INTRODUZIONE
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risorse umane, il team, ed in particolar modo si centra il discorso su una
sua possibile applicazione nel mondo dei processi industriali.
Nei Capitoli 6, 7 e 8 si tratta invece l’applicazione di tali modelli. Dopo
aver presentato l’interpretazione Barilla dei concetti esposti nei capitoli
precedenti, si passa alla descrizione della zona che è stata interessata
all’intervento per poi concludere con una descrizione completa di tutto il
lavoro che è stato svolto durante lo stage per la realizzazione di tale
progetto.
I contenuti considerati sono in parte presi dalla letteratura specifica ed in
parte sono stati creati ad hoc.
Il Contesto Organizzativo
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CAPITOLO 1
IL CONTESTO ORGANIZZATIVO:
LA BARILLA E LA REALTÀ PRODUTTIVA DI
PEDRIGNANO
1.1 Premessa
I comportamenti organizzativi sono solo una delle cause del successo
nello svolgimento di una certa attività lavorativa, rappresentando una
condizione necessaria ma non sufficiente, dal momento che i risultati
organizzativi sono influenzati anche dal contesto in cui la persona è
inserita.
1.2 Barilla: dalle radici ai giorni nostri
Il mito Barilla nasce nel 1877, quando Pietro Barilla senior decise di
aprire in Strada Vittorio Emanuele a Parma una modesta bottega, con
annesso laboratorio, per la produzione di pane e pasta.
La storia della Barilla è legata alle straordinarie doti imprenditoriali dei
componenti della famiglia, a partire da Riccardo, figlio del fondatore del
panificio, che, abbandonata la scuola molto presto, iniziò subito a
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lavorare nella bottega del padre. I risultati di tanti sforzi si videro verso la
fine del secolo scorso, quando i Barilla poterono acquistare prima un
piccolo torchio in legno che permise loro di produrre 50 chili di pasta al
giorno, poi uno moderno in ghisa che fece salire la produzione di pasta a
due quintali al giorno e aumentò considerevolmente la produzione
giornaliera di pane.
Ma il primo grande passo compiuto dai fratelli Riccardo e Gualtiero, e
che segna il passaggio della loro attività dall’artigianato all’industria,
risale al 1908, quando, preso in affitto uno stabile più ampio,
inaugurarono il "nuovo forno" in viale Vittorio Veneto, dotato del primo
forno continuo esistente a Parma. Mentre ancora fervevano i lavori di
allestimento del nuovo magazzino i Barilla già pensavano ad un progetto
più ampio: lasciare il solo panificio in quel locale e costruire ex-novo una
fabbrica esclusiva per il pastificio. Così, nel 1911, venne inaugurato il
nuovo pastificio in via Veneto, vicino al panificio.
Nel 1919 la produzione giornaliera di pasta arrivò a una punta di 300
quintali. In seguito alla morte del fratello Gualtiero (1919), Riccardo, che
già dirigeva il panificio, assunse tutta la responsabilità dell’azienda e
grazie al suo spirito innovativo e alla sua grande attenzione al sistema di
distribuzione dei prodotti, egli rese la Barilla una delle aziende più
qualificate non solo a livello regionale, ma anche nazionale, già a partire
dagli anni ‘30.
Dopo la prima guerra mondiale, le redini dell’azienda passano ai figli di
Riccardo, Pietro (che si occupava delle vendite e degli aspetti
commerciali) e Gianni (che si occupava del settore tecnico - produttivo e
di quello amministrativo).
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Con l’ingresso di Pietro in Barilla (1936) entrò una ventata nuova; i
cavalli dei rappresentanti furono sostituiti dalle Fiat Topolino dipinte di
giallo, ma soprattutto Pietro innestò la gara della qualità per vincere la
concorrenza e intensificare le vendite. Essendo responsabile anche degli
aspetti dell’immagine e pubblicitari, Pietro ricercò inoltre nuove strategie
comunicative più avanzate, e per la prima volta il lancio di nuovi prodotti
fu affidato allo studio di maestri indiscussi nel campo pubblicitario.
La prima fase di grande sviluppo dell’azienda inizia però intorno al 1952,
quando i due fratelli decisero di sospendere la produzione del pane per
dedicarsi esclusivamente a quella di pasta di semola e all’uovo. Pietro
Barilla era infatti convinto che per fare diventare l’azienda una grande
industria nazionale era necessario un prodotto affidabile e durevole, con
possibilità di distribuzione su tutto il territorio, e la pasta era più in linea
con questa strategia.
Risale a questo periodo l’idea delle confezioni; il cellophane viene
sostituito dalle confezioni in cartone caratterizzate dall’invarianza degli
elementi e dalla coerenza di immagine tra una confezione e l’altra, con
conseguente rafforzamento dell’immagine dei prodotti e dell’azienda
stessa.
Proprio grazie alle confezioni standard, alla felice campagna pubblicitaria
e alla produzione con prezzi equilibrati, la Barilla si conquistò un
immagine in grado di conquistare sempre più il mercato nazionale.
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Figura - I centri produttivi
Oggi Barilla è il primo gruppo alimentare italiano; la Barilla produce in
26 stabilimenti (22 in Italia e 4 all’estero) e gestisce direttamente 5
mulini che forniscono il 75% della materia prima occorrente.
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Figura. - I prodotti Barilla
Barilla è la prima marca in Italia e nel mondo per la pasta. Nei prodotti da
forno il Gruppo è il primo in Italia (dove occupa la prima posizione
anche per i sughi pronti) e terzo in Europa con i marchi Mulino Bianco,
Panem, Pavesi e Tre Marie.
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L’export costituisce all’incirca il 16% del volume di affari complessivo e
riguarda più di cento paesi. Sui mercati esteri viene venduta soprattutto la
pasta, che è anche prodotta in loco tramite joint venture e alleanze (in
Giappone, Grecia, Messico, Polonia, Spagna, Sudafrica, Turchia).
1.3 Storia e organizzazione: l’ultimo decennio
Vediamo ora l’evoluzione di tipo strategico e di tipo organizzativo che,
per rispondere alle esigenze di mercato, il Gruppo ha dovuto
intraprendere a partire dall’inizio degli anni Novanta fino ad arrivare ai
giorni nostri.
1.3.1 Gli anni precedenti la crisi
Agli inizi degli anni '90 l'assetto organizzativo della Barilla G. e R. F.lli
S.p.A. è quello di una holding cui fanno capo otto società operative in
vari settori alimentari: Barilla Alimentare per la pasta e sughi; Barilla
Dolciaria per i prodotti da forno dolci; Panifici Italiani per il pane fresco
di giornata; Voiello per le paste alimentari "napoletane"; Braibanti per le
paste alimentari; Unione Laboratori per la pasticceria industriale (col
marchio Tre Marie); Barilla International che comprende le attività in
Francia, Germania e Spagna. Barilla Alimentare Dolciaria è la Società
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che gestisce vendita e logistica per Barilla Alimentare e per Barilla
Dolciaria.
Nel 1990 il fatturato consolidato del gruppo raggiunge i 2390 miliardi
con un incremento del 15,5% rispetto all’anno precedente. Questa
crescita riguarda sia i prodotti del primo piatto (pasta e sughi), il cui
fatturato è aumentato del l’11,6% sia i prodotti da forno, il cui fatturato è
aumentato del 19%. L’utile netto dopo le tasse tocca nel 1990 i 97
miliardi, con un incremento del 54% rispetto al 1989. Il numero dei
dipendenti risulta, a fine 1990, di 6.050 unità. Con questi risultati
l’azienda conquista la posizione di seconda azienda alimentare in Italia,
di prima nel mondo per la pasta e di quarta in Europa per i prodotti da
forno.
Alla luce dei risultati economici e di mercato conseguiti nel decennio 80-
90, la Barilla propone agli inizi degli anni ‘90 un piano di sviluppo molto
ambizioso: il top management è convinto di poter raggiungere nel 1998
un volume complessivo di affari pari a 6000 miliardi di lire con una
redditività netta intorno al 10%. Nel 1990 l’azienda identifica due priorità
strategiche: Qualità del prodotto e Differenziazione.
Eppure, già alla fine del 1990, si possono vedere i primi segnali di quella
che, tra la fine del 1992 e il 1994, sarà la peggiore crisi recessiva dalla
seconda guerra mondiale. Queste previsioni non sembrano preoccupare la
Barilla e, almeno all’inizio, tutto il settore alimentare. Infatti, alla luce di
stime sui consumi che appaiono favorevoli e in virtù di una posizione di
mercato di assoluto dominio in entrambi i settori di attività (pasta e
prodotti da forno) l’azienda decide di allargare la forbice tra prezzi al
consumo e costi. Barilla vanta una situazione sia economica che
finanziaria molto solida. L’Amministratore Delegato decide così di
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puntare sull’aspetto qualitativo dei prodotti e di aumentarne i prezzi
(strategia del valore).
Per sostenere la politica del valore e quindi per garantire un prodotto
qualitativamente elevato, è necessario intervenire con soluzioni di tipo
non locale (come era avvenuto in precedenza), bensì globale. Il professor
Garvin di Harward, esperto di Total Quality Management e di
Operations, consiglia al top management di introdurre in azienda i
principi del Total Quality Management, volti al riallineamento
dell’azienda rispetto al consumatore. Dal punto di vista operativo,
introdurre questi principi non si traduce nella semplificazione dei
processi, bensì in attività di investimento sugli stessi; Total Quality
Management significa standardizzazione delle prassi e delle routines
operative e investimenti nel miglioramento delle tecnologie.
Nel 1992 viene costituito un gruppo trasversale di manager denominato
"Core Team" con il compito di identificare le linee di applicazione in
azienda dei principi del Total Quality Management. Il primo passo
compiuto dal team è stato quello di selezionare una società di consulenza
in grado di affiancare l’azienda in questo proposito.
Dal mese di giugno al mese di novembre 1993, con l’assistenza dei
consulenti, il core-team sviluppa un percorso a cinque anni (dal ‘93 al
‘98) per la realizzazione dei principi del Total Quality Management.
A questo punto viene lanciato il progetto "Più valore per il cliente", il cui
obiettivo finale è garantire all’azienda l’acquisizione di nuovi vantaggi
competitivi.
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Il progetto "Più Valore per il Cliente"
Si tratta di un progetto di cambiamento nato nella convinzione che l’acquisizione di
nuovi vantaggi competitivi era possibile solo tramite il completo soddisfacimento delle
attese di tutti i clienti Barilla, inclusi i consumatori finali, il trade, i clienti interni e i
fornitori.
Affinché ciò si verificasse, era necessaria una evoluzione organizzativa basata sulla
gestione per processi, sulla integrazione interfunzionale e sulla gestione delle risorse
umane.
Il punto di partenza del progetto è stata l’individuazione, da parte del top management
con il supporto della consulenza, delle motivazioni e dei principi su cui si basava il
progetto stesso.
Le motivazioni:
1. Acquisire nuovi vantaggi competitivi;
2. Mantenere la cultura vincente Barilla facendo leva sui sistemi oltre che sulle
conoscenze individuali;
3. Costruire un ambiente di lavoro sempre più motivato e collaborativo.
I principi:
1. Focalizzare tutte le azioni sul cliente;
2. Rispettare e valorizzare le persone;
3. Agire quotidianamente per aggiungere valore;
4. Far evolvere lo stile di gestione verso uno stile più partecipativo;
5. Sviluppare il lavoro di gruppo;
6. Gestire i processi nell’ottica fornitore - cliente.
Il progetto è articolato in alcune fasi:
• una prima fase di preparazione del progetto (1992 - 1993), in cui si sono fatti
approfondimenti, benchmarking con le aziende eccellenti operanti in tutto il mondo,
riflessioni all’interno, riunioni del gruppo direttivo e in cui si è ottenuta la
sponsorizzazione da parte della proprietà;
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• una fase di messa a conoscenza dell’azienda di che cosa si voleva fare e di quali
erano i principi di base (1994);
• una fase di gestione e di miglioramento dei processi (1995 - 1996);
• una fase di consolidamento (1997).
Quindi, in estrema sintesi, il progetto è nato per dare più valore al cliente (inteso come
consumatore finale, trade e cliente interno), è partito dal presupposto del valore delle
persone Barilla e si è basato su due principi fondamentali che sono anche i pilastri
dell’evoluzione organizzativa:
1. l’eccellenza dei processi e
2. il lavoro di gruppo
Nei primi anni ‘90 la struttura organizzativa di Barilla rimane
sostanzialmente immutata rispetto a quella consolidatasi nel corso della
fine degli anni ottanta; la Direzione Generale Barilla Pasta, cui è
associato il marchio "Barilla", si articola in due divisioni che fanno
riferimento ai momenti di consumo: la Divisione Primo Piatto e Sughi e
la Divisione Primo Piatto Refrigerato; il Direttore Generale della pasta ha
inoltre la responsabilità diretta dei mercati esteri. La Direzione Generale
Barilla Dolciaria, cui è associato il marchio "Mulino Bianco", si articola a
sua volta in tre divisioni: la Divisione Prima Colazione, la Divisione
Fuori Pasto e la Divisione Pani Speciali.
Le divisioni accorpano al loro interno tre funzioni: la produzione, il
marketing e la ricerca e sviluppo; rimangono interdivisionali le vendite e
la logistica, cui è affidato tutto il portafoglio di prodotti aziendali e che
fanno riferimento alla società Barilla Alimentare Dolciaria, e una serie di
servizi centrali, come gli acquisti, la gestione delle risorse umane, la
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finanza e controllo, la pianificazione strategica, l’ingegneria, le relazioni
esterne e internazionali.
Ciascuna divisione sviluppa in modo del tutto autonomo i propri prodotti
ed è valutata sulla base di due parametri:
• il tasso di sviluppo dei volumi;
• gli utili prima delle tasse.
Nel frattempo l’azienda otteneva alla fine del 1992 risultati eccellenti.
Per merito della crescita interna e dell’acquisizione di Pavesi, che
completa e rafforza strategicamente la presenza di Barilla nei prodotti da
forno, il fatturato del gruppo balza a 3.327 miliardi di lire, con una
crescita del 20,8% rispetto ai 2.754 miliardi del 1991. L’utile è di 140
miliardi: la flessione rispetto ai 155 miliardi del 1991 è dovuta
all’incremento della fiscalità deliberata con i nuovi provvedimenti
governativi.
1.3.2 La crisi e la morte di Pietro Barilla
Il 14 settembre del 1993 muore improvvisamente Pietro Barilla e, quasi
fatalmente, alla fine del 1993 i risultati dell’azienda pongono in evidenza
i primi segnali negativi.
Malgrado il forte incremento del fatturato (giustificabile anche alla luce
dell’acquisizione della Pavesi che ha portato il gruppo a 8224 dipendenti)
si registra una riduzione dei volumi e dei profitti. Già gli ultimi mesi del
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‘92 avevano posto in evidenza una flessione negli acquisti delle famiglie
(in particolare dei prodotti da forno).
Gli esperti chiamano questo fenomeno "Value for Money", cioè una
maggiore sensibilità dei consumatori ai prezzi di ciò che si acquista. Le
rilevazioni che vengono raccolte giornalmente indicano una situazione di
mercato molto diversa da quella ipotizzata anche in sede di budget.
Secondo le stime il fatturato avrebbe toccato nel 1994 la cifra di 3800
miliardi: la realtà sarà però alla fine ben diversa, con un volume d’affari
consolidato alla fine del 1994 di 3293 miliardi contro i 3457 del 1993.
Il 1994 inizia con notevoli difficoltà; alla fine del primo semestre si
registra una consistente riduzione della redditività. Le previsioni per il
1994 sono molto negative.
Per affrontare questa grave e inaspettata situazione l'azienda adotta le
prime contromosse. Alcune di queste si rileveranno drastiche rispetto alla
storia e alle strategie dell'azienda. Infatti, per la prima volta nella storia
della Barilla, il top management sottoscrive una serie di convenzioni con
le principali catene di distribuzione al fine di realizzare campagna
promozionale sulla pasta del tipo: "compra tre paghi due". I costi del tre
per due sono a carico della Barilla.
Nonostante queste azioni, che richiedono all'azienda un ingente sforzo,
verso la fine del ‘94 le condizioni ambientali si inaspriscono
ulteriormente. Il 4 ottobre i leader dell’azienda, illustrando la situazione
economica e finanziaria del gruppo ai sindacati nazionali e al
coordinamento dei delegati dei 28 stabilimenti, annunciano, ancora una
volta con un fatto "storico", un eccesso di organico stimato attorno ai 300
lavoratori.