sugli investimenti, sulla qualità del servizio. La imminente connessione tra reti
mobili e Internet ,sotto la spinta della concorrenza, fa inoltre intravedere ulteriori
, interessanti sviluppi dei servizi mobili, oggi difficilmente quantificabili.
CAPITOLO 1
IL QUADRO GENERALE DELLA TELEFONIA MOBILE
1.1.1 Il quadro normativo
Il quadro normativo del sistema italiano delle telecomunicazioni, precedente a
quello attuale, era basato sul regime della concessione in esclusiva dell’esercizio
telefonico, definito nel 1925, all’epoca della privatizzazione del settore
telefonico. Tale sistema fu mantenuto anche successivamente (1933) al
momento della “Irizzazione” delle principali società telefoniche private, che
portarono alla costituzione, nel 1936, del sistema telefonico pubblico sotto la
finanziaria capogruppo STET accanto ai due operatori privati TETI e SET, (i cui
pacchetti azionari furono trasferiti all’IRI nel 1958), e all’Azienda di Stato per i
Servizi Telefonici, (ASST: costituita nell’ambito del Ministero P.T. e trasferita
all’IRI nel 1992). All’interno del Gruppo STET l’esercizio in concessione
dell’attività di telecomunicazioni era così ripartita:
- alla SIP l’affidamento dell’esercizio dei servizi di telecomunicazione in
ambito locale;
- all’Italcable i servizi di telefonia intercontinentale;
- alla Telespazio i collegamenti per via satellitare;
La struttura del sistema di telecomunicazioni italiano si presentava pertanto
articolato come indicato nel seguente schema:
IRI
ENI
Idrocarburi
EFIM
Meccanica
ASST
Telefonia
internazionale e
interdistrettuale
STET
Telecomunicazioni
SIP
Telefonia locale
ITALCABLE
Telefonia
intercontinentale
TSP
Collegamenti
via satellite
SSGRR
Scuola
Superiore
Guglielmo
Reis Romoli
op
SEAT
Pagine gialle
ITALTEL
Manifatturiera
SIRTI
Impiantistica
CSELT
R&S
STET
Attività per le
Telecomunicazioni
Ministero
P.T.
PPSS
Ministero delle Partecipazioni Statali
Servizi di
Telecomunicazioni
Manifatturiere
e Impiantistica
Attività ausiliarie
ATRE
ATTIVITA
Nella seconda metà degli anni ’80 si manifesta in pieno la necessità di una
profonda ristrutturazione del settore delle telecomunicazioni, anche sotto la
spinta di un’intensa evoluzione tecnologica che attuava il passaggio dalla
commutazione elettromeccanica a quella elettronica, che avvicinava la
convergenza tra telecomunicazioni e informatica e faceva prevedere gli sviluppi
del radiomobile. Oltre a ciò, si stava definendo un nuovo quadro competitivo
che, avendo a riferimento il modello adottato negli USA, avrebbe portato alla
fine del monopolio naturale e alla possibilità di ingresso di nuovi operatori. Per
superare il grave divario rispetto alla situazione che si andava delineando nei
Paesi più industrializzati, ciò rendeva necessaria una gestione unitaria ed
integrata del servizio telefonico pubblico, anche in Italia. In tale situazione fu
definito, con la legge 29/1/1992 n.58, un nuovo quadro normativo che conferiva
in concessione ad un unico gestore l’esercizio e i servizi di telecomunicazione.
Conseguentemente confluirono nel 1994, per fusione, nella nuova TELECOM
ITALIA SpA tutte le attività telefoniche precedentemente svolte dalla SIP, dalla
Italcable, da Telespazio e dalla IRITEL (ex Azienda di Stato per i servizi
telefonici). Successivamente, nel 1995, in considerazione della spiccata
individualità, sotto il profilo tecnologico ,economico e commerciale del business
“radiomobile”, e per conferire allo stesso trasparenza di gestione e connessa
autonomia, i relativi sistemi furono scorporati dalla Telecom Italia SpA ed
affidati alla nuova società TIM SpA , che avrebbe dovuto operare in
concorrenza con altri gestori. Da notare che in Europa : UK, Francia, Germania
già avevano introdotto il secondo gestore radiomobile e che la concorrenza
aveva ormai aperto le porte anche alla gestione dei servizi di telecomunicazioni,
mentre in Italia la competizione era ancora limitata a settori esterni alla gestione
dei servizi (manutenzione, terminali, valore aggiunto).
1.1.2 Breve cenno sulla regolamentazione europea
La nuova normativa italiana sulle telecomunicazioni mobili trae origine dal
quadro normativo fissato in sede Comunitaria. Quest’ultimo, improntato sul
principio della piena liberalizzazione, si articola, per la telefonia mobile, in una
serie di direttive emanate dal 1987 in poi e dal Libro Verde sulla telefonia
mobile, pubblicato nel maggio 1994.
Il Libro Verde pone le basi per la liberalizzazione dei servizi di telefonia mobile
in tutti i Paesi membri da attuarsi attraverso i seguenti principi guida:
- abolizione di tutti i diritti esclusivi e speciali in ordine al rilascio delle
licenze;
- abolizione di ogni restrizione riguardo alla fornitura dei servizi mobili;
- liberalizzazione delle infrastrutture;
- liberalizzazione dell’offerta di servizi integrati di telefonia fissa e mobile e
riconoscimento del diritto dell’operatore mobile a richiedere la licenza per la
fornitura di servizi di telefonia fissa;
- riconoscimento su base di reciprocità degli standard, e armonizzazione delle
procedure per il rilascio delle autorizzazioni e delle licenze individuali;
- realizzazione di una rete mobile pan-europea.
- Il Libro Verde contiene inoltre la raccomandazione secondo la quale ogni
paese membro deve rilasciare almeno due licenze per il GSM (Global
System for Mobile Communication) a 900 MHz ed una per il GSM a 1800
MHz.
- Hanno poi fatto seguito una serie di direttive che, riprendendo e
approfondendo i principi prima descritti, vincolano gli Stati membri
all’immediata esecuzione e che prevedono e regolano:
- la liberalizzazione dei terminali, dei servizi di telecomunicazione e la
liberalizzazione dell’offerta di capacità trasmissiva satellitare (DIR
94/46/CE);
- la liberalizzazione dei servizi a valore aggiunto nell'ambito delle
telecomunicazioni mobili e personali (DIR. 96/2/CE);
- la completa liberalizzazione delle reti e dei servizi, attraverso l'abolizione di
tutti i diritti esclusivi vigenti per la fornitura e l'impiego delle infrastrutture
(DIR.96/19/CE, cosiddetta “full competition”);
- l’armonizzazione delle procedure per il rilascio di autorizzazioni generali e
licenze (DIR 97/13/CE);
- interconnessione finalizzata a garantire lo sviluppo del servizio UMTS
(Universal Mobile Telecommunication System, illustrato nel seguito) e
l'interoperabilità attraverso l'applicazione dei principi di fornitura di una rete
aperta (DIR 97/33/CE);
- Tutte queste direttive sono state recepite dall'ordinamento italiano come
successivamente spiegato.
1.1.3 La normativa italiana : Breve cenno storico
Negli anni `80 lo sviluppo dell’informatica e la nascita di nuove tecnologie per i
servizi di telecomunicazioni mobili hanno reso il Testo Unico n. 156 del 9/3/73
– vigente in Italia e contenente le disposizioni legislative in materia postale, di
bancoposta e di telecomunicazioni - assolutamente inadeguato rispetto allo
sviluppo dei servizi di telecomunicazioni in genere e della telefonia mobile in
particolare. Basti pensare che il testo legislativo regolava settori così
differenziati come quello delle Poste, delle Telecomunicazioni e del Bancoposta.
Per contro lo sviluppo dei servizi mobili, dell’informatica e la sua introduzione
all’interno dei servizi di telecomunicazione non era preso in alcuna
considerazione.
Tale inadeguatezza, unita al processo di liberalizzazione del settore delle
telecomunicazioni, avviato a livello Comunitario, ha imposto al legislatore
italiano una profonda revisione della normativa vigente per arrivare alla
formulazione di un nuovo quadro normativo di riferimento.
In tale contesto si segnalano alcuni dei provvedimenti più significativi nel
processo di liberalizzazione delle telecomunicazioni in genere e di quelle mobili
in particolare emessi tra il `93 e il `96:
- avvio della gara per la concessione quindicennale di una licenza per il
servizio radiomobile GSM (D.M. del 15/12/93);
- recepimento della direttiva comunitaria 91/87 per l'assegnazione al DECT
(Digital Enhanced Corsdless Telecommunication) della banda di frequenza
1880-1900 MHz (D.M. del 18/3/94);
- approvazione della convenzione stipulata tra il Ministero delle Poste e delle
Telecomunicazioni e Omnitel per l'espletamento del servizio radiomobile,
con sistema in tecnica numerica GSM (DPR 2/12/94);
- recepimento della direttiva comunitaria 90/388 sulla liberalizzazione dei
servizi a valore aggiunto delle telecomunicazioni ( D. Leg. 103 del 17/3/95);
- modifica del piano nazionale di ripartizione delle frequenze per l'esercizio
del servizio radiomobile (D.M. PT ottobre 96);
- recepimento delle direttive comunitarie 95/6 sull'applicazione del regime di
fornitura di una rete aperta alla telefonia vocale, 95/51 sulla liberalizzazione
delle infrastrutture, 96/19 sulla completa liberalizzazione delle
telecomunicazioni (Legge 650 del 21/12/96).
Con tali provvedimenti si pongono le basi per recepire definitivamente le
direttive comunitarie orientate alla liberalizzazione dell’intero settore delle
telecomunicazioni, nella convinzione che l’abbattimento dei monopoli
determinerà migliori servizi alla clientela, condizioni di offerta differenziata,
sviluppo occupazionale. In tale contesto il quadro normativo italiano delle
telecomunicazioni mobili si è arricchito, nel corso del ’97, di una serie di
provvedimenti quali:
- liberalizzazione dei servizi mobili e personali via satellite e previsione della
gara per il terzo gestore mobile con lo standard GSM 1800 (D.L. 55 del 11
febbraio 97)
- nuova pianificazione delle frequenze destinate al servizio mobile terrestre in
concessione, ad uso privato (D.M. 16 del 17/4/97)
- liberalizzazione dei servizi a valore aggiunto nelle comunicazioni mobili e
personali; disciplina della procedura per la gara del terzo gestore, e
assegnazione delle bande di frequenza 1850-1880 MHz al servizio numerico
GSM 1800 (Legge n 189 del 1/7/97);
- emanazione del regolamento sulle telecomunicazioni, cosiddetto
"Telecomunication Act" italiano, per l'attuazione delle direttive UE in
materia di liberalizzazione del settore (DPR 318 del 19/9/97) .
In particolare lo sforzo normativo compiuto in Italia nel '97 ha consentito di
ridurre il “gap” esistente con gli altri Paesi europei e che si era reso del tutto
ingiustificabile se posto in relazione all'apertura completa del mercato delle
telecomunicazioni, fissata in sede comunitaria a partire dal 1/1/1998.
Una novità rilevante per le telecomunicazioni mobili italiane è costituita dalla
previsione e regolamentazione di un terzo gestore del servizio GSM 1800 che
potrà operare esclusivamente nella banda di 1800 MHz e in concorrenza con gli
altri due operatori GSM, che avranno la facoltà, dopo un intervallo di tempo, di
aprire il servizio anche nella gamma 1800 MHz. Ciò dimostra la volontà del
Regolatore italiano di procedere nell’adozione degli schemi comunitari, che
hanno definitivamente superato l’era del monopolio nelle telecomunicazioni.
1.1.4 Istituzione dell’Autorità garante
Il passaggio da assetti monopolistici ad assetti concorrenziali è assai complesso
ed esige da parte dello Stato non più il controllo diretto sul gestore, ma di
fungere da regolatore e arbitro imparziale della concorrenza tra un numero
sufficientemente ampio di operatori. Ed è qui che si apre il secondo ordine di
problemi. Non è possibile passare dal monopolio alla concorrenza attuando
semplicemente il processo di liberalizzazione. Il regolatore ha un ruolo rilevante
non solo nel concedere nuove licenze, ma anche nello specificare i termini in
base ai quali i gestori liberalizzati hanno accesso alla rete del gestore, ex
monopolista , della rete fissa e nel controllare le politiche di prezzo, politiche
che possono condizionare lo sviluppo del mercato e della concorrenza.
A tal fine necessita un’Autorità garante che assicuri che tutti gli attori osservino
le “regole del gioco” rispettando i contenuti delle concessioni ed evitando atti e
comportamenti di concorrenza sleale. Pertanto sempre nel 1997 viene istituita in
Italia l'Autorità garante per le garanzie nelle telecomunicazioni, con ampie
competenze estese anche al rilascio delle licenze e all'interconnessione (Legge
n.249 31/7/97). Con l'istituzione dell'Autorità il problema ormai non è quello di
modellare il mercato, ma di assicurare che esso si mantenga concorrenziale ,
secondo i principi della “fair competition”considerando in particolare il peso che
l'interconnessione gioca nei "rapporti di forza" tra operatori concorrenti.
1.2.1 Il quadro tecnologico
Per un lunghissimo arco di tempo, nei maggiori paesi industrializzati, la crescita
della domanda di telecomunicazioni e delle relative infrastrutture di rete, non ha
influito sulla natura, l’organizzazione e i confini del settore. Ciò era il riflesso di
una situazione caratterizzata da grande stabilità tecnologica con gestori
sostanzialmente monoprodotto e un’utenza (ancora non si può parlare di
clientela) poco sofisticata. L’unico prodotto che veniva erogato da questa
infrastruttura di collegamenti, prevalentemente in rame, e apparati di
commutazione elettromeccanica, era il trasporto della voce: da qui l’integrazione
tra la gestione della rete e quella del servizio. L’obbligo di costruire una rete
pubblica e di fornire servizi di telecomunicazioni (non si faceva in quell’epoca
alcuna distinzione tra servizi di telefonia fissa e mobile) continuava ad essere
attribuito ad un unico gestore, in quanto l’onerosità degli investimenti e la
necessità di garantire a tutti i cittadini l’accesso a un servizio socialmente
rilevante come quello telefonico, giustificavano la tesi del monopolio naturale
(basti pensare che la gara per il traffico interdistrettuale fu assegnata al Ministero
P.T. perché nessun operatore privato si candidò per l’offerta del servizio ritenuto
economicamente troppo rischioso). Il carattere monopolistico del servizio aveva
delle forti ripercussioni sul mercato degli apparati, attrezzature e materiali di
telecomunicazioni. Il gestore pubblico era praticamente l’unico acquirente di tali
apparecchiature venendo così a disporre di un notevole potere nei confronti dei
manifatturieri che producevano tali apparati. L’asimmetria di potere a favore
degli acquirenti veniva rafforzata dalla possibilità che essi avevano di integrarsi
verticalmente e dal fatto che diversi gestori svolgevano anche molta parte
dell’attività di ricerca e programmazione più avanzata. In Italia ,infatti, la STET
controllava contemporaneamente SIP, ITALTEL e Cselt. In Germania, di fatto,
il Bundespost Ministerium controllava la Siemens e analogamente in Francia, la
D.G.T. (Direction General Telecommunication), controllava tutta l’industria
manifatturiera francese delle telecomunicazioni, Alcatel inclusa. Il processo di
sviluppo dei servizi era pertanto lento sia in termini quantitativi, sia qualitativi .
Negli ultimi decenni si sono però verificati forti cambiamenti nei tre comparti in
cui si articola la tecnologia delle telecomunicazioni: la commutazione, la
trasmissione, il ruolo dei satelliti artificiali. Tali cambiamenti hanno riguardato
non solo la tecnologia e i problemi gestionali ad essi connessi , ma anche e
soprattutto le prestazioni dei servizi offerti. Più in particolare il primo
cambiamento riguarda la commutazione: lo sviluppo della microelettronica ha
radicalmente accelerato l’introduzione delle tecniche numeriche nelle centrali.
Come conseguenza di ciò il software viene a rivestire un ruolo moltiplicatore
degli effetti della digitalizzazione e , in particolare, una mole di nuovi servizi
può essere introdotta a costi marginali.
Il secondo blocco riguarda la trasmissione terrestre; le fibre ottiche hanno
moltiplicato la capacità disponibile e la velocità di trasmissione, mutando
radicalmente il ruolo delle reti, non più limitato al trasporto della sola voce, ma
anche di dati e immagini, ampliando la possibilità di fornire una molteplicità di
servizi agli utenti.
Il terzo blocco è rappresentato dalla trasmissione via etere; i satelliti
geostazionari rappresentano una soluzione strutturale ai problemi dell’accesso
nelle reti terrestri più accidentate e un’alternativa all’interconnessione via cavo
delle aree continentali. La tecnologia dei satelliti a orbita bassa ha , negli ultimi
tempi, aperto nuove frontiere alla comunicazione con terminali mobili. Questi
cambiamenti hanno consentito un rapido sviluppo delle reti di
telecomunicazione in genere e della telefonia mobile in particolare ,dove
conviene distinguere i sistemi cellulari analogici ( a 450 MHz e a 900 MHz), i
sistemi cellulari digitali ( a 900 MHz) ed i sistemi digitali microcellulari ( a 1800
MHz). Le reti mobili nascono pertanto come realtà autonome , che possono
essere interconnesse alle reti fisse e che possono altresì utilizzare , se necessario,
le infrastrutture delle reti di lunga distanza, pagando il canone di
interconnessione. Ciò consente, in particolare, di dare possibilità in forma
economica, agli utenti della rete mobile di collegarsi non solo tra loro, ma anche
con quelli della rete fissa e viceversa. Notevole importanza acquista in tali reti il
software ,in grado di consentire la localizzazione del cliente, ovunque esso si
trovi ,all’interno dell’area servita dalla rete. Una volta individuata la posizione
dell’utente, la rete sarà in grado di consentire la comunicazione con il chiamante.
1.2.2 Le reti mobili
Le prime reti mobili nascono in Europa negli anni ‘70 con i sistemi ad “Avviso
di chiamata” denominati "Sistema Radiomobile di avviso”( SRMA) operanti
nella banda di frequenza a 160 MHz; essi avevano il grosso limite di non
consentire le chiamate dirette dell'abbonato, il quale poteva solo ricevere dei
semplici avvisi di chiamata o la segnalazione di un'operatrice , essendo in
sostanza simili all'attuale cerca persone. In Italia è introdotto da SIP nel 1973 ed
ha poco successo.
Nel 1984 diviene operativo un nuovo servizio radiomobile sulla banda dei 450
MHz, il Radio Telephone Mobile System, detto anche RTMS. Rispetto a quello
precedente, il nuovo sistema consente il collegamento automatico , per il
servizio voce ,da radiomobile a telefono fisso e viceversa.
Questo sistema, analogico, che utilizza terminali piuttosto ingombranti , si
sviluppa con lentezza e rimane confinato all’interno delle automobili dotate di
antenne abbastanza ingombranti. Nell’aprile del ’90, in Italia, in occasione dei
campionati mondiali di calcio, tale sistema viene affiancato da un sistema
analogico E-TACS (Extended Total Access Comunication System), o più
semplicemente Tacs, attivo su banda a 900 MHz. Si tratta appunto di un sistema
ancora analogico, che utilizza antenne più piccole e che consente soprattutto
l’impiego di terminali “hand portable”. La SIP lo diffonde rapidamente dando
un’ampia copertura del territorio e della popolazione. Utilizza un canale radio
full-duplex a 5 KHz per ogni conversazione.
Pur essendo uno standard internazionale, presenta il grosso limite della sua
incompatibilità funzionale con i sistemi analogici adottati da altri Paesi europei
e con quelli americani e giapponesi. Ciò significa che un utente al di fuori
dell’area di copertura del proprio Paese non può più comunicare. Occorre perciò
sviluppare uno standard tecnologico multinazionale.