la vecchia egemonia. La caduta del muro nel 1989 porta anche alla crisi del
blocco avverso: l’anti-comunismo. E gli equilibri politici vengono
rimescolati cosi tanto da snaturare in modo vistoso le stesse forme dei loro
organi . Data l’importanza assunta dal fenomeno, l’analisi qui ricade
appunto sulle organizzazioni partitiche come centro nevralgico ed
espressione delle dinamiche citate. Tali organizzazioni in questi anni sono
caratterizzate da mutabilità sorprendente stravolgendo i loro stessi assetti ,
funzioni e immagine. In tutto questo ribollire di elementi il fattore che
produce il passo storico è l’avvento della Tv. Una TV intesa non nella
specificità della tecnologia ma in virtù della sua straordinaria forza nel
potere di diffusione dell’immagine. Il cambiamento epocale avviene poi
quando i signori del potere politico iniziano a capire quanto e come questo
mezzo possa essere utile alla loro azione. Si assiste ad una
spettacolarizzazione del sistema politico sull’ esempio di quanto succede
oltreoceano ormai da anni. Varca i confini dello stivale e penetra nell’agire
comune un’<<americanizzazione>> del dibattito politico. E subito si
innesta una concezione diversa di esso che prescinde in toto dai canoni
tradizionali. La comunicazione politica si afferma in modo graduale come
la condizio sine qua non nell’operato della classe dei “nostri”
rappresentanti. I partiti cambiano radicalmente le proprie strutture
“dinosauro” in organizzazioni flessibili votate più all’immagine esterna che
alla coerente azione politica. Si può parlare infatti di un passaggio da
sistemi a centralità del partito, “Party Centered System” a sistemi partitici
che ruotano attorno alla figura di un leader accentratore “Candidate
Centered System”.In questo contesto nasce, si impone, e poi crolla una
delle più importanti figure nella storia della Repubblica italiana; un leader
che ridefinisce il concetto di leadership, il cui carisma ha permesso la
scalata a personaggio chiave e svolta nel modo di far politica in nel nostro
paese: Benedetto “Bettino” Craxi. Cogliendo per primo l’onda dei processi
in atto il socialista interpreta le dinamiche della società e, sfruttando
II
abilmente le comunicazioni di massa, si impone a guida di un Psi allo
sbando; riconsegnandogli la dignità, prima, portandolo al potere, dopo,
determinandone il crollo , poi.
III
1
CAPITOLO PRIMO
1. Le dinamiche del mutamento democratico nel
Ventesimo secolo: ragioni di crisi ed evoluzione partitica
All’alba degli anni Ottanta l’interrogativo più comune tra gli esperti
riguarda le reali capacità delle democrazie occidentali di riuscire ad adattare le
proprie forme ai mutamenti socio – politico – economici in atto, assimilando
quel fermento sempre più crescente che sta modificando, in primis, l’assetto
politico mondiale e ,in modo particolare, quello Europeo. Con la diffusione
delle democrazie rappresentative, la realtà dello stato moderno assiste
all’affermazione dei partiti politici che , assumendo la centralità del sistema
democratico si ergono a veri e propri protagonisti della vita politica dei singoli
stati e ,a tal proposito, possiamo definire il Ventesimo come il “Secolo dei
Partiti”
1
. Nati come associazione di persone accomunate da una stessa finalità
politica e ideologica, raccoglievano le istanze sociali trasformandole in matrici
di azione per influenzare le decisioni di governo. Si configuravano perciò in
mediatori tra lo Stato e i cittadini svolgendo di fatto la funzione di controllo
dei governati sui governanti. Notevole anche la loro funzione di
socializzazione politica tramite la loro azione: educavano gli elettori alla
partecipazione democratica. I partiti influenzano anche la vita politica, poiché
costituendosi come un radicale fattore di mutamento cambiano il modo di
organizzare la democrazia, trasformandola in un regime di massa funzionante;
allo stesso modo cambiano i processi di funzionamento dell’amministrazione
pubblica, ma, soprattutto, promuovono il cambiamento istituzionale che si rifà
alla mediazione politica tra le istanze dei cittadini e i provvedimenti di chi
detiene la responsabilità di governo. In questi ultimi decenni però la
1
(Cotta, 1992, p. 207)
2
trasformazione del processo democratico ha costretto le organizzazioni
partitiche ad adattarsi, di conseguenza. Considerando questi aspetti della natura
originaria dei partiti si finisce per rilevare l’imponente cambiamento che hanno
operato nel tempo, in virtù del quale hanno acquisito un potere crescente
costituendosi , sempre più, come veri organi decisori della sorti democratiche.
Infatti il destino della democrazia sarà indissolubilmente legato alle fortune dei
partiti, e viceversa. Di particolare rilievo a questo punto è ciò che si verifica nel
decennio preso in esame, il quale ci illustra come in pochi anni le democrazie e
di conseguenza i partiti abbiano snaturato le loro caratteristiche originarie.
Molti studiosi si domandavano se, gli accadimenti in atto, potessero
scrivere la parola fine del modello democratico occidentale. Esperti di scienze
filosofiche, politiche, sociologiche, economiche, riconoscevano minacciosi
segnali d’allarme, tali da indurre il timore di un processo democratico in reale
pericolo.
L’obiettivo di questo capitolo iniziale è quello di analizzare le cause
prime nel sistema globale che, da qui in avanti, definirò <<macrodinamiche>>,
ovvero quelle tendenze generali dominanti che producono il mutamento degli
assetti politici, economici e sociali e che investono il mondo intero,
manifestando tratti decisamente più marcati nell’Europa di fine secolo. La
<<seconda guerra fredda>> nonché l’ultima fase della tensione tra le due
superpotenze non risulta essere l’unico elemento ad influire sulle sorti
intranazionali; infatti negli U.S.A, in Giappone ed in Europa si assiste ad una
spinta economica paragonabile solamente a quella degli anni Cinquanta e
Sessanta in cui i paesi più avanzati dell’Occidente hanno vissuto una sorta di
golden age . Adesso ci troviamo di fronte ad una transizione difficile verso una
società <<post industriale>> innescata dalla rivoluzionaria informatizzazione e
dal dominio della comunicazione e dell’informazione. Questa transizione è
però preceduta ed accompagnata, nel suo evolversi,da processi di ridefinizione
dell’intero ciclo produttivo, il che conduce ad un ristagnamento dell’economia,
alla disoccupazione e all’inflazione; ma soprattutto impone una profonda
3
revisione della politica economica e sociale in ogni nazione. Già sul finire
degli anni Settanta assistiamo alla crisi del Welfare State, che si configura
come primo sintomo manifesto di una malattia da crescita
2
: una crescita intesa
non più esclusivamente in relazione al dato incrementale fornito dal P.i.l.; ma,
a mettere in crisi l’intero sistema, sono fattori come l’invecchiamento della
popolazione accompagnato dal miglioramento delle condizioni di vita, che
genera caos nel settore pensionistico e sanitario. In modo analogo, l’aumentare
del livello di istruzione, provoca un terremoto nelle istituzioni scolastiche
statali; l’avvento della robotizzazione nelle aziende e il loro dislocamento
geografico verso paesi che offrono manodopera a basso costo, genera il declino
dei grandi complessi industriali. Il cuore produttivo del nuovo sistema
capitalistico è ora perciò costituito dal terziario: è il tramonto della società
industriale. Insomma la realtà mostra meccanismi in preoccupante fermento,
all’interno dei quali si possono individuare diversi fattori di trasformazione di
assoluto interesse. Tra questi possiamo riconoscere, in primo luogo, i
mutamenti sociali: la scarsa partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e
politica, scaturita da una evidente chiusura nel privato e da una crescente
sfiducia nella classe politica. A questi elementi vi si aggiungono anche fattori
non meno importanti come lo smarrimento dei codici di convivenza civile e il
patrimonio dei valori ad essa connessi; inoltre viene meno quell’educazione
politica che accendeva il sentimento dei consociati a sentirsi parte attiva di una
nazione, di una collettività. Ulteriore influenza è data dai mutamenti politici: il
fallimento del totalitarismo sovietico simboleggiato dalla caduta del muro
innesca un vorticoso effetto domino nella politica internazionale dovuto alla
crisi del blocco comunista. Si assiste perciò alla sconfitta del socialismo reale
ed in alcune realtà la conseguente caduta del blocco anti-comunista. Sono
questi i motivi principali che scatenano il profondo cambiamento in atto a
livello globale e nei singoli stati. In questa analisi, si ritrovano elementi
comuni alle democrazie occidentali nella loro totalià, anche se rimane
2
(Colarizi, 2007, p. 140)
4
importante sottolineare che l’obiettivo è quello di “ridurre ai minimi termini”
le <<macro-dinamiche>> per ricomporle in un quadro esplicativo della crisi
italiana. Ma questo avverrà solo nel capitolo successivo. Si ritiene, ora, assai
utile sviscerarle al meglio per giungere ad una piena comprensione di questi
meccanismi.
1.1. Come cambiano i partiti?
Attori protagonisti del mutamento politico essi detengono nella loro
natura il cambiamento. Le aspettative diffuse nei confronti dei partiti li
configurano come portatori di democrazia operanti nell’ottica
dell’affermazione di, governo dei molti, al posto del governo di pochi .
Impegnati ad imporre nuove ideologie, nuove vie di azione o, in altre parole,
rivoluzionare l’ordinamento statale, essi sono necessariamente chiamati a
dotarsi di strutture flessibili. Il principio di adattabilità è visto come condizione
necessaria alla sopravvivenza del partito poiché, esso, risulta espressione ed
interpretazione del mutamento sociale. Pertanto, impegnati come sono a
cambiare il mondo, risultano anche sollecitati a modificare - spesso
radicalmente - se stessi, la propria vita organizzativa, i propri ideali: devono
insomma adeguarsi al mutamento sociale, oltre a mostrare di essere in grado di
indirizzarlo verso vie nuove
3
.
1.1.1. Evoluzione politica delle forme di partito:
dalle origini ai giorni nostri
Come si è precedentemente evidenziato, la crisi dei partiti tradizionali è
da ricercare nella loro difficoltà di stare al passo coi tempi e più in generale
con l’incapacità a governare in Occidente.
3
(Calise, 1992, p. 11)
5
Chiedersi come cambiano i partiti significa interrogarsi su se – e come – i
partiti governano. Come sarebbe infatti possibile accollare ai partiti un tale
carico di aspettative se non si fosse disposti a riconoscere loro come i
depositari della sovranità popolare?
4
.
Ritengo, perciò, che una breve ricostruzione dell’evoluzione della forma dei
partiti possa aiutarci ad una migliore comprensione delle dinamiche che si sono
succedute.
Il partito nasce in quegli Stati che adottano sistemi di governo basati
sulla rappresentanza; la sua nascita si riconduce al Diciottesimo secolo
all’interno del Parlamento inglese con i due schieramenti dei Tories e dei
Whigs. Esso rappresenta la necessità di un “collante” tra le istituzioni
rappresentative e la società, con la funzione di determinare l’azione di governo.
La scienza politica ha identificato diverse tipologie di partito, ognuna, in modo
originale, espressione di adattamento alle trasformazioni della società e alle
evoluzioni democratiche:
1)Il Partito di èlite / “Elite Party”: si impone in Europa nel
Diciannovesimo secolo, configurandosi come organizzazione di notabili
(notai, giudici, signori locali) spinti a soddisfare interessi singoli. La loro
azione politica si compie in comitati elettorali e il loro predominio deriva
dalle ristrette condizioni del suffragio.
2)Partito di massa : definito cosi da Weber (1922) e Duverger (1951), è la
forma ingrandita del partito, giustificata dalle estese condizioni di suffragio.
Il partito si fa grande. Diventa una organizzazione di elevate dimensioni,
stabile e capillare sul territorio. Costituisce un apparato altamente
burocratizzato e composto da professionisti del settore. Si fa interprete delle
nuove e complesse istanze della società di massa compiendo una imponente
azione di compenetrazione in essa. E’ la forma di partito spinta dagli ideali
e dalle emozioni che punta alla risoluzione dei disagi dei lavoratori uniti in
grandi agglomerati di intenti e passioni. Il partito è come un’identificazione
4
(Calise, 1992, p. 12)