedere “dicendo tutto quello
che si sa”
1
(knowledge-telling) in base ad una “struttura elencativa o a zig-
zag”
2
è molto comune proprio perché manca la consapevolezza di una struttura
complessa e articolata del testo, quale lavoro di intreccio tra più componenti
che Altiero Biagi
3
definisce “tessuto di parole”.
Spesso l’alunno ritiene che anche il voto debba corrispondere al numero delle
righe riempite, secondo l’idea che la scrittura di un testo costituisca la somma
di ciò che impara. Certo “è difficile che un bambino possa sentirsi motivato a
scrivere se sa fin dall’inizio che la prospettiva privilegiata di analisi del testo da
parte dell’insegnante sarà la ricerca di errori e lacune.”
4
Un bambino che ha
paura di scrivere spesso si convince di non essere in grado di farlo e vi rinuncia
o non investe le sue risorse.
Anche i protagonisti di questa esperienza percepivano la scrittura come un
momento di verifica carico d’ansia e di senso del dovere manifestando disagio
1
Bereiter e Scardamalia – The Psychologhy of written composition (1987)
2
Rossana De Beni et al. – Psicologia della lettura e della scrittura –p.191
3
M-L.Altieri Biagi (1989) – Io amo, tu ami,egli ama. Grammatica per italiani maggiorenni – p.123
4
4
Rossana De Beni et al. – Psicologia della lettura e della scrittura –p.204
7
e sfiducia. Troppi ritenevano di non esserne capaci, come l’alunno di Daniel
Pennac
5
che prova “ la solitudine del somaro nella vergogna di non fare mai
quello che è giusto!”
Scriveva R.P. all’inizio dell’anno scolastico:- Il mio sogno è diventare più bravo
e imparare a fare le cose come gli altri…- La sua richiesta di aiuto, insieme a
quella di altri, ha incoraggiato la scrivente a cercare una strada per condurre lui
ed i suoi compagni al piacere di scrivere ma soprattutto alla convinzione di
poterlo fare bene ricorrendo a strumenti.
Lerida Cisotto
6
sostiene che “quando l’esperienza di scrittura è condotta in un
clima rassicurante e si accompagna a emozioni positive, può scaturire
l’interesse verso lo scrivere come attività in sé”; a maggior ragione, in un
ambiente delicato e difficoltoso come quello considerato nel presente progetto,
si è voluto intenzionalmente agire sul “piacere” per orientare positivamente i
ragazzi verso il compito della scrittura dimostrando loro che è possibile ricavare
“soddisfazione” nel realizzarlo.
La destrutturazione della tradizionale lezione di italiano basata sul modello
espositivo ha implicato scelte ben precise, ancorate alla convinzione che la
costruzione culturale debba avvenire attraverso la narrazione, quale strumento
di comunicazione e di comprensione che, secondo l’approccio costruttivista di
Bruner e Bachtin
7
, si avvale di pratiche discorsive per interpretare processi di
insegnamento e apprendimento.
Considerando anche quanto afferma Lerida Cisotto
8
ovvero che ” è necessario
rendere i curricoli meno opachi e neutrali e più capaci di coinvolgere gli
studenti, mediante una didattica in grado di intercettare la dimensione affettivo-
emotiva e quella motivazionale”, sono state privilegiate metodologie cooperative
e tecniche di facilitazione procedurale, tali da rendere l’attività della scrittura un
momento cognitivo ma soprattutto formativo.
5
Daniel Pennac –Diario di scuola (2008) p.25
6
Lerida Cisotto –Costruire le competenze linguistiche (2007) p.213
7
Lerida Cisotto – Psicopedagogia e didattica (2008) p.98
8
ibidem
8
Bruning e Horn
9
hanno messo in evidenza ben quattro aspetti sui quali si
dovrebbe intervenire per sostenere la motivazione allo scrivere: “alimentare
credenze positive verso queste attività; superare la pratica dello scrivere solo in
funzione di verifiche; fornire supporti procedurali; considerare la scrittura come
apprendimento anziché come risultato”,.
Il progetto è stato quindi ideato e realizzato ponendo grande attenzione a questi
aspetti, organizzando tutti gli spazi e i tempi necessari per trasformarlo in un
una sorte di “gioco di costruzioni” da sperimentare insieme ad altri.
1.2 . Alimentare credenze positive verso la scrittura
Ritengo che l’attività di scrittura, prima di essere amata, debba essere esplorata
e conosciuta attraverso un ventaglio molto esteso di possibilità, di contatti, di
esperienze pratiche (laboratori di story telling, di lettura e di scrittura; contatti
fisici con libri ed autori, organizzazione di biblioteche di classe…). Per
percepire tutta la potenzialità comunicativa del testo, è fondamentale, a mio
avviso,che un bambino sia prima coinvolto emotivamente dalla magia delle
parole. Vincenzo Cerami
10
sostiene che una lingua serve a “comunicare” e un
linguaggio serve ad “esprimere”. Secondo l’autore “Comunicare significa
trasmettere informazioni ; esprimere significa trasmettere emozioni.
Emozionare i propri alunni con un racconto, significa realizzare il suo potere
evocativo, costruire un dialogo tra essi e il testo.
Nel corso del progetto sono state offerte varie opportunità durante l’intero anno
scolastico, concentrando però l’attenzione sulle fiabe quali veicoli tra mondo
interiore e mondo esteriore, quali “trade – union” tra lingua e linguaggio.
9
Lerida Cisotto – Costruire le competenze linguistiche (2007) p.213
10
Vincenzo Cerami – Consigli a un giovane scrittore (1996) p.14
9
1.3. Superare la pratica dello scrivere solo in funzione di verifiche
Al fine di creare un clima sereno e rilassato durante lo svolgimento del
progetto, i ragazzi sono stati informati che non ci sarebbe stata alcuna prova di
verifica all’interno dei laboratori di scrittura. Durante le attività di gruppo,però,
l’insegnante avrebbe osservato e registrato lo svolgimento del lavoro, la
disponibilità nell’aiutare i compagni, la capacità di svolgere il proprio ruolo, di
rispettare le regole , di produrre idee, di comunicarle e di confrontarle. I testi
prodotti ( rielaborazioni, descrizioni, racconti…) sarebbero stati presentati agli
altri gruppi e commentati con lo scopo di modificarli e migliorarli attraverso
l’interosservazione, la riflessione, la formulazione di domande,
l’autovalutazione. Lo scopo era quello di spostare la valutazione del testo dalla
figura dell’insegnante al gruppo e al soggetto in modo partecipativo e
costruttivo, attribuendo ai processi di revisione e di controllo un valore
altamente positivo.
1.4. Fornire supporti procedurali
Nel desiderio di Riccardo :- Vorrei diventare più bravo - è racchiuso, secondo
me, un messaggio esplicito alla scuola che “dovrebbe assumersi il compito di
insegnargli a scrivere” mettendolo in grado di gestire il proprio apprendimento
con maggiore consapevolezza. Se insegnare a scrivere equivale a insegnare a
pensare, allora è necessario creare un “ sistema di supporto per lo sviluppo
della mente” che la studiosa Brown
11
chiama “apprendistato cognitivo” e che
propone come una “situazione ecologica per imparare”, in alternativa alle
tradizionali modalità di insegnamento. In esso è compreso un aspetto tecnico,
costituito da procedure e strategie che aiutano a costruire il pensiero ed un
aspetto di natura relazionale poiché in un contesto collaborativo, il processo
11
Rossana De beni et al. -Psicologia della lettura (2001) – p.10