5
In effetti i Georgiani hanno un forte sentimento per S.Giorgio, e in
Georgia le chiese costruite in suo onore sono più di quelle consacrate ad altri
santi.
Un celebre storico georgiano Djavakichvili rivela che nell’epoca pagana
la luna era la divinità principale, alla quale si attribuiva l’immagine del
guerriero. Dopo la diffusione del Cristianesimo (4° sec. d.C.) questa divinità
fu assimilata da S.Giorgio. Come abbiamo già visto nell’antichità la Georgia
era menzionata con due nomi: Colchide, designante l’attuale Georgia
occidentale e l’Iberia, designante l’attuale parte orientale. Quest’ultima
denominazione suscita un vivo interesse negli antichi storici che l’avevano
legato agli Iberi della penisola spagnola .
La coincidenza portò a numerose ipotesi. Attualmente possiamo trovare
una vasta letteratura su questo tema. La Georgia caucasica, terra di miti e
leggende, è uno degli stati più antichi del mondo che conta più di tremila anni
di organizzazione statuale, morta e risorta più volte, sopravvissuta alle
peripezie della storia, oggi è uno stato che ha ritrovato la sua indipendenza e
attraverso molte difficoltà interne ed esterne, tenta di ottenere il suo posto nel
mondo attuale
1
.
1
N. Assatiani e A. Bendianachvili, Histoire de la Georgie, Paris, Harmattan, pp. 9-13.
6
Geografia fisica
La Georgia occupa un territorio al confine tra due continenti: l’Europa e
l’Asia, l’istmo caucasico tra il mar Nero e il mar Caspio.
La catena del Grande Caucaso con i suoi ghiacciai perenni, forma il
confine naturale a nord del paese. A sud su un vasto territorio si estende la
catena del Piccolo Caucaso.
Molte creste della catena del Grande Caucaso s’inabissano gradualmente
verso sud; una di queste, il Likhi, divide la Georgia in due parti: l’est e
l’ovest.
I massicci del nord e del sud circondano la fertile pianura della
Colchide, che si propaga fino al mar Nero. Il clima della Georgia è molto
vario e rispecchia in pieno l’eterogeneità della sua conformazione territoriale.
La Georgia è ricca di risorse minerarie, combustibili e materiali da
costruzione. E’ particolarmente ricca anche di giacimenti di ferro che hanno
giocato un ruolo importante nello sviluppo dell’industria metallurgica del
paese.
7
Geografia Umana
La Georgia di oggi è un paese multietnico e multi-religioso. I Georgiani
rappresentano il 71% della popolazione, i Russi il 9%, gli Armeni il 7%, gli
Azeri il 6%, gli Ossetini il 3%, gli Abkazi il 2%. Quanto alla fede religiosa: il
65 % sono cristiano-georgiani, l’11 % musulmani, il 10 % russo-ortodossi,
l’8% armeno-apolostici.
Questo complesso quadro etnico-religioso è il frutto delle vicende che il
paese ha attraversato nel corso dei secoli. A più di dieci anni dalla sua
indipendenza (1991), dopo guerre civili ed etniche, la Georgia è ancora
minata da forti tensioni etnico-religiose. Negli anni più recenti (dal 1989 in
poi) teatro di scontro, come avremo modo di osservare, sono state l’Abkhazia,
l’Ossezia meridionale e in misura minore l’Adjara (o Adgiarjia).
L’Abkhazia, regione abitata, se pure in minoranza (gli abkhazi
rappresentano solo il 20% della popolazione) dal popolo abkhazo:
popolazione storica del Caucaso, di ceppo autoctono pre-indoeuropeo (come i
georgiani), si sente fortemente minacciata dalla politica centralista di Tiblisi e
rivendica l’autodeterminazione e l’indipendenza in quanto popolo diverso e
distinto da quello georgiano. L’Ossetia meridionale, regione abitata in
maggioranza dagli ossetini: popolo indoeuropeo di ceppo iranico, che
rivendica l’autonomia e l’unione con l’Ossetia del nord (parte della
Federazione Russa.
L’Adjara, regione abitata da georgiani, ma di fede islamica, rivendica
anch’essa l’autonomia da Tiblisi. Grazie ad una politica accorta dell’élite
locale è rimasta fuori dagli scontri armati. In tutti questi conflitti ai quali si è
aggiunta la guerra civile georgiana del 1992\93, il ruolo della Russia è stato
ambiguo, talvolta di sostegno alle popolazioni ribelli, talvolta di paciere.
Questi conflitti hanno causato decine di migliaia di morti, di profughi e hanno
messo in ginocchio l’economia georgiana .
8
In questi scontri è difficile individuare chi ha torto e chi ha ragione
perché i ruoli si confondono e troppo spesso pare prevalere da ogni parte la
logica del “tanto peggio tanto meglio”
2
.
2
K. Salia, Histoire de la nation géorgienne, Paris, Harmattan, 1992, pag 10.
9
1. LA GEORGIA DALLE ORIGINI AL CROLLO
DELL’URSS
1.1 Le origini del popolo georgiano
Dall’antichità il problema dell’origine del popolo georgiano suscita un vivo
interesse non solo in Georgia ma anche al di fuori delle sue frontiere.
Alcuni storici dell’ antica Grecia pensavano che gli Iberi del Caucaso
fossero emigrati dalla Spagna. Anche Erodoto (5° sec. a.C.), il padre degli
storici, aveva un suo punto di vista sull’origine dei Colchici, una delle tribù
georgiane. Lo storico ebreo Flavius Joseph legava l’origine dei georgiani a
personaggi biblici. Nella storiografia contemporanea questo problema è
oggetto di studio minuzioso ma è ancora difficile pervenire ad una risposta
definitiva. Le scoperte archeologiche mostrano che a partire dal paleolitico
inferiore, la Georgia fu costantemente abitata senza brusche interruzioni né
cambiamenti radicali.
La lingua georgiana fa parte di un gruppo di lingue, chiamate lingue
kartaveliane o iberiche. Si tratta di lingue pre-indoeuropee, autoctone e di
origine antichissima. Questo gruppo comprende la lingua di Karti, che è
servita da base alla lingua ufficiale e letteraria della Georgia, il Megreliano ( o
Megrelino) e lo Svan. La differenziazione dalla lingua madre, il proto-
georgiano o georgiano comune, ha dato origine a queste tre lingue. E’ stato
constatato che questa differenziazione si è svolta in tre tappe: lo Svan è il
primo che si è separato dal georgiano comune approssimativamente nel 3°
millennio a.C. L’unità Kartiana (iberica) –Colchidiana (megreliana) è durata
per un certo periodo; nel 2° millennio a.C. ha avuto luogo l’ulteriore
separazione tra le due lingue il Kartiano e Megreliano.
10
Da parte loro le lingue kartaveliane mostrano una certa somiglianza con
altre lingue caucasiche, come le lingue caucasiche del nord-ovest, l’abkhazo e
le lingue caucasiche del nord-est: il gruppo daghestano. Taluni pensano che
questa somiglianza sia dovuta all’origine comune di queste lingue e che le
lingue caucasiche rappresentino un gruppo etnico-genetico comune chiamato
ibero-caucasico. Ma l’idea della parentela di queste lingue è rigettata da altri
linguisti che vedono questa somiglianza solo come il frutto dei lunghi contatti
avvenuti fra questi popoli.
Negli ultimi tempi fra gli studiosi si sono fatte avanti nuove ipotesi.
Due storici importanti (Ivanov e Gamkrelidzè) a proposito della
relazione tra le lingue kartaveliane e le altre lingue caucasiche, ritengono che
non siano apparentate ma che esse abbiano subito una mutua influenza nei
tempi più remoti sia nel lessico come nella struttura grammaticale; ciò non si
spiega a loro parere se non per la vicinanza e i lunghi contatti avvenuti dal 5°
millennio a.C. All’inizio del terzo millennio a.C. si constata la diffusione di
tribù georgiane parlanti lo Svan nella Georgia occidentale. Esse occupavano
un territorio molto più vasto della regione dello Svan attuale.
Nel 2° millennio a.C. il resto del gruppo kartaveliano si è scisso a sua
volta nel filone parlante il Megrelino o Colchidiano e il Karthiano. Poco a
poco le tribù svan sono state circondate dalle tribù kartaveliane del gruppo
megrelino-colchidiano che hanno occupato una parte considerevole della
Georgia occidentale mentre le tribù parlanti il kartiano hanno popolato il
territorio della Georgia meridionale ed orientale.
La riunione e il consolidamento delle tribù georgiane ha avuto luogo
sotto l’egemonia del regno di Kartelia. La lingua georgiana (kartelia),
divenuta quella della cultura dello Stato Georgiano Unificato, ha conservato
questa funzione fino ad oggi, mentre le lingue megrelina e svan non hanno
che il ruolo di lingue parlate localmente (dialetti)
3
.
3
N. Assatiani e A. Bendianachvili, op. cit., pp. 20-30.
11
La formazione del popolo georgiano è stato un processo lungo e
complesso che ha visto la fusione di popoli autoctoni e vicini fra loro così
come di culture più lontane e differenti.
12
1.2 La formazione del regno di Kartelia
L’istituzione del regno di Kartelia è descritta in un’antica opera storica
inserita nella “Kartlis Takhovrèba” (Storia della Georgia). Secondo
quest’opera ogni comunità della Kartelia aveva il suo governatore eletto, fra i
quali quello della città di Mtskhétha (antica capitale del paese, situata vicino
all’attuale Tiblisi) era il governatore in capo. Egli doveva regolare gli affari
più importanti ed era una sorta di “governatore federale”. La Kartelia fu
unificata da Parnavaz, che divise il paese in otto regioni. Nel 2° sec. a.C. egli
mise a punto anche l’organizzazione amministrativa dello stato e istituì una
religione pagana di stato. Strabone (1° sec. a.C.), geografo greco, ci fornisce
dei dati importanti sul regime e la struttura sociale del regno di Kartelia:
descrive una regione ricca con un florido commercio, dei grandi mercati e
dotata di istituzioni pubbliche. Secondo Strabone qui passava la “grande
rotta”: la via dei greci verso l’oriente, verso le Indie.
Il regno di Kartelia era uno stato monarchico in cui il potere si
ereditava attraverso la legge salica. Il re aveva un potere quasi assoluto in un
sistema economico che potremmo definire proto-feudale
4
.
4
K. Salia, op. cit., pp. 15-18.
13
1.3 L’influenza romana sulla Georgia
Il regno di Kartelia si rafforzò notevolmente nel 1°sec. d.c..
I rapporti del regno iberico con l’impero romano dapprima buoni,
peggiorarono ai tempi dell’ imperatore Adriano, quando i Romani
conquistarono parte della Georgia e si fecero alleata la parte indipendente.
La Georgia si convertì al cristianesimo nel corso del 4° sec. d.c.; non fu
una conversione in tempi rapidi, per molto tempo sopravvissero usi e
abitudini pagane.
La cristianizzazione del paese ebbe una grande importanza per il popolo
georgiano in quanto il paese si alleò più strettamente a Roma e si oppose alla
Persia, potenza regionale che rappresentava una minaccia per i georgiani. Con
l’indebolimento e la divisione dell’ impero romano il regno di Kartalia fu
costretto a difendersi da solo contro i persiani. Si aprì così una stagione di
invasioni da sud. Solo con il regno del leggendario V. Gorgassal (5 sec. d.C. )
la Georgia tornò nuovamente indipendente e ristabilì la sua influenza sulla
zona. Si susseguirono momenti d’indipendenza a momenti di sottomissione
fino al 7 sec. quando il paese fu occupato dagli arabi.
La dominazione araba nella Transcaucasica fu incostante ed ebbe
momenti di alti e bassi. I popolo caucasici, con successo o meno, cercarono
sempre di resistere alle invasioni islamiche.
Già in epoca medievale si possono trovare degli elementi che ancora oggi
rappresentano le fratture etnico-religiose in Georgia: il regno di Abkhazia dal
7° sec. cominciava ad avere nella regione un’importanza crescente. I suoi
rapporti con la Georgia furono talvolta positivi, talvolta di duro scontro;
comunque l’Abkhazia rimase una regione distinta dallo stato georgiano.
La dominazione araba e più tardi quella turca portò l’Islam nella Georgia sud-
occidentale, l’odierna Adjara. Questa regione, soprattutto dopo l’indipendenza
del paese (1991), ha sempre richiesto l’autonomia da Tiblisi in quanto vede la
14
religione cristiano-georgiana di maggioranza come una minaccia alla propria
identità
5
.
1.4 L’apogeo
La Georgia raggiunse il suo apogeo a cavallo tra il 12° e il 13° sec. con la
regina Thamara. I predecessori di Thamara avevano contribuito a liberare il
paese dalle dominazioni straniere e avevano posto le basi per un
rafforzamento unitario dello stato georgiano. Thamara, rafforzando
l’economia e l’esercito, riuscì non solo a riunire i georgiani ma ad estendere i
domini del regno: l’Abkhazia, l’Ossezia, l’Adjara e anche parte dell’attuale
Daghestan divennero parte del rinnovato stato georgiano.
Numerose fonti indicano la regina Thamara come una donna molto
religiosa; in effetti con il suo regno si assiste anche ad un rafforzamento della
religione di stato cristiano-ortodossa a danno di tutte le altre fedi religiose.
La regina Thamara contribuì anche ad un forte sviluppo delle arti, delle
scienze e della letteratura Con il suo regno la lingua kartalia diventò lingua
ufficiale del paese
6
.
5
E. Lo Gatto, Storia della Russia, Firenze, 1946, pp 50-52.
6
N. Assatiani e N. Bendianachvili, op. cit., pp 130-137.
15
1.5 La decadenza
Con l’invasione dei mongoli nel 13° sec. iniziò una lunga stagione di
decadenza per il paese: venne compromessa l’economia e si spopolarono le
città. Nel 15° sec.il paese venne diviso in quattro principati continuamente
posti sotto l’influenza dei paesi vicini (la Turchia , la Persia , la Mongolia).
Nel 18° sec. la parte indipendente del paese era ridotta ad uno spicchio dell’
attuale Georgia occidentale, il resto era dominato direttamente o
indirettamente da forze straniere
7
.
1.6 La conquista russa
Nel 1801-1804 tutto il paese venne conquistato dalla Russia. Inizia così quello
che viene chiamato da molti storici il primo periodo di dominazione
dell’Impero del nord. Per la prima volta in tutta la sua storia millenaria, il
Caucaso divenne parte di un impero che si stendeva non a sud, bensì a nord
della catena montuosa. La conquista russa del Caucaso che si presentò come
“missione civilizzatrice” e di difesa della fede cristiana contro gli infedeli, in
realtà fu un atto coloniale nell’ambito della politica di potenza zarista.
Tuttavia nel 19° sec. si assistette ad un risollevamento dell’economia
georgiana, ad un ripopolamento delle città, ad una maggiore alfabetizzazione.
Le rotte commerciali che attraversavano il Caucaso divennero più
sicure e il commercio aumentò. Negli anni ’90 del 19° sec. si susseguirono
molte rivolte, nella Georgia occidentale, contro il dominio di San Pietroburgo.
In questi stessi anni si cominciarono a diffondere idee autonomistiche e
socialisteggianti nell’intelligentija georgiana.
7
K. Salia, op. cit., pp 100-105.
16
Il 1905 rappresentò un punto di svolta: la prima rivoluzione russa, la
promulgazione di leggi costituzionali, la convocazione di organi liberamente
eletti dal popolo. Tutto ciò rappresentò per i popoli del Caucaso sottomessi al
giogo russo un momento di maggiore libertà.
Secondo alcuni studiosi russi come Andrej Zubov
8
(insigne politologo e
storico russo, specialista in materia di relazioni tra Mosca e le regioni dell’ex
impero sovietico, dell’Istituto di studi orientali dell’Accademia delle scienze
di Mosca), la nuova stagione politica dopo il 1905 avrebbe potuto
rappresentare una nuova opportunità per i popoli caucasici. Essi non
avrebbero perduto la loro fede religiosa, la lingua e la cultura; pur restando sé
stessi, avrebbero potuto divenire cittadini della Russia nel senso pieno del
termine e non puramente sotto il profilo formale e giuridico. Certamente la
politica zarista fino al 1905 fu verso i georgiani e gli altri popoli di totale
“russificazione”, pertanto appare difficile credere in un cambio così repentino
della politica di San Pietroburgo. Dopo la rivoluzione del 1905 molti storici
(russi e georgiani) notano come si passò da una brutale “russificazione” ad un
più lento avvicinamento alla Russia. In russo questa politica venne definita
Obrusenie. Eccone gli elementi principali per il Caucaso:
1) Introduzione di popolazione russa ortodossa nelle regioni
periferiche, ricorrendo a metodi di colonizzazione delle terre disabitate
e incolte da parte di volontari provenienti dai governatorati della Russia
centrale.
2) Mantenimento della mescolanza etnica nella distribuzione
demografica trasversale delle popolazioni indigene .
3) Mantenimento dell’insegnamento della lingua russa nella
scuola media e superiore affiancata all’insegnamento della lingua
locale.
8
P. Sinatti, La Russia e i conflitti nel Caucaso, Torino, Fondazione Agnelli, 2000, pp. 18-25.
17
4) Sostegno alla chiesa russo-ortodossa e contemporaneo
sostegno alle religioni locali.
5) Creazioni di strade e ferrovie per assicurare i collegamenti.
6) Passaggio delle cariche dell’amministrazione civile e
militare dell’impero nelle regioni periferiche a persone di origine
prevalentemente non indigena. I funzionari armeni e georgiani erano
preferibilmente inviati nelle guarnigioni di stanza in Russia, polonia o
sul Baltico, ma non nel Caucaso.
7) Introduzione della legislazione imperiale nel Caucaso,
anche per quanto riguarda il diritto confessionale.
La politica dell’Obrusenie trovò tuttavia una ferma opposizione nell’élite
locale georgiana e armena che rivendicava autonomia e indipendenza da
Mosca. I capi del movimento nazionale georgiano dichiararono: “Sul
territorio della Russia dobbiamo godere degli stessi diritti dei russi, ma sul
nostro territorio dobbiamo essere noi a governare”. Nell’opinione di Andrej
Zubov gli anni tra il 1905 e il 1917 furono migliori rispetto ai precedenti: “Si
creavano nuove vie di comunicazione, le città crescevano, l’industria era in
pieno sviluppo; per la Georgia e il Caucaso si trattava di un’enorme passo in
avanti. Gli scontri etnici e le rivendicazioni autonomistiche si facevano più
velate, cresceva anzi l’interesse verso la lingua e la cultura russa”.
9
L’opinione degli storici georgiani, ad esempio quella di Nodar
Assatiani
10
, che insegna all’Università Statale di Tiblisi, è notevolmente
differente. Vede la rivoluzione del 1905 come un primo passo del movimento
nazionale georgiano che rivendicava una società più giusta e il diritto
all’autogoverno. Il terzo congresso dei social-democratici nel 1905 constatò
che il popolo georgiano faceva parte dell’avanguardia della rivoluzione russa.
Le prime cellule rivoluzionarie apparvero in Georgia.
9
P. Sinatti, op. cit., pp. 25-26.
10
N. Assatiani e A. Bendianachvili, op. cit., pp. 289-295.
18
Quasi tutti i partiti erano pronti a mettersi al servizio del popolo ma gli
intellettuali del partito social-democratico (SR) avevano una visione diversa
per quanto riguardava lo scopo e la forma della lotta. I menscevichi e i social-
federalisti non credevano nella rivoluzione; preferivano le azioni pacifiche. I
bolscevichi al contrario non potevano immaginare un cambiamento radicale
della società senza la rivoluzione.
I partiti georgiani erano divisi fra chi metteva davanti a tutto la questione
sociale e relegava in secondo piano la questione nazionale e chi invece
riteneva l’indipendenza del paese un punto irrinunciabile. La divisione li
portò tutti alla sconfitta, le rivolte del 1906 furono sedate dallo zar e le forze
della conservazione riuscirono a prevalere. La sconfitta del 1906 e
l’assassinio del padre della nazione Tchavsdzé nel 1907 fecero riflettere l’élite
georgiana.
La questione nazionale passò in primo piano. Durante la prima guerra
mondiale, parte dell’élite politica creò il movimento Georgia libera e
denunciarono pubblicamente lo zarismo come forza brutale che minacciava la
nazione georgiana dichiarando: “Solo l’indipendenza può salvare il paese,
viva la Georgia libera e indipendente”
11
.
11
K. Salia, op. cit., pp. 270-272.