4
PREMESSA
Che la musica sia l’unico elemento, assieme al linguaggio, presente in tutte le culture
del pianeta è un fatto dimostrato dalla ricerca antropologica. Al giorno d’oggi ci siamo
oramai abituati, specie nel mondo occidentale, all’utilizzo della musica a fini
commerciali, a un approccio di immediato consumo e di mero intrattenimento. Tuttavia
analizzando la funzione della musica nel corso della storia appare chiaro che la sua
funzione è quasi sempre stata di carattere magico/religioso.
Di conseguenza, non sorprende che alla musica siano state attribuite le più svariate
proprietà prodigiose, quando non addirittura poteri sovrannaturali: dalla capacità di
guarire disturbi fisici e patologie vere e proprie al solo ascolto del timbro di un
particolare strumento fino al potere di influenzare gli eventi atmosferici, o ancora alla
facoltà di ammansire fiere selvagge e sconfiggere mostri mitologici.
Ai nostri giorni alcune di queste credenze appaiono talmente improbabili da farci
sorridere, ma la convinzione che la musica possegga un suo speciale potere non è affatto
scomparsa: si è solo rinnovata nei modi, ma non nella sostanza.
Non intendiamo qui trattare degli effetti taumaturgici della musica, ma ci si è posto
piuttosto l’obbiettivo di testare la fondatezza e la sensatezza di quelle credenze
moderne che, a un esame piuttosto superficiale, potrebbero sembrare confermate
persino da ricerche scientifiche e studi approfonditi apparentemente rigorosi.
Tra queste si prenderanno in esame dapprima la capacità di influenzare la materia (in
primo luogo inanimata, poi organica e vivente), e successivamente gli influssi che la
musica si suppone abbia nello sviluppo e nell’incremento dell’intelligenza sull’uomo.
5
CAP.1 “LA CIMATICA”
1.1 La nascita della cimatica
Spesso descritto come un ambito di studi tra la scienza e l’arte, la cimatica è, più che
una disciplina, una teoria. Formulata negli anni sessanta del secolo scorso dal medico
svizzero Hans Jenny (Basilea 1904 - 1972) il suo scopo è interpretare, o tentare di
interpretare, l'effetto morfogenetico delle onde sonore. Il nome Cimatica è stato
coniato dallo stesso Jenny, il quale si ispirò alla parola kyma
1
(κΰµα) che significa onda,
flutto, intendendo così con cimatica lo studio della dinamica delle onde e dei loro
effetti.
Una delle più famose immagini create da Hans Jenny durante i suoi studi, che
diverrà poi anche la copertina del suo primo volume di cimatica
Primo tra gli effetti studiati da Jenny è quello morfogenetico, ovvero la capacità propria
dei suoni puri (cioè onde sinusoidali senza armonici, prodotte artificialmente) di creare
1
Jenny, Hans, Cymatics - A Study of Wave Phenomena and Vibration - Volume 1 (1967), ed. Macromedia
(2001), p.20
6
forme geometriche su superfici esposte a tali suoni. L’intera opera di Jenny è imperniata
non tanto sulle tecniche strumentali per ottenere nuove forme, quanto
sull’interpretazione di tali figure geometriche. Interpretazione che non procede
secondo una logica fisico/descrittiva (nel primo volume scrive che lo scopo non è
ricavare equazioni matematiche che ne spieghino il comportamento), ma piuttosto sotto
un’ottica mistico/esoterica. Partendo dall’assunto che le figure palesate ci dicano
qualcosa su tutta la materia esistente, vengono collocate in un quadro interpretativo
che trascende la sola realtà fisica. Insomma una sorta di ermeneutica applicata ai
comportamenti della materia. Parlando di come comportarsi davanti al vasto
campionario di geometrie prodotte, Jenny spiega che: “[…] potremmo documentare le
varie forme del loro aspetto esteriore e farne una lista. Si dovrà poi vedere se esistono
caratteristiche di regolarità tra le varie categorie di fenomeni rivelate da questa
compilation e quali possano essere i rapporti tra di loro. Non è uno schema quello che
stiamo cercando, i processi potranno parlare per se stessi. Essi mostreranno che
prendono forma in sequenza, e che lì emerge dal campo empirico uno spettro di
fenomeni che origina interamente dalla loro natura essenziale
2
”
È importante sottolineare il fatto che l’autore era un seguace delle dottrine
antroposofiche di Rudolf Steiner, al quale dedica l’intestazione iniziale: “Dedicato alla
memoria e alla ricerca di Rudolf Steiner” e, poco più sotto, “al Suono che unifica tutti i
fenomeni, generando il vasto mondo di forme nella sua natura triadica”. Senza scendere
in dettagli non pertinenti agli argomenti di questo scritto basti dire che l’antroposofia
era stata definita dal suo stesso fondatore Steiner una “scienza dello spirito” e più
specificatamente “una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è
nell'uomo allo spirituale che è nell'universo
3
”. Una delle convinzioni di fondo di tale
dottrina è infatti l’idea, quasi neoplatonica, che esista un mondo spirituale dal quale il
mondo materiale si è poi gradualmente condensato ed evoluto. Ritengo sia necessario
tenere a mente questo particolare, quando si tenta di capire l’interpretazione che Jenny
dà del proprio operato.
2
Ivi, p.101. La traduzione di questo passo e di tutti i prossimi tratti dal libro di Jenny sono mie.
3
Steiner, Rudolf, Anthroposophical Leading Thoughts. London: Rudolf Steiner Press, (1924) 1998
7
1.2 Tecniche e obbiettivi della cimatica
Il 1967 è l'anno in cui fu pubblicato il primo volume in proposito, intitolato appunto
Kymatic (il secondo uscirà postumo) nel quale attraverso una serie di esperimenti lo
studioso sosteneva l'esistenza di un “potere sottile” attraverso il quale il suono struttura
e plasma la materia. Nei suoi test egli poneva sabbia, polvere di licopodio o svariati
fluidi su un piatto metallico collegato ad un oscillatore, il quale produceva forme d’onda
con un ampio spettro di frequenze. La sabbia o le altre sostanze si organizzavano in
diverse strutture caratterizzate da forme geometriche ben definite, ognuna tipica di una
particolare forma d’onda. Lo strumento utilizzato per questi esperimenti prende il nome
di Tonoscopio. Composto essenzialmente da una sorgente sonora e una superficie piana
sulla quale indirizzare i suoni (solitamente costituita da una membrana elastica o un
piatto metallico), il tonoscopio non è un’invenzione moderna. Già secoli fa era utilizzato
dagli studiosi di acustica, con l’unica differenza che i moderni tonoscopi possono essere
implementati con apparecchiature elettriche come amplificatori e oscillatori.
Sopra: esempi di immagini ottenute con le tecniche utilizzate da Hans Jenny
Sotto: esempi di tonoscopi rudimentali
8
In accordo con la filosofia antroposofica, secondo Jenny le strutture geometriche
manifeste sarebbero l’espressione di una delle “tre nature” che compongono la realtà.
Secondo lo studioso la natura triadica del mondo è un fatto assodato (citando a sostegno
di quest’idea numerosi esempi di natura triadica; esempi che però rischiano di apparire
puri costrutti ideologici, arbitrari, se non si fornisce anche una solida e puntuale
giustificazione fattuale) e non riguarda solamente il campo d’indagine di Jenny, ma
bensì tutto il mondo scientifico: “ci troviamo così di fronte a un concreto incarico di
ricerca, di avviare una monografia sulla fenomenologia periodica che dovrà coprire molti
campi diversi. Il fenomeno triadico basilare è una nozione empirica che salta agli occhi
[orig. comes to mind] nello studio dell’istologia, della fisiologia cellulare, della
morfologia, della biologia e delle scienze funzionali; allo stesso modo nello studio della
geologia e mineralogia, e nella fisica atomica, nell'astronomia, ecc.
4
”
Gli studi sulla cimatica insomma avrebbero ripercussioni non solo nell’ambito dello
studio delle interazioni suono/materia, ma anche sull’intero spettro dei fenomeni
indagabili scientificamente: “Sicuramente molti processi possono essere analizzati,
misurati ed espressi in formule. Di sicuro anche formule, grafici e relazioni di probabilità
sono deducibili dalla realtà. Sono immagini della realtà e come tali sono anche reali.
Con il loro aiuto si può influenzare questa realtà, e invero creare anche nuove realtà
(per esempio nella tecnologia). Ma sono derivati della realtà; sono al di fuori di quello
che realmente esiste; e il resto è di più, molto più, di ciò che una formula, una
determinazione quantitativa, può indicare. Solo alcuni aspetti del fenomeno ne sono
compresi. Ma come è possibile capire l’intero fenomeno, la vera realtà, nell’insieme? La
creazione di idee puramente filosofiche, che dipingono la Natura in immagini mentali, è
similmente incapace di comprendere l’esistenza nella sua pienezza vitale. È “oltre” la
vera realtà
5
.”
In quest’ottica sembra di intuire che la cimatica rappresenterebbe un mezzo per poter
scrutare oltre l’illusorio “velo di maya” che costituisce ciò che comunemente chiamiamo
realtà e di poterci finalmente affacciare al cospetto della sua vera essenza, la vera
realtà (qualunque cosa Jenny intenda con questa espressione). A questo punto appare
4
Jenny, H., Cymatics - A Study of Wave Phenomena and Vibration, cit., p.122
5
Ivi, p.69
9
chiaro che i termini in cui si muove la disquisizione cimatica non sono più limitati
all’ambito scientifico ma inglobano questioni filosofico/esoteriche, e che non è più
sostenibile la posizione che presenta la cimatica come una scienza pura al pari di
chimica e fisica.
Ecco un altro esempio tratto dall’ultimo capitolo del libro (intitolato “The Basic Triadic
Phenomenon”), che dovrebbe rendere più chiaro cosa intenda Jenny quando parla di
“natura triadica” nei suoi esperimenti: “Dato che i vari aspetti di questo fenomeno [le
strutture e le immagini che appaiono sul piatto] sono dovuti alla vibrazione, ci troviamo
di fronte ad uno spettro che si rivela in motivi geometrici, formazioni organizzate da una
parte, e un polo cinetico-dinamico
6
dall’altra, essendo il tutto generato e mantenuto
dalla sua essenziale periodicità. Questi aspetti tuttavia, non sono entità separate ma
derivano dal fenomeno vibrazionale al quale appartengono nella loro “unitarietà”.
Anche se l’uno o l’altro aspetto può predominare su questo o quel fenomeno,
invariabilmente troviamo la presenza di questi tre elementi. In altre parole, la sequenza
che abbiamo ipotizzato è in realtà confluente in un’attività omogenea […] se volessimo
descrivere queste singole entità, potremmo dire questo: vi sono sempre degli elementi
geometrici e organizzati in un processo vibrazionale e in un effetto vibrazionale, ma vi
sono anche elementi cinetici e dinamici; il tutt’uno è di natura periodica ed è questa
periodicità che genera e sostiene tutto. I tre campi – la periodicità come campo
fondamentale con i due poli di forma e dinamicità – invariabilmente appaiono come uno.
Sono inconcepibili l’uno senza gli altri. È del tutto fuori questione portarne via uno o
gli altri due; niente può essere astratto dal tutto senza che smetta di esistere.
7
”
In conclusione: “Usando questo fenomeno basilare come un organo percettivo (e non
come una formula dogmatica) noi possiamo vedere e osservare i più svariati ambiti e
vedere che il linguaggio del triadismo periodico è correntemente presente anche lì.
Fintanto che la ricerca ha proceduto lungo queste linee, è stato trovato che questo
modello di base è fondamentale per i più vari ambiti e costituisce una parte essenziale
della loro natura.” Quindi “Tutto ciò che possiamo dire è questo: la ricerca di un quadro
concettuale si muove lungo le linee suggerite da questo fenomeno di base (periodicità,
6
Commentando questa specifica frase ci viene chiarito da John Beaulieu che: “Quello che il Dr. Jenny sta
dicendo è che si può udire il suono come un’onda; lui chiama questo il polo del processo cinetico-
dinamico” (ivi, p.11)
7
Ivi, p. 121
10
organizzazione, cinetica). Dalla reale natura delle cose questo aspetto deve
continuamente ricorrere nella ricerca, e continuamente confrontarsi con gli occhi stupiti
del ricercatore.
8
”
A testimonianza della permeabilità e dell’universalità delle teorie alla base della
cimatica Hans Jenny, nei suoi scritti e nei filmati in cui commenta i suoi lavori, fa un
largo uso di termini presi a prestito da altre discipline: si và dalle figure di licopodio che
presentano aspetti e movimenti ameboidi, a sbuffi e schizzi di materia simili alle
eruzioni solari; da vortici che ricordano da vicino alcuni fenomeni atmosferici visti da un
satellite a flussi gravitazionali e antigravitazionali della polvere per indicare movimenti
verso l’interno o verso l’esterno del piatto. Tutte queste immagini non sono solamente
“accostamenti poetici” adoperati al fine di ottenere una descrizione più efficace, ma
sottintendono la visione di un mondo molto diversa da quello descritto dalle scienze (in
particolare da quelle “dure”); un mondo in cui ogni fenomeno fisico manifesta
strettissime analogie con molti altri eventi naturali, compresi quelli che avvengono in un
corpo umano. Nonostante Jenny esorti i ricercatori a non usare la visione triadica come
un dogma da accettare acriticamente, non sembra essere molto diverso l’utilizzo
suggerito, cioè quello di adoperarla come un “organo percettivo”. In parole povere
intendo dire che anche se non si accetta aprioristicamente che il mondo sia composto di
tre nature inscindibili, se si guarda al reale cercando di scovare in ogni fenomeno
naturale una tripartizione, è molto probabile che infine la si troverà. Ad esempio
parlando del corpo umano Jenny asserisce che la sua natura triadica si manifesta negli
apparati circolatorio, respiratorio e nervoso
9
. È pur vero che questi sono tre apparati
fondamentali e che senza uno dei quali non è possibile sopravvivere, ma lo stesso vale
per quello muscolare, o scheletrico, o digestivo, o endocrino e così via. La scelta di
voler individuare tre e soltanto tre elementi che riassumano la natura dell’essere umano
(e di qualsiasi altro sistema complesso, organico e inorganico) è opinabile e fortemente
limitativo.
Nonostante questo approccio appaia quantomeno singolare in uno scienziato don una
formazione medica alle spalle, è tuttavia in perfetto accordo con la dottrina
8
Ivi, p.122 e 125
9
Ibidem; la scelta di Jenny pare ricadere su questi tre sistemi perché presenterebbero un’essenziale
natura “periodica” o “ritmica”, una caratteristica che come si è visto è di estrema importanza per lo
studioso svizzero.
11
antroposofica steineriana; in una sorta di effetto Rosenthal
10
continuo Jenny ne riprende
i punti cardine e trova infallibilmente conferme sperimentali.
L’uso di termini presi a prestito non si limita tuttavia a queste descrizioni; sembra di
intuire che per Jenny “ritmico” e “periodico” siano sinonimi, e altre parole, come ad
esempio “vibrazione”, sono usate nei suoi scritti non solo in un altro contesto ma anche
con un altro significato, mai esplicitato. Si deduce che il significato attribuito a questi
termini sia diverso perché in caso contrario le affermazioni apparirebbero prive di senso.
Ecco un esempio tratto dal primo capitolo:
“Se si dovesse stilare un inventario dei fenomeni periodici nel regno dell’organico, si
dovrebbe includere l’intero campo d’indagine della morfologia e della fisiologia, della
biologia e dell’istologia. Ma non dobbiamo dimenticare il mondo inorganico. In questo
campo potremmo semplicemente menzionare alcuni tipici esempi richiamando fatti noti,
con particolare riferimento alla fisica. Qui ci imbattiamo in vibrazioni in una forma pura,
più specificamente in onde. Nel vasto spettro che si estende dalla radiazione gamma,
attraverso l’ultravioletto e la luce visibile all’infrarosso (raggi di calore), alle onde
elettriche (microonde e onde radio), abbiamo un ambito che può essere chiamato
periodico nel senso più puro della parola. Poi ci sono onde nei vari stati della materia,
delle vibrazioni acustiche, negli ultrasuoni e nelle onde supersoniche (orig. hypersonics).
Ancora, le strutture reticolari di materia nello stato cristallino sono anch’esse
periodiche. La struttura periodica è un principio saliente dei reticoli cristallini in
mineralogia. Quale profonda conoscenza sulla vibrazione e sulla periodicità è stata
acquisita nel vasto range che si estende dai sistemi cosmici (rotazioni, pulsazioni,
turbolenze, circolazioni, oscillazioni di plasma, periodicità di molti tipi sia negli
elementi costituenti sia nell’intero) giù fino al mondo della fisica atomica o anche
10
Detto anche effetto sperimentatore o effetto aspettativa è stato descritto negli ani ’60 da Robert
Rosenthal e consiste nella distorsione dei risultati di un esperimento secondo le aspettative di chi lo
conduce. Fu proprio grazie all’individuazione di questo effetto che si creò poi il protocollo in doppio cieco
per gli esperimenti scientifici.
-Rosenthal, R., Experimenter effects in behavioral research, New York, Appleton, 1966.
-Rosenthal, R., and Rabin, D B., Interpersonal expectancy effects: the first 345 studies, Behavioral and
Brain Sciences, 1978, 1, 377-86
12
nucleare (modello a conchiglia del nucleo; struttura del nucleo; organizzazione di nubi
di mesoni)! Qui ancora, l’idea della periodicità abbraccia ogni cosa
11
.
È pur vero che essendo l’antroposofia steineriana una dottrina a carattere esoterico
risulta difficile decifrarne i contenuti se non si possiede una formazione in tal senso; ma
il carattere quasi ermetico, evocativo, di alcuni passi di Jenny rende i suoi scritti forse
più simili alle opere degli alchimisti del XV e XVI secolo, piuttosto che ai moderni saggi,
descrittivi, di divulgazione scientifica.
1.3 Altre correlazioni
Oltre a questo uso quasi “sinestesico” di termini propri di alte discipline (che forse è più
appropriato definire sincretico alla luce del fine non propriamente metaforico) Jenny
individua nelle immagini del tonoscopio anche disegni che rimandano ad alcuni mandala
ed altre forme ricorrenti in natura. Tra queste una in particolare lo colpì
profondamente. L’osservazione dello studioso fu che usando la voce anziché l’oscillatore
come sorgente sonora, e imponendo una vocalizzazione in antico sanscrito come l’OM, la
polvere di licopodio rispondeva alle vibrazioni sonore generando un cerchio con un punto
centrale: esattamente –a suo dire- lo stesso simbolo con il quale alcune antiche
popolazioni indiane rappresentavano lo stesso mantra OM (Aum)
12
.
11
Jenny, H., Cymatics - A Study of Wave Phenomena and Vibration, cit., p.18
12
OM che nella tradizione induista e buddhista corrisponde al suono primo e creatore di tutte le cose,
esattamente – afferma Jenny - come il Logos della Bibbia occidentale, tradotto successivamente con
Verbo; il ché confermerebbe l’idea di un suono primordiale creatore/ordinatore. Inoltre il mantra OM
(pronunciato AUM) racchiude simbolicamente la sintesi del concetto induista del “tre in uno”, in cui le
lettere AUM (pronunciate seguendo un preciso rituale dove ognuna delle tre è legata ad una diversa parte
del corpo umano) stanno a significare le tre caratteristiche del Brahman, l’uno indifferenziato: cioè
creazione, conservazione, dissoluzione.
13
Gli esempi di immagini ottenute con la vocalizzazione della sillaba OM
Nella sua ricerca antroposofica dell’essenza spirituale della realtà lo studioso individuò
in alcune vocali dell’ebraico e del sanscrito la prova fisica dell’esistenza di un
“linguaggio sacro”: ponendo infatti queste vocalizzazioni nel tonoscopio l’immagine che
appariva era proprio (a detta di Jenny) il moderno grafema usato per scrivere le vocali
stesse. E dato che questo non succedeva con le altre lingue moderne Jenny intravide in
questo fenomeno la dimostrazione del motivo per cui la recitazione di alcuni particolari
mantra avrebbe poteri guaritori.
Per quanto Jenny abbia ribadito che i suoi esperimenti sono riproducibili in altri
laboratori e da altri studiosi (quindi abbiano a suo dire le peculiari caratteristiche
scientifiche richieste in questi casi) è lampante che l’interpretazione di tali figure è
invece molto soggettiva.
Il fascino delle strutture che appaiono sul piatto del tonoscopio cresce poi enormemente
quando al posto della sabbia o della polvere si utilizzano sostanze liquide più o meno
viscose. In questo caso non solo la materia si “struttura” grazie ai suoni ma appare in
uno stato di equilibrio dinamico. In continuo conflitto tra l’inclinazione al naturale
riposo (in assenza di forze applicate) e l’eccitazione cinetica data dalle vibrazioni del
piatto, le figure neogenerate, com’è ovvio, non appaiono fisse. Questo carattere mobile
delle strutture cimatiche risulta talmente suggestivo che nelle nella prefazione al primo
volume l’editore del libro confessa: “Fui particolarmente affascinato dalla una
stupefacente immagine di quello che appariva come un serpente, che ondeggiava
lentamente sullo schermo, ma spogliato fino alle sue vertebre. Quello che c’era di così
14
incredibile era il fatto che quello non era un rettile, e non era nemmeno vivo. Ciò a cui
stavo assistendo era una piccola piscina di glicerina “animata” dal suono!”
13
Esempio di figura “serpentiforme” ottenuta con le tecniche di Jenny
L’unico caso in cui Jenny nel suo primo volume fa uso del termine “vivo” si trova invece
verso la metà del libro: “L’organizzazione è una caratteristica non solo del suono ma
anche dell’altezza della parola o della canzone. Il materiale indicatore e anche la natura
del diaframma [fotografico] sono, di sicuro, altri fattori determinanti. Tuttavia,
partendo dalle stesse condizioni sperimentali, la figura è una in specifico. Si può cantare
una melodia e non solo sentirla, ma anche vederla. Come mostrano le fotografie le
configurazioni e le strutture organizzate sono sufficientemente evidenti. Sono lì per
l’occhio, l’organo di senso umano più sensibile, da vedere. Una configurazione appare
prendere forma prima dell’occhio e, finché si continua a emettere un suono,
comportarsi come qualcosa di vivo. Il respiro da solo lo fa muovere; una struttura di
forme viene creata dalla fluttuazione della voce. L’occhio può anche vedere la
variazioni se la voce alza o abbassa l’intonazione. Nel corso di frasi continue i moduli
metamorfosano continuamente. Lo scopo di queste osservazioni è stato di dimostrare
13
Jenny, H., Cymatics - A Study of Wave Phenomena and Vibration, cit., p.8