C. Famiglietti – Dall’arte Ukiyo-e al Manga contemporaneo passando per il Giapponismo: una proposta museale
Cap. 1 – Origini ed Evoluzione dell’Arte Ukiyo-e 18
1.1 – Introduzione
Per alcuni la narrazione pittorica scorre ininterrotta, per altri è intervallata da primi cenni
di accompagnamento testuale: gli emakimono { 絵巻物} sono straordinari esempi di fusione
tra pittura e calligrafia che, a partire dal XI secolo, contaminano il Paese del Sol Levante.
Dipinti su carta o seta, questi “rotoli di immagini”, quale è la letterale traduzione del
termine, si srotolavano innanzi al giapponese dell’epoca raccontando storie e vicende
epiche in una narrazione sequenziale che scorre, mutuando dal verso di lettura orientale,
da destra verso sinistra. Era così che la tradizione della pittura su rotolo, nata in India e
allargatasi alla grande Cina delle dinastie – più progredita e ricca della basso-medievale
Europa – trovava la massima espressività proprio in Giappone. Nel XII e XIII secolo, gli
emakimono più celebri sono costituiti rispettivamente dal ‘Genji monogatari’, tratto dal-
l’omonimo romanzo di Murasaki Shikibu, o dall’epico ‘Heiji monogatari’, nel quale sono
raccontati, senza soluzione di continuità visiva, gli eventi della ribellione Heiji (Fig. 1.1).
Figura 1.1 – Heiji monogatari, diverse attribuzioni, XIII secolo. [WIKIPEDIA (THE TALE OF HEIJI), sito web]
La sperimentazione visiva dei primi emakimono proseguirà durante il lungo isolamento
imposto dallo shogunato Tokugawa dal XVII secolo: in questo periodo i temi epici sono
abbandonati in favore della rappresentazione di paesaggi di vita quotidiana (Fig. 1.2).
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Figura 1.2 – Kidai Shoran, 熈代勝 覧全図 (scene di Edo), 1805. [WIKIPEDIA (EMAKIMONO), sito web]
Intanto, già dal XVIII secolo, sorgevano su terra nipponica due distinti movimenti
artistici, sostenuti da diversi modelli di mecenatismo ed associati a altrettanti stilemi
culturali: la Scuola di Nanga o “pittura dei letterati” e
la pittura Ukiyo-e, presto nota in occidente con la
circonlocuzione “immagini del mondo fluttuante”.
La scuola di Nanga attinge a un’estetica propria
dell’alta società giapponese. Di conseguenza, usa
linguaggi comprensibili a un’educazione nobile, e si
ispira, senza disdegnare imitazioni, a pitture e
poesie cinesi. Gli artisti della scuola di Nanga sono
detti “primitivi” poiché ai soggetti urbani vengono
preferite delle austere ambientazioni naturalistiche
spesso in monocromia (Fig. 1.3). Sono raffigurati
monti e corsi d’acqua, foreste e alberi in fiore, nel
tentativo di ricostruire le relazioni nascoste tra
natura e essere umano. I luoghi ritratti rifuggono
dalle seduzioni della lasciva Edo, e cristallizzano
l’estetica senza tempo di lontani paesaggi cinesi
infondendola in noti scorci e panorami di Kyoto.
L’arte Ukiyo-e, invece, interpreta in maniera libera i piaceri e i passatempi dell’emergente
ceto borghese urbano. Si prediligono soggetti di vita mondana, tratte da teatri di kabuki
1
o
dai quartieri dei bordelli di Edo [MURASE 1996].
1 inedita fusione tra danza e teatro introdotta a Kyoto all’inizio del XVII secolo.
Figura 1.3 – Tanomura Chikuden, Boating
on the Inagawa River, 1829 (dettaglio).
[WIKIPEDIA (TANOMURA CHIKUDEN), sito web]
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1.2 – Una nazione isolata: il periodo Edo
Con periodo Edo (1603-1868) si indica una fase della storia giapponese durata oltre due
secoli, in cui lo shogunato Tokugawa concentrò tutto il potere politico e militare.
Dalla città di Edo, divenuta capitale de facto, i Tokugawa governavano la zona centrale
del Giappone, lasciando il resto del territorio in mano ai feudatari locali, i daimyō, ancora
fedeli alla capitale ufficiale Kyoto. Col passare degli anni, Edo avrà una rilevanza via via
maggiore fino ad assurgere al ruolo di nuova capitale imperiale col nome di Tokyo (1869).
Il periodo Edo è oggi ricordato per la forte politica di isolamento – isolazionismo – imposto
dallo shogunato Tokugawa: i contatti tra l’arcipelago nipponico e l’Occidente si ridussero
a quelli con la colonia olandese sull’isola artificiale di Deshima, presso la baia di Nagasaki.
Preme ora analizzare quali dinamiche socio-culturali che caratterizzarono il Giappone
dell’isolamento, anche per capire i motivi che portarono, in ambito artistico, il movimento
Ukiyo-e ad affermarsi in misura maggiore rispetto alla contemporanea scuola di Nanga.
Con l’inizio del XVII secolo per la prima volta nella storia del Giappone le classi mercantili
si arricchirono. I commercianti, che prima costituivano la classe sociale più disprezzata ed
emarginata affermarono, arricchendosi, il proprio ruolo sociale soprattutto nella città di Edo.
La nuova classe borghese era attratta dal quartiere dei piaceri di Yoshiwara, divenuto nel
frattempo zona ricca di ristoranti e teatri, case da tè e bordelli, geishe e prostitute, lascivia
e gioco d’azzardo. Il salto fu breve perché l’epoca Edo divenisse, in ambito artistico, un
periodo di trionfo per la rappresentazione delle nuove consuetudini sociali. Inediti
soggetti, quali teatranti e cortigiane, coppie di amanti, samurai dai volti espressivi, scene
di vita familiare, iniziarono a popolare le stampe degli artisti dell’epoca mediante una
gamma di colori mai vista prima su suolo nipponico [MORENA 2006].
Apparendo sempre più anacronistica la centralità di Kyoto e la rappresentazione pacata
e lenta di paesaggi naturali caratteristica della scuola di Nanga, l’impetuoso movimento
Ukiyo-e si diffuse da Edo a gran parte dell’arcipelago nipponico. Di conseguenza, si può
affermare che l’ Ukiyo-e non fu altro che la silenziosa testimonianza figurativa delle fugaci
libertà e piacevoli distrazioni che la nascente classe mercantile iniziò gradualmente a
concedersi nell’isolato Giappone dell’epoca Edo [MURASE 1996].
Successivamente, nel tentativo di fermare l’ascesa delle classi borghesi, i Tokugawa
attueranno una politica censoria che dapprima limiterà la rappresentazione di attori e
prostitute, per poi vietarla del tutto nel 1842. Ciò produrrà una parziale battuta d’arresto
all’exploit tematico proprio del primo Ukiyo-e, il quale, a seguito di tali eventi, subirà una
metamorfosi, aprendosi alla rappresentazione di soggetti naturali pur mantenendo una
impronta stilistica molto diversa da quella che aveva costituito la scuola di Nanga.
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1.3 – Immagini del mondo fluttuante
“Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, ai fiori di ciliegio e
alle foglie degli aceri, bere sake, amare le donne e la poesia, consolarsi dimenticando la realtà,
non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca
vuota che galleggia sulla corrente dell’acqua: questo, io lo chiamo ukiyo.” (Asai Ryoi, 1662)
[SCHLOMBS 2008, p. 7]
La diffusione del termine Ukiyo-e { 浮世絵} nell’indicare questo genere di espressione
artistica presenta diverse interpretazioni. Per alcuni, esso inizialmente soleva indicare una
credenza buddhista a carattere pessimistico, secondo cui la vita (yo) sulla terra è tediosa
(uki); atteggiamento questo che si addolcì nel corso del periodo Edo, quando il vocabolo
uki assume il significato odierno di “fluttuante”, venendo a rappresentare una esortazione
a fare il più possibile in questa effimera vita [MURASE 1996].
Altre fonti invece [HICKMAN 1978, pp. 4-33], propendono per l’interpretazione qui
descritta. Gli ideogrammi relativi il vocabolo ukiyo { 浮世} avrebbero sempre indicato il
medesimo significato, ovvero “mondo fluttuante”; tuttavia questa forma d’arte,
inizialmente, ebbe difficoltà nell’affermarsi, e il termine ukiyo fu oggetto di una allusione
scherzosa che utilizzava il termine omofono rappresentato con i diversi ideogrammi 憂き世
e che indicava il ciclo infinito del “mondo della sofferenza” dal quale i monaci buddhisti
cercavano di sottrarsi in vita. Nel corso del periodo Edo, man mano che tale forma
espressiva veniva accettata, l’uso di tale allusione negativa si perse.
Si sottolinea infine come la terminologia “mondo fluttuante”, stia ad indicare, a seconda
dei casi, i significati “erotico” o “elegante”, descrivendo nel complesso lo spirito edonistico
proprio delle attività mondane delle classi medie dell’epoca.
1.3.1 – Tecniche utilizzate
Le stampe Ukiyo-e sono realizzate mediante xilografia, ovvero incidendo l’immagine
su supporto ligneo al fine della rapida riproduzione di massa e la realizzazione economica
di lavori su commissione. Allo scopo di soddisfare la crescente domanda di opere, gli
artisti Ukiyo-e svilupparono e perfezionarono le tecniche xilografiche già note in
Giappone fin dal VII secolo per la riproduzione di testi buddhisti. Dopo la realizzazione di
un disegno in bianco e nero su un sottile foglio di carta semitrasparente fissato su un
blocco di legno, l’incisore intagliava il blocco e rimuoveva il materiale risultante dal taglio.
Il disegnatore riceveva solo le bozze di stampa di questa lastra, e per ciascun blocco di
colore preparava un singolo modello nel quale appuntava il tono di colore desiderato.