9
soprattutto essere capace di trattenere la clientela
fornendole non solo la gamma di prodotti che desidera ma
anche l’assistenza e i servizi che questi richiedono.
L’argomento principale di questa tesi è, dunque, la
descrizione dei meccanismi e delle strategie che
consentono all’impresa di attutire l’instabilità del mercato,
attraverso una migliore conoscenza delle variabili
ambientali e, più in particolare del mercato, per poter
anticipare le esigenze dei clienti e rendere più stabile e
programmabile l’attività di produzione.
In particolare, in questo lavoro, verranno analizzati
due strumenti che stanno assumendo sempre più
importanza: il Customer Relationship Management e il
Supply Chain Management. Sono strumenti che, anche se
supportati da sistemi informativi, non devono essere visti
come nuove tecnologie, ma si tratta di vere e proprie
strategie di business: la tecnologia è solo il mezzo
attraverso il quale il CRM e il SCM diventano operativi
nell’azienda.
Perché CRM e SCM?
Da sempre si sa che la qualità e costi contenuti sono
le caratteristiche imprescindibili di competizione per
qualsiasi prodotto, sono cioè quelle caratteristiche
determinanti che ogni prodotto deve possedere e che
costituiscono la base che garantisce la vendita per
l’azienda. Ma la qualità e i costi vanno relazionati ad altri
aspetti che giocano un ruolo determinante nel mercato e
10
che sono riconducibili; oggi sempre più alla logistica e al
servizio. La logistica intesa come quell’insieme di attività
che permettono al consumatore di avere il prodotto
desiderato al momento e posto giusto, il servizio invece è
quell’elemento aggiuntivo al prodotto che rende il
consumatore sempre più soddisfatto e fedele.
Su questi due elementi si stanno concentrando
sempre più gli sforzi delle aziende, che hanno compreso
quanto sia importante la loro ricaduta sulla produzione e
sull’attività distributiva.
Infatti, nella società postindustriale del terzo
millennio ciò che caratterizza le imprese non è più il
prodotto, ma il servizio offerto. Se inizialmente
quest’ultimo era considerato un accessorio facoltativo, la
sua importanza strategica è oggi cresciuta al punto da
farlo diventare il vero elemento che fissa la soglia per la
sopravvivenza sul mercato e che permette all’impresa di
differenziarsi, facendo sì che un cliente la preferisca alle
altre.
Un concetto, quello di servizio, che è sempre più
complesso e che impone di creare una nuova catena del
valore, partendo dall’esistente e dando vita a formule
organizzative innovative. Ecco dunque che sale alla ribalta
il concetto di partnership o comunque di collaborazione
tra tutti gli anelli della filiera logistica, cliente finale
compreso, per una maggiore competitività dell’impresa e
dell’intero sistema dei trasporti in modo che “la mobilità
delle merci” non sia più vista come un costo necessario
ma come un volano dell’economia.
11
Nel dettaglio l’articolazione della tesi presenta un primo
capitolo che viene visto un po’ come un’introduzione al
problema perché in esso sono descritti i cambiamenti a cui
è stato sottoposto il mercato negl’ultimi decenni. Nel
suddetto capitolo, infatti si affronterà il delicato tema
dell’integrazione logistica, una nuova visione dell’azienda
che pone maggiore enfasi al coordinamento dei processi
aziendali ed interaziendali.
Il secondo capitolo invece tratterà del SCM, nato per
ottimizzare le fasi di acquisto ed approvvigionamento,
stoccaggio di materiali, componenti e prodotti finiti, cicli
di produzione, controllo della qualità, il tutto orientato
verso l’obiettivo comune di supporto nella presa di
decisione per i processi aziendali volti ad ottimizzare i
flussi sia dal punto di vista di ridurne i costi sia di fornire
un maggiore efficienza. In particolare, questa soluzione
prende in esame la cosiddetta “azienda estesa” in cui i
fornitori diventano una componente a tutti gli effetti
dell’azienda. Con un progetto di SCM l’azienda decide di
aprire “i cancelli” e consentire l’accesso ad alcuni aspetti
delle operazioni di vendita ed acquisto, accessi che prima
erano proibiti. Questo perché si è compreso che non si può
più competere in modo autonomo e indipendente, ma solo
attraverso un’integrazione che non è più solamente
aziendale, ma coinvolge tutte le imprese della filiera. Ciò
è importante per il fornitore, perché conoscendo la
pianificazione della produzione del cliente, può erogare un
livello di servizio più alto, può fornire assistenza,
riducendo le attività senza valore aggiunto ed evitando
12
duplicazioni che spesso avvengono in una classica catena
di fornitura.
Il terzo capitolo riguarderà il CRM, nato per
soddisfare l’esigenza dell’azienda di migliorare, se non
ottimizzare, le relazioni con i propri clienti, di assisterli ed
eventualmente informarli nel modo più corretto e
vantaggioso e di rendere più incisiva l’ attività della
propria forza di vendita. Un sistema di CRM ha, infatti,
l’obiettivo di gestire i contatti con il cliente, contatti che
possono essere di varia natura derivando da forze operanti
in reparti o settori diversi all’interno di un’azienda.
Il quarto capitolo, infine supporterà la parte teorica
con un esempio pratico: la descrizione della logistica e del
CRM presente in La Doria spa (un’azienda presente da
più di cinquant’anni nel settore della produzione di
alimenti conservati).
13
1 CAPITOLO
LA NUOVA ERA DELL’IMPRESA.
Premessa
Non c’è dubbio che uno dei termini più usati in questi
ultimi anni sia quello della globalizzazione. La profonda e
crescente interdipendenza dei mercati internazionali è
connessa a numerosi fattori, tra cui la diffusione delle
politiche economiche improntate alla liberalizzazione (che
incrementano i flussi di merce e di capitali), le
innovazioni tecnologiche (che riducono i costi di trasporto
e di comunicazione tra soggetti economici), l’evoluzione
delle strategie delle imprese e degli investitori (che si
muovono costantemente alla ricerca di nuovi mercati di
approvvigionamento e di sbocco).
Il tema della globalizzazione richiama
immediatamente quello dell’integrazione.
La necessità strategica di una gestione integrata
delle attività logistiche è stata riconosciuta fin dalla metà
degli anni ’80.
L’aumentare del grado di complessità dell’ambiente
di riferimento e la ricerca della flessibilità, unita
all’incapacità delle imprese commerciali di gestire
processi lontani dalle loro competenze chiave, paventava
la possibilità di sfruttare sinergie tra aree ed attività
fortemente interdipendenti (produzione /distribuzione),
14
allo scopo di coordinare gli obiettivi e risolvere i trade-off
a livello generale.
In un primo momento, in realtà, il mutamento
avvenuto nell’area logistica è stato considerato come
meno rilevante, rispetto alla rivoluzione in corso, ma,
dopo queste avvenute considerazioni e con l’attuale
dimensione che i rapporti industria-distribuzione hanno
raggiunto, è parso chiaro il ruolo di fondamentale
importanza che la logistica ricopre.
E’ ormai da un trentennio che il tema
dell’integrazione logistica pone agli studiosi una serie di
interrogativi di non facile soluzione. Con lo sviluppo
economico la complessità non è mai diminuita, bensì
aumentata. L’estensione del concetto di integrazione e le
relative aspettative in termini di incremento delle
prestazioni delle aziende e, in generale dei sistemi
economici si sono infatti ampliate con la crescente
esigenza di coordinare l’azione di vari soggetti della
filiera.
Se in principio l’integrazione è stata studiata come
maggiore coordinamento aziendale tra le diverse funzioni
che concorrono alla creazione del valore, successivamente
l’interesse si è infatti spostato al di là dei confini aziendali
nel tentativo di migliorare il coordinamento tra gli attori
presenti ai diversi stadi del canale che dai luoghi di
produzione giunge a quelli di consumo finale. La
globalizzazione dei mercati e la diffusione di imprese
globali ha contribuito, infine, alla necessità di dover
risolvere i problemi di integrazione aziendale e di canale
in un contesto di scambi sopranazionale: l’arduo obiettivo
15
diviene allora quello di ridurre i costi della distribuzione
fisica nel commercio mondiale pur in presenza di un
miglioramento delle performance quantitative e
qualitative della risposta all’ordine di clienti dislocati in
mercati sempre più lontani.
16
1.1 DEFINIZIONI E FASI EVOLUTIVE
DELLA LOGISTICA.
Il termine "logistica" è ormai entrato nell'uso comune,
esattamente come il marketing, la produzione,
l'amministrazione, il controllo di gestione e tutte le altre
funzioni aziendali. Tuttavia c'è una grande differenza tra
queste ultime e la logistica: di questa si parla solo da
qualche anno, più o meno dal 1975. La logistica, come
vera e propria disciplina, si è inizialmente sviluppata
nell’arte militare ed infatti il suo primo riconoscimento
teorico va al fondatore dell’accademia militare di San
Pietroburgo. Nel corso del secondo conflitto mondiale si
sono dovute affrontare complesse esigenze di tipo
logistico, risolvendo le quali, è stato formulato il concetto
moderno di logistica militare, la quale rappresenta
l’insieme di attività che studia, organizza e coordina i
movimenti di uomini, materiali e mezzi in un territorio
nemico
1
. Alla fine del conflitto, negli Stati Uniti
d’America si percepisce il vantaggio di applicare parte
delle tecniche sperimentate con successo in campo
militare anche alla movimentazione delle merci delle
aziende produttive e commerciali. Il concetto
d’integrazione totale degli sforzi per il raggiungimento di
specifici obiettivi si adattava perfettamente alla logistica
industriale, la quale deve occuparsi di problemi
d’approvvigionamento, immagazzinamento, trasporto e
gestione delle scorte di materie prime, semilavorati e
prodotti finiti.
1
Vedasi: Boscacci F., La nuova logistica, Egea, Milano 2003
17
È utile anteporre alla lettura dell’evoluzione del concetto
di logistica, una breve rassegna delle più recenti
definizioni elaborate dai principali organismi
internazionali e riprese dalla letteratura di settore.
Nello statuto dell’AILOG (Associazione Italiana di
Logistica), viene messo in luce il ruolo strategico, oltre
che operativo, della logistica intesa come “l’insieme delle
attività organizzative, gestionali e strategiche che
governano nelle aziende i flussi dei materiali
dall’acquisto delle materie prime presso i fornitori fino
alla consegna dei prodotti finiti ai clienti e al servizio
post-vendita”.
2
Se in questa definizione si fa riferimento solo ai flussi
fisici, l’ELA (European Logistic Association) include i
flussi informativi, definendo la logistica come:
”l’organizzazione, la pianificazione, l’esecuzione e il
controllo del flusso dei beni e delle relative
informazioni dallo sviluppo e dall’approvvigionamento
attraverso la produzione e la distribuzione fino al
cliente finale, con l’obiettivo di soddisfare le richieste
del mercato al minimo costo e con il minor impiego di
capitale”.
3
La definizione, però, più comunemente citata dai
principali manuali di logistica è quella elaborata dal
Council of Logistic Management: “Logistics is the part
of the supply chain management that plans,
implements, and controls the efficient, cost-effective
flow and storage of raw materials, in-process
inventory, finished goods and related information flow
2
Associazione Italiana di Logistica, www.ailog.it.
3
European Logistic Association, www.elalog.org.
18
from point-of-origin to point of consumption for the
purpose of conforming to customer requirements”.
4
Oltre a riassumere efficacemente le due definizioni
precedenti, l’ultima definizione mette in evidenza anche
l’obiettivo di soddisfare le richieste del cliente finale.
Essa, pertanto, va a governare quel processo aziendale,
detto per l’appunto processo logistico che collega
l’impresa ai suoi mercati esterni, clienti e fornitori,
attraverso due flussi principali, l’uno fisico, l’altro
informativo.
L’esercizio delle attività logistiche ha accompagnato la
storia dell’umanità in tutte le fasi della sua evoluzione.
Nelle economie basate sull’autoconsumo, la logistica si
configura come mezzo necessario per il superamento della
distanza temporale tra il momento della
raccolta/produzione dei prodotti agricoli e quello del loro
consumo permettendo, attraverso la costituzione di scorte,
la sussistenza. Lo sviluppo delle prime forme di
commercio e la conseguente destinazione di una parte
della produzione a mercati diversi da quello locale,
aggiunge alle attività logistiche anche la dimensione
spaziale oltre a quella temporale. Col passare dei secoli la
logistica svolge un ruolo fondamentale nel trasferimento
dei beni dai luoghi di produzione a mercati sempre più
vasti e lontani.
5
Le aziende cominciano ad affrontare,
anche se in modo parziale, il processo di gestione della
logistica, il cui compito principale è quello di minimizzare
i costi di trasporto.
4
Council of Logistic Management, www.clm.org
5
Vedasi: B. Luceri, Logistica, in ( a cura di L. Caselli) Le parole
dell’impresa, Franco Angeli Editore, Milano, 1995.
19
In questi ultimi decenni il concetto di logistica aziendale
ha avuto una profonda evoluzione che puo’ essere
schematizzata attraverso i seguenti tre stadi:
6
1. gli anni ’60 sono gli anni della continua
espansione, della bassa concorrenza, della buona
profittabilità delle imprese. Tuttavia nelle aziende
di produzione e distribuzione di beni di largo
consumo si comincia a prendere coscienza
dell’elevata incidenza dei costi associati alla
movimentazione e allo stoccaggio dei prodotti
finiti. In tali aziende pertanto si sviluppano azioni
tendenti alla ricerca di efficienze nell’ambito della
distribuzione del prodotto e si sviluppano sistemi
di gestione e controllo delle scorte di prodotto
finito. Questi anni sono ricchi di contributi
scientifici che concorrono ad individuare le
componenti chiave del processo di distribuzione in
modo più chiaro ed unitario, focalizzando
l’attenzione sulle relazioni tra le stesse. Anche se
si è interessati esclusivamente alla gestione del
flusso fisico, si cominciano già a gettare le basi del
concetto di logistica integrata, attraverso
l’individuazione di alcune componenti che la
caratterizzano:
7
• lo sviluppo dell’analisi del costo totale:
se la distribuzione fisica viene vista come
6
Vedasi: Massimo Boario, Martino De Martini, Ennio Di Meo, Gian
Maria Gros-Pietro. Manuale di logistica, Utet, pag. 31 e seg.
7
Vedasi: B. Luceri, La logistica integrata, A Giuffrè Editore, Milano
1996, pag. 10 e seg.