una cosa è sempre rimasta uguale: la consapevolezza che in qualsiasi epoca della
storia fosse necessario intessere un dialogo tra le due sponde del Mediterraneo.
Nord e Sud del Mediterraneo non possono pensarsi isolati, come entità
individuali, ma devono costantemente rapportarsi l’uno all’altro per
innumerevoli ragioni: per conoscersi meglio, per scegliere con maggiore
cognizione di causa il cammino da intraprendere, per prevenire fattori di crisi
emergenti, per far fronte comune alle minacce globali, per creare un solido
legame che travalichi i confini, le diversità culturali e religiose e costituisca una
barriera all’insorgere di qualsivoglia elemento di rottura, di discontinuità o di
incomprensione.
Il presente elaborato si pone la finalità, senza alcuna ambizione di
esaustività e di completezza, di presentare una panoramica delle diverse
modalità, attraverso le quali Africa ed Europa hanno prima pensato e poi
realizzato la gestione dei loro rapporti. Si intende partire, per realizzare questo
viaggio, dalle idee sviluppate intorno agli anni Venti e Trenta del Novecento dai
diversi pensatori politici europei circa la creazione di un’entità denominata
Eurafrica.
Si parte dall’analisi, nel primo capitolo, del pensiero di Coudenhove-
Kalergi, ideatore del concetto di Paneuropa, presentato come strettamente
connesso all’Eurafrica, ovvero una declinazione della Paneuropa stessa. Dal
momento che l’Europa trovava nell’Africa il suo complemento ideale e naturale,
in questa configurazione, il Mediterraneo svolgeva il ruolo di principale asse
europeo, il quale, però, differiva dagli altri mari, poiché esso non divideva,
secondo il pensatore austriaco, i continenti di Africa ed Europa, ma li univa. Le
idee di Coudenhove-Kalergi non rimasero isolate, ma servirono di ispirazione
per molti pensatori successivi.
In Italia, a partire dal 1930, grande successo riscossero le idee del
geografo D’Agostino Orsini di Camerota, che pensò ad un’unione eurafricana,
in cui tutte le potenze europee potessero trovare ottimale collocazione nel
Continente Nero. Le idee del geografo italiano prestarono il fianco all’ideologia
fascista, secondo la quale l’Ordine Nuovo avrebbe trovato la sua espressione
geografica proprio nell’Eurafrica. In un contesto ideologico totalmente
differente, emergono le idee eurafricane di Luigi Sturzo: il celebre prete calatino
riconosceva nel Mediterraneo l’epicentro della nuova Europa, che, in quanto
spiccatamente mediterranea, non avrebbe potuto ignorare la sponda meridionale
del suo mare.
In Germania, invece, l’interesse verso l’Eurafrica partiva da un
presupposto profondamente diverso, essenzialmente perché diversa era la sua
posizione internazionale rispetto alle altre nazioni europee: privata del suo
Impero coloniale, la Germania si ritrovava a provare rancore per ciò che aveva
perso. In tale contesto trovarono terreno fertile le concezioni di Hjalmar
Schacht, pensatore tedesco, secondo il quale l’Eurafrica non aveva
semplicemente connotazione economica, ma appariva dotata, grazie agli influssi
francesi, di un senso morale più profondo.
5
In Gran Bretagna le idee eurafricane emersero, stranamente, grazie ad un
rappresentante delle Trade Unions, generalmente poco interessate alle
dinamiche internazionali. Ernest Bevin, che sviluppò i suoi progetti eurafricani
in maniera più compiuta a partire dal secondo dopoguerra, elaborò l’idea di una
cooperazione economica tra i paesi dell’Europa Occidentale per sviluppare le
risorse dei territori d’oltremare.
Chiude il primo capitolo l’analisi del contesto francese dai primi anni del
Novecento, quando due eclettici artisti, Ricciotto Canudo e Valentine de Saint-
Point, elaborarono l’idea di “Confederazione mediterranea” fino agli anni
Quaranta, quando emerse la figura di Albert Sarraut, il quale postulò la necessità
di valorizzazione del continente africano, attraverso la creazione di una
federazione del blocco europeo - africano.
Nel secondo capitolo si comincerà col delineare il concetto di
cooperazione, partendo da una definizione attuale e cercando di coglierne le
origini nell’idea di “federazione” elaborata da Proudhon. Si mostrerà come i due
concetti di “federazione” e di “cooperazione” siano strettamente connessi. Da
qui, l’aggancio con l’Eurafrica e con l’idea di cooperazione tra Europa e
Mediterraneo. In secondo luogo, si traccerà la storia dell’associazione dei
territori d’oltremare al Mercato Comune Europeo e si cercherà di dare risposta
alle seguenti domande: cosa si celava dietro l’iniziativa francese di associare i
Paesi e Territori d’Oltremare (PTOM) alla Comunità Europea? Quali furono le
preoccupazioni che una simile proposta destava nelle altre nazioni europee?
Quali le dinamiche che presero corpo, in maniera concitata, alla vigilia della
nascita della CEE?
Una volta chiarita la questione dell’associazione dei PTOM alla CEE, si
opererà una visione d’insieme sulle convenzioni siglate dalla Comunità Europea
e dai territori d’oltremare dal 1957 fino ai giorni nostri, per capire su che piano
siano stati mantenuti i rapporti eurafricani.
Diversamente dal resto dell’elaborato, il terzo capitolo rappresenta un
focus sulle relazioni euromediterranee, partendo dal presupposto che il Vecchio
Continente ha da sempre intrattenuto rapporti più o meno pacifici e dialoghi più
o meno intensi con la sponda sud-orientale del bacino mediterraneo.
Da questo punto di vista si ripercorrerà il cammino segnato dalle differenti
politiche mediterranee europee, partendo dalla Politica Mediterranea Globale,
passando per la Politica Mediterranea Rinnovata e giungendo fino alla nascita
del Partenariato Euromediterraneo. Di quest’ultimo si analizzerà la
Dichiarazione istitutiva di Barcellona e le molteplici evoluzioni che lo hanno
caratterizzato, determinate dagli allargamenti dei confini europei e dalla nascita
di nuove politiche UE nei confronti del vicinato (Politica Europea di Vicinato).
Questo excursus si concentrerà, infine, sulla nascita di una nuova identità
euromediterranea, presentata nel 2007 dal Presidente francese Sarkozy e varata
ufficialmente il 13 luglio 2008. Dell’Unione per il Mediterraneo si
analizzeranno gli obiettivi, le strutture istituzionali; sarà rivolto uno sguardo alle
6
reazioni internazionali nei confronti di questa iniziativa e si rivolgerà
l’attenzione alla sua futura configurazione.
Infine ci si concentrerà sul valore e sul significato della cooperazione e si
cercherà di individuare gli elementi di accelerazione e quelli di freno in seno
all’operare cooperativo, con un particolare sguardo agli approcci tipicamente
europei alla coesione sociale e ai risultati dei tentativi di cooperazione
orizzontale, effettuati sulla costa meridionale del Mediterraneo.
7
CAPITOLO I
NASCITA E SVILUPPO DI UN GRANDE PROGETTO
POLITICO
A partire dagli anni Venti dello scorso secolo trova ampia diffusione a
livello internazionale un concetto nuovo, che rimanda alle relazioni eurafricane,
alle loro caratteristiche, modalità di attuazione e prospettive di sviluppo. Del
concetto di Eurafrica si hanno numerosi teorici, diversi sostenitori, ma anche
grandi critici in quasi ciascuna delle nazioni europee. Esso si presenta senza
dubbio come un concetto affascinante, dall’accattivante “veste esotica”,
ravvisabile già nel nome stesso e pur tuttavia come un concetto che cade in
disuso nell’arco di poco più di un trentennio, spazzato via dalle vicende storiche,
che, segnando la fine dell’era coloniale per i paesi europei, dettano le nuove
regole del gioco tra il continente europeo e quello africano.
Nel corso degli anni cambia, però, il modo in cui gli europei si rapportano
all’Africa, tanto da poter individuare differenti fasi nell’evoluzione di questo
concetto. Gli anni Venti e Trenta sono animati dalla ricerca di potere e di
prosperità, dall’espansionismo, dalla corsa all’affermazione sul piano
internazionale. Il processo integrativo europeo è ancora piuttosto di là da venire;
più che agli albori, si è nella fase in cui si concepisce il traguardo dell’Europa
unita come un sogno.
3
Le nazioni europee hanno colonizzato il continente
africano, dapprima affrontandosi animosamente, poi convivendo in maniera più
pacifica.
Nel 1918 la Germania è chiamata ad uscire dalla scena africana, per le
pesanti condizioni imposte dal Trattato di pace firmato a Versailles: le sue
colonie vengono ripartite tra le altre potenze coloniali, come Francia, Gran
Bretagna e Belgio. Appare in questo contesto, il concetto di Eurafrica quale
concetto principalmente politico, che parzialmente acquista connotazione
geografica: l’Africa è concepita come complemento naturale del Vecchio
Continente, come una sua estensione oltre il bacino del Mediterraneo, tanto da
pensarla come «un’Europa al di là dell’Europa»
4
stessa.
Gli anni del secondo dopoguerra sono intensi e ricchi di trasformazioni,
sono anni di transizione, in cui Europa ed Africa si lasciano alle spalle le
strutture logore del colonialismo per intraprendere nuove avventure: le colonie
sono affascinate dai nazionalismi e dai movimenti indipendentisti, mentre le
nazioni europee abbracciano la strada dell’integrazione, ponendo una pietra
miliare nella storia delle loro relazioni nel 1957 con il Trattato di Roma,
istitutivo della Comunità Economica Europea e dell’Euratom.
3
Cfr. M. T. BITSCH, G. BOSSUAT (sous la direction de), L’Europe unie et l’Afrique de l’idée d’Eurafrique à la
Convention de Lomé I. Actes du colloque international de Paris, 1
er
et 2 avril 2004, Bruxelles, Bruylant, 2005, p.
3.
4
Ibidem.
8
Il trattato CEE rappresentò non solo il primo mattone nella costruzione
della nuova Europa, ma anche un ineguagliabile traguardo raggiunto nelle
relazioni tra nazioni europee e stati africani, che vengono associati al Mercato
Comune, secondo quanto prescritto dalla Parte Quarta del trattato e dall’annessa
convenzione. Da quel momento in poi, alla base della cooperazione tra i due
continenti viene posto un «accordo giuridicamente vincolante».
5
Gli anni Sessanta vedono gli stati africani acquistare progressivamente la
loro indipendenza; risulta necessario, allora, imprimere una svolta alle
condizioni della cooperazione eurafricana, anche se dell’Eurafrica nata appena
quarant’anni prima non vi è più alcuna traccia. Ora la cooperazione ha come
interlocutori due attori posti su un piano di eguaglianza ed è regolata dalla
Convenzione di Yaoundé, firmata nel 1963 dai membri CEE e da 18 stati
africani francofoni. Essa verrà poi rinnovata sei anni più tardi, nel 1969, in
occasione dell’associazione di tre stati africani anglofoni. Con il passaggio dei
membri CEE da sei a nove emerge l’esigenza di riformulare l’approccio alla
cooperazione, che assume nuove connotazioni nella convenzione di Lomé nel
1973.
Dopo aver delineato una panoramica sommaria dell’evoluzione delle
relazioni eurafricane a partire dagli anni Venti, è più che lecito porsi degli
interrogativi circa il valore ed il senso da attribuire alle concezioni europee di
una comunità che travalicasse i confini nazionali ed unisse le due sponde del
bacino mediterraneo in un’unione di solidarietà e di cooperazione. Da che spirito
erano animati i pensatori politici che auspicavano la nascita di una tale entità?
Quali gli obiettivi della cooperazione eurafricana? Quali gli interessi dell’una e
dell’altra riva? Quali progetti videro la luce e quali invece rimasero nell’oblio
della storia?
Per cercare di dare, seppur parziale, risposta a queste domande, appare
opportuno valutare i differenti apporti ideologici e le evoluzioni alle quali è
andato incontro il concetto di Eurafrica nel corso dei decenni.
I. 1. Coudenhove-Kalergi: una proposta per la Paneuropa
Nel tracciare il percorso storico ed ideologico del concetto di Eurafrica,
un ruolo di fondamentale importanza deve essere riconosciuto a colui il quale ha
dato vita al termine stesso, coniandolo per la prima volta nel 1929. Richard
Coudenhove-Kalergi
6
fu un politico aristocratico austriaco, fondatore del
movimento paneuropeo. Le sue teorie costituirono un contributo di grandissimo
rilievo per i futuri movimenti europeisti degli anni Cinquanta, tanto che è fuor di
5
Ivi, p. 5.
6
Nato a Tokyo nel 1894 e morto a Schruns (Austria) nel 1972. Figlio di un diplomatico austro-ungherese e di
una giapponese. Dopo gli studi in filosofia al Collegio più rinomato dell’Impero austro-ungarico, si interessò
all’assetto socio-politico europeo, convinto della necessità di trovarvi un nuovo ordine. Dal 1922 cominciò a
lanciare numerosi appelli all’unità europea, che ebbero un carattere quasi profetico, come la sua opera, intitolata
Paneuropa.
9
ogni dubbio che quello del pensatore nippo-austriaco debba essere considerato
come uno dei, se non il, movimento precursore dell’Unione europea stessa.
7
Durante il periodo che intercorse tra le due guerre, Coudenhove-Kalergi si
distinse per il suo spiccato interesse e la sua profonda sensibilità nei confronti
dell’Europa e delle tematiche connesse al ruolo internazionale svolto dal
Vecchio Continente.
8
Nei primi anni Venti del secolo scorso, Coudenhove-
Kalergi cominciò a pubblicare una serie di articoli, nei quali emergeva la
necessità di un nuovo ordine europeo. Risale al novembre del 1922 un suo
documento intitolato Paneuropa, un progetto, il quale anticipò di appena
qualche mese il suo famoso manifesto Paneuropa (1923), pubblicato a Vienna,
attraverso il quale egli si fece promotore dell’idea di creare una sorta di Stati
Uniti d’Europa.
9
Già in questo testo, il pensatore austriaco si preoccupava della
“dimensione africana” del suo progetto e della posizione che, in seno ad esso,
avrebbero assunto le colonie europee.
10
In controtendenza rispetto alle emergenti correnti nazionalistiche, nel
1924 Coudenhove-Kalergi diede vita ad un vero e proprio movimento
paneuropeo, che si inquadrava in un più ampio contesto teorico tendente ad un
riequilibrio planetario.
11
Il progetto paneuropeo consisteva di fatti nel “generare”
una nuova potenza in grado di contrastare Stati Uniti, Urss e Regno Unito nelle
vesti di grandi potenze mondiali. Questa nuova entità sarebbe nata solo
dall’Europa unita e in particolare da quella che lo stesso politico nippo-austriaco
definì come Unione Paneuropea.
La reazione delle nazioni europee ad un simile progetto fu piuttosto
diversa: mentre i paesi dell’Europa centrale (Austria, Cecoslovacchia
12
e
Germania) si videro attratti dalla possibilità di creare un’Unione Paneuropea,
l’Impero Britannico si disinteressò al progetto,
13
dal quale, peraltro, era stato
escluso, in quanto considerato una delle potenze mondiali da fronteggiare.
La costruzione dell’Unione Paneuropea fu programmata attraverso un
percorso, in cui come prima tappa venne presa in considerazione la
riconciliazione franco-tedesca, imprescindibile condizione per creare dalle
fondamenta un terreno di pace e di stabilità. A questo scopo Coudenhove-
Kalergi proponeva una fusione tra l’industria mineraria francese e quella
carbonifera tedesca.
14
Solo a partire dal 1950 tale idea fu ripresa da Robert
Schuman, il quale nella sua dichiarazione del 9 maggio affermava:
7
Cfr. T. BOTZ-BORNSSTEIN, Transfigurations européennes: Eurafrique et Eurasie. Coudenhove-Kalergi et N. S.
Trubetzkoy revisités, p. 1 in www.freewebs.com/botzbornsteinethno/Eurafrique.pdf, consultato il 13.11.2008.
8
Cfr. http://www.paneuropa.org/~it/storia.asp consultato il 20.11.2008.
9
Ibidem.
10
Cfr. A. FLEURY, Paneurope et l’Afrique in M. T. BITSCH, G. BOSSUAT, op. cit., pp. 35-56.
11
Cfr. T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 4.
12
Coudenhove si fece promotore davanti al Presidente della Repubblica cecoslovacca Masaryk (tra il 1920 ed il
1935) di un progetto di unione europea ispirata al modello del trattato siglato tra la Cecoslovacchia, la
Yugoslavia e la Romania. Cfr. http://www.paneuropa.org/~it/storia.asp.
13
Ibidem.
14
Ibidem.
10
L'unione delle nazioni esige l'eliminazione del contrasto secolare tra la
Francia e la Germania: l'azione intrapresa deve concernere in prima linea la
Francia e la Germania. A tal fine, il governo francese propone di concentrare
immediatamente l'azione su un punto limitato ma decisivo.
Il governo francese propone di mettere l'insieme della produzione franco-tedesca
di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di
un'organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei. La fusione
delle produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi
comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e
cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla
fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime.
La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra
tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente
impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i
paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli
elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le
fondamenta reali della loro unificazione economica.
15
La tappa successiva consisteva nell’organizzazione di una conferenza
paneuropea, per agevolare la cooperazione intergovernativa in tema di dogane,
cultura ed aspetti finanziari.
16
Seguiva la sottoscrizione di un Trattato per
l’applicazione del modello gestionale degli accordi di mutua garanzia, già
esistenti tra le differenti entità statali europee. Il percorso costitutivo si sarebbe
concluso con la creazione di un’unione doganale, presupposto per la nascita di
un’Europa economica omogenea e degli Stati Uniti d’Europa.
17
Nella scelta del termine «Paneuropa» per denominare il suo movimento-
progetto, Coudenhove-Kalergi non fu mosso dalla volontà di imitare i
nazionalismi emergenti, come nel caso del Panslavismo o del Panasianismo,
quanto piuttosto dall’intenzione di creare una «controparte europea all’Unione
Panamericana, che unisce il duplice continente americano in una comunità
sconnessa di stati sovrani»,
18
senza però voler dare l’impressione di auspicare la
creazione di uno stato federale europeo centralista secondo il modello
americano.
19
L’idea di Eurafrica elaborata da Coudenhove-Kalergi nel 1929 appare per
la prima volta in numerosi articoli della rivista «Paneuropa» e nell’opera Europa
erwacht!.
20
I due concetti di Eurafrica e di Paneuropa appaiono strettamente
interconnessi dal momento che il primo si presenta, nella prospettiva del conte
austriaco, come una declinazione del secondo: l’Eurafrica rappresentava
l’Europa che si estende dall’Angola a Spitzberg (Groenlandia); il Mediterraneo
doveva essere percepito come principale asse europeo e non come frontiera
15
La dichiarazione del 9 maggio 1950 in http://www.robert-schuman.eu/declaration_9mai.php, consultato il 21
novembre 2008.
16
Cfr. http://www.paneuropa.org/~it/storia.asp.
17
Ibidem.
18
R. COUDENHOVE-KALERGI, «Paneurope», II, 1929, p. 58 citato in T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 7.
19
Cfr. T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 6.
20
R. COUDENHOVE-KALERGI, Europa erwacht!, Vienna, Pan-Europa Verlag, 1934 citato in T. BOTZ-
BORNSSTEIN, op. cit., p. 8.
11
dell’Europa stessa, la quale, nella sua versione allargata, doveva includere anche
le sue colonie.
21
La teoria ideata da Coudenhove-Kalergi è quasi riassunta in queste poche
righe apparse in un articolo, pubblicato nel febbraio del 1929 sulla sua rivista
Paneuropa:
22
L’Europa è figlia dell’Asia - e madre dell’America - ma essa è anche la
maestra dell’Africa. Ciò accade perché l’Europa è legata alla sorte dell’Africa, è
responsabile del suo destino. Ciò accade perché il problema africano costituisce
una parte del problema europeo. Ciò accade perché l’Africa forma, politicamente
ed economicamente, il complemento tropicale dell’Europa.
23
Quando un anno prima della sua morte, nel 1971, il politico nippo-
austriaco si cimentava nella divisione della cultura mondiale in differenti gruppi
culturali in lotta tra di loro, egli individua l’Europa, l’Arabia, l’India, la Cina ed
il Giappone. L’Africa non era neanche citata. Sembrerebbe, quindi, che la
formazione Eurafrica, individuata da Coudenhove-Kalergi a partire dal 1929 al
posto dell’entità europea fosse concepita come destinata a rafforzare la
posizione dell’Europa nel quadro della geopolitica mondiale.
24
Tuttavia, alla luce di queste osservazioni, sarebbe un errore pretendere di
affermare che la tesi di Coudenhove-Kalergi fosse
una semplice costruzione geopolitica che reclama un’egemonia europea
piccolo-borghese, bianca o addirittura razzista su altre regioni geopolitiche oppure
come un progetto antisocialista. […] La visione paneuropea non è semplicemente
basata sulla visione di Europa unita, ma su una visione forte di come un’Europa
unita dovrebbe essere costruita sulla base dei valori della libertà e della non
violenza.
25
La realtà è che l’Eurafrica del conte austriaco è «d’ispirazione liberale e
non cela alcun retro pensiero nazionalista»
26
: se di nazionalismo si vuole parlare,
sarebbe corretto definirlo come un «nazionalismo sovranazionale europeo». Lo
stesso politico austriaco ne dà una definizione:
il concetto della nazione come comunità culturale, e come grande scuola,
deve permettere di giungere alla conclusione per cui l’Europa intera è una grande
nazione che è divisa in rami; i nazionalisti razzisti vedono soltanto i rami e li
21
Cfr. T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 1.
22
L’articolo, originariamente intitolato Afrika in tedesco, constava di 19 pagine e fu l’unico dei numerosi articoli
di Coudenhove-Kalergi ad occuparsi interamente di chiarire quale ruolo dovesse giocare il continente africano
nel progetto dell’aristocratico austriaco sulla creazione di un’unione europea. Cfr. A. FLEURY, op. cit., p. 35.
23
R. COUDENHOVE-KALERGI, Afrika, in «Paneuropa», V, 1929, n°1-3, p.10 citato in A. FLEURY, op. cit ., p. 35.
24
Cfr. T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 5.
25
A. K. KULLBERG, The righteous man’s burden. Paneuropean vision and its sense of morality in interwar and
present European context in «The Eurasian Politician», IV, 2001, pp. 3-4 citato in T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit.,
p. 5.
26
C. R. AGERON, L’idée d’Eurafrique, in «Revue d’Histoire moderne et contemporaine», July- Septembre 1975,
pp. 446-475 citato in T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 5.
12
prendono per alberi, poiché, educati a metà, essi sono incapaci di vedere il
tronco.
27
Il movimento paneuropeo rifuggiva, di fatti, da ogni forma di unificazione
politica forzata: l’unificazione europea non sarebbe dovuta pervenire attraverso
pratiche autoritarie e pragmatiche. Si consideri che l’idea di Paneuropa prese le
mosse da un interesse geopolitico nei confronti degli affari esteri: in essa,
l’unificazione politica del Vecchio Continente rappresentava una questione di
idealismo. L’unità culturale europea non rappresentava, dunque,
un’identificazione politica, storica o razziale, quanto piuttosto una questione di
etica e di stile comune.
28
Per quanto riguarda la cultura e lo stile di vita delle popolazioni africane,
Coudenhove-Kalergi si limitò ad affermare che probabilmente queste
popolazioni avrebbero adottato gli stili di vita tipici dell’Europa, senza però
immaginare una radicale europeizzazione, ma optando più semplicemente per un
metodo di commistione tra la tecnologia occidentale e lo spirito orientale.
29
Del resto, mentre movimenti quali il Panasianismo affondano le proprie
radici nella convinzione che esista un’affinità culturale tra i popoli ai quali si
rivolgono, il movimento eurafricano non presenta affatto questo carattere.
Coudenhove non propose la fusione tra le culture europee ed africane; egli,
piuttosto, si disse convinto dell’esistenza di frontiere fluttuanti, da cui
deriverebbe l’impossibilità di definire le nazioni come entità chiuse.
30
Dal punto di vista economico, il progetto di Coudenhove-Kalergi si
proiettava verso la creazione di un’Eurafrica, i cui confini fossero rappresentati
da una barriera doganale, in grado di respingere gli attacchi sferrati da qualsiasi
potenza economica extra-europea: dalle pagine di Europa erwacht! è possibile
cogliere l’idea che «le colonie europee non possono che prosperare al momento
in cui l’industria europea attribuisce una preferenza alle loro produzioni e non ai
prodotti britannici, americani, russi e giapponesi».
31
Al fine di riuscire in questi
propositi, le nazioni europee avrebbero dovuto impegnarsi in un’unione
monetaria (proposito a dir poco profetico).
32
La concezione di Eurafrica elaborata dal conte austriaco si instaurava in
un più ampio modo di pensare ad un’organizzazione del mondo intero:
emergeva in tale disegno un reticolo di gruppi di Stati, costituito dall’Impero
Russo, l’Impero Britannico, la Panamerica e la Repubblica della Cina,
33
ai quali
Coudenhove-Kalergi aggiungeva la Paneuropa. Sull’istituzione di quest’ultima
egli insistette costantemente, poiché si diceva convinto che, attraverso essa, le
27
R. COUDENHOVE-KALERGI, Weltmacht Europa, Stoccarda, Seewald, 1971, p.75, in T. BOTZ-BORNSSTEIN, op.
cit., p. 9.
28
Cfr. T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 6.
29
Cfr. R. COUDENHOVE-KALERGI, Europa erwacht!, citato in T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 7.
30
Ivi, p. 9.
31
R. COUDENHOVE-KALERGI, Europa erwacht!, cit., p. 223 in T. BOTZ-BORNSSTEIN, op. cit., p. 7.
32
Ivi, p. 238.
33
R. COUDENHOVE-KALERGI, Paneurope, Genève, Fondation Coudenhove-Kalergi/Paneurope Suisse, 1997 in
M. T. BITSCH, G. BOSSUAT, op. cit., p. 19.
13