5
l’oscurità, solo i roghi accesi dai contadini sulle colline, per bruciare le
stoppie. La notte è il tempo della paura »
1
.
Con questo reportage, Maria Grazia Cutuli, rivela una delle sue tante
‘Missioni Impossibili’. Sudan, Afghanistan, Pakistan, Ruanda, Sudafrica,
Medio Oriente e tutti quei posti molto spesso dimenticati, lei, giornalista
siciliana ma milanese di adozione, li ha conosciuti da vicino.
Per anni ha raccontato tutti quei luoghi lontani dai riflettori, dove guerra,
violenza e indigenza, sembrano non lasciar posto al sogno, alla pace e alla
speranza. Ma Maria Grazia, a questo credeva e più di ogni altra cosa,
credeva in un altro modo di fare giornalismo, non quello delle notizie
preconfezionate e delle scrivanie, quello delle agenzie di stampa e dei
comunicati.
Era convinta che per raccontare ciò che accade intorno a noi, bisogna
osservare, scrutare, recarsi sul posto per documentarsi, intervistare, vivere ai
margini della società, nel cielo degli ultimi. Rischiare. E lei, questo ha fatto.
Maria Grazia Cutuli ha perso la vita il 19 Novembre 2001, in un agguato
sulla strada tra Jalalabad e Kabul. Ha perso la vita per compiere il suo
dovere di giornalista, questa professione così spesso criticata e osteggiata,
ma che continua ancora oggi a mietere numerose vittime.
Quello che in questa sede vogliamo dimostrare è la sua grande forza
d’animo, il modo in cui è diventata un simbolo per tanti giovani, ma
1
Maria Grazia Cutuli, Missione impossibile, Elle, 1 Settembre 1999
6
vogliamo anche fornire un momento di riflessione e di monito per il
sacrificio con cui questa giornalista ha affrontato la sua breve ma intensa
vita. Lo facciamo attraverso l’analisi dei suoi numerosi articoli,
dell’evoluzione della sua carriera giornalistica, per evidenziarne i percorsi
tematici e i mutamenti stilistici. Naturalmente, la produzione di Maria Grazia
Cutuli è talmente vasta e sfaccettata che sarebbe irragionevole pensare
di poter racchiudere in questa sede l’intero percorso della giornalista
catanese; ad ogni modo, attraverso i suoi scritti, i suoi reportage e
un’intervista che abbiamo realizzato con la Dottoressa Sara Ongaro, per
comprendere meglio l’argomento della violenza delle donne, a cui Maria
Grazia dedica gran parte dei suoi dossier, cercheremo di delinearne un
profilo quanto più esaustivo possibile.
7
CAPITOLO I
MARIA GRAZIA CUTULI, UNA VITA PER IL GIORNALISMO
Se la vita di Maria Grazia Cutuli è
stata definita una ‘vita ribelle’, ciò si
deve alla sua voglia di andare
controcorrente e di voler conoscere, ma
soprattutto far conoscere, quello che di
più celato e occulto ci sia nel mondo.
Maria Grazia nasce a Catania il 26
Ottobre 1962. Il padre Giuseppe, preside,
e la madre Agata D’Amore, insegnante
di lettere, le trasmettono fin da subito la
passione per le materie umanistiche. «Si
meravigliano, comunque, di come a quattro anni riesca già leggere e
scrivere»
2
, ricorda il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, il
Prof. Nicolò Mineo, amico di famiglia.
Proprio presso questa Università, nel 1985, si laurea in Filosofia, con una
tesi su «Spazio e potere in Michel Foucault», ma ben presto sente che la sua
vera vocazione è la scrittura, iniziando frattanto con piccole collaborazioni.
2
NICOLO’ MINEO, nella premessa a “Per ricordare Maria Grazia Cutuli”, pubblicato
dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania e dal Corriere della Sera, 2004
8
Abbandona quindi la strada dell’indagine filosofica, con la quale però ha
iniziato a capire meglio il mondo e la realtà e a dare un migliore assetto
alla sua esperienza.
Entra così nell’ufficio stampa della Camera del lavoro della Cgil di
Catania, è giovanissima, soprattutto rispetto ai colleghi. Forse è proprio
questo che la fa sentire poco a suo agio, o forse è proprio il suo incarico
che non le si addice: ordini del giorno, relazioni, inflessibilità di fronte a
ostacoli burocratici, divieti privi di spiegazione. «Dosare le parole per i
comunicati stampa non è il suo mestiere: poco fantasioso, troppo
‘politico’, intendendosi per tale l’arte della mediazione tra interessi diversi»
3
.
Lascia quindi il sindacato per approdare al quotidiano “La Sicilia”
4
,
dove si occupa di teatro e spettacoli, tra interviste, recensioni e rassegne.
Collabora poi con l’emittente televisiva “Telecolor”
5
, che «punta a rompere
un panorama informativo fossilizzato e rigidamente spartito fra i tre grandi
giornali dell’isola, la “Gazzetta del Sud”
6
a Messina, il “Giornale di Sicilia”
7
a
3
DALLA CHIESA – DAMILANO – FANTOZZI – FERRANTE – GARZIA – GRANDI – MELLONE –
SPAMPINATO – TELESE – ZINCONE, Vite Ribelli. Dieci destini controcorrente, Sperling &
Kupfer, 2007
4
“La Sicilia” è il secondo quotidiano dell’omonima regione, dopo “Il Giornale di
Sicilia”. E’ stato fondato nel 1945 come organo del Partito Liberale siciliano e finanziato da
un gruppo di personaggi liberali e monarchici, tra cui Domenico Sanfilippo e Mattia
Ciancio. Dal 1968 è quest’ultimo a divenire direttore ed editore del giornale che
raggiungerà la tiratura di 75.000 copie.
5
“Telecolor” (International T.C.I. s.p.a.) nasce a Catania il 26 Ottobre del 1976 ed è la
prima emittente che trasmette a colori. Fondatori dell’emittente televisiva furono Carlo
Grasso, Mario Traina, Aldo Fede ed Orlando Branca. L’Attuale direttore della redazione di
Telecolor è Michela Giuffrida.
6 “La Gazzetta del Sud è un importante quotidiano locale del Mezzogiorno. Fondato a
Messina nel 1952 dal Cavaliere del Lavoro Uberto Bonino, industriale e deputato
all’Assemblea Costituente e nella I Legislatura eletto nelle liste del Partito Liberale Italiano,
ha ereditato dal fondatore uno spirito politico di stampo moderato e liberale. Bonino, già
editore del Notiziario di Messina insieme all'On. Gaetano Martino, lasciò il partito e la
9
Palermo e “La Sicilia” a Catania. “Telecolor” è un esperimento, un outsider
nel circuito mediatico»
8
. Presso l’emittente, Maria Grazia conduce il
telegiornale e lavora per la sezione spettacoli fino al suo licenziamento, per
poi intraprendere una breve attività con “Sud”, settimanale regionale che
si occupava di televisione.
Siamo negli ultimi anni ’80. Sono gli anni del maxiprocesso a Palermo
contro la mafia, con la condanna della maggioranza degli imputati, quelli
dell’elezione di Bush ‘padre’, negli USA. Sono gli anni della caduta di molti
regimi comunisti, della fine storica della guerra fredda con il crollo del muro
di Berlino. E sono gli anni in cui la giornalista si rende conto di come si
articolano le strutture di ogni redazione: dirà, definendole bruscamente
maschiliste, che le donne sono relegate ad occuparsi di galà e feste di
beneficenza, mentre gli uomini possono occuparsi di mafia e delle
tragedie dell’umanità.
Non è questo ciò che Maria Grazia aveva in mente quando diceva di
voler scrivere. Scrivere significava per lei raccontare il mondo, esaminare
società editrice nel 1951, anno in cui fonda la S.E.S. (Società Editrice Siciliana), che dal 13
aprile del 1952 inizia a pubblicare la nuova testata. Dalla fondazione ad oggi, alla
direzione del quotidiano si sono succeduti: Gino Bruti, Michele Torre, Orsino Orsini, Sergio
Pacini e Nino Calarco, attuale direttore dal 1968.
7
Il Giornale di Sicilia è un quotidiano nazionale con sede a Palermo. E’ stato fondato
subito dopo l'arrivo in Sicilia di Giuseppe Garibaldi. Il primo numero, che reca la testata
Giornale officiale di Sicilia, esce il 7 giugno 1860, con Girolamo Ardizzone come editore e
direttore. Questo lo rende una delle testate giornalistiche più antiche d'Italia. Il Quotidiano
è nato come espressione del gruppo democratico crispino ed è divenuto in seguito filo
ministeriale. Di tendenza moderata, il Giornale di Sicilia è il quotidiano più diffuso in Sicilia,
ed è edito in dieci edizioni - una per ciascuna delle province dell'isola, con l'eccezione di
Palermo, dove il quotidiano pubblica un'edizione per il capoluogo e una per la provincia.
Dal 1982, direttore del giornale è Antonio Ardizzone.
8
FANTOZZI, Vite ribelli. Dieci destini controcorrente, Sperling & Kupfer, 2007
10
attentamente ogni minimo dettaglio, descrivere la realtà così come
appare ai nostri occhi, senza banalità, sciatteria né trascuratezza.
Ecco che il suo modo di essere, il provincialismo di cui a volte peccano i
nostri giornali e le nostre emittenti, la voglia di evadere dalla Sicilia, il modo
di fare giornalismo a cui ha assistito in tutti questi anni e i progetti sempre
più ambiziosi, porteranno la Cutuli a chiedere consiglio al cugino Paolo
Valentino, anch’egli giornalista, inviato del “Corriere della Sera”, che era
divenuto per lei un grande modello da seguire.
Coltiva pertanto rapporti a Milano, fino al suo trasferimento nel
capoluogo lombardo nel 1987. Lavora per la Mondadori, per il periodico
“Cento cose”
9
.
«Al colloquio in Mondadori, avevo il giubbotto borchiato, gli stivaletti con la
punta di metallo – ricordava, ridendo, Maria Grazia-. Vedevo tutte le altre
Settentrionali e minimaliste, che mi guardavano sospettose»
10
.
In quegli stessi anni, la Cutuli porta avanti altre piccole collaborazioni,
molte delle quali continueranno fino al 2001, come quelle per i giornali
9
“Cento cose” è un periodico edito dalla Arnoldo Mondadori dal 1978 al 1990. Il
luogo di pubblicazione era Milano con cadenza mensile. Vicedirettore di Maria Grazia
Cutuli era Daniela Hamaui (oggi direttore dell’ Espresso).
10
Barbara Stefanelli – Paolo Valentino, Maria Grazia Felice solo sui fronti di guerra,
Corriere della Sera, 20 Novembre 2001
11
“M. Claire”
11
, “Sette”, “Anna”
12
, “Elle”
13
ed “Io Donna”
14
, ai quali propone
storie di donne, testimonianze e problemi molto spesso dimenticati.
La giornalista è però insoddisfatta. «Ha il disgusto per il femminile»
15
confesserà Alfio Sciacca, amico di Maria Grazia. Il rosa non è certo il suo
colore. Il suo ruolo comincia a starle stretto, così pure i vari giornali per cui
lavora.
A Milano, nel frattempo, la Cutuli divide l’appartamento in Via
Pestalozza, Città Studi, con una fotoreporter, anch’essa siciliana, quasi una
sorella maggiore. Hanno in comune l’idea di un giornalismo differente, un
giornalismo che documenti e fotografi i posti del dolore, delle ferite che
bruciano, delle trincee nascoste ma che sono pur sempre luogo di morte.
«Era una donna molto decisa e determinata, sapeva esattamente quello
che voleva, da un certo punto di vista, forse più da un punto di vista
professionale che privato – racconterà Simona Calì Cocuzza
16
-.
11
“M. Claire” è un periodico edito anch’esso dalla Arnoldo Mondadori dal 1987. Il
luogo di pubblicazione è Segrate con cadenza mensile.
12
“Anna” è un periodico edito dalla RCS Rizzoli periodici dal 1984. Il luogo di
pubblicazione è Milano con cadenza settimanale. Maria Grazia propone ai femminili più
interessati agli esteri, storie particolari di donne, come il reportage sull’Infibulazione
apparso presso questo periodico, uno dei suoi primi servizi importanti.
13
“Elle” è un periodico edito anch’esso dalla RCS Rizzoli dal 1987. Il luogo di
pubblicazione è Milano con cadenza mensile.
14
“Io Donna” è il settimanale femminile correlato al Corriere della Sera. Nasce nel
1996, ed è diretto da Fiorenza Vallino. Nei 12 anni di vita, la rivista ha sempre dimostrato
carattere e si è inserita nel filone delle riviste femminili di alto spessore. Ha cadenza
settimanale.
15
Tratto da Il prezzo della verità, 2008, documentario diretto da LAURA SILVIA
BATTAGLIA - MATTEO SCANNI – ARMANDO TRIVELLINI
16
Cape Town – Kabul: è l’ultimo viaggio di Maria Grazia con Simona Calì Cocuzza,
fotografa con cui lavorava e che era diventata una cara amica. L’occasione è un servizio
sulla nuova borghesia nera sudafricana per Io Donna. Cape Town e Johannesburg per
documentare l’ascesa al potere della nomenclatura nera. Insieme erano già state in
12
Aveva anche un bel caratterino, nel senso che era una ragazza
abbastanza difficile, vulnerabile, con delle grandi fragilità. Ma era una
donna generosissima, e questo le faceva perdonare altri difetti!»
17
.
E l’interesse per gli Esteri, cresce sempre di più.
Dal femminile passa così alle inchieste, approdando nel 1990 ad
“Epoca
18
”. Chiese di poter fare un periodo di prova, rinunciando alle ferie.
Molto spesso, infatti, Maria Grazia impiegava le sue settimane di riposo per
realizzare reportage o servizi in paesi di guerra, che non erano certamente i
posti migliori per andare in vacanza.
Dopo 6-8 mesi, viene assunta. Prima si occupa solo di servizi di
approfondimento dalla redazione, di cronaca italiana, poi compie i suoi
primi viaggi come inviata: Somalia, Mozambico, Cambogia, Liberia.
Cambogia a raccontare il ritorno dei profughi della Thailandia e le prime elezioni politiche
del Paese. Poi, le Torri Gemelle non esistono più e Maria Grazia è in Afghanistan.
Inizialmente il Corriere voleva inviarla a Teheran, ma lei si oppone: «In Iran non sta
succedendo niente, voglio raccontare la prima linea». L’ha vinta, parte, propone a
Simona di raggiungerla: «Mi disse che la stanza d’albergo era bella grande», ricorda
Simona, «e che avrei potuto parlare ogni sera con i miei figli attraverso il telefono
satellitare come facevano altre colleghe. Io mi organizzai con un gruppo di
europarlamentari guidati da Luisa Morgantini, che si preparava a visitare un campo
profughi. Quando lo dissi al mio compagno, lui mi gridò: “Tu sei pazza, non ci puoi
congelare nel terrore”. Due giorni dopo arrivò la notizia dell’agguato e mi congelai
anch’io. Da allora continuo a chiedermi: Se fossi stata laggiù con lei, sarebbe accaduto lo
stesso? »
FANTOZZI, Vite ribelli. Dieci destini controcorrente, Sperling & Kupfer, 2007
17
Il prezzo della verità, 2008
18
“Epoca” è un settimanale edito dalla Arnoldo Mondadori Editore, pubblicato a
partire dal 1950. E’ stato il primo grande settimanale stampato in rotocalco, ideato sul
modello di altri periodici statunitensi illustrati. Direttore di Epoca, quando Maria Grazia
approda al giornale, è Carlo Verdelli.