III
Premessa
Il tema della responsabilità sociale d’impresa (o corporate social responsibility, CSR) è
divenuto negli ultimi anni uno degli argomenti centrali del dibattito economico-aziendale.
Impresa responsabile, etica, accountability e stakeholder sono temi che meritano tutti
importanti approfondimenti, a questi si uniscono il gran numero di standard e modelli per
la redazione di bilanci sociali e di sostenibilità. La responsabilità sociale, in particolare,
come si vedrà, è la sfida che si pone di fronte alle imprese di oggi per poter definire
strategie competitive ma anche sostenibili sul lungo termine, portando vantaggi a tutti gli
attori del contesto, dai proprietari dell’azienda al più indifeso degli stakeholder.
Il lavoro è strutturato in tre capitoli. Il primo si apre con un’analisi sull’importanza del
bilancio integrato nella comunicazione della performance aziendale, ripercorrendo anche la
storia recente di questo documento. L’indagine si ricollega poi alla corporate social
responsibility, cercando di evidenziare le sue diverse sfaccettature e spiegandone
l’evoluzione, che parte fin dai primi decenni del secolo scorso. Si accenna poi al vantaggio
competitivo che può apportare la stessa CSR nella gestione dell’impresa se si ha una sua
corretta implementazione all’interno della struttura decisionale (grazie anche al
coinvolgimento di tutti gli stakeholder). Sul finire del capitolo si parla poi del ruolo delle
istituzioni (principalmente Nazioni Unite e Unione Europea) nella diffusione e nella
regolamentazione (tema molto delicato) della responsabilità sociale. Il secondo capitolo
prende in considerazione i diversi modelli e standard con cui stilare il bilancio integrato
(AA1000, GRI, GBS…), per offrire una panoramica sugli strumenti attualmente a
disposizione delle imprese stesse per comunicare la CSR. Il terzo capitolo è il conclusivo e
parla dell’esempio italiano del gruppo Telecom Italia, da sempre interessato alla
responsabilità sociale: si analizza in particolare la performance economica, sociale ed
ambientale del gruppo, mostrando inoltre l’evoluzione del suo impegno nella RSI, fin
dall’inizio degli anni ’90.
1
Introduzione
Il bilancio d’esercizio, pur avendo ovviamente un ruolo fondamentale all’interno della
comunicazione della performance d’azienda, e nonostante gli anni di evoluzione, ha ancora
difficoltà nell’esprimere correttamente l’apporto dell’azienda all’ambiente circostante (forse
per l’eccessiva polarizzazione verso le esigenze della proprietà, principalmente quantitativo-
monetarie). La Nota integrativa e la Relazione sulla gestione (in cui inizia a comparire una
dimensione qualitativa) cercano di sopperire a questa mancanza: gli Amministratori, infatti,
devono stilare una relazione «contenente un'analisi fedele, equilibrata ed esauriente della
situazione della società e dell'andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e
nei vari settori in cui essa ha operato, […] nonché una descrizione dei principali rischi e
incertezze cui la società é esposta.»
1
Con la comparsa nel secolo scorso dei primi bilanci sociali e di sostenibilità e con la loro
diffusione negli ultimi anni si è finalmente data risposta alla necessità di misurare
l’arricchimento dell’ambiente circostante da parte dell’impresa. A tal proposito già
Cassandro scriveva: «è necessario un altro documento che adempia questo specifico
compito informativo [anche se non è] costituito da dati diversi da quelli contenuti nel
bilancio normale, ma rielabora quei dati, presentandoli in modo che essi possano
direttamente informare il lettore su quello che l’azienda ha realizzato nei riguardi della
collettività.»
2
Il tema è stato poi approfondito e il suo pensiero ampliato da autori stranieri e
italiani, di cui ricordiamo tra gli altri Dorigatti, Matacena e Rusconi, che verranno citati più
volte nel nostro studio.
Ad oggi, ogni organizzazione che voglia continuare a essere competitiva nel mercato, non
può sottrarsi ad una gestione etica e responsabile e alla comunicazione dei suoi risultati al
grande pubblico degli stakeholder (sempre più consapevoli), attraverso una rendicontazione
di triple bottom line, che vada ad indagare sia gli aspetti economici sia quelli sociali ed
ambientali.
1
Codice Civile, LIBRO V – Del lavoro, TITOLO V – Delle società, CAPO V – Società per azioni, SEZIONE IX –
Del bilancio, art. 2428.
2
Cassandro, Sul cosiddetto bilancio sociale dell’impresa in Rivista italiana di Ragioneria e di Economia aziendale (1989)
3
Capitolo 1
Il bilancio integrato nella comunicazione delle
performance aziendali.
Il comunicare efficacemente una gestione responsabile è sempre più importante, come è
sempre maggiore il peso che consumatori “critici” danno alla responsabilità sociale:
secondo alcuni studi, in Italia, il 36% degli intervistati considera la comunicazione sociale
un elemento distintivo rispetto alle aziende che non l’adottano e che migliora la reputazione
e la visibilità delle stesse aziende, il 64% ritiene inoltre che il mondo del business non sia
abbastanza responsabile sul piano sociale
3
; negli Stati Uniti il 66% dei consumatori sostiene
di avere più fiducia in aziende che agiscono seguendo una causa sociale e il 70% degli
intervistati dichiara che sarebbe pronto a non consumare più determinati prodotti per
motivazioni di tipo ambientale
4
. A queste ragioni, che potremmo definire “d’immagine” o
di reputazione, si uniscono i limiti ormai chiari degli indici calcolati a partire dalla
contabilità generale. Questi metodi classici, utilizzati per fornire informazioni sintetiche
sull’andamento dell’impresa (si pensi al ROI e al ROE, ad esempio), sono forse di facile
lettura ma vengono calcolati rispetto al passato, oltre ad avere un orientamento
prevalentemente al breve termine. A questi ed altri problemi hanno cercato di rispondere i
modelli più avanzati di valutazione della performance aziendale (EVA, REI, REIR). Tutto
questo mentre si afferma la consapevolezza che l’importante non è solo accrescere il valore
del capitale economico (valore azionario, shareholder value), ma tenere anche conto del
“costo” dei diversi capitali impiegati (umano, sociale, ambientale…), poiché ignorare
completamente questo secondo aspetto porta alla creazione di un utile che potremmo
definire di “cattiva qualità”, accrescendo anche i rischi degli stessi investitori.
Uno dei primi tentativi di rinnovare la misurazione della performance aziendale è stata la
balanced score card
5
(BSC o scheda di valutazione bilanciata), sviluppata da Kaplan e
Norton per superare le limitazioni della contabilità generale tradizionale. L’approccio degli
3
Gruppo Ipsos Explorer per Sodalitas (2002).
4
Pepe, Grande distribuzione, globalizzazione e responsabilità aziendale in Symphonya (2003).
5
Kaplan e Norton, The Balanced Scorecard – Measures that drive performance in Harvard Business Review (1992)
4
autori prevede di studiare l’azienda da quattro punti di vista differenti: la prospettiva
finanziaria, quella del consumatore, quella interna dell’impresa e quella di innovazione e
apprendimento, che negli intenti del management dovrebbero confluire in un’unica
coerente strategia. La diffusione della BSC è stata piuttosto importante, soprattutto nel
mondo anglosassone, e ha posto le basi per l’evoluzione della rendicontazione verso una
prospettiva più ampia e completa.
Altro passo importante, almeno in Italia, per portare ad una descrizione più corretta dei
risultati dell’azienda è stata la riforma societaria del 2008: da allora, nell’articolo 2428 del
Codice Civile, si sottolinea la necessità di includere nella relazione sulla gestione anche
«indicatori di risultato finanziario e, se del caso, quelli non finanziari pertinenti all'attività
specifica della società, comprese le informazioni attinenti all'ambiente e al personale.»
6
Questa modifica è stata resa necessaria in seguito alle crescenti necessità delle imprese
medio-grandi rispetto alla comunicazione verso l’esterno: il bilancio d’esercizio, soprattutto
in Italia, dove il management delle imprese è da sempre stato legato alla proprietà, era visto
come un report stilato esclusivamente alla redditività dell’impresa. Con l’espandersi delle
realtà industriali e la comparsa di manager pionieri nel campo della responsabilità sociale
d’impresa (RSI), gli obiettivi del bilancio stavano cambiando, mostrando agli investitori e
agli altri stakeholder l’importanza di una performance di triple bottom line (economica,
ambientale e sociale) soddisfacente, che sfocerà nella redazione del bilancio integrato.
Ad oggi la sfida riguardo alla comunicazione della performance integrata è stata raccolta
dall’International Integrated Reporting Committee (IIRC), organismo fondato nel 2010 con
la partecipazione di IASB, FASB, GRI e molti altri (comprese diverse imprese di primo
piano come Volvo, Microsoft, Unilever e così via
7
), con l’obiettivo di stilare delle linee
guida accettate a livello internazionale per la stesura del bilancio integrato.
1.1 Il bilancio integrato.
Una definizione di bilancio integrato può essere quella che lo considera il «complesso dei
documenti contabili e non che, insieme ai bilanci “tradizionali”, abbia come scopo di
offrire informazioni quali-quantitative sulle operazioni svolte dall’impresa per effetto delle
6
Codice Civile, LIBRO V – Del lavoro, TITOLO V – Delle società, CAPO V – Società per azioni, SEZIONE IX –
Del bilancio, art. 2428.
7
È opportuno sottolineare che, per una volta, l’Italia è all’avanguardia sotto questo punto di vista: sono 8 le
imprese italiane coinvolte nel progetto (Atlantia, il CNDCEC, Enel, Eni, il gruppo Generali, PwC, SNAM e
Terna), dietro solo a Olanda e Regno Unito, entrambe con 12 realtà coinvolte.
5
finalità sociali che si è assunta. In prima approssimazione potremmo dire che esso è un
complesso di documenti volti a:
1. Definire gli ambiti di assunzione di responsabilità in termini di relazioni poste in
essere con i diversi gruppi sociali e l’ambiente e di effetti dell’operare aziendale su
tali ambiti;
2. Offrire dati quali-quantitativi sulle strategie sociali perseguite dall’azienda e sui
risultati ottenuti dalla medesima.»
8
Abbiamo quindi, contemporaneamente, uno strumento (sottolineiamo la parola
“strumento” e non “fine”) di sintesi e informativo, che mira a rilevare il risultato sociale
dell’attività d’impresa.
1.1.1 Bilancio sociale o di sostenibilità?
Il bilancio di sostenibilità è definito come “triple bottom line”, ovvero rendicontazione di
risultati economici, ambientali e sociali, andando ad evidenziare il ruolo globale e di ampio
respiro del documento. Non appaiono sostanziali differenze per quanto riguarda quindi
contenuti e fini rispetto al bilancio sociale: entrambi prevedono una riorganizzazione dei
dati contabili e di quelli extracontabili (come le esternalità, che non possono essere inserite
per forza di cose nel bilancio d’esercizio) che offra una diversa interpretazione, più
congeniale a tutti gli stakeholder dell’azienda. Separare il bilancio sociale da quello
ambientale vorrebbe dire voler ritagliare un documento su misura per ogni gruppo di
interesse, snaturando il ruolo globale di accountability che abbiamo evidenziato prima.
1.1.2 Breve storia del bilancio integrato.
Analizzare l’evoluzione del bilancio sociale d’impresa (considerando assieme a questi anche
i primissimi “esperimenti”, che si proponevano di informare un pubblico più vasto rispetto
a quello degli stockholder) ci permette di notare la crescente consapevolezza delle aziende e
delle legislazioni nazionali sulla necessità di andare oltre ai semplici risultati economico-
finanziari. Una periodizzazione storica schematica è offerta da Rusconi
9
, che propone di
dividere la storia del bilancio sociale in tre fasi, che coincidono a grandi linee con gli ultimi
tre decenni del secolo scorso:
8
Matacena, Impresa e ambiente, il bilancio sociale (1984).
9
Rusconi, Il bilancio sociale (2006).