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INTRODUZIONE
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Ricordo ancora come il gruppo, per me, da bambina, assumeva un
significato molto importante perché andava incontro al mio bisogno di
affiliazione, al “sentirmi parte di…”.
Il gruppo diventa così come un contenitore di emozioni. Ricordo le mie
prime esperienze, quel “luogo” dove ho costruito insieme con gli altri la mia
personalità, dove ho superato le mie paure, dove ho trovato sostegno e rinforzo
per la mia autostima.
Oggi, la mia esperienza lavorativa è nata nel settore scolastico, come
educatore nel servizio socio-educativo di gruppo pomeridiano.
Da qui è sorto il mio interesse verso la considerazione della classe come
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gruppo, intesa come risorsa educativa e didattica. Molte volte, nel mio lavoro,
mi è richiesto di insistere solo sulla dimensione cognitiva del bambino, mentre
ho maturato l‟idea che per ottenere un buon risultato nell‟ acquisizione delle
conoscenze occorre prendere in considerazione tutte le dimensioni dell‟essere
umano. Per molti anni nella scuola è stato sopravvalutato l‟apprendimento
cognitivo mentre l‟educazione del cuore è stata trascurata. E‟ stato favorito
l‟apprendimento individuale ed ignorato quello condiviso e costruito insieme.
Considerare la classe come gruppo significa intenderla come luogo privilegiato
di valorizzazione della dimensione non solo cognitiva, ma anche affettiva,
sociale e relazionale di qualsiasi esperienza di apprendimento.
Il gruppo-classe è un tipo particolare di gruppo dei pari perché è
“obbligato” e contraddistinto dall‟impegno di svolgere un lavoro insieme, in
cui tuttavia esiste la possibilità per il bambino di confrontarsi con i suoi
compagni e di instaurare nuove amicizie.
Da queste premesse si è sviluppato il mio lavoro. Ho cercato, attraverso
un percorso che passa dal gruppo al gruppo-classe, di arrivare ad individuare
una metodologia in grado di ottenere risultati sia di carattere disciplinare, sia di
carattere educativo in generale.
Il mio lavoro si articola in quattro capitoli e sviluppa in modo
particolare gli aspetti e le dimensione educativa del gruppo-classe.
Gli obiettivi in questa mia tesi sono riconoscibili in alcuni valori e
costrutti:
l‟integrazione e la valorizzazione della diversità come risorsa;
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la funzione della scuola e della educazione come mezzo per
l‟autorealizzazione delle persone;
la scuola e l‟educazione come mezzo per la costruzione della
personalità in modo autodiretto;
l‟efficacia dell‟apprendimento piacevole;
intendere la scuola e l‟educazione in termini di democrazia.
Presento così nella prima parte il quadro storico sul concetto di
gruppo, sulla sua struttura, sulle dinamiche di interazione, di comunicazione e
di leadership. In seguito presento il gruppo nell‟intervento educativo, con
particolare rimando al gruppo-classe.
Nella seconda parte indico i metodi e descrivo alcune principali
tecniche attive di conduzione dei gruppi, quali: le simulazioni, i metodi di
discussione, il lavoro di gruppo e il Cooperative Learning. Credo che saper
comunicare in modo efficace all‟interno dei gruppi, organizzare e guidare
gruppi di lavoro, utilizzare metodi e tecniche di animazione del lavoro di
gruppo siano oggi competenze indispensabili all‟insegnante, all‟educatore, al
formatore.
Nella terza parte approfondisco la metodologia del lavoro cooperativo
in classe, che prende in considerazione gli aspetti cognitivi, sociali ed emotivi
coinvolti nei processi di apprendimento. Lo caratterizzano la consapevolezza
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che la collaborazione non nasce spontaneamente; che per essere e fare gruppo è
indispensabile avere e condividere uno scopo, e al tempo stesso sviluppare
quelle competenze sociali che permettono di essere attivi e positivi nel gruppo
nel modo di comunicare, di risolvere conflitti, di affrontare problemi e
assumere decisioni.
Il Cooperative Learning é una modalità di gestione democratica della
classe che definisce in modo approfondito il metodo di insegnamento
'Democrative' lewiniano. Essenzialmente centrato su gruppi di lavoro
eterogenei e costruttivi, sulla effettiva interdipendenza positiva dei ruoli e
sull'uguaglianza delle opportunità di successo per tutti. Il Cooperative Learning
è una metodologia che tende a creare un contesto educativo non competitivo,
altamente responsabile e collaborativo, produttivo di processi cognitivi di
ordine superiore.
Da questa premessa, cerco nell‟ultima parte di realizzare, attraverso
un‟ indagine nella Scuola Primaria e Media di Lignano Sabbiadoro, una
riflessione sull‟apprendimento cooperativo nel contesto scolastico-formativo.
Da un lato, con l‟ausilio di due test, valuto l‟utilizzo da parte degli insegnanti
di metodologie di lavoro di gruppo, e, dall‟altro, la predisposizione degli alunni
a partecipare ad attività cooperative piuttosto che competitive e/o
individualistiche.
Come afferma Bruner, che considera la classe come comunità in cui è
praticata, e non solo affermata, la reciprocità culturale, essa diventa
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“l‟ambiente” entro cui matura la consapevolezza di far parte di una comunità
ancora più vasta, come esempio vivo in cui si può praticare e agire lo scambio
e il confronto, non solo in attesa del domani, ma nel presente: assegnando
compiti da svolgere, assumendo responsabilità, raggiungendo obiettivi comuni
e condivisi.
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CAPITOLO PRIMO
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I GRUPPI SOCIALI
1.1 DEFINIZIONE DI GRUPPO E POSSIBILI
DISTINZIONI.
La psicologia negli anni Trenta ha compreso l‟enorme importanza
esercitata dai fattori sociali in quasi tutte le specie e i tipi di comportamento.
Il bambino, fin dal primo giorno, è membro di un gruppo che gli è
necessario per sopravvivere. Il fine, i successi o i fallimenti di un individuo
sono profondamente influenzati dai modelli sociali del gruppo a cui appartiene
o di cui desidera essere membro.
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I gruppi costituiscono un fenomeno scoppiato soprattutto fra gli anni
„60 e „70, la cui struttura e le cui finalità sono state analizzate, tra i vari autori,
da Lewin e Bjon.
Al momento della loro diffusione, i gruppi esprimono un bisogno di
intimità e di rapporto interpersonale che l‟ampliamento delle società e la
diffusione di valori come il particolarismo e l‟individualismo, culturalmente e
socialmente accettati come dominanti nell‟Occidente industrializzato, non
soddisfano più. La maggior parte dei gruppi ha, infatti, le caratteristiche di un
gruppo primario esteso (una sorta di famiglia allargata, di piccola comunità).
Il gruppo è divenuto così una cellula base nel tessuto sociale a diversi
livelli. Adottato nell‟ambito di lavoro, ha assunto il nome di team o équipe a
seconda del numero delle professionalità ivi coinvolte. Nell‟ambito sociale è
divenuto significativo quello di auto-aiuto, volto all‟ascolto e al sostegno di
persone che condividono medesime situazioni o problematiche (alcolisti,
tossicodipendenti, famiglie affidatarie, gruppi religiosi, etc.). Infine ha assunto
un valore fondamentale di carattere protettivo-difensivo in adolescenza.
Iniziamo col considerare, per esempio, il concetto di "gruppo sociale":
come è possibile definirlo? Per alcuni è qualcosa di più, di più alto e più
significativo, della somma degli individui che lo compongono; per altri si può
parlare di una sorta di "mentalità di gruppo"; gli oppositori, invece, asseriscono
che la realtà di gruppo non consiste in altro che nella somma degli individui
che ne fanno parte, (argomentazione in sintonia con la psicologia della
Gestalt).
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I vari esperimenti compiuti sui gruppi hanno confermato, come già del
resto l‟antropologia culturale aveva sottolineato, che il clima sociale in cui un
bambino vive è importante quanto l‟aria che respira. La sua sicurezza o
insicurezza dipenderanno in grandissima misura dai suoi rapporti con il gruppo
e dal suo "status" in esso. Non solo, il gruppo a cui una persona appartiene e la
cultura in cui vive ne determinano comportamento e carattere. Si può dunque
affermare che il gruppo condiziona in larga misura il comportamento
dell‟individuo che ne fa parte, nonché la direzione e l‟efficacia dei suoi
programmi.
Dunque, secondo questi studiosi di taglio sociologico, fra i quali si
colloca Lewin, il "gruppo" è definibile come un insieme di persone che
interagiscono tra loro (comunicazione) in un modo strutturato da modelli (più o
meno consapevoli e consapevolmente condivisi), che sentono di appartenere al
gruppo (per scopi, finalità, motivazioni, comportamenti, linguaggi, interessi,
etc.) e che sono considerati dagli altri membri di un gruppo.
In questa definizione sono comprese tutte le caratteristiche di un
gruppo:
interazione strutturata da modelli : se il comportamento del
gruppo fosse completamente casuale, i suoi membri non agirebbero tra loro
diversamente che con gli estranei o con altri gruppi di cui fanno parte;
senso di appartenenza : i membri sviluppano una
consapevolezza del loro essere insieme, del loro essere "noi" in antitesi a
"loro", cioè a quelli che non fanno parte del gruppo, e in integrazione a "me"
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(ogni "nuovo membro" ad esempio deve apprendere i "riti" ed i comportamenti
condivisi dal gruppo per integrarsi completamente);
identità : se il gruppo è così percepito anche dagli esterni,
significa che ha maturato una sua identità riconoscibile facilmente agli occhi di
tutti. Più le decisioni ed i comportamenti sono assunti dai singoli in riferimento
a quanto appreso e maturato all‟interno del gruppo, più è forte l‟identità di
questo. I legami di gruppo nell‟immaginario collettivo e nelle azioni quotidiane
sono più influenti di quanto si possa pensare : se sappiamo che una certa
persona appartiene ad un determinato gruppo (etnia, cultura, religione,
associazione, etc.) quasi automaticamente noi interpreteremo e valuteremo le
sue azioni mettendole in relazione ai valori e ai prodotti comportamentali del
suo gruppo di appartenenza. In tal senso si può parlare di pregiudizio verso il
singolo per il suo appartenere ad un gruppo.
Una prima gerarchizzazione possibile fra tipologie gruppali è quella che
distingue i gruppi cosiddetti "primari" da quelli definiti "secondari".
I gruppi sono "primari" quando sono costituiti da un numero
esiguo di persone che interagiscono direttamente, in rapporti che coinvolgono
numerosi aspetti della loro personalità (ad esempio i membri di una famiglia);
Sono "secondari" quando le persone che lo costituiscono (più
numerose che in quelli primari) hanno scarsi legami emotivi ed interagiscono
per raggiungere obiettivi specifici.
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In questo secondo gruppo i membri sono più importanti per la loro
funzione che non come individui. Fra i gruppi secondari si possono individuare
ulteriori differenze.
Esistono i gruppi "base", formati da non più di quindici persone,
altamente democratici, basati sulla mutua partecipazione, nei quali ciascuno è
dotato di potere decisionale e nei quali si scelgono metodi e strumenti, per la
realizzazione del progetto o il raggiungimento di uno scopo, condivisi da tutti.
Oltre ai gruppi di base, definiti anche "di partecipazione", ci sono i
gruppi "gerarchici", che corrispondono ad un modello patriarcale tipico della
nostra società. In essi i ruoli e le funzioni sono nettamente diversificati e fra i
membri esiste, infatti, una struttura di potere ed un vertice, il leader, che
trasmette mandati ai membri subordinati e decide a nome dell‟intero gruppo.
Se poi ci occupiamo di adolescenti non possiamo non operare
un‟ulteriore distinzione, quella fra i gruppi "formali" e i gruppi "informali".
I primi fanno riferimento a quella gamma di attività di carattere diverso
(sportivo, religioso, socio-educativo, etc.) promossa all‟interno di movimenti o
associazioni. Caratteristiche peculiari di queste esperienze risultano essere la
motivazione al perseguimento di obiettivi dichiarati e la presenza nel gruppo di
uno o più adulti con funzioni di promozione e controllo.
I secondi si riferiscono alle "aggregazioni di adolescenti formatesi in
modo spontaneo e naturale che non perseguono attività specifiche; la coesione
del gruppo si fonda sull’intensità della relazione e della comunicazione fra i
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vari membri e sulla condivisione del tempo libero, del divertimento,
dell’impegno nei confronti della realtà" (Polmonari,1995), e sempre più su un
linguaggio ermetico ed identificativo e su sistemi di comunicazione
assolutamente sconosciuti alle istituzioni adulte dalle quali si distanziano e
spesso controagiscono.
Nell‟organizzazione non formale scattano dei meccanismi che guidano
anche implicitamente le relazioni all‟interno del piccolo gruppo e che incidono
poi sul lavoro e sul rendimento del gruppo stesso: tacite regole di
comportamento e sanzioni sociali per chi le trasgredisce, definizione di ruoli,
eventuale assegnazione di soprannomi derivati dal comportamento di ognuno,
ulteriore adattamento, poi, a tali definizioni.
Si formano, inoltre, dei canali di informazione che servono a
consolidare il gruppo e le relazioni: tali canali sono così efficienti che nel caso
di un nuovo arrivo nel gruppo, quest‟ultimo viene prontamente messo al
corrente di tutto ciò che si deve sapere al fine di non interferire in dinamiche
già collaudate.
L‟organizzazione non formale è così importante che un gruppo può
funzionare in modo del tutto diverso da come dall‟alto si possa credere.
Infield sostiene che "…I rapporti non formali non sono né buoni né
cattivi, né migliori né peggiori della struttura formale, se si considerano in
relazione alla loro idoneità a soddisfare bisogni comuni; che abbiano un
valore positivo o negativo dipende dalla natura dei bisogni”
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Occorre tenere presente che l‟organizzazione non formale non
rappresenta sempre un fattore d‟opposizione a quella formale, e può quindi
anche non essere contrastata.
Inoltre Moreno sostiene che l‟equilibrio psicologico migliora se si ha la
possibilità di raggrupparsi secondo naturali affinità, anziché nel caso di
un‟unione imposta dall‟alto da forme di autorità.
Ma è soltanto verso la metà del 1800 che il termine groupe designa una
riunione di persone (D. Anzieu e J. Y. Martin, 1990). Come ho già accennato,
un gruppo di individui può assumere molteplici forme e nomi; il testo di
Anzieu e Martin rende possibile fare cinque distinzioni che ora prenderò in
considerazione.
1.2 I GRUPPI SOCIALI: FORME DI AGGREGAZIONE
FOLLA
Insieme numeroso di individui caratterizzato
da un grado di strutturazione debole.
Il concetto di folla è diverso da quello di
«massa», perché quest‟ultimo indica una
moltitudine molto più ampia di persone,
che non sono fisicamente raccolte in uno
stesso luogo (opinione pubblica, ecc.).
«Folla aggressiva»: violenze collettive
«Panico e accaparramento»: fenomeni
innescati dalla scarsità di risorse vitali (fuga
da un edificio in fiamme) e materiali
(accaparramento di beni limitati)
«Folla espressiva»: forte motivazione
relazionale (partecipare a uno spettacolo) e
valenza esterna (aderire a una
manifestazione di protesta).