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ABSTRACT
I recenti progressi tecnologici e lo sviluppo di nuove modalità di comunicazione hanno
condotto a importanti mutamenti sociologici. Dal punto di vista della salute, sono stati
implementati sistemi di valutazione e trattamento via web, rafforzati ulteriormente
dall’attuale emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, che ha di fatto
costretto al distanziamento sociale anche in campo medico. Si è così sviluppata la
telehealth, ovvero la medicina a distanza, al fine di garantire interventi quanto più precoci
e efficaci possibili anche senza una relazione in presenza con il paziente. In ambito
neurologico, le procedure di assessment, spinte dall’emergenza, si sono orientate verso
un maggior utilizzo dei sistemi in remoto, accelerando la diffusione della
teleneuropsicologia, che sembra cogliere il meglio di quelle potenzialità insite nella
tecnologia contemporanea.
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è stato individuare punti di forza e di debolezza di
questo nuovo metodo rispetto al classico approccio face-to-face, analizzando le attuali
ricerche sul tema necessarie per confermare tale metodo scientifico, sia in seno
all'affidabilità che alla fattibilità.
È stata svolta una ricerca bibliografica approfondita tramite parole chiave mirate,
utilizzando i principali database scientifici, e selezionando articoli recentemente
pubblicati su riviste internazionali.
Dall’analisi di tali articoli è emerso che i risultati dei test somministrati tramite
teleneuropsicologia sortivano gli stessi risultati di quelli face-to-face, con il grande
vantaggio di sopperire ai problemi di mobilità e distanziamento creatisi a seguito della
pandemia o relativa al raggiungimento di zone con minori servizi. I test si sono dimostrati
di facile utilizzo e i costi sono stati ridotti anche per gli esaminati, in quanto hanno
risparmiato sulle spese di trasporto. Oltre a questo l’utilizzo della teleneuropsicologia si
è dimostrato essere di grande aiuto soprattutto nelle condizioni attuali legate alla
pandemia, sia perché ha dato una grande tranquillità e eliminato il timore del possibile
contagio, sia perché si è riscontrato che una gran parte degli esaminati ha preferito tale
tecnica dichiarando di aver avuto una migliore concentrazione in assenza
dell’esaminatore all’interno della stanza. Limiti riscontrati sono rappresentati dagli
strumenti tecnologici, non ben utilizzati in certi casi se non in presenza di un assistente,
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nonché, e soprattutto, problemi di connessione internet in alcune zone. Oltre a questo non
è sempre stato possibile far sì che si potesse operare senza rumori ambientali che
provocavano distrazione con conseguente interruzione e invalidamento del test stesso.
Altro limite è che il clinico può perdere alcune preziose osservazioni comportamentali.
Ciò che si può auspicare per il futuro è un incremento delle ricerche empiriche in
questo settore, oltre a un supporto alla preparazione di valutatori e clinici all’utilizzo
di diversi strumenti informatici a distanza, aumentando la consapevolezza relativa a
punti di forza e criticità. Sarebbe inoltre necessario un potenziamento della rete internet
e della disponibilità di strumenti tecnologici. Infine, soprattutto nella popolazione
anziana, per ovviare alle difficoltà di uso e comprensione di strumenti e istruzioni, sarebbe
utile poter garantire la presenza di una persona che coadiuvi il paziente e strutturi al
meglio il setting, eliminando eventuali interferenze che potrebbero inficiare la validità
dello strumento in uso.
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CAPITOLO I. NEUROPSICOLOGIA E RAPPORTO CON IL WEB
Il computer o lo smartphone oggi diventano, a tutti gli effetti, il nostro specchio;
essi riflettono le nostre idee, le nostre opinioni e credenze, la nostra persona. Le
informazioni, quindi, inserite ormai nel pieno delle realtà virtuali, sono anch'esse
assolutamente personalizzate e ciò conduce l'uomo alla perdita della neutralità a
favore di un'estrema soggettivazione (Pariser, 2012).
Anche il web è cambiato dalla sua prima comparsa; esso è divenuto sempre più
personalizzato, sempre più esclusivo, sempre più individualistico, a dispetto di
quello che sembra mostrare il fenomeno dei social (Palano, 2017).
Con l'avvento del web 2.0, che enfatizza i contenuti generati dagli utenti, la
facilità d'uso, la cultura partecipativa e l'interoperabilità, la società ha continuato a
cambiare volto, fenomeno sin troppo presente nel nostro tempo, che sembra quanto
mai dinamico, in continua evoluzione, in continuo mutamento, che lo rende oggetto
di studio complesso, proprio per il suo carattere imprevedibile e repentino.
Nei prossimi paragrafi verranno analizzati sia i punti critici del web che quelli
positivi, che mettono in rilievo come la tecnologia cambi fisionomia sulla base del
suo utilizzo, e per questo diviene oggetto di studio interessante sia da parte dei
sociologi che degli psicologi, che in essa possono trovare diversi spunti di riflessione
su come l’uomo utilizza gli oggetti da lui stesso creati per migliorarsi o, altrimenti,
per esprimere il proprio disagio personale e sociale. In particolare, verranno
analizzate le potenzialità e le criticità della telehealth, ovvero inerente la nascita e
la diffusione di servizi e informazioni relativi alla salute in remoto, tramite
tecnologie informatiche e di telecomunicazione, declinata nell’ambito della
neuropsicologia, come assessment in modalità remota del funzionamento cognitivo
(teleneuropsicologia) rispetto alla classica somministrazione di test face-to-face.
I.1 L'avvento del web 2.0
La nascita del web 2.0 combacia con l'articolo ufficiale operato da Google il 4
dicembre 2009; un piccolo paragrafo all'interno del suo blog in cui spiegava i più
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importanti aggiornamenti apportati al motore di ricerca più utilizzato al mondo; si
potrebbe dire che da questi cambiamenti si sviluppano, poi, numerose trasformazioni
sociali e che iniziano proprio quando Google inserisce il sistema del filter bubble
(letteralmente, “bolla di filtraggio”), ovvero, della personalizzazione delle ricerche.
Il comune pensare è ancora nel pieno della convinzione che il cercare una parola
su Google da più persone contemporaneamente generi gli stessi identici risultati, ma
dal 2009 le cose sono cambiate in modo radicale; la ricerca non avviene più in base
alla rilevanza in relazione ai termini richiesti, ma in base alla persona, nella sua
singolarità. Google non è più uguale per tutti, anzi, esso rappresenta
l'estremizzazione della personalizzazione. Due persone, dunque, scrivendo la
medesima parola su Google giungeranno ad articoli e informazioni totalmente
differenti, e ciò funziona in base alle loro preferenze, alle loro amicizie sui social,
ai loro punti di vista sulle cose del mondo.
Durante una campagna elettorale, allora, potrebbe succedere che chiunque voti
per un partito, non riceva alcun tipo di informazione sull'altro e viceversa; in qualche
modo, Google sta eliminando l'idea concorrenziale e dibattimentale nei social e in
tutta questa nuova realtà sociale, sia virtuale che non, visto, come vedremo in
seguito, che un certo tipo di dinamica va sempre a influenzare anche diversi aspetti
della vita degli individui.
La filter bubble, apice del web 2.0, in altri termini, funziona nel modo seguente:
quando Facebook o Google e altre pagine ci mostrano qualcosa inerente alle notizie
del mondo, non ci mostrano davvero cosa accade, ma solo ciò che il filtro pensa
possa interessarci. Un'opinione di filtraggio che si sviluppa su un determinato
algoritmo che ricalca, matematicamente, il nostro universo mentale. Il nostro
cervello, del resto, è già un sistema di filtraggio; quando un individuo ha un
pregiudizio verso qualcuno o verso qualcosa, ricorderà tutti gli eventi che possono
confermare tale tesi di partenza e ignorerà tutti gli altri; si tratta del pregiudizio di
conferma che è ciò che crea la rete filtrata e personalizzata.
Da quel momento in poi, sino ad oggi, sono diventati ben 57 gli indicatori
utilizzati dalla piattaforma, che ha l'obiettivo di capire, innanzitutto, chi sono i
fruitori della rete (singolarmente), in secondo luogo quali siti favoriscono, quali
sono i loro interessi e le loro amicizie con più punti in comune e quali luoghi tendono
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a frequentare assiduamente.
Più di cento anni fa, William James scrisse: «la mia esperienza è l'espressione di
ciò su cui ho deciso di dirigere la mia attenzione» (Von Limont, 2018, p.34); ed è
un po' come quello che viene comunemente chiamato confirmation bias, ovvero,
pregiudizio di conferma. In altre parole: «quando si tratta dei nostri sistemi psichici,
i pregiudizi operano con particolare forza» (Von Limont, 2018, p.35). Su questa
base si muove anche la teoria e la pratica del filtraggio, infatti, i filtri supportano le
nostre opinioni e i nostri pregiudizi, ma anche i nostri gusti e il nostro modo di fare
acquisti; forse è per questo che, in un certo senso, sembrano darci una mano e noi
siamo ben disposti ad accoglierli nella nostra vita.
Netflix ci consiglia i film che più potrebbero piacerci, Amazon le merci che più
ci interessano, Facebook le foto che amiamo guardare, e così via, ci si trova in un
pianeta virtuale fatto a misura d'uomo interessato alle sue particolarità. Diventa,
allora, confortevole e rassicurante navigare sul web, perché esso non solo rispecchia
i nostri interessi, ma elimina tutto ciò che non ci piace, che ci fa stare male, che ci
abbruttisce le giornate e questo vale anche per le opinioni politiche e la conoscenza
dei fatti del mondo. Anche la salute e il mondo della medicina possono fare tesoro
di questa invenzione che, in qualche modo, ha influenzato tutti i campi delle scienze
umane, quali ad esempio quelle politiche ed economiche, come anche quelle
psicologiche e neurologiche.
Questo sistema ci porta, almeno in termini virtuali, in un contesto pre-illuminista
in cui l'uomo era praticamente al centro di tutte le cose, e anche il sole dipendeva
dalla sua vita e dalla sua volontà. Ma questa finzione ha un prezzo: il rischio è quello
di perdere certi aspetti del mondo e di noi stessi, per rimanere dotti a metà, forse più
felici perché senza opposizione e senza contraddizione, ma di certo più ignoranti.
Secondo Eli Pariser (2012), dopo l'intervista a McPhie, un uomo attivo nella
personalizzazione delle notizie e delle ricerche per Google, diventa impossibile
prevedere come gli algoritmi potranno influenzare la vita dei singoli individui
perché i fattori sono troppi e neanche Google è capace di capire che cosa può
succedere alle persone singolarmente e alla società, soprattutto nel momento in cui
aumenta il rischio che la gente potrebbe, ad un certo punto, preferire una vita nelle
bolle, all'insegna del virtuale, a discapito della realtà.
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Tuttavia, è bene evidenziare che con l'evoluzione del mondo del web, anche la
medicina sta cambiando sia in termini tecnici, con l'arrivo di strumenti rivoluzionari,
sia in termini relazionali, perché diventa sempre più virtuale, favorendo una buona
interconnessione tra le persone, i diretti fruitori dei servizi della salute, e una buona
comunicazione tra enti di ricerca e clinici.
Questo percorso di trasformazione virtuale che ha delle ricadute sulla realtà
concreta, può essere letto alla luce delle grandi trasformazioni sociali che hanno
portato l'uomo ad un cambiamento radicale circa usi, costumi e relazioni
interpersonali e che affonda le sue radici con l'avvento delle grandi rivoluzioni
industriali che hanno cambiato fortemente l'intero assetto del nostro sistema sociale
e, quindi, del nostro modo di stare al mondo.
Il passaggio dalla campagna alla città ha sancito, in effetti, la fine della società
agricola e dei rapporti di potere che si erano instaurati durante l'Ancien Régime e ha
costruito una società di massa basata sulla merce, sul consumo e, chiaramente, sul
capitale che non è stato affrontato solo dal punto di vista economico, ma anche
psicoanalitico come mostra bene Jacques Lacan, con il suo celebre ritorno in Francia
freudiano e che si vedrà, seppur brevemente, nel paragrafo che segue.
Prima di chiudere il discorso, però, ai fini della tesi che si vuole presentare, è
bene precisare che con l'avvento della rivoluzione industriale, si è assistito anche
all'accentramento dell'uomo nelle città, che sono divenute le principali fonti di
fruizione dei servizi, anche quelli inerenti la salute, lasciando, molto spesso, indietro
le zone rurali, abitate da poche persone e che, ad oggi, non presentano tutti i servizi
medici di cui questa piccola fetta di popolazione potrebbe aver bisogno.
I.1.1 Modificazioni sociali
L'epoca che abitiamo non è più l'epoca dell'Edipo, con il quale si è sempre inteso
il padre totemico, amante del culto, spesso sfrenato, degli ideali di massa, che ha
mosso l'uomo del XX secolo, aggrappato alla folla. L'epoca contemporanea sembra,
in effetti, l'epoca che alleggerisce l'uomo dal peso ingombrante di questi ideali ma,
d'altro canto, sembra rappresentare anche l'epoca dei legami alla deriva, della vita
caotica e spaesata che Gilles Lipovetsky (2004) definisce utilizzando il termine
“ipermoderno”. L'autore, adottando questo termine, vuole segnalare non tanto la fine