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sull’Analisi dei Servizi Socio-sanitari di Maslach - Jackson, si proverà a
sondare il livello di benessere/malessere degli infermieri della S.O.C. Si
formuleranno, quindi, ipotesi di miglioramento organizzativo.
MATERIALI
Nell’elaborazione del project work sono stati utilizzati i seguenti materiali:
• Testi
• Articoli di periodici scientifici
• Intervista “Istruzione al sosia” a medici, psicologi, assistenti sociali,
educatori, amministrativi ed infermieri della S.O.C. per le Dipenden-
ze Patologiche dell’ ASL 17, sedi di Savigliano, Fossano, Saluzzo
(CN)
• Questionario sull’Analisi dei Servizi Socio Sanitari di Maslach-
Jackson
1
IL PROBLEMA
La S.O.C. per le Dipendenze patologiche si occupa del trattamento delle
dipendenze da sostanze legali, oppure illegali e da comportamenti proble-
matici. Il trattamento farmacologico è medico, centrato intorno alla pre-
scrizione e assunzione di un farmaco e come tale è gestito da categorie
sanitarie: il medico prescrive e l’infermiere somministra. Ma la sommini-
strazione rappresenta un momento molto particolare e significativo nella
complessità del processo di cura ed è di fondamentale importanza che sia
la S.O.C stessa ad assumerne la titolarità, attraverso l’utilizzo di risorse
proprie. Nella S.O.C. per le Dipendenze patologiche dell’ASL 17 di Savi-
gliano- Fossano-Saluzzo, la figura infermieristica fu richiesta nel 1999 per
la sede di Saluzzo, muovendosi dalla motivazione appena espressa ed ap-
profittando dell’indisponibilità del Pronto Soccorso dell’ospedale cittadino a
continuare a farsi carico dell’attività presso i propri locali, con personale
infermieristico proprio. La Direzione dell’ ASL riconobbe l’importanza della
richiesta ed assegnò alla sede di Saluzzo 3 infermieri, uno proveniente
dalla Sicilia, una dalla Liguria e la sottoscritta, già in servizio presso lo
1
Adattamento italiano a cura di S. Sirigatti e C.Stefanile
7
stesso ospedale cittadino, con il mandato di aprire al più presto
l’Ambulatorio di somministrazione dei farmaci sostitutivi. Dal dicembre
1999 fu possibile, quindi, avviare questa attività, tuttora in corso con il
seguente orario 7,30–9,00; 12,45-14,45 nei giorni feriali; 7,30-10,30 al
sabato, domenica e festivi. Dopo l’avvicendarsi di altri colleghi, nel Ser.T
di Saluzzo attualmente sono presenti due infermiere, entrambe residenti
in zona, mentre alla sede di Savigliano-Fossano, dal 2005 ad oggi, sono
stati assegnati 3 infermieri e l’attività di somministrazione è passata dal
Pronto Soccorso dell’ospedale di Savigliano al Ser.T, per gli stessi motivi,
dal luglio 2007. Già la premessa all’esistenza dell’infermiere nel Ser.T è
legata, quindi, al saper fare ed effettivamente, come vedremo, sono nu-
merose le attività operative che l’infermiere svolge; ma se l’infermiere ri-
mane costretto nel modello funzionale, legato all’esecutività del numero di
cose da fare, se non riesce ad esprimere il senso dell’integrazione della
propria competenza con quella delle altre figure professionali, necessaria
alla visione completa del processo di cura, a lungo andare si potrebbe ge-
nerare una dimensione di malessere che potrebbe ripercuotersi sull’intera
organizzazione. Il benessere individuale, "stato emotivo, mentale, fisico,
sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere
il loro potenziale personale nella società"
2
, come anche “capacità degli in-
dividui di agire in modo autonomo e consapevole per realizzarsi piena-
mente, utilizzando le risorse individuali e collettive disponibili ed accessibi-
li”
3
, è strettamente collegato al benessere di ogni forma di comunità orga-
nizzata, in cui la persona colloca il proprio spazio di vita, proprio perché
all’interno delle organizzazioni, composte da persone, l’uomo interagisce
con altri. L’ individuo e l’organizzazione sono entrambi attori responsabili
del proprio benessere e della propria salute e, conseguentemente, tute-
lando la relazione tra le persone, ne derivano vantaggi significativi per le
organizzazioni
4
.
2
Rapporto della Commissione Salute dell’Osservatorio Europeo
3
A.I. Glendon, 2001
4
F.Bochicchio, T.DiSabato “Lineamenti di organizzazione e gestione delle risorse umane” Movime-
dia
8
CAPITOLO 1
LA FIGURA INFERMIERISTICA
1.0 L’EVOLUZIONE DEL PROFILO PROFESSIONALE
DELL’INFERMIERE
”L’infermiere è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma uni-
versitario abilitante e dell’iscrizione all’albo professionale, è responsabile
dell’assistenza generale infermieristica …” art 1.2 “…L'assistenza
infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di
natura tecnica, relazionale, educativa”…. “art 1.3. L'infermiere: a)
partecipa all'identificazione dei bisogni di salute della persona e della col-
lettività; b) identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona
e della collettività e formula i relativi obiettivi; c) pianifica, gestisce e
valuta l'intervento assistenziale infermieristico….
5
Art 1.2. L'assistenza
infermieristica è servizio alla persona e alla collettività. Si realizza
attraverso interventi specifici, autonomi e complementari, di natura tecni-
ca, relazionale ed educativa; art 5.1. L'infermiere collabora con i colle-
ghi e gli altri operatori, di cui riconosce e rispetta lo specifico apporto al-
l'interno dell'équipe; art 6.1. L'infermiere, ai diversi livelli di responsabili-
tà, contribuisce ad orientare le politiche e lo sviluppo del sistema sanita-
rio, al fine di garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l'equo utilizzo
delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale
6
…
“L’infermiere svolge con autonomia professionale attività dirette alla
prevenzione, cura e salvaguardia della salute individuale e collettiva, se-
condo proprie funzioni individuate nei profili professionali e nel Codice De-
ontologico, utilizzando la metodologia di pianificazione per obiettivi
dell’assistenza”
7
e, sempre con la Legge n° 251/2000
8
, si dispone
5
DM 739 del 14 settembre 1994 “Regolamento concernente l’individuazione della figura
e del relativo profilo professionale dell’infermiere”
6
Codice deontologico, 1999
7
Legge n° 251 del 10 agosto del 2000 “Disciplina delle professioni sanitarie infermieri-
stiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione, nonché della professione ostetrica
8
idem
9
l’emanazione da parte del Ministero della Sanità di linee guida per
“l’attribuzione in tutte le aziende sanitarie della diretta responsabilità e
gestione delle attività di assistenza infermieristica e delle connes-
se funzioni” e di decreti per specifici corsi di specializzazione universitari
con rilascio del titolo di laurea, che consentano l’assunzione di questa di-
retta responsabilità e conseguente inquadramento nel livello dirigenziale.
Questi, in sintesi, i contorni normativi del percorso compiuto dalla figura
infermieristica dai primi del ‘900, in cui si racconta che fosse “una serven-
te ignorante di ogni elementare regola scientifica riguardo al servizio agli
ammalati…, ineducata, ignorante e proveniente da un gradino della scala
sociale più basso di quello delle persone di servizio…”
9
, fino alla Dirigenza
Infermieristica. Nel corso di questi anni, gli infermieri hanno progettato ed
utilizzato diversi sistemi organizzativi per rispondere al mutamento co-
stante dei bisogni dell’utenza ed ognuno di questi modelli è stato forte-
mente condizionato dal periodo storico, dal contesto, dalle risorse umane
e materiali, dalla formazione, livello di professionalità ed esercizio del ruo-
lo. L’ambiente in cui oggi l’infermiere agisce è sempre più complesso; il
paziente non è più oggetto passivo nelle mani del professionista sanitario,
ma ora è utente, cioè persona che utilizza un servizio e partecipa attiva-
mente al suo percorso di cura o tutela della salute. Per rispondere a que-
ste esigenze, la sanità deve poter contare su risorse tecniche e tecnologi-
che avanzate, ma soprattutto su professionisti competenti, aggiornati,
motivati e soddisfatti.
L’infermiere non pensa solo più al numero di cose da fare; il modello or-
ganizzativo si arricchisce del lavoro intellettuale che c’è dietro il fare, che
consiste nel pianificare l’assistenza e progettare la presa in carico ed il
trattamento, personalizzandoli il più possibile per ogni utente.
L’infermiere, inoltre, ha abbandonato l’esclusività del contesto ospedalie-
ro grazie al nuovo profilo professionale ed anche alla Legge N° 42 del
1999 e quindi, in qualsiasi scenario lavorativo agisca, “…Riconosce che
l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi
9
H. ZIMMERN “Infermiere patentate e infermiere inservienti“, “Nuova Antologia”, 16 settembre
1910 ,p.257
10
dell’assistito…”
10
, per i quali è fondamentale disporre di una sinergia di
risorse e competenze anche multidisciplinari, a seconda dei Servizi in cui
si opera. Tutti questi mutamenti legislativi hanno delineato una conquista ,
ma allo stesso tempo hanno disgregato una “gabbia”, all’interno della qua-
le era facile costruire e mantenere “IL ruolo” infermieristico. Si sono a-
perti nuovi scenari, ma nell’ambito dei Servizi per le Dipendenze non si
trovano ancora figure e ruoli infermieristici che siano di riferimento nella
teoria e nella pratica della specifica funzione, vista anche la relativamente
recente nascita di tali Servizi
11
.
1.1 LA TOSSICODIPENDENZA: VIZIO, INTOSSICAZIONE
O MALATTIA?
Dagli anni settanta, data d’inizio dell’espansione dell’uso di eroina nel no-
stro Paese, ad oggi, l’approccio scientifico alle tossicodipendenze ha fatica-
to molto ad imporsi. La tossicodipendenza è stata considerata di volta in
volta come un vizio, una intossicazione o una malattia. In effetti, può as-
somigliare ad ognuno dei tre paradigmi ed ogni prospettiva può avere ra-
gioni per giustificarsi; oppure si può ipotizzare che sia un po’ tutte e tre le
cose e che il Ser.T possa trovarsi di fronte a soggetti viziosi da “rieduca-
re”, intossicati da “ripulire” o malati da “trattare” a vita. Tuttavia, a poco a
poco, le evidenze scientifiche, in particolare quelle neurobiologiche, hanno
promosso il modello della tossicodipendenza come malattia cronica recidi-
vante ed i risultati delle terapie farmacologiche hanno potuto confermare
la validità di tale approccio. Perché si verifichi la tossicodipendenza, biso-
gna che un soggetto faccia esperienza degli effetti di una sostanza. Si
tratta di una esperienza radicale e trasformativa, una sorta di imprinting
tossicomanico non cancellabile, che coinvolge aspetti psicologici (cambia il
modo di vedere la realtà e la gerarchia di interessi, valo-
ri,gratificazioni,ecc.) e neurobiologici (avviene una modificazione funziona-
le e neuroplastica nel SNC). La tossicodipendenza non è qualcosa che sta
10
Codice Deontologico, art.3.2
11
Elvira Giorcelli “NON DI SOLO METADONE”, intervento al Convegno “Operare sulle Di-
pendenze Patologiche” Cernobbio, 2002
11
“dentro” l’individuo o “dentro” la sostanza, ma è qualcosa che scaturisce
dalla relazione tra di essi, relazione che si sviluppa in un dato ambiente ed
è condizionata dalle caratteristiche di entrambi. La dipendenza quindi è il
risultato dell’interazione tra soggetto–oggetto
12
.
AMBIENTE
1.2 LA RELAZIONE SOGGETTO – SOSTANZA
E’ possibile che la sostanza, anche se ha un elevato potere tossicomanige-
no, venga assunta senza che questo comporti alcun problema (“uso”). Se
invece l’assunzione della sostanza causa problemi essenzialmente in rela-
zione al contesto (normativo, sanitario, relazionale) si parla di “abuso”, nel
quale non c’ è ancora un legame indissolubile sul piano biologico e psico-
logico. Si parla invece di “dipendenza” (tossicodipendenza) quando
l’assunzione continuativa della droga diventa una necessità per compensa-
re o equilibrare un’alterazione del funzionamento dell’individuo, causata
dall’assunzione della droga stessa. Il modo di funzionare del soggetto
(biologico, psicologico, culturale) viene trasformato a contatto con la dro-
ga, che diventa un elemento centrale ed indispensabile al soggetto per
“sentirsi normale”. Il ciclo della dipendenza si sviluppa dal desiderio di as-
sumere la sostanza, detto “craving” durante la carenza, accompagnato da
agitazione, malessere e senso di urgenza, fino alla ricerca-assunzione con
successivo stato di soddisfazione, sedazione e recupero dello stare bene.
Nella dipendenza vi è una sistematica oscillazione tra il voler smettere ed
il voler continuare, veri entrambi perché provati davvero, ed entrambi fal-
12
Articolo di Emanuele Bignamini: “ La diagnosi integrata, l’integrazione delle diagnosi”,
tratto da DAL FARE AL DIRE, periodico di informazione e confronto sulle patologie da di-
pendenza, a cura degli operatori dei Servizi del Piemonte, suppl. 2006, Publiedit
SOGGETTO
Costituzione
Esperienza
SOSTANZA
Farmacologia
Simbologia
Patologia
Da
dipendenza