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I
LA TRADUZIONE TRA TEORIA E PRATICA
1.1 Aspetti teorici della traduzione
L‟interesse per lo studio della traduzione risale all‟antichità. Cicerone fu tra i
primi a occuparsi specificamente di traduzione, come testimoniano i suoi scritti.
Anche il termine usato per indicare “tradurre” esisteva già sia in greco antico,
metagrafo (trascrivere, tradurre) che in latino, converto, transverto (derivanti da
vorto, “copiare”) e imitor che si riferiscono alla traduzione letteraria, ossia a una
traduzione che ha lo scopo di produrre un testo leggibile.
In seguito, entreranno in uso parole sempre più vicine a quelle usate oggi per
indicare una traduzione, superando in tal modo anche l‟esigenza di distinguere tra
una traduzione in lingua latina o nella cosiddetta lingua “volgare”.
Il concetto di traduzione è divenuto via via più specifico, finché sono state
coniate le parole indicanti l‟attività di chi traspone un discorso scritto da una
lingua naturale all‟altra: in italiano “tradurre” e “traduzione”. Una volta introdotto
il termine, esso ha riscosso successo e i suoi significati si sono ampliati.
Allo stesso modo, non c‟è da stupirsi che sull‟argomento “traduzione” si sia
sempre riflettuto intensamente, e numerosi sono stati gli studi condotti sulla teoria
e la pratica della traduzione, soprattutto a partire dal 18° secolo che ha visto la
pubblicazione del primo saggio teorico sulla traduzione in inglese, Essay on the
Principles of Translation di Alexander Tytler. A seguire, si distinse la personalità
di André Lefevere che propose di adottare il termine Translation Studies per
indicare una nuova disciplina in ambito traduttivo, che «trattasse i problemi legati
alla produzione e descrizione delle traduzioni»
2
.
Tuttavia, la traduzione è stata a lungo sottovalutata perché considerata un‟attività
secondaria alla portata di chiunque avesse una conoscenza di base di un‟altra
lingua.
2
Lefevere, A., “Translation Studies: The Goal of the Discipline” , in Holmes, J., Lambert, J. and Van den Broeck, R., (a cura di), Literature and Translation. New Perspectives in Literary Studies with a Basic Bibliography of Books on Translation Studies, Acco,
Louvain,1978, pp.234-235.
5
Solo a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e in particolar modo
negli ultimi decenni, la materia in questione ha cominciato sempre più a
specializzarsi e ad aumentare in termini quantitativi grazie alla convergenza di
alcuni fattori: da una parte il moltiplicarsi dei centri di ricerca, nonché di scuole
per interpreti e traduttori, dall‟altra il fenomeno di globalizzazione che mette
sempre più in contatto reciproco individui di lingue e culture diverse che
avvertono la necessità di intendersi fra loro. Di conseguenza, nel corso dei
decenni, matura la consapevolezza dell‟importanza di «elaborare una teoria della
traduzione completa che facesse da guida nella produzione di traduzioni»
3
con la
chiara intenzione di collegare teoria e pratica al fine di fornire suggerimenti utili
per superare i problemi che si incontravano durante il processo di traduzione.
Pertanto, dall‟analisi del fenomeno della traduzione emerge il graduale passaggio
che ha portato dalla concezione puramente linguistica del processo traduttivo alla
formazione di una vera e propria “teoria della traduzione”, sebbene non esistano
dei canoni che ne definiscano le regole specifiche.
Definire cosa sia realmente una traduzione è un‟impresa molto complessa. Per
parlare dei processi traduttivi, in primo luogo è bene riconoscere che la traduzione
non dipende solo dal contesto linguistico, ma anche da qualcosa che si trova al di
fuori del testo, quello che Eco ha definito “selezioni contestuali”
4
che dimostra
come una data parola acquisti sensi diversi a seconda del contesto in cui viene
pronunciata. Infatti, tale processo non si limita alla semplice trasposizione di
“significato” da una lingua (LP)
5
a un‟altra (LA), ma coinvolge anche aspetti di
carattere extralinguistico.
Sapir, linguista e antropologo, sostiene che il linguaggio è divenuto il mezzo di
espressione per la società
6
. Lingua e cultura costituiscono, dunque, un binomio
inscindibile: la lingua non è altro che espressione della cultura, rappresenta la
visione di un mondo e pertanto, è inevitabile che abbia ripercussioni sulla
traduzione. Motivo per cui, il traduttore non deve solo tener conto dell‟aspetto
3
Cfr. Lefevere, A., op. cit.
4
Eco, U., Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, , Bompiani, Milano, 2003, p. 31.
5
D‟ora in poi verranno usate le abbreviazioni LP e LA per riferirsi, rispettivamente, a
“lingua di partenza” e a “lingua di arrivo”.
6
Sapir, E., Cultura, linguaggio, personalità, Einaudi, Torino, 1972, p. 58.
6
linguistico, ma anche della sfera culturale del testo su cui lavora, altrimenti il
risultato rischia di essere estraneo al contesto di riferimento.
Se cambia il modo di considerare la lingua, anche situazioni apparentemente
identiche possono essere descritte in modo diverso a seconda della formazione
culturale. Afferma, infatti, Benjamin Lee Whorf, noto studioso che ha fatto del
rapporto tra lingua e pensiero l‟argomento di analisi dei suoi studi: «Per i parlanti
il cui background linguistico fa sì che ne diano una formulazione diversa, i fatti
sono diversi»
7
.
In altre parole, il traduttore riveste un ruolo fondamentale, quello di mediatore
culturale: «Il suo compito, infatti, è insostituibile» come sottolinea Lefevere
8
, in
quanto, egli stesso costituisce in primis l‟anello di congiungimento tra due culture
diverse. Ciò presuppone una buona conoscenza delle due culture a confronto e
l‟abilità del traduttore di adeguare il testo originale alle esigenze culturali del
pubblico a cui il testo è destinato. Senza tralasciare la fase più delicata e
importante che controlla il processo traduttivo, in cui il traduttore, di fronte al testo
da tradurre individua le diversità tra la cultura di partenza e quella di arrivo e
decide come per procedere il suo lavoro, selezionando gli elementi da mantenere,
quelli da adottare, e cercando di restare il più fedele possibile al testo originale per
trasmettere al pubblico destinatario la cultura della lingua in cui il testo è stato
redatto.
Il rapporto traduttore-lettore si basa su di un principio di responsabilità morale,
nel senso che il traduttore non può pretendere di imporre il sistema di valori della
cultura della LP nella cultura della LA ponendosi egli stesso, agli occhi ignari del
lettore, come l‟autore del testo originale.
7
Lee Whorf, B., Language, Thought, and Reality. Selected Writings, Massachussets Institute of
Tecnology, Cambridge, 1956, p. 235.
8
Lefevere, A., Ulrych, M., (a cura di), Traduzione e riscrittura. La manipolazione della fama
letteraria, UTET, Torino, 1998.
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1.2 Il processo traduttivo: errori e difficoltà più frequenti
Entrando nel merito della pratica traduttiva, è importante e indispensabile dare
della traduzione - intesa questa volta come atto pratico - una definizione che renda
l‟idea di cosa sia un processo traduttivo.
Innanzitutto, è bene precisare che non esiste un‟unica definizione che si riferisca
al concetto di traduzione: molte sono le idee formulate a riguardo e numerosi i
teorici che hanno cercato di fornire una più approfondita conoscenza in materia.
Generalmente, date due lingue, rispettivamente una LP e una LA, si intende per
“traduzione” il procedimento mediante il quale avviene la sostituzione di materiale
testuale della LP con il materiale testuale della LA. In altre parole, si cerca di
rendere nella lingua di arrivo gli stessi contenuti della lingua di partenza affinché il
significato delle due lingue sia più o meno simile e le strutture della LP vengano
mantenute senza cambiare completamente quelle della LA.
Tuttavia, il processo traduttivo si presenta particolarmente articolato, nonché
problematico. Infatti, è un‟operazione che obbliga il traduttore a non fermarsi alle
sole strutture linguistiche di un testo ma di prestare attenzione alla funzione che
queste assumono internamente al testo. Certamente, non si può tradurre senza
conoscere le strutture linguistiche, basta pensare al fatto che sono parole che hanno
più di un significato e più di una valenza grammaticale e, delle quali il senso in cui
esse vengono utilizzate è desumibile solo dal posto che occupano all‟interno di una
frase. Risulta, dunque, evidente la necessità, per chi traduce, di non concentrarsi
sulle singole parole, trasponendole una per una nella lingua di arrivo e incorrendo
nell‟errore di produrre una traduzione letterale
9
, ma di cogliere il senso globale del
testo in lingua di partenza. Infatti, ciò che va reso fedelmente è il senso, il
messaggio del testo.
La traduzione è stata definita dallo studioso tedesco Wilss «un processo di
formulazione linguistica durante il quale il traduttore, grazie a una serie di
operazioni di code-switching (cambiamento di codice), riproduce in una LA un
messaggio prodotto da un emittente in LP, rendendolo accessibile al ricevente
9
Per “letterale” non si intende certo “parola per parola. Consiste nel “rendere, nel modo più
prossimo consentito dalle capacità associative e sintattiche di un‟altra lingua, l‟esatto significato
contestuale dell‟originale. Solo questa è vera traduzione”. Cfr. Berman, A., Les Tours de Babel,
Essais sur la Traduction, Saggi di Berman Antoine, Trans-Europ-Repress, Mauzevin, 1985, p. 38.