Introduzione
Quello della partecipazione giovanile è un tema che frequentemente si affaccia
nel dibattito pubblico; d’altronde, in una situazione ormai consolidata di declino
dell’interesse nella politica (Pilkington e Pollock 2015), i partiti potrebbero
aspettarsi di trovare nuova linfa vitale nei giovani che per la prima volta si
affacciano ad un mondo complesso come quello delle organizzazioni politiche:
infatti, chi si interessa alla politica fin dalla gioventù tende generalmente ad
attivarsi e partecipare in maniera maggiore rispetto a chi non lo fa (Van Deth
2014), e ciò si riflette anche sui giovani, che possono così diventare potenziali
risorse su cui i partiti hanno la possibilità di fare affidamento per lungo tempo.
D’altra parte, però, sembra che la maggior parte dei giovani rifugga la politica
attiva, perlomeno per quanto riguarda la militanza all’interno dei partiti: infatti, a
fronte di una ondata di coscienza civile e politica che va sempre di più
espandendosi seguendo i valori individualistici e postmaterialistici descritti da
Inglehart (1977), sempre più ragazzi e ragazze decidono di dedicarsi
all’attivismo in forme che sono ben diverse da quelle, tradizionali, della politica
di partito, e che vanno dai movimenti per i diritti civili come #BlackLivesMatter a
quelli di stampo ambientalista come Extinction Rebellion o Fridays For Future,
passando per il fenomeno complesso e sempre più diffuso dell’attivismo digitale
o, in alcuni casi, vero e proprio slacktivism (Earl 2017).
Nonostante questa tendenza generalizzata le organizzazioni giovanili di partito
resistono ancora. «Per sezioni giovanili dei partiti politici - scrive il politologo
Hans Hirter - si intendono le organizzazioni aperte a membri e simpatizzanti di
questi ultimi in giovane età […]. Tali organizzazioni sono rappresentate
nell’assemblea e spesso anche nel comitato direttivo del loro partito, di cui
condividono gli obiettivi principali, ma godono di una certa autonomia» (Hirter
2012). Le organizzazioni giovanili di partito svolgono quindi una doppia funzione:
da un lato, servono al partito cui fanno riferimento per raccogliere i simpatizzanti
che non possono o non vogliono iscriversi ad esso ed, allo stesso tempo,
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possono essere utili ai giovani politicamente attivi per portare le loro istanze
all’attenzione di chi detiene le redini dei centri di potere.
Le organizzazioni giovanili dei partiti, inoltre, si inseriscono perfettamente nelle
strategie che molti di questi ultimi hanno, nel corso degli ultimi anni, messo in
atto per tentare di rinnovare la propria membership: ad esempio, alcuni di essi
adottano un modello di membership a più velocità (Scarrow 2014) offrendo
sconti economici o comunque riducendo le barriere all’ingresso del partito per i
nuovi membri che hanno già la tessera della giovanile; normalmente, le
organizzazioni giovanili richiedono infatti all’iscritto medio uno sforzo economico
minore rispetto al partito, e solitamente (come si vedrà nei prossimi capitoli) si
occupano di temi meno specifici e tendenzialmente slegati dalle logiche politiche
del governo e dell’amministrazione, richiedendo quindi un diverso (ma non
necessariamente minore) impegno da parte dei propri iscritti.
Tra i sei partiti principali pr esenti nel Parlamento italiano alla data del 15
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gennaio 2022, quattro di essi hanno una organizzazione giovanile, come
esemplificato dalla tabella allegata.
È quindi evidente la permanenza, in diversi giovani, della volontà di fare politica
nel senso stretto e tradizionale del termine, attraverso i partiti ed attraverso le
loro organizzazioni. Come già detto, queste organizzazioni «intermedie» sono
PARTITO ORGANIZZAZIONE GIOVANILE
Forza Italia Forza Italia Giovani
Fratelli d’Italia Gioventù Nazionale
Italia Viva assente
Lega - Salvini Premier Lega Giovani
Movimento 5 Stelle assente
Partito Democratico Giovani Democratici
Le organizzazioni giovanili dei principali partiti politici italiani
Scelti in base alla loro rappresentanza parlamentare; sono esclusi i gruppi misti.
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importanti per i partiti: rappresentano infatti un importante collegamento tra essi
e la società civile (Hooghe et al., 2004), nonché una fonte di potenziali nuovi
iscritti ed un mezzo per formare la classe politica del futuro.
Ciò, tuttavia, non nasconde i problemi che il mondo delle organizzazioni giovanili
di partito attraversa: i bassi numeri delle membership, uniti alle opinioni dei loro
stessi appartenenti, confermano che quella di militare nella giovanile di un
partito è una scelta che sempre meno giovani fanno. Le giovanili di partito sono
oggi organizzazioni di nicchia, le cui prerogative non sono abbastanza importanti
da incidere realmente sull’azione dei partiti, e sempre più spesso sono
considerate dai giovani stessi esclusivamente come una sorta di appendice della
politica «adulta» nel loro mondo. La difficoltà che incontrano le organizzazioni
giovanili non è nuova: già nel 2013 un articolo a firma di Francesco Costa sul
Sole 24 Ore si chiedeva, polemicamente, se non fosse giunto il momento di
«rottamare le giovanili dei partiti». Come si vedrà, tuttavia, il superamento di
questa tipologia di organizzazione era già stato più volte teorizzato in passato,
in particolare durante alcuni momenti di difficoltà per la politica, specialmente
con la fine della cosiddetta Prima Repubblica nella prima metà degli anni
Novanta. «C’è, insomma - scrive Omar Ariu sulla testata Lab Parlamento - una
questione giovanile dei partiti, ovvero, probabilmente, i partiti stessi non sono
più in grado di veicolare adeguatamente le loro istanze di partecipazione.
Questo non significa che i giovani non si attivino più in campo politico o che
siano definitivamente disinteressati» (Ariu 2017): questa considerazione di tipo
giornalistico sembra essere confermata dalla ricerca empirica e dal confronto
con chi delle organizzazioni giovanili di partito ha fatto e fa ancora oggi parte.
Questo problema si riflette, naturalmente, anche sul sistema partitico tutto:
infatti, per i partiti mantenere delle organizzazioni giovanili forti e capaci di
attrarre sempre nuovi membri - non bisogna dimenticare che esse sono soggette
ad un ricambio della membership ben maggiore rispetto ai partiti (Hooghe) -
significa mantenere un certo controllo sul proprio futuro: le persone che si
recano a votare alla prima occasione in cui è loro consentito hanno maggiore
probabilità di farlo anche successivamente (Franklin, 2004; Plutzer, 2002) e
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l’altro lato della medaglia è rappresentato dal pericolo per i partiti che
abbandonano le proprie organizzazioni giovanili di avere difficoltà, in futuro, ad
attrarre nuovi membri, specialmente nelle coorti giovanili della società (Hooghe e
Stolle, 2003).
Contenuti della ricerca
Malgrado la loro importanza nel quadro dell’organizzazione di partito, quello
delle organizzazioni giovanili resta un tema poco esplorato in letteratura: forse
perché considerate mere sussidiarie dei grandi partiti, forse perché sottovalutate
nella loro funzione all’interno della società dove sono radicate, sono pochi gli
studi dedicati esclusivamente a questo tipo di organizzazioni e, nella stragrande
maggioranza dei casi, essi si occupano di studiarle più come uno specchio di
eventuali cambiamenti nella partecipazione politica giovanile che come
organizzazioni a sé stanti aventi le proprie logiche, le proprie funzioni e le
proprie specificità.
Questa visione è per forza di cose limitante. Le organizzazioni giovanili non sono
solamente delle piccole riproduzioni dei partiti cui fanno riferimento: sono,
certamente, ad essi legate in modo inestricabile - non potrebbe essere altrimenti
- ma possiedono caratteristiche proprie che le rendono meritevoli di studi ad
esse dedicati, che permettano di comprenderne le svariate funzioni ma anche
l’organizzazione interna, aspetto che non può assolutamente essere
sottovalutato in entità di questo tipo soggette ad un elevato ed intenso ricambio
della membership.
Sarà proprio questo il focus principale di questo lavoro: indagare le
organizzazioni giovanili di partito, studiandole tanto dal punto di vista
dell’organizzazione quanto dal punto di vista identitario, in modo tale da
comprendere le caratteristiche proprie di questa tipologia di associazioni, il loro
rapporto con i partiti cui fanno riferimento e con i propri attivisti, l’attività che
svolgono ogni giorno, ma anche le loro basi ideologiche, le premesse su cui
sono state costruite.
Benché l’argomento meriti certamente uno studio più ampio ed una visione
d’insieme, non è possibile in questo spazio trattare tutte le organizzazioni
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giovanili in ogni territorio d’Italia, né tantomeno d’Europa o del Mondo. Sono
pertanto qui prese in considerazione le sole organizzazioni giovanili afferenti ai
grandi partiti della Sinistra in Italia, dal Partito Comunista Italiano, al Partito
Democratico della Sinistra/Democratici di Sinistra, per arrivare al Partito
Democratico odierno. Poiché i diversi territori d’Italia hanno diverse storie
politiche e diverse caratteristiche che, ad un livello di politica grassroots come
tende ad essere quello delle organizzazioni giovanili, non sono comparabili, in
questo lavoro sarà preso in considerazione un territorio geograficamente limitato
ma comunque molto importante: l’Emilia Romagna. Benché la ricerca sia quindi
limitata ad un territorio geograficamente ristretto e caratterizzato da alcune
importanti specificità, bisogna tenere in considerazione il fatto che quello preso
in esame è un territorio che possiede alcune caratteristiche che lo rendono
particolarmente adatto ai fini di questa ricerca: una storia politica importante,
una cultura di Sinistra particolarmente radicata nella coscienza collettiva, la
presenza in alcuni dei più importanti momenti di evoluzione (e di frattura) della
Sinistra italiana, dai moti del 1977 alla svolta della Bolognina. Il Partito
comunista era un’organizzazione complessa, forte ed articolata: tra tutti i partiti
in Italia, era certamente quello che meglio e con più forza incarnava le
caratteristiche del partito di massa, vantando un’organizzazione interna solida e
ben strutturata; all’interno di questo contesto, l’Emilia Romagna rappresentava il
territorio dove questa organizzazione e questa struttura raggiungevano il loro
apice, ed era in un certo qual modo l’esempio da seguire per le altre regioni, il
luogo dove il Partito era più di un partito, diventando una vera e propria
istituzione per moltissime persone; queste caratteristiche, poi, si riflettevano
anche su tutte le organizzazioni che da esso prendevano vita, prima tra queste
la FGCI. Alla luce del declino che, come si vedrà, ha caratterizzato le
organizzazioni giovanili durante gli anni, studiare l’Emilia Romagna significa
avere un punto di vista privilegiato sulle dinamiche che verranno indagate: com’è
possibile che un’organizzazione così fortemente radicata e strutturata abbia
nella successione delle sue evoluzioni perso quasi del tutto la propria incisività
sociale?
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Va da sé che le organizzazioni giovanili di partito, nel corso della loro storia, non
siano state immuni a profondi cambiamenti come quelli che hanno scosso tanto
lo scenario politico mondiale quanto quello a livello locale: si rende pertanto
necessaria una ricerca diacronica, che prenda in considerazione organizzazioni
esistite in decenni ed ere politiche differenti l’una dall’altra. Per questo motivo,
questo lavoro prenderà in considerazione le tre grandi organizzazioni giovanili
che si sono succedute negli anni nell’ambito della Sinistra parlamentare: la
Federazione Giovanile Comunista Italiana, Sinistra Giovanile ed i Giovani
Democratici. Queste organizzazioni saranno analizzate nelle proprie specificità in
modo tale da tracciare il percorso evolutivo che ha attraversato questi tre lunghi
stadi della politica giovanile.
Nel primo capitolo di questa tesi sarà quindi affrontata la storia delle
organizzazioni giovanili di Sinistra in Italia ed in particolare in Emilia Romagna.
Esse, infatti hanno una lunga e complessa tradizione, che parte dagli inizi del
ventesimo secolo e precede anche la storia stessa del Partito Comunista
Italiano: fu, infatti, già il Partito Socialista a dotarsi di una organizzazione che ne
raccogliesse i giovani sostenitori e militanti, la FGSI, fondata nel 1903. Da essa,
solo pochi giorni dopo il Congresso di Livorno del 1921, nacque la Federazione
Giovanile Comunista Italiana (FGCI), che ha attraversato un lunghissimo periodo
della storia d’Italia: invisa al regime fascista che la costringe ad un’attività
ridotta e clandestina, prende parte alla Resistenza durante la seconda Guerra
mondiale partecipando al Fronte della Gioventù; l’organizzazione viene poi
rifondata e raggiunge negli anni Cinquanta e Sessanta il suo momento di
massimo splendore, nonostante debba affrontare alcuni momenti
particolarmente dedicati come l’invasione sovietica in Ungheria del 1956 che
sciocca l’Europa ed il comunismo occidentale. Passato il Sessantotto con
qualche difficoltà a comprenderne tendenze e meccanismi, la crisi della FGCI si
apre nel decennio successivo: restaurata piuttosto che rinnovata, fatica a
cogliere i cambiamenti nei temi e nelle questioni giovanili, diventando anche
bersaglio di fortissime critiche durante la stagione delle proteste del
Settantasette. Un lungo dibattito sul proprio futuro concluso con la
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trasformazione in un’organizzazione autonoma non riesce a salvarla dall’onda
lunga del 1989 che di fatto spazza via l’intero blocco comunista e nel 1990
viene decretato lo scioglimento dell’organizzazione.
Il Comitato promotore per la Sinistra giovanile nasce immediatamente
dall’esperienza della FGCI e ne riprende diversi aspetti, sviluppandosi come
confederazione di quattro associazioni tematiche e ponendosi l’obiettivo di
diventare un interlocutore privilegiato e rilevante nel processo costitutivo del
nuovo partito della Sinistra, ma conservando allo stesso tempo la propria
autonomia. Diventata in breve la giovanile del PDS, la SG deve fare i conti con il
problema rilevante di definire il proprio ruolo e la propria identità all’interno
dell’Ulivo, diventando un punto di raccordo tra il partito e la coalizione ed il
pubblico giovanile. Rinnovata nelle sue prospettive dopo la nascita dei DS, la
nuova Sinistra giovanile cerca di sviluppare ulteriormente lo spazio della propria
autonomia, mostrando alle volte di intraprendere scelte ben differenti da quelle
del partito, come la convinta adesione ai movimenti no global in occasione del
G8 di Genova. Il declino della stagione dei movimenti dei primi anni Duemila
coincide con un lungo dibattito sul futuro della Sinistra giovanile, il cui risultato è
la scelta di confluire, con la prospettiva di diventarne soggetto cofondatore, nel
Partito Democratico.
I Giovani Democratici nascono quindi in continuità con la Sinistra giovanile ma
perdono forze a seguito di un certo numero di abbandoni. La nuova
organizzazione ha un processo di nascita complesso, e la sua militanza è fin da
subito fortemente legata a quella nel partito, pur a scapito di una perdita di
autonomia da parte dell’organizzazione. In realtà, il rapporto tra i Giovani
Democratici ed il PD non è privo di momenti di attrito, ma resta comunque
positivo, ed oggi i GD sono saldamente riconosciuti come l’organizzazione
giovanile del Partito Democratico. Tuttavia, oggi i Giovani Democratici sembrano
un’organizzazione che fatica ad imporsi tanto sul partito quanto sui giovani che
cercano di rappresentare, e si potrebbero trovare presto nuovamente davanti
alla necessità di intraprendere una seria riflessione sul proprio futuro.
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Nel secondo capitolo sarà affrontata l’evoluzione organizzativa delle giovanili di
partito, seguendo le tracce degli avvenimenti storici descritti nel primo capitolo.
Avvalendosi della letteratura in merito, ma anche di documenti quali gli Statuti
delle organizzazioni o le pubblicazioni da esse edite negli anni, nonché delle
interviste svolte descritte nel paragrafo successivo, verrà tracciato il percorso
che ha caratterizzato il mondo delle organizzazioni giovanili di Sinistra in Emilia
Romagna. FGCI, SG e GD hanno una storia lunga e a tratti travagliata, e tra di
loro si rilevano moltissime differenze, ma come si vedrà nel capitolo conservano
ancora diversi punti di contatto riguardo la loro struttura organizzativa interna.
Se, infatti, da un lato il passaggio del tempo ha modificato in maniera
importante la capacità delle organizzazioni di operare ed incidere sulla vita del
partito e sul mondo giovanile, nonché ovviamente la loro penetrazione nel
territorio e nella comunità cui fanno riferimento, dall’altro la forma strutturale di
queste organizzazioni è rimasta, negli anni, sostanzialmente costante.
L’organizzazione tipica del partito di massa basata sulle ramificazioni locali che
eleggono via via i livelli superiori fino ad arrivare agli organi nazionali, che la
FGCI per prima assunse è stata poi adottata sia dalla Sinistra giovanile che dai
Giovani Democratici, ma con il passare del tempo ed il calo di popolarità delle
giovanili di partito queste strutture si sono progressivamente indebolite.
Successivamente, sarà analizzato il rapporto tra le organizzazioni giovanili di
partito e la carriera politica: infatti, una delle funzioni che queste possono avere
è quella di preparare un giovane ad un’eventuale carriera futura. Nel capitolo
sarà quindi affrontato il tema della carriera, in modo tale da comprendere chi e
come abbia usufruito di questa caratteristica delle giovanili di partito, e se essa
sia ancora rilevante ora.
Inoltre, sarà considerato l’aspetto economico delle organizzazioni giovanili: verrà
quindi analizzata la fonte dei fondi che le varie organizzazioni ricevono, nonché
la loro autonomia di spesa ed il modo in cui questi fondi vengono investiti.
Infine, nel terzo capitolo sarà affrontata l’evoluzione identitaria delle giovanili di
partito. Chiaramente, il mutare del tempo si riflette sul passaggio di alcuni temi e
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sull’emersione di altri, ma allo stesso tempo alcuni di essi sono resistiti negli
anni ed hanno caratterizzato a lungo il mondo della politica giovanile, restando
ancora oggi nell’agenda delle organizzazioni giovanili di partito.
Da un lato, quindi, la fine della politica dei due blocchi ed il crollo del socialismo
reale hanno modificato radicalmente le prospettive delle diverse organizzazioni
giovanili, creando tra esse differenze facilmente identificabili e sviluppando in
direzioni anche molto discordanti la loro azione politica; dall’altro, però, alcune
tematiche hanno accompagnato le tre organizzazioni prese in esame lungo una
gran parte della loro storia, dimostrando di essere trasversali ed ancora attuali
nonostante alcune di queste siano state sviluppate già a partire da mezzo secolo
fa. Si tratta, in questo caso, di temi quali il pacifismo, la lotta per i diritti degli
studenti, le campagne per la legalizzazione delle droghe leggere, eccetera; ad
esse si affiancano altre tematiche che le organizzazioni hanno sviluppato a
partire da fatti contingenti o condizioni relative ad un determinato tempo o ad un
determinato ruolo.
A fianco di tutto ciò, l’identità di un’organizzazione giovanile può essere definita
anche relativamente alla propria base: per questo motivo, sono stati indagati
anche altri aspetti; da un lato, la ricerca si è concentrata sulle ragioni che
stanno dietro scelta, da parte di un giovane interessato alla politica, di fare parte
di un’organizzazione giovanile di partito in un determinato luogo ed in un
determinato tempo; dall’altro, si è sviluppato il tema del rapporto tra la giovanile
e la propria comunità, tanto per quanto riguarda la capacità di attrarre giovani
da svariate fasce sociali, delineando quindi il profilo medio dell’iscritto
all’organizzazione, quanto rispetto all’influenza essa esercita, o meno, sulla
definizione dei temi di interesse del mondo giovanile.
Tutti questi aspetti hanno quindi contribuito, e contribuiscono tuttora, a definire
l’identità di FGCI prima, Sinistra Giovanile poi e Giovani Democratici oggi, e
sono la base della ricerca sviluppata nel terzo capitolo.
Metodo di ricerca
Questa tesi è stata sviluppata sulla base dell’analisi della letteratura relativa ad
argomenti quali l’organizzazione di partito, la partecipazione giovanile, la politica
di prossimità ed, ovviamente, le organizzazioni giovanili di partito.
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In aggiunta al lavoro relativo alla bibliografia, sono state condotte nove interviste
semistrutturate a persone che fanno (o hanno fatto, nel caso delle organizzazioni
non più esistenti) parte delle organizzazioni giovanili qui prese in esame, ovvero
FGCI, SG e GD. A loro è stata sottoposta una serie di domande volte a
comprendere aspetti organizzativi ed ideologici delle organizzazioni di cui fanno
o hanno fatto parte: tali caratteristiche, infatti, possono essere conosciute solo
da chi ha avuto relazioni dirette con l’organizzazione e con la membership.
Inoltre, è stata svolta un’analisi degli Statuti delle tre organizzazioni, in modo
tale da comparare la loro struttura formale con la realtà quotidiana in cui esse
operavano.
Il metodo dell’intervista semistrutturata - basato su una traccia, allegata a
questa tesi, che riporta gli argomenti toccati nell’intervista - è stato scelto in
virtù della sua duttilità, che consente da un lato di avere una certa flessibilità
negli argomenti discussi, aprendo anche ad ulteriori domande o riflessioni nate
dalle risposte dell’intervistato mentre dall’altro permette di mantenere un certo
controllo sui temi dell’intervista.
Gli intervistati, ai quali va una sincera gratitudine per il tempo e le attenzioni
concesse, sono: Guglielmo Agolino, Stefano Caliandro, Edoardo Carminucci,
Francesco Gelati, Andrea Giua, Maria Teresa Pinna, Mauro Roda, Massimiliano
Stagni e Teodoro Vetrugno.
I nove intervistati sono stati scelti in modo da rappresentare equamente le tre
organizzazioni ed hanno o hanno avuto diversi ruoli nell’organizzazione e diverse
storie politiche: Guglielmo Agolino è vicesegretario regionale dei Giovani
Democratici in Emilia Romagna ed è stato in precedenza militante
dell’organizzazione a Parma; Stefano Caliandro è stato militante della Sinistra
giovanile a Bologna dal 1996 al 2001 ed è stato fondatore del suo circolo
universitario prima di diventare membro della segreteria provinciale e poi
segretario della federazione di Bologna; Edoardo Carminucci è vicesegretario
regionale dei Giovani Democratici in Emilia Romagna, segretario provinciale dei
GD Rimini e consigliere comunale per la città romagnola; Francesco Gelati ha
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fatto parte della FGCI dal 1975 al 1989, è stato membro della segreteria
provinciale a Reggio Emilia trasferendosi poi in Veneto su richiesta
dell’organizzazione per contribuire alla ricostruzione delle federazioni di Verona,
Vicenza e Mestre; Andrea Giua è segretario di un circolo dei Giovani Democratici
a Bologna; Maria Teresa Pinna è stata iscritta alla SG dal 1991 agli anni Duemila,
ha ricoperto ruoli nella segreteria regionale dell’Emilia Romagna ed ha fatto
parte della direzione nazionale; Mauro Roda è stato militante in un circolo della
FGCI dal 1968 al 1971; Massimiliano Stagni è stato segretario della federazione
di Imola della FGCI fino al 1989, coordinatore locale del Comitato promotore
della Sinistra giovanile e nuovamente segretario della federazione di Imola per la
SG fino al 1993; Teodoro Vetrugno è stato segretario cittadino e poi segretario
della federazione di Modena della SG ed ha fatto parte della direzione nazionale,
militando nell’organizzazione dalla sua nascita al 2001.
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