Nell’ultimo capitolo, infine, una particolare attenzione è stata rivolta alla presenza della
musica celtica nel nostro paese, analizzandone sia gli aspetti politici sia i risvolti sociali,
trattando anche dei periodici e delle associazione che si occupano del genere.
Il terzo capitolo prende in analisi il fenomeno diffuso dei festival celtici, rivolgendo
particolare attenzione agli eventi organizzati nel nord Italia. L’approfondimento di tale
aspetto si è reso necessario quale supporto alla visione di un documentario girato sul
campo, di due eventi: il Trigallia Celtic Festival di Argenta (Ferrara), nel giorno 18
giugno 2005 ed il Tarvisium Celtica di Pezzan di Carbonera (Treviso), nei giorni 22 e
24 luglio 2005. Il documento presenta estratti di performances e di interviste ad artisti,
organizzatori e semplici visitatori, particolarmente orientate alla comprensione
dell’argomento prescelto.
Un ringraziamento particolare va all’Associazione Culturale Celtica Trigallia, al Clan
del Toro ed alla redazione del periodico Celtica, per la loro collaborazione e
disponibilità; ad Alfredo De Preta per aver gentilmente concesso di citare passi tratti
dal suo sito web www.xoomer.virgilio.it/alfstone/musica_celtica.html; ai membri dei
gruppi musicali MacUmba, Lurikeen, Red Box, a Vincenzo Zitello ed alla compagnia di
ballo Gan Aimn Irish Dance, per la loro collaborazione e simpatia.
Un sentito ringraziamento per il supporto ed il sostegno va, inoltre, ai miei genitori
Velia e Antonio, a mio fratello Luca ed a Federica Benetello, Elena Peccolo, Matteo
Marton, Nicola Bertin, Vanna Lovato e Daria Giason.
Un ultimo sincero ringraziamento va alla Professoressa Paola Barzan per l’aiuto
prezioso e la costante pazienza senza i quali redigere questo documento sarebbe
diventato un lavoro assai più complicato.
4
CAPITOLO PRIMO
LA MUSICA CELTICA
1.1 Origine e caratteristiche
Il termine “musica celtica” è spesso oggetto di polemiche. Esso indica la musica degli
antichi popoli celtici estinti da secoli, attestata già da scrittori classici, tra cui Diodoro
Siculo (I sec. a.C.), che ne testimoniano la presenza nelle cerimonie druidiche,
dimostrando, inoltre, l’esistenza di cantori–poeti, i cosiddetti “bardi”
1
, la cui tradizione
in Scozia si protrarrà durante tutto il Medioevo, fino al XVIII secolo.
La definizione viene anche comunemente impiegata per indicare la musica tradizionale,
nata tra il 1700 ed il 1800, di luoghi in cui, grazie ad una mancata o poco influente
latinizzazione, si sono potute conservare lingua e tradizioni delle popolazioni celtiche
locali, nonostante gli unici collegamenti degni di nota si trovino solo tra le tradizioni
musicali di Irlanda e Scozia.
Le cosiddette “aree celtiche
2
” sono: Irlanda, Scozia, Galles, Isola di Man,
Northumberland, Bretagna, Cornovaglia e Galizia. Celtica si definisce anche la musica
di quelle regioni geografiche che hanno risentito delle influenze della cultura celtica, a
causa dei forti flussi migratori, come Stati Uniti ed alcune parti del Canada. Ed è
proprio in questi ultimi due paesi che il termine “musica celtica” viene adoperato con
maggior cognizione di causa, in quanto in quelle aree le diverse tradizioni musicali si
sono spesso intrecciate tra loro.
Significato differente acquista l’odierna definizione di musica celtica, che indica, nella
sua accezione più superficiale, un repertorio orecchiabile ed immediato, considerato
“rilassante” ed “evocativo”, dalle riconoscibili suggestioni musicali scozzesi ed
irlandesi, che vuole richiamarsi al misticismo celtico ed alla corrente New Age.
Le regioni celtiche sopra citate presentano grosse differenze fra loro. Ad esempio,
l’Irlanda e la Scozia preservano tuttora le loro tradizioni sia linguistiche che musicali,
1
I Bardi erano poeti cantori che narravano avvenimenti storici o leggendari, inni religiosi o genealogia,
accompagnandosi con l’arpa. In Irlanda, Scozia e Galles sopravvissero alla conquista romana e divennero
i depositari delle tradizioni orali celtiche. Se ne hanno notizie fino al XVII secolo, ma la poesia bardica
tornò di moda verso la fine del XVIII secolo, quando la figura del bardo venne idealizzata dal
romanticismo che lo vedeva come profeta del proprio popolo. (Cfr. Grande dizionario enciclopedico
UTET. Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 1992 pp. 879-880; ed anche
http://www.bibrax.org/celti/neo/continuità.htm)
2
Cfr. http://www.encyclopedia4u.com/c/celtic-music.html
5
mentre la Cornovaglia e l’Isola di Man possono aggrapparsi solo a movimenti di
rivisitazione e revival; la Galizia, invece, ha subito relativamente poche influenze
musicali celtiche, ma viene comunque aggiunta all’elenco in quanto la Spagna, nel
corso dei secoli, fu oggetto di numerose invasioni da parte di popoli differenti, fra cui
anche i Celti; questo spiegherebbe la presenza di alcuni elementi celtici nella moderna
tradizione folk galiziana
3
.
E’ comunque indiscutibile che, nel tempo, siano stati registrati stili musicali simili,
eseguiti da e per individui che vivono in tutti i paesi “celtici”. Si può pertanto affermare
che ci sia una sorta di tradizione musicale che unisce queste aree, una forma semplice di
musica popolare
4
piuttosto che folk music
5
. Numerosi sono i critici di quest’idea; essi
sostengono che l’attuale musica celtica sia solo una fortunata operazione commerciale
6
,
programmata per stimolare le identità regionali al fine di creare una nicchia di
consumatori.
La musica celtica, soprattutto per quanto riguarda Scozia ed Irlanda, presenta
caratteristiche comuni alla musica araba e medio–orientale: in entrambi c’è una forte
enfasi sul ritmo e sulla melodia ed, anzi, si può affermare che tra le caratteristiche
peculiari di queste forme musicali un ruolo principale lo riveste la complessità
melodico–ritmica. La musica celtica è melodica piuttosto che armonica (carattere
peculiare della musica classica o pop occidentale), basata su scale modali, di cui la più
diffusa è la scala pentatonica anemitonica, composta cioè da cinque suoni senza
l’intervallo di semitono. Sono presenti comunque anche la scala diatonica, caratterizzata
dalla divisione dell’intervallo di ottava in cinque toni e due semitoni e la scala
esatonica, ottenuta dalla divisione dell’intervallo di ottava in sei parti uguali, cioè in sei
toni interi
7
. Fin dalle sue origini, fu una forma musicale squisitamente solistica. Infatti,
in un’esecuzione di una band tradizionale irlandese formata da più elementi, il risultato
si avvicina maggiormente ad un insieme di parti solistiche eseguite simultaneamente.
3
AA. VV., voce Spain, in The New Grove Dictionary of Music and Musician edited by Stanley Sadie,
Londra, Macmilliam Publisher Limited, 1980, vol. 17, p. 790
4
O musica tradizionale. Il termine denota, nella cultura occidentale, la musica prodotta e fruita dal
popolo, ossia le classi rurali o urbane, con mezzi e pratiche differenti da quelle della musica colta. Sue
caratteristiche sono: la trasmissione orale, la funzione mnemonica assunta dall’aspetto sonoro rispetto alla
gestualità ed alla parola; ed il collegamento funzionale dell’espressione musicale a eventi specifici della
quotidianità o ad eventi eccezionali, quali cerimonie, riti, feste.
5
Termine ambiguo spesso usato in alternativa a musica popolare. La parola folk indica diverse categorie
di musica, solitamente di tradizione orale e spesso l’autore è anonimo. Ogni paese ha la sua musica folk,
le canzoni, esprimono i sentimenti della gente riguardo agli avvenimenti locali, l’amore, la guerra, il
lavoro; mentre la musica per danza descrive stati di gioia e divertimento.
Molte forme di musica tradizionale sono state fonte di ispirazione per musicisti pop che, come risultato,
hanno prodotto nuove forme di musica ispirate alla musica tradizionale, ma eseguite e commercialmente
distribuite nei modi caratteristici della musica pop.
6
AA. VV., voce musica, celtica, L’Universale. La grande enciclopedia tematica, Milano, Garzanti libri s.
p. a., 2005, vol. A-O, p. 155
7
MANICARDI, NUNZIA, Tradizione musicale irlandese. Prodotti, processi, ruolo, Sala Bolognese, Arnaldo
Forni Editore, 1998, pp. 33-38
6
Per iniziare ad ascoltare o suonare musica celtica è fondamentale comprenderne la
struttura musicale. Essa è composta da parti o sessioni, a differenza della musica pop
occidentale composta da una successione di strofe e ritornelli, indicate semplicemente
dalle lettere dell’alfabeto: Parte A, Parte B e così via: si possono trovare brani con
struttura AABB, tipica di jigs e reels, oppure ABAB. Le parti possono essere molto
differenti tra loro oppure molto simili, come se le sezioni fossero semplicemente
variazioni su un medesimo tema. Altra caratteristica tipica è la strutturazione di più
brani in singoli set: nella musica irlandese un set
8
è costituito da due o più brani uniti tra
loro ed eseguiti come se fosse uno solo; questo rimanda alla sua tradizionale funzione di
musica da ballo.
Essendo i brani molto brevi, un set di tre pezzi non supera i quattro o cinque minuti; la
scelta dei brani da combinare si basa sul contrasto tra di essi o sul tempo dei rispettivi
brani
9
.
1.2 Forme musicali
Tutta la tradizione musicale celtica si basa fondamentalmente su due generi, la musica
vocale e la musica strumentale
10
.
Nel ricco patrimonio di canti irlandesi, scozzesi e gallesi, predominano i canti d’amore,
ma non mancano ninna-nanne, lamenti, canti umoristici, canti funebri e religiosi anche
se, quest’ultimi, meno numerosi a causa della repressione del Cattolicesimo. Essi
venivano perlopiù cantati in lingua gaelica.
11
Caratteristica comune a tutte le categorie sono gli abbellimenti ed i numerosi melismi
eseguiti durante le performance.
La forma più diffusa è la ballata. Essa presenta i seguenti caratteri:
“[…] racconta un solo avvenimento; tende alla concisione e alla
esposizione sintetica; è impersonale; utilizza molto spesso la
forma dialogata; evita le descrizioni d’ambiente, i commenti
[…]; la digressione lirica; non descrive che molto
sommariamente i personaggi; non contiene antefatti; impiega
largamente “formule” […]”
12
8
Corrispondente della suite nella musica eurocolta.
9
Cfr. http://www.xoomer.virgilio.it/alfstone/introduzione.htm
10
MANICARDI, Tradizione musicale irlandese, cit. p. 22
11
Enciclopedia della musica, voce “celtica, musica”, p. 54, vol. II
12
LEYDI, ROBERTO, I canti popolari italiani. 120 Testi e musiche, Milano, Arnoldo Mondatori Editore,
1973, p. 228
7