Dal fotografico al digitale: il direttore della fotografia
percettive che i due supporti comportano e i nuovi strumenti in
possesso del direttore della fotografia per produrre un’estetica e un
immaginario filmico.
Nel secondo capitolo si analizzerà il lavoro di due direttori
della fotografia, Robby Muller e Paolo Ferrari, che si sono
confrontati per primi con i nuovi supporti numerici, e si tenterà di
delineare lo sguardo autoriale che i due hanno veicolato con la loro
pratica. Il lavoro di questi due artisti ci permetterà di esaminare i
paradigmi estetici ed etici che hanno portato Autori del calibro di
Wenders, Von Trier e Giuseppe Bertolucci a utilizzare i supporti
digitali e di analizzare il pensiero profondo che c’è dietro questa
scelta, che li ha portati in alcuni casi a discorsi in parte in antitesi tra
di loro.
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Capitolo 1
IL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA NEL CINEMA
DIGITALE
1.1 LA VIDEOCAMERA
La differenza sostanziale tra immagine filmica e immagine video
o digitale risiede nel modo del suo "fissaggio", sul supporto su cui
essa è registrata. In entrambi i casi la luce cattura l' immagine, ma
mentre nella cinepresa essa si "fissa" sulla pellicola, nella
videocamera la luce è catturata dai CCD (charge-couple-device),
che la scansiona in unità discrete attraverso 1 o 3 microprocessori
sensibili. Nelle camere professionali, infatti, vi sono 3 CCD, uno
per ogni colore (R-G-B) che formano la luce bianca. Ogni colore
lavora, quindi, a piena risoluzione. Questi sensori ricevono
l'immagine registrata di un solo colore primario, divisa da un
gruppo ottico prismatico dotato di filtri dicroici. Ogni filtro respinge
i colori complementari lasciando passare solo il colore selezionato:
R, G o B. Il CCD è diviso in una griglia di piccolissimi punti
(pixels, picture elements), che trasformano la luce in tanti impulsi
elettrici. Nel sistema di registrazione della cinepresa abbiamo un
processo che dall'analogico (la lente) porta ad un supporto
analogico (la pellicola); per quanto riguarda il video analogico (la
famiglia Betacam), la lente analogica unita al CCD, digitale,
registra l' immagine su un supporto di nuovo analogico, il nastro
magnetico (ADA); questo passaggio tra varie nature causa un
"rumore di fondo" sia a livello uditivo, che a livello visivo; la
perdita di qualità aumenta quando si va a trascrivere da nastro a
nastro nel caso del montaggio lineare. Nei sistemi di registrazione
digitale, invece, tramite il campionamento il segnale è trattato in
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Dal fotografico al digitale: il direttore della fotografia
termini di 0 e 1 (cfr. appendice). Ciò permette di escludere i rumori
di fondo causati dall' utilizzo delle macchine e di pulire il segnale
dai rumori non desiderati. Inoltre, il segnale registrato digitalmente
può essere riprodotto all' infinito, senza perdere di qualità ed è
compatibile con i computer e, quindi, con i sistemi di montaggio
non lineari digitali.
Il CCD converte la luce che entra nella videocamera in segnale
elettronico; più il numero di pixels è elevato, più alta è la qualità
dell' immagine; il numero di pixels può variare da poche migliaia,
fino a milioni. Fino a qualche anno fa le videocamere professionali
avevano CCD da 2/3''; oggi la miniaturizzazione della tecnologia ha
consentito di mettere un numero maggiore di pixels anche su CCD
da 1/3''; così le videocamere professionali hanno 3CCD da 1/3''. Ciò
consente di ridurre le dimensioni della videocamera stessa. Le
camere professionali BetacamSp o DVCAM hanno 3 CCD da 1/2''.
Le videocamere amatoriali hanno 1 CCD da 1/4'', che spesso è
sfruttato solo per 3/4; la minore dimensione del CCD significa una
minore apertura angolare dell' obiettivo e una minore qualità dell'
immagine proiettata su grande schermo; un CCD più piccolo,
inoltre, comporta minore definizione e minore sensibilità alla luce.
LA CINEPRESA E IL DIRETTORE DELLA
FOTOGRAFIA NEL CINEMA IN PELLICOLA
La macchina da presa che lavora sul supporto pellicola è
composta principalmente da tre parti principali: il magazzino o
chassis, che contiene il rullo di pellicola, il corpo macchina (camera
oscura e sistema di avanzamento del rullo) e sistema ottico di
ripresa (obiettivo) e sistema di controllo visivo, che trasmette il
girato su monitor in telecinema. Il rullo di pellicola vergine si trova
nello chassis, che lo protegge dalle infiltrazioni della luce; quando il
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sistema di trascinamento porta la pellicola davanti al quadruccio,
foro di entrata della luce, la pellicola viene impressionata. La
velocità di scorrimento della pellicola è di 24ft/s. L'otturatore che
consente l'entrata della luce in camera va alla velocità di 1/48 di
secondo.
Il direttore della fotografia è una figura professionale che
lavora a stretto contatto con il regista. Le sue competenze sono sia
tecniche che artistiche. Uno degli scopi della fotografia
cinematografica è predisporre la ripresa in modo che la pellicola
venga impressionata con la giusta quantità di luce. Per questo scopo
prima di tutto è necessario selezionare una pellicola la cui
sensibilità sia adeguata al tipo di inquadratura concepita dal regista
e alla costruzione effettiva del set. La pellicola possiede
caratteristiche di sensibilità alla luce misurabili in Asa, una
latitudine di esposizione che consente di collocare sul negativo una
gamma di contrasti più o meno ampia, una certa temperatura di
colore che la rende adatta a riprese in esterni o in interni. Queste
specifiche della pellicola devono essere rese compatibili con il tipo
di inquadratura ricercata dal regista, i movimenti da lui voluti e i
cambi di illuminazione. Le esigenze narrative dell' inquadratura e
dei suoi fuochi vanno quindi bilanciate con quelle della pellicola
utilizzando l'illuminazione artificiale anche in esterni. Lo scopo
principale per cui viene scelto un determinato direttore della
fotografia non riguarda solo la predisposizione tecnica del set,
poichè questa non è altro che la soluzione di una serie di calcoli
legati alla quantità di luce che deve colpire la pellicola per
emulsionarla. In accordo con il regista, il direttore della fotografia
cerca di raggiungere un determinato tono fotografico in tutto il film
e scena per scena che individui graficamente il tipo di scopo
drammaturgico che la storia esige. Creare una determinata
soluzione videografica è dunque lo scopo principale del direttore
della fotografia. La soluzione grafica del film può essere raggiunta
soltanto con una conoscenza profonda di tutte le tipologie di
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Dal fotografico al digitale: il direttore della fotografia
illuminazione e di tutti i dispositivi disponibili, nonchè una
conoscenza intima di tutte le pellicole esistenti e la loro risposta alle
diverse condizioni di illuminazione. Ogni luce, infatti ha particolari
caratteristiche colorimetriche e una sua risposta specifica sulla
pellicola, e la somma di più fattori insieme complica ulteriormente
la capacità di prevedere il risultato finale.
L' inquadratura deve possedere un tono fotografico comune a tutta
la scena poichè diversamente il montaggio diviene visibile quando
vengono accostati momenti graficamente diversi. Anche all' interno
di una singola inquadratura è necessario individuare una risposta
grafica adeguata alle necessità della storia e spesso alla condizione
psicologica espressa dal personaggio. L'illuminazione del volto
infatti si ottiene con specifici accorgimenti che ne enfatizzano
alcuni tratti, per produrre la voluta intensità drammatica, sia ai fini
della corretta rappresentazione del personaggio raccontato che a
quelli della giusta narrazione della scena in particolare. Sul set il
direttore della fotografia imposta l'illuminazione sistemando il
parco lampade nel modo opportuno, effettuando le misurazioni per
verificare che la luce giunga alla pellicola nella giusta quantità e che
i soggetti inquadrati ne ricevano adeguatamente e con il giusto tono.
Infine, determina l'esposizione finale correggendo le temperature di
colore di tutti gli elementi che ne necessitano. Questo avviene
collocando degli schermi colorati davanti ai proiettori o filtrando
l'obiettivo con dei filtri colorati.
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1.2 IL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA NEL
CINEMA DIGITALE
Se nel capitolo 1.3 si indicheranno gli svantaggi del digitale in
termini di resa visiva, qui sono riportati alcuni vantaggi che
comporta il digitale nella fase di realizzazione pratica di un film:
- L' immagine video è più "leggera" di quella cinematografica, è
meno costosa, sia per il supporto su cui viene registrata (la pellicola
35mm ha prezzi altissimi) sia per le fasi successive di elaborazione e
processamento che subisce l'immagine. A questo si aggiunge il fatto
che, almeno in teoria, l'autore potrebbe avere il controllo assoluto
sull' opera; sempre e comunque la produzione digitale occuperà meno
persone che una in pellicola.
- Essendo meno numerosa una produzione video può muoversi più
agevolmente e più discretamente rispetto ad una produzione
tradizionale, riducendo l'impatto sulla realtà che si andrà a
registrare.
- Altra caratteristica che rende la produzione video un' impresa
leggera è costituito dalla possibilità della tecnologia digitale di
girare in condizioni di luce scarsa (una videocamera HD fornisce
un' immagine dalla qualità paragonabile a quella della pellicola con
la luce di una sola candela).
- La tecnologia digitale apre il lavoro attoriale e quello di scrittura
all'improvvisazione. Già altri Autori nel campo del cinema
tradizionale avevano fatto sperimentazioni di questo tipi (Renoir o
Cassavetes), ma con la nuova tecnologia questa modalità operativa
si è ampliata sicuramente.
- La nuova tecnologia consente a tutte le produzioni, e non più solo
alle grandi produzioni, di avere uno o più monitor di controllo delle
riprese che si stanno effettuando. Questo fattore, unito al basso
costo del formato, permette, come già detto, di sperimentare nuove
strade narrative nello stesso momento della ripresa.
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Dal fotografico al digitale: il direttore della fotografia
- Possibilità di riprendere al meglio anche in luoghi estremamente
ristretti (l' automobile in Ten e in Collateral).
- Possibilità di girare in spazi reali, anzichè nelle condizioni
controllate del teatro di posa.
- Le tecnologie digitali permettono grande flessibilità di
movimento.
- Possibilità di intervenire sull'immagine e sui suoi colori in fase di
post produzione; la possibilità di intervenire sulla colonna visiva del
film prima era riservata solo ai grandi studi. Attraverso appositi
programmi, in post produzione, si possono isolare i vari colori e
renderli più o meno saturi. Inoltre le camere professionali HD
consentono di tarare i contrasti e le varie temperature di colore già
al loro interno, in modo da registrare i colori voluti già nell'hard
disk.
LA MESSA A FUOCO
Nelle videocamere professionali la messa a fuoco è sia automatica
(autofocus), che manuale, attraverso una ghiera posta sull'obiettivo.
Le videocamere digitali hanno al proprio interno un meccanismo
che calcola attraverso un raggio ad infrarossi la distanza tra il
soggetto da inquadrare e il CCD. Attraverso l'informazione che
questo raggio dà alla videocamera, essa è in grado di calcolare la
distanza giusta di messa a fuoco del soggetto dall' obiettivo.
L'autofocus è sicuramente da sconsigliare per riprese di tipo
professionale, in quanto questo sistema potrebbe andare in
"confusione". C'è però chi ha reso l'autofocus espressivamente
rilevante: nei film "dogma" (ad esempio cfr. "dogma '95 e
Spielberg") della seconda metà degli anni Novanta il tempo che
l'autofocus impiega per rimettere a fuoco sul nuovo soggetto viene
utilizzato in maniera espressiva, per sottolineare l' entrata in scena
di un personaggio o per indicare una svolta drammaturgica o
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