CAPITOLO I
DA GENESI AD APOCALISSE:
L'ANTICO AVVERSARIO
Negare la presenza di Satana è negare la validità delle Sacre Scritture, esso partecipa con
la sua valenza negativa alla vita dell'uomo, sin dalla sua apparizione sulla terra.
1. Nell'Antico Testamento
1.1 Primo incontro
Il primo incontro tra l'umanità e il Diavolo avviene nella Genesi (3, 1-5). Come appare
l'uomo appare l'antiuomo. Si mostra in veste di un animale che riesce a mimetizzarsi
nell'ambiente, che non ha la forza del leone o la potenza di un'aquila, ma un atteggiamento
falsamente innocuo, subdolo ed implacabile allo stesso tempo.
Qual è il suo scopo? Dannare gli uomini, strapparli dalla beatitudine in cui erano stati posti.
Come agisce? Nel modo che lo caratterizzerà nella sua crociata anti-uomo: blandendo in
modo falsamente ingenuo, (non dovete mangiare di nessun albero del giardino? Come dire:
non avrete certamente dei limiti, nel caso li aveste, allora Dio non è così buono come
pensate), minimizzando le conseguenze, anzi negando qualsiasi sciocca ipotesi (voi non
morirete affatto), solleticando l'ambizione umana con una visione di eterno potere: Anzi! . .
.diventerete come Dio, conoscitori del bene e del male).
Infatti il racconto della caduta (Gn 3) si apre con la definizione del serpente come il più
astuto di tutti gli animali che Jhwh aveva creato: infatti è lui che inizia il dialogo della
tentazione (vv. 1-5), non nega il divieto divino ricordato dalla donna (vv.3; 2-17), ma ne
contesta fondatezza introducento il tema antico e mitologico della gelosia degli dei (v. 5). Il
serpente scompare e ricompare dopo che il peccato è stato compiuto, ricevendo per questo la
maeldizione di Dio (vv. 14-15) che lo condanna a strisciare e ad avere con l'uomo un rapporto
di ostilità perenne.
1
Le conseguenze le conosciamo: da allora in poi fino al trionfo di Cristo Risorto, Satana ha
cercato di fare “da padrone” in mezzo agli uomini.
La nostra lotta continua, è vero, ma sappiamo che la battaglia è vinta dal Cavaliere Bianco
1 A. BOUDART. Serpente del Paradiso, in Dizionario Enciclopedico della Bibbia, a cura di Romano Penna,
ed. Borla Città Nuova, Roma 1995, 1195.
1
dell'Apocalisse (6,1,2).
Interessante, a questo proposito, il pensiero di Paul Ricoeur
2
, il quale si interroga sul
significato del serpente partendo da ciò che fa. Nelle sue parole riconosce l'azione del “cattivo
infinito” che induce a considerare il limite un divieto ostile: non lo dovete mangiare e non lo
dovete toccare (Gn 1,3)
Un'altra conclusione a cui arriva Ricoeur è quella di considerare l'anteriorità del
male: il male è già lì e non è l'essere tentato ad inaugurarlo, già nell'Eden, in una condizione
quasi divina, l'uomo doveva affrontare la tentazione offerta dal male, anche se non avesse
accettato l'invito del serpente avrebbe continuato ad essere presente. Il male ha iniziato ad
esistere al fianco dell'uomo da allora in poi.
Non solo, ma spingendosi oltre, Ricoeur parla anche di struttura cosmica del male, nel senso
che l'uomo è continuamente sollecitato dal caos indifferente all'esigenza etica, cioè destinato
a subire il fascino eterno della trasgressione del caos proposto da Satana contrapposto al
cosmo creato da Dio.
Il serpente infatti rappresenta la seduzione dall’esterno: «Lo jahvista, nella figura del
serpente, avrebbe rappresentato un aspetto importante dell’esperienza della tentazione;
l’esperienza della quasi-esteriorità; la tentazione sarebbe una specie di seduzione
dall’esterno»
3
. Il male è qualcosa di «esterno» all’uomo, è «fuori», non è frutto di una sua
pura iniziativa. «Il serpente raffigura anzitutto questa situazione: nell’esperienza storica
dell’uomo ciascuno trova il male già lì; nessuno gli dà inizio in senso assoluto»
4
.
1.2 L'antico satana
L'Antico Testamento produce solo in pochi casi informazioni su Satana, che non viene
menzionato molto spesso. Secondo alcuni teologi questo è dovuto al fatto che lo spirito
fortemente monoteistico del popolo ebraico impediva di introdurre questa entità per non
cadere nel dualismo, al punto che in 1Sam 24,1-17 è Dio che incita al censimento,
considerato un atto malvagio che avrebbe avuto gravi conseguenze per Davide. Il Dio di
questo racconto è minaccioso nel suo atteggiamento e va oltre la nostra comprensione
5
.
Perché Yhwh spinge Davide ad un atto per il quale poi sarà punito? Perché in un mondo dove
Yhwh è l'unica realtà, Davide deve svolgere la sua parte in un dramma teologico al di fuori
2 PAUL RICOEUR, filosofo francese (Valence 27 febbraio 1913 – Châtenay-Malabry 20 maggio 2005).
3 PAUL RICOEUR, Finitudine e Colpa, Ed. Il Mulino, Bologna 1972, 395 segg.
4 Ivi 397.
5 Ibidem..
2
della sua comprensione. Perché il censimento era un male? Perché per l'epoca, ma in fondo
anche nella nostra realtà, lo scopo del censimento è finalizzato o alla riscossione di tasse e
tributi o al calcolo di quanta forza militare può avere uno stato, sovvertendo la vita tribale e il
suo equilibrio
6
Nelle Cronache (21, 1), invece, è Satana che incita Davide. É come se nel tempo
fosse maturata la convinzione che Yhwe è unico e solo Dio ma l'ombra del Male esiste ed
agisce nel mondo umano. Forse il Cronista è turbato dalla possibilità di attribuire il male a
Dio, o forse più che preoccupato è determinato nel rendere Davide responsabile delle sue
azioni. In un certo senso anticipa Giacomo, il quale afferma che facendo ricadere la colpa
della tentazione su Dio si nega la responabilità dell'individuo nelle sue scelte. (Gc 1,3-4)
La colpa infatti non risiede nella tentazione né nei desideri che originano dalla tentazione, ma
nella resa alla tentazione.
7
In questo caso comunque satan non è un membro della corte celeste, come invece lo
sarà nei testi che seguono, anzi addirittura secondo la maggior parte degli interpreti, non
essendoci l'articolo, è un nome proprio, unico evento nella Bibbia ebraica, anche se si può
tradurre anche con un nemico. La traduzione dei LXX lo definisce diabolos interpretandolo
come un nemico soprannaturale, dal momento che il termine diabolos traduce tutti i
riferimenti a un satan celeste e soprannaturale.
8
Infatti è utile tenere presente che il termine Satan, avversario, viene usato anche per
definire un nemico umano, solo in tre casi nell'Antico Testamento il termine si riferisce ad un
essere celeste
9
Il primo è nella vicenda del profeta Balaam (Nm 22, 21-35) dove l'angelo del Signore
è un satan, nel senso che ostacola il cammino del profeta. In questo caso l'intervento della
creatura celeste impedisce a Balaam di proseguire: egli non aveva percepito la presenza
dell'angelo che invece era stato visto dalla sua povera asina. E` un satan nel senso che
impedisce il suo cammino
10
Il secondo caso è in Giobbe (1,1-12), dove interpreta il consigliere perfido che
consiglia il Signore di estremizzare la prova del povero Giobbe. Qui il soggetto si veste di una
certa malvagità anche se finalizzata ad una prova. Interessante è la domanda che Dio rivolge
al satan: da dove vieni? E lui risponde: dal percorrere la terra e dall'aggirarmi su di essa. Ha
qualcosa di inquietante quel suo aggirarsi per la terra quasi in cerca di prede.
6 Ivi, 363.
7 TUELL S. S., I e II Cronache, Claudiana, Torino 2001, 92 segg.
8 Ivi, 95.
9 E. LIPINSKI, Satana, in Dizionario Enciclopedico della Bibbia, 1169.
10 Ibidem.
3
Ma Dio gli dà un incarico, che sicuramente soddisfa la sua vena di perturbatore.
11
Il terzo è in Zaccaria (3,1-5): qui troviamo il sommo sacerdote Giosuè, che in questo
caso simboleggia il ritorno alla purezza del popolo d'Israele, rappresentato appunto dal primo
sacerdote d'Israele. In questa visione Giosuè ha le vesti sporche che rappresentano le colpe
del popolo, infatti Satana stava per accusarlo, ma l'Angelo del Signore salva Giosuè e dice a
Satana: “Che il Signore ti reprima, Satana”. Per la prima volta appaiono due entità celesti: una
è Satana e l'altra l'Angelo del Signore. Si sono definiti i ruoli e si sono divise le figure, non c'è
più ambiguità, uno stava per accusare Giosuè, l'altro lo difende e lo libera dal peccato.
12
Da un angelo che cerca di fermare un profeta per imperdirgli di proseguire nel suo
cammino a un consigliere malvagio, fino ad una presenza scura ed accusatrice al fianco di
Giosuè, che cambiando le vesti ritorna in pace con Dio: sembra che con il tempo quello che
appariva come una figura appena delineata diventi sempre pù inquietante.
1.3 Lineamenti diabolici
Nel libro di Tobia, la cui redazione risale al II -I secolo a. C., Asmodeo (nome preso
in prestito dalla mitologia babilonese: Aesma Deva che ricorda una parola ebraica che
significa “che fa perire”, in contrapposizione alla parola “Raffaele” che significa “Dio
guarisce”), è un personaggio importante nel racconto, non solo la sua azione non si è
limitata al cattivo consiglio ma è diventata la causa di morte dei probabili sposi di Sara.
13
La
povera Sara vorrebbe addirittura uccidersi per sfuggire al suo destino, perché Asmodeo la
considera di sua proprietà, non si può dire invece innamorato, perché un demonio non
conosce l'amore.
Raffaele-Azaria, lo riporterà nell'alto Egitto (luogo che in questo caso indica una
lontananza irraggiungibile e deserta da dove il male non tornerà indietro). Ma prima
dell'azione di Raffaele, sarà Tobia che agirà su suo consiglio, bruciando il fegato e il cuore del
pesce catturato. Si delinea un rito, che sicuramente ha il sapore di magia, un rito preso
anch'esso a prestito dai popoli vicini, ma comunque interessante perché dimostra come nella
vita degli uomini di allora si cercavano e si adottavano pratiche per allontanare il male: una
sorta di esorcismo. Ma non basta il rito, occorre la preghiera a Dio che intervenga a liberarci,
proprio come indica il Rito degli Esorcismi all'art. 13 e 35 dove si invitano i presenti a
pregare intensamente per il fratello tormentato dal demonio. Così Tobia e Sara pregano
11 Ibidem.
12 Ibidem.
13 Ivi, 205.
4
insieme per allontanare Asmodeo.
Essi dopo la fuga del demone, vivono la loro esperienza di ebrei fedeli alla loro
religione festeggiando le loro nozze. Il padre di Sara non sperava tanto, ma il rispetto della
Torah ha salvato tutta la sua famiglia.
Questo è il significato di questo libro sapienziale, dove si vuole insegnare la completa
adesione alla religione dei patriarchi, anche se la situazione storica ha dato vita alla diaspora
e quindi ad un allontanamento dal centro vitale della comunione ebraica.
Nel salmo 77, dove si rievoca la storia di Israele, la figura di Dio è ancora quella
proposta dal libro di 1Samuele, portatrice di bene e di male e si accenna nel v. 49 a dei
messaggeri di rovina, cioè angeli che portano il male. É Dio che utilizza queste creature per
punire il tradimento di Israele:
Scatenò contro di loro il furore
della sua ira,
collera, sdegno e sventura;
una moltitudine di messaggeri di rovina.
Il v. 49 rappresenta i segnali dell'ira divina, concepita come un manipolo militare
inviato da Dio, infatti il testo li definisce “una moltitudine di angeli sterminatori”, i cui nomi
sono furore, ira, collera, sdegno, oppressione. L'ultima riga del versetto specifica in forma
poetica la schiera celeste vendicativa che in una traduzione letterale è missione di messaggeri
di sciagure, oppure angeli di sventura in missione (Traduzione Ecumenica della Bibbia),
immissiones per angelos malos (LXX- Volg). È possibile che a questa pattuglia angelica il
poeta voglia attribuire dei connotati diabolici. L'allusione comunque è vicina, più che ad una
personificazione dei flagelli, all'angelo sterminatore di Es 12.23, evocato anche da Sap 18,
14-16.
14
Il rapporto tra uomo e Satana diventa sempre più chiaro mano mano che ci si avvicina
alla venuta del Messia; infatti nel Libro della Sapienza, scritto verso il 50 a C. nei capitoli 2,
23-24, la spiegazione in poche e forti parole illustra la situazione e la causa della morte, come
dono del diavolo, quando ci ha strappati all'incorruttibilità per pura invidia, causata dal
grande amore che Dio aveva e continua ad avere per noi.
Sì Dio ha creato l'uomo
in vista dell'incorruttibilità
14 G. RAV ASI Il Libro dei Salmi - Commento e attualizzazzione, volume II, Edizioni Dehoniane, Bologna
1983, 643 segg.
5
(É interessante il commento di L. Alfonso Schökel, che Dio non ha creato l'uomo immortale
ma lo ha creato per l'immortalità, il dativo in greco sta ad indicare la finalità, il destino
dell'uomo)
15
e lo ha fatto ad immagine della propria natura;
(sempre Schökel, definisce che la destinazione all'immortalità è vincolata all'immagine di
Dio, che comporta un'esigenza di vita immortale, ma che si può defomare con il
comportamento contrario alla giustizia)
16
ma per invidia del diavolo
la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza quanti gli appartengono.
(Alla visione luminosa si contrappone il tenebroso accenno alla morte introdotta dal diavolo
con riferimento a Gn 3, 1 ss. L'invidia del diavolo è una novità che viene introdotta
dall'autore, che però non specifica il motivo di questa invidia, probabilmente è il destino
dell'uomo verso l'immortalità che si contrappone alla morte eterna)
17
.
Occorre, quindi, fare una differenza tra la morte fisica e la morte spirituale: la prima,
per opera di Satana è entrata nel mondo ed è destino di tutti, della morte spirituale invece
faranno esperienza solo coloro che appartengono al diavolo, infatti nel capitolo 3,1 dirà:
Le anime dei giusti invece
sono nelle mani di Dio
e nessun tormento le toccherà.
Il tormento è la sorte delle anime che sono state fatte prigioniere dal Male, quelle che
raggiungono la salvezza saranno nelle mani di Dio.
18
Questi versetti sono chiari, asseriscono con semplicità l'evento e l'avvento del Male,
Come possiamo negare la sua esistenza?
Interessante è il fatto che non si trovano indemoniati nell'Antico Testamento, forse per
non minacciare il forte monoteismo che caratterizzava la cultura di Israele.
Con la traduzione dei Settanta, nella seconda metà del III secolo a. C. dalla lingua
ebraica a quella greca, la parola Satan venne tradotta con diavolo (da δίαβαλλω) che ha
pressapoco lo stesso significato: Satana è l'avversario, Diavolo è colui che si mette di
traverso. Inoltre hanno usato anche il termine demonio, per tradurre nomi ebraici di non facile
definizione (dal greco δαίμον), ma questo nome era attribuito in ambiente orientale a entità
15 Comunicazione orale del prof. L. Alonso Schökel rilasciata a Granada il 28 gennaio 1987, riportata in J.
Vilchez Lindez, Sapienza, ed. Borla, Roma 1990, 193.
16 Ibidem.
17 Ivi, 194.
18 Ivi, 196.
6
soprannaturali non sempre malefiche.
19
1.4 Lucifero è il nero cherubino?
La parola Lucifero è stata coniata a partire da Isaia 14, 12, anche se il riferimento è nei
confronti del Re di Babilonia, comunque la definizione con accezione negativa è stata poi
riferita a Satana. Lucifero, cioè portatore di Luce, bellissimo epiteto che qui ha un senso
ironico,
calza a pennello sul signore del male, checome il re di Babilonia anche lui è precipitato sulla
terra.
EBRAICO Traduzione LXX Vulgata CEI
Come cadesti dal cielo π ς εξέπεςεν εκ του ϖ quomodo cecidisti Come mai sei
Splendente (Helei) οΰρανού ό έωσφόρός de caelo Lucifer caduto dal cielo,
figlio dell'aurora ό πρωϊ άνατέλλων Lucifero, figlio
(ben-sachar) (come cadesti dal cielo dell'aurora
portatore di aurora,
tu che sorgi al mattino)
Dalla tavola sinottica si comprende bene come siano avvenute le modifiche: il termine
“splendente figlio dell'aurora” era riferito da Isaia al re di Babilonia Nabucodonosor , infatti
era un termine usato propriamente per i soggetti reali. La traduzione dei LXX rispetta il senso
originale, mentre nella Vulgata viene coniata l'espressione “Lucifero”, cioè portatore di luce,
che nella traduzione della CEI è divenuta un nome proprio perdendo le caratteristiche di
attributo.
Accanto a questi versetti di Isaia, si affiancano quelli di Ezechiele che in 28, 12-19,
riferendosi al re di Tiro Et-Baal, dipinge la sorte di questo potente re, che dai trionfi cadde per
mano di Dio, a causa della sua superbia e della sua malvagità.
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12 Figliuol d’uomo, prendi a far lamento sopra il re di Tiro, e digli: Così ha detto il Signore
Iddio: Tu eri al sommo, pieno di sapienza e perfetto in bellezza. 13Tu eri in Eden, giardin di
Dio; tu eri coperto di pietre preziose, di rubini, di topazi, di diamanti, di grisoliti, di pietre
onichine, di diaspri, di zaffiri, di smeraldi, e di carbonchi, e di oro; l’arte de’ tuoi tamburi, e
19 A. M. DI NOLA, Il diavolo, Ed. Newton, Roma 1994, 150 segg.
20 A. RICCARDI, Isaia 13-27, supplemento a “Famiglia Cristiana” n. 29 del 9 luglio 1997, 36
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