2
all‘esportazione e al censimento delle opere d‘arte, fino alla normativa vigente. Si evidenzia
l‘importanza della Convenzione di Malta che, nel 1992, ha messo a fuoco e fissato fondamentali
punti fermi in materia di salvaguardia e trasmissione del patrimonio archeologico negli stati
membri del Consiglio d‘Europa.
I Capitoli IV è V sono dedicati ai ―tesori restituiti‖.
Il Capitolo IV si presenta come un catalogo di articoli, editi fra il 1991 e il 2009 in riviste
a carattere divulgativo e testate giornalistiche italiane*, sul tema della ―restituzione‖ di oggetti
archeologici tanto all‘Italia quanto ad altri Paesi europei ed extraeuropei. Il catalogo – pur non
configurandosi come una raccolta sistematica – è costituito da sessantacinque articoli che
consentono di ottenere un campione di dati alquanto ampio. Per facilitare la consultazione del
catalogo, gli articoli - ordinati secondo un criterio cronologico decrescente - sono numerati con
le cifre arabe. Corredano il catalogo tre indici elaborati per consentire al lettore di individuare le
testate giornalistiche consultate (Indice A), i temi sviluppati negli articoli (Indice B), gli autori
degli articoli (Indice C).
Nel Capitolo V il tema dei ―tesori restituiti‖ viene trattato sviluppando alcuni spunti
significativi emersi dalla lettura degli articoli giornalistici catalogati; nella parte conclusiva si
cercherà di evidenziare in che misura la stampa stimoli il vasto pubblico a prendere coscienza del
valore del patrimonio archeologico per la conoscenza del passato delle diverse civiltà.
*American Chronicle, è l‘ unica testata giornalistica non italiana, ma americana, inserita all‘interno del
dossier in quanto riporta un articolo ritenuto importante ed interessante ai fini dell‘argomento trattato.
3
CAPITOLO I
Il Collezionismo dal Medioevo al XIX secolo
Il Collezionismo nel Medioevo, si configura come un fenomeno particolarmente difficile
da analizzare perché esigua risulta, nel complesso1, la documentazione oggi disponibile sul tema.
È importante precisare che, durante il Medioevo, gli oggetti antichi vengono di solito
spostati dal loro contesto, per essere venduti o riutilizzati; difficilmente vengono conservati e
preservati all‘interno di una collezione2; l‘interesse nei confronti degli oggetti d‘arte è, di fatto
più che altro economico3.
È con il preumanesimo che qualcosa cambia: muta l‘interesse verso l‘arte e verso il singolo
oggetto, compaiono le prime collezioni di monete e sculture antiche che rappresentano qualcosa
di straordinario, da accogliere come modello di antichità4.
L‘Umanesimo apre pertanto la strada ad un nuovo atteggiamento culturale che trova
sbocco nel Rinascimento: il Medioevo viene considerato negativamente come epoca di passaggio
da guardare con diffidenza5.
In questa fase l‘attenzione viene focalizzata sul mondo classico, che va preservato dalla
tendenza medievale a cancellarne le tracce6.
Nel Quattrocento intensi e documentati sono i rapporti tra gli umanisti e gli artisti; le
collezioni assumono differenti aspetti e connotazioni; nelle dimore signorili, un nuovo ambiente
viene interamente dedicato alla raccolta di opere d‘arte: lo Studiolo.
1
DE BENEDICTIS 1998, pp. 12-13.
2
LUGLI 1990, p. 12.
3NØRSKOV 2002, pp. 27-28.
4
PALMA VENETUCCI 2006, pp. 16-20.
5
Sul distacco con il quale, il Medioevo viene considerato durante il Rinascimento, vedi SETTIS 1984, pp. 482-483.
6
DE BENEDICTIS 1998, pp. 19-32.
4
Quello che più di tutto interessa al collezionista in questa fase, infatti, è il rapporto che si
viene a creare tra oggetti e ambiente, rapporto che si istituisce negli studioli appunto, concepiti
come luoghi di riflessione e meditazione e che pian piano divengono il centro di raccolta di tutti
gli oggetti della collezione del proprietario, per divenire un gabinetto antiquario destinato
all‘esposizione e al godimento di oggetti preziosi7. In questo spazio privato, dedicato dapprima
allo studio e alla ricerca, vengono raccolti piccoli oggetti d‘arte antica e moderna riposti in casse
e armadi, che vanno così a costituire una sorta di museo privato.
A partire dalla seconda metà del Quattrocento, protagonisti importanti della storia del
Collezionismo, sono i pontefici, fra i primi a dare il via alla tendenza di raccogliere reperti
antichi, anche se con intenti prevalentemente politici e propagandistici. Nel 1464 infatti, il
cardinale Pietro Barbo, divenuto Papa con il nome di Paolo II, inizia una raccolta privata
all‘interno del suo Palazzo romano (Palazzo Venezia), costituita da oggetti preziosi (monete
d‘oro), statuette di bronzo, oggetti d‘avorio e addirittura la preziosa Tazza Farnese8.
Con il suo successore, Francesco della Rovere, divenuto Papa nel 1471 con il nome di Sisto
IV, la passione e l‘amore per l‘arte ed il collezionismo, si concretizzano con la donazione, al
popolo romano, di un gruppo di bronzi antichi conservati durante il Medioevo, nella piazza del
Laterano: la lupa, lo spinario, il Camillo, la mano con il globo e la testa colossale di Costantino.
I bronzi, vengono collocati nel Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio e un‘epigrafe
commemorativa all‘ingresso, sottolinea la liberalità del Pontefice che definisce la donazione una
restituzione al popolo romano dei simulacri della sua passata grandezza9.
Successivamente Giulio II, divenuto Papa nel 1503, con l‘intento di celebrare il potere
temporale dei pontefici, incarica il Bramante di creare, all‘interno del Vaticano, il cosiddetto
7
DE BENEDICTIS 1998, pp.32-45.
8
PALMA VENETUCCI 2006, pp. 33-35.
9
PALMA VENETUCCI 2006, pp. 26-28.
5
Cortile delle statue in Belvedere, uno spettacolare giardino che diviene una sorta di museo
all‘aperto, ricco di sculture, fontane e nicchie a stretto contatto con la natura10. Un ambiente in
grado di accogliere il Pontefice ed i suoi visitatori tra le raccolte d‘arte degli antichi.
Con Leone X, secondogenito di Lorenzo il Magnifico, salito al soglio pontificio nel 1513,
l‘interesse per l‘antico si fa sempre più forte11; egli si presenta come un importante mecenate
(circondandosi di artisti e letterati provenienti da varie parti d‘Italia) e un attento collezionista,
distinguendosi per lucidità intellettuale, gusto raffinato ed elevata cultura derivanti, almeno in
parte, dalla formazione impartitagli dal padre.
Ritornando all‘ambito laico del fenomeno invece, tra XV e XVI secolo, con la fioritura
delle arti figurative, si assiste alla costituzione soprattutto, di numerose collezioni private come
ad esempio quelle dei Medici, dei Montefeltro, dei Visconti e dei Gonzaga. Per ogni corte,
collezionare opere d‘arte diviene quasi un obbligo e qualsiasi famiglia ricca può vantare una
collezione o prendersi cura di qualche artista assicurandosi così dei profitti.
Fra Cinquecento e Seicento, la collezione privata di impronta umanistica alla quale
potevano accedere pochissime persone, viene sostituita dalla Galleria, più ampia sia da un punto
di vista spaziale che concettuale. Si tratta di un ambiente atto a contenere una grande quantità di
opere ed al quale potevano accedere molte più persone, fatto questo che, sicuramente, andava ad
accrescere il prestigio della famiglia che ne aveva curato l‘allestimento e la raccolta12.
La galleria riscuote un notevole successo in Francia dove si configura come un luogo di
passaggio e di passeggio al chiuso; diversa è invece la sua funzione in Italia dove essa viene
concepita in maniera del tutto diversa. Le logge ed i cortili dei palazzi romani divengono infatti i
10
FRANZONI 1984, p. 321.
11
WATAGHIN 1984, pp. 197-201.
12
FRANZONI 1984, pp.306-324.
6
luoghi deputati per esporre opere d‘arte ma anche per esaltare il gusto e la magnificenza del
committente.
Uno dei primi esempi per il nostro paese, è senza dubbio la Galleria di Sabbioneta,
realizzata per volere del duca Vespasiano Gonzaga, che comprendeva trofei di caccia, statue,
busti e altro ancora. Da qui la galleria diviene, per le famiglie più in vista, un accessorio
architettonico indispensabile per farsi notare dal resto della società, ma è anche il primo
ambiente creato con uno scopo conservativo e di raccolta del patrimonio principesco come
quello di Cesare Gonzaga a Mantova, un enorme museo che presentava opere di diverso tipo.
Pian piano questa nuova tipologia di raccolta si diffonde in tutta Italia assumendo aspetti
diversi in ogni città. A Milano la galleria si diffonde nelle dimore delle famiglie Visconti e
Magenta; a Verona la famiglia Giusti, oltre a possedere una splendido giardino, allestisce una
galleria ricca di opere d‘arte di vario genere. A Firenze i Medici, a partire dal Quattrocento,
costituiscono una delle più importanti raccolte del nostro Paese: dapprima con Cosimo il
Vecchio (appassionato di architettura e scultura tanto da commissionare opere a Brunelleschi e
Donatello) poi con il figlio Piero il Gottoso (che fece della collezione di famiglia una raccolta di
codici miniati, sculture greche, cammei antichi e busti di grande valenza storica) fino alla figura
più importante, quella di Lorenzo (con il quale nella seconda metà del Quattrocento tutte le
collezioni medicee acquistano una precisa disposizione all‘interno del palazzo di via Larga) e poi
ancora con Cosimo II13. A Roma invece, con la villa realizzata per Scipione Borghese, la galleria
acquista un assetto più scenografico e celebrativo ospitando opere di ogni genere. A Genova la
galleria trova la sua manifestazione nel palazzo Durazzo (che conteneva ricchissime collezioni
composte sia da copie che da originali) mentre a Mantova si segnalano le piccole collezioni di
Cesare Gonzaga14.
13
FRANZONI 1984, pp. 316-324.
14
BESCHI 1986, pp. 314-325.
7
Durante tutto il XVI secolo, il fenomeno delle gallerie continua a diffondersi e a svilupparsi
in tutta Europa; in Inghilterra, ad esempio, le prime raccolte di opere d‘arte si accrescono di
nuovi capolavori grazie a personaggi del calibro di Carlo I, mentre in Francia, uno dei più grandi
acquirenti di opere d‘arte, Colbert, viene incaricato nel 1681 di costruire la galleria del Louvre
che sarà poi aperta al pubblico nel 1793.
Durante tutto il Seicento, le raccolte, soprattutto quelle archeologiche, si moltiplicano; tutte
le grandi collezioni private di scultura e di altri oggetti antichi, si sono ormai formate; Roma
viene considerata il centro principale degli scavi archeologici ed anche i reperti che potevano
essere più facilmente asportati dal loro contesto, restano per lo più nella capitale con l‘eccezione
delle poche opere che i Medici, nel 1677 portano a Firenze e che, i cardinali Richelieu e
Mazzarino trasferiscono in Francia senza regolare permesso di esportazione.
Fra Cinquecento e Seicento si afferma la Wunderkammer (camera delle meraviglie),
termine utilizzato per indicare particolari ambienti, in cui i collezionisti erano soliti custodire
raccolte di vari reperti, in prevalenza naturalistici, con lo scopo di mostrare le meraviglie del
mondo e diffondere le conoscenze scientifiche.
Obiettivo del collezionista è dunque quello di impossessarsi di oggetti straordinari
provenienti dal mondo della natura (naturalia) o creati dalle mani dell‘uomo (artificialia). Oltre
a questi oggetti degni di fare bella mostra di sé, all‘interno della Wunderkammer troviamo anche
libri e stampe rare, quadri, cammei, filigrane, vasi, monete antiche e reperti archeologici. Poiché
tutti questi oggetti avevano prezzi ingenti, possedere una Wunderkammer degna di essere
mostrata ad amici e illustri visitatori, non era comune: generalmente, averne una era appannaggio
di famiglie nobili, di celebri scienziati, di uomini colti15.
15
LUGLI 1990, pp. 52-61.