INTRODUZIONE
Il presente lavoro di tesi si prefigura l’obiettivo di esporre la
teoria del Codice Multiplo, elaborata da Wilma Bucci (1997),
docente e direttore di ricerca presso il Derner Institute
dell’Adelphi University di New York.
L’autrice, attraverso un suo originale percorso di ricerca, frutto di
processi di scoperte paralleli, sia in campo personale che
professionale, sta tentando da più di un ventennio di espandere i
confini della psicoanalisi freudiana verso i contenuti delle
neuroscienze, da un lato, e della scienza cognitiva, dall’altro.
Wilma Bucci, pur non disdegnando il fondamentale contributo
freudiano, ne evidenzia i limiti: gli assunti di processo primario e
secondario e le implicazioni che da esso derivano appaiono oggi,
infatti, non più proponibili. Oltretutto, la metapsicologia non è
suscettibile di verifica empirica oggettiva. L’organizzazione del
pensiero e della memoria è molto più complessa di quanto avesse
ipotizzato Freud. Non esiste una separazione netta tra processo
primario e secondario. Secondo la teoria del Codice Multiplo,
esistono differenti modalità per rappresentare l’informazione
nella mente: l’elaborazione avviene attraverso canali multipli
verbali e non verbali. Nella teoria viene delineata una ulteriore
distinzione tra forme di elaborazione simbolica e subsimbolica.
La modalità di elaborazione subsimbolica è mutuata dagli
sviluppi nel campo della scienza cognitiva, specificamente dal
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modello dell’elaborazione Parallela Distribuita (PDP, Rumelhart
e McClelland, 1986).
Partendo dalle considerazioni di Paivio sul Codice Duale, Wilma
Bucci propone la sua Teoria del Codice Multiplo come un
modello delle interazioni tra linguaggio, mente, corpo ed
emozione. Il suo operato può essere, infatti, definito con le parole
della stessa autrice come: “Una teoria psicologica
dell’intelligenza emotiva e dell’elaborazione delle informazioni
emozionali, riguardanti le interazioni tra diversi processi e
rappresentazioni di natura sensoriale, motoria, somatica,
cognitiva e linguistica, nonché la loro integrazione
nell’organizzazione del sé e del loro funzionamento, adeguato o
inadeguato, in relazione agli scopi dell’individuo” (Bucci, 1997a,
p. 12).
L’operatività globale del sistema umano di elaborazione
dell’informazione può realizzarsi soltanto attraverso la
connessione di tutti i codici rappresentazionali, subsimbolici non
verbali, simbolici verbali e non verbali.
Il lavoro della Bucci è prettamente teso a studiare i collegamenti
esistenti tra i vari sistemi di elaborazione delle informazioni in
una struttura mentale complessa: “(…) E in particolare al
significato che tali nessi assumono nel processo clinico, fondato
appunto sul tentativo di dare voce alle emozioni, collegando
esperienze subsimboliche ed esperienze immaginative con le
parole, che ne permettono una comunicazione condivisa ad altre
persone” (De Coro, Caviglia, 2000, p. 27). A tale scopo, l’autrice
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propone i concetti di “(…) Attività Referenziale e Processo
Referenziale come funzione di integrazione delle diverse
componenti multiple del sistema umano di elaborazione, che
connette le disparate rappresentazioni modalità-specifiche del
sistema non verbale tra loro e alle parole” (Bucci, 1997a, p. 172).
Solo attraverso la connessione tra rappresentazioni non verbali e
parole sarà possibile perseguire un buon adattamento al proprio
ambiente di vita.
Il Processo Referenziale può essere visto come una connessione
biunivoca che va dalle emozioni alle parole e viceversa, essendo
le emozioni dominanti nella modalità subsimbolica.
Le emozioni sono categorizzate attraverso la formazione di
Schemi Emotivi. Tali modelli rappresentano i principali
organizzatori delle rappresentazioni interne, costituendo il modo
attraverso il quale si esprimono i propri stati emotivi, si formano
esperienze e rapporti interpersonali. Dunque, ogni stimolo
interno o esterno che elaboreremo attiverà sia schemi mentali di
relazioni (derivati dal consolidamento dei primi scambi col
caregiver), sia schemi non verbali (simbolici e subsimbolici) di
pensieri, aspettative, sensazioni e comportamenti immagazzinati
in memoria. Gli schemi agiranno in maniera disadattiva quando
non ci sarà connessione tra i sistemi di elaborazione simbolica e
subsimbolica.
Il trattamento psicoanalitico servirà, allora, a ristrutturare
l’adattività degli schemi, connettendo o riconnettendo le
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esperienze subsimboliche patologiche dissociate, tra loro e alle
parole.
Wilma Bucci ha, inoltre, messo a punto un metodo per la
valutazione empirica dell’Attività Referenziale (Referential
Activity, RA), attraverso la costruzione di alcune scale, il metodo
si delinea “come strumento per cogliere i livelli di integrazione
fra i diversi sistemi di elaborazione umana delle informazioni,
attraverso le qualità formali della comunicazione linguistica
prodotta” (Caviglia, 2001). Lo strumento si rivela estremamente
utile per lo studio dell’andamento del Processo Referenziale,
soprattutto all’interno della talking cure (terapia della parola).
È stato messo a punto anche un metodo computerizzato per la
valutazione dell’Attività Referenziale (Mergenthaler e Bucci,
1993, 1999; Bucci, 1995).
Attraverso un’ampia mole di studi, è stato possibile sviluppare un
nuovo dizionario per la valutazione dell’Attività Referenziale. La
nuova misura della RA, il WRAD (Wieghted RA Dictionary;
Bucci e Maskit, 2005) rappresenta – come sostiene Wilma Bucci
– “la seconda generazione” delle misure computerizzate di RA.
Attraverso il nostro lavoro tenteremo di ampliare le
concettualizzazioni appena espresse. Inoltre, in accordo con un
approccio multidimensionale nel campo della ricerca, si proverà
ad effettuare un confronto tra il costrutto dell’Attività
Referenziale, il CCRT di Luborsky e la DMRS di Perry,
solitamente utilizzati come indicatori di cambiamento nella
ricerca sul processo (process research).
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CAPITOLO 1
LA TEORIA DEL CODICE MULTIPLO
1.1. Lineamenti
Wilma Bucci, è una psicoanalista che potremmo considerare
facente parte di quel movimento internazionale di ricerca
empirica e teorica e sperimentazione clinica noto come
“integrazione psicoterapeutica”. Il suo più grande sforzo si deve
agli studi attraverso i quali ha cercato di integrare la psicoanalisi
freudiana con gli ultimi sviluppi nel campo delle neuroscienze,
nonché delle scienze cognitive. Pur riconoscendo gli indubbi
meriti della metapsicologia, l’autrice ne sottolinea i limiti
ascrivibili soprattutto ai concetti di processo primario e
secondario. Pensiero e memoria presentano un’architettura ben
più complessa rispetto alle ipotesi avanzate da Freud. Il processo
primario (regressivo, arcaico, non verbale, generalizzato, legato
al pensiero magico e onnipotente) e il processo secondario
(logico, evoluto, razionale, implicante la procrastinazione del
desiderio) non sono più considerabili come entità disgiunte.
Wilma Bucci profila l’esistenza di svariate modalità con cui una
stessa informazione può essere elaborata. Inoltre, seppur
partendo da presupposti fortemente ancorati alle
concettualizzazioni della scienza cognitiva, getta nuova luce
sull’assunto delle emozioni. Se per un verso, infatti, ravvisa un
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filo conduttore tra la metapsicologia freudiana e le moderne
scoperte della scienza cognitiva, dall’altro riesce a ricondurre le
emozioni all’interno delle teorie dell’elaborazione
dell’informazione, tipiche della scienza cognitiva, teorie nelle
quali è sempre stata maggiormente studiata la cognizione,
indipendentemente da fattori emotivi.
Attraverso gli studi nell’ambito della teoria del Codice Duale di
Paivio, l’autrice delinea la sua teoria del Codice Multiplo
secondo la quale una stessa informazione viene codificata da
canali multipli, verbali e non verbali, simbolici e subsimbolici.
Simbolo e processo di simbolizzazione sono intesi come sistemi
di elaborazione dell’informazione (Fodor e Pylyshyn, 1988). I
simboli sono entità discrete che rappresentano altre entità,
possono essere ricombinati in base a regole processuali
sistemiche: un insieme finito di simboli può generare infinite
costruzioni dotate di significato. Esistono sia simboli verbali che
non verbali.
Il sistema umano elaboratore di informazioni non è un processore
unitario, quanto piuttosto un apparato a codice multiplo, che
opera attraverso processi paralleli estremamente complessi. Una
stessa informazione verrà analizzata da più dispositivi
simultaneamente, che produrranno, in modo parallelo e in
interazione, contenuti diversi in formati differenti. La corretta
interazione tra i dispositivi sarà garanzia di un adeguato
funzionamento.
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La teoria del Codice Multiplo postula, dunque, l’esistenza di tre
sistemi principali di elaborazione dell’informazione:
elaborazione subsimbolica non verbale;
elaborazione simbolica non verbale;
elaborazione simbolica verbale.
I sistemi di elaborazione non verbale comprendono
rappresentazioni in tutte le modalità sensoriali, somatiche e
motorie, l’elaborazione non verbale è specifica per ognuna di
queste modalità.
I sistemi di elaborazione subsimbolica, che obbediscono alle
regole dei modelli connessionisti o dell’elaborazione parallela
distribuita (Smolensky, 1988) sono processori globali e analogici,
operanti in parallelo. Si tratta di sistemi di elaborazione continua,
intuitiva, specifica per modalità e sensibile al contenuto.
Grazie all’elaborazione subsimbolica siamo in grado di produrre
computazioni rapide e complesse attraverso percorsi continui e
impliciti, in base ai quali non è possibile formare categorie
discrete. Questo sistema lavora attraverso regole computazionali
che non possono essere identificate, evocate o applicate
intenzionalmente.
I sistemi cinestesico e viscerale sono improntati a questo tipo di
elaborazione, così come le modalità sensoriali, olfattiva e
gustativa in particolare.
L’elaborazione subsimbolica, quindi, intuitiva, rapida e
complessa, lavora facendo riferimento a più informazioni
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contemporaneamente, difficili da definire perché confuse o
presentate troppo rapidamente. Usare questo sistema comporta
una sorta di: “(…) scannerizzazione veloce e incompleta
dell’informazione disponibile, nonché un’operazione non-
simbolica di implicito confronto fra i dati esterni e quelli interni.
(Questo sistema) risulta alla base di processi di elaborazione
necessari per l’esecuzione di compiti pratici complessi, (…) ma
anche alla base di funzioni cosiddette superiori, come la
soluzione creativa dei problemi o un eloquio fluente” (De Coro e
Caviglia, 2000, p. 19). E’ il sistema, ad esempio, grazie al quale
siamo capaci di inferire cambiamenti di umore nel nostro
interlocutore, attraverso lievi modifiche della mimica facciale o
della postura.
L’informazione, così elaborata, viene immagazzinata in “codici
personali” (Bucci, 1997a, p. 167), non facilmente trasmissibili
agli altri.
Data la sua natura, generalmente implicita e priva di
intenzionalità, il sistema di elaborazione subsimbolica “(…) può
spesso essere sperimentato come al di fuori di se’” (Bucci,
1997a, p. 168).
I sistemi subsimbolici sono gli unici in grado di “(…) integrare
funzioni somatiche, motorie e percettive all’interno di una teoria
dell’elaborazione dell’informazione emotiva” (ivi, p. 12).
I modelli dell’elaborazione simbolica delle informazione, usata
sia per le immagini che per il linguaggio, sono alla base degli
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studi di scienza cognitiva degli ultimi decenni (Simon e Kaplan,
1989; Fodor e Pylyshyn, 1988).
L’elaborazione simbolica non verbale riguarda tutte quelle
immagini mentali che possono facilmente essere richiamate alla
coscienza, ma non possono essere tradotte in parole. Si tratta di
immagini transizionali, generate dall’unione di caratteristiche
delle rappresentazioni subsimboliche e caratteristiche dei simboli
verbali. Le immagini sono entità discrete, elaborate in sequenza o
in parallelo, più immagini danno vita ad episodi o ad eventi.
L’elaborazione è di tipo modalità-specifica: ogni immagine viene
immagazzinata in una singola modalità, ma può anche avere tratti
transmodali. Dipendente da parametri espliciti, l’elaborazione
simbolica è maggiormente sottoposta al controllo intenzionale,
rispetto all’elaborazione subsimbolica.
Le immagini discrete costituiscono le fondamenta per
l’organizzazione e la simbolizzazione delle esperienze
subsimboliche (non verbali); rappresentano, inoltre, il ponte in
grado di connettere l’esperienza non verbale alle parole.
L’elaborazione simbolica verbale per eccellenza è rappresentata
dal linguaggio basato, appunto sui simboli, le parole, nonché
sulla loro combinazione secondo regole predeterminate. Le
parole, come del resto le immagini, sono immagazzinate nella
memoria a lungo termine come una gamma di differenti fonemi.
Il linguaggio, seguendo una sistematizzazione proposizionale è
strutturato, a sua volta, in base a livelli multipli, esistono, infatti,
un livello morfologico e sintattico, uno fonetico e uno semantico.
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