fiction ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti. Per capire i motivi di
questo dato, osservabile oggettivamente, occorre procedere per gradi,
ragionando proprio come farebbe un investigatore protagonista di queste
fiction: cercando di partire dai dati osservati, per giungere, solo in seguito,
a delle ipotesi sul colpevole del delitto. La nostra analisi procede dunque
snodandosi lungo tre quesiti fondamentali: capire quali fatti di cronaca
vengono tematizzati, in quali formati e per quali motivi.
La prima parte di questo lavoro si pone come obiettivo capire, basandosi
sull’osservazione diretta e sui dati quantitativi dell’OFI, l’Osservatorio sulla
Fiction Italiana, quali fatti di cronaca vengono narrati dalla fiction
televisiva italiana, cercando di riassumere le linee evolutive della
produzione di fiction. Questa analisi procede a sua volta lungo tre direttive
principali, nel senso che possono esistere fiction che affrontano tematiche
di cronaca a livello generale, come la droga, la mafia o la criminalità,
oppure fiction che si ispirano direttamente a fatti di cronaca realmente
accaduti, come la strage di Capaci o i delitti del serial killer Donato
Bilancia, oppure, come ultima categoria, esistono fiction in cui viene
raccontata la vita di personaggi famosi o coinvolti in fatti di cronaca, si
tratta propriamente delle fiction biografiche.
Dopo aver fatto il punto sul “che cosa” viene rappresentato nella fiction
televisiva, il lavoro prosegue individuando il “come”, ovvero i modelli e i
formati in cui si concretizzano tali rappresentazioni, cercando, per ogni
modello, di fornire innanzitutto un inquadramento generale a livello storico
e di contesto, approfondendo poi tale analisi con degli esempi significativi
di questo modello, per giungere, solo in seguito, alla descrizione delle
caratteristiche, dei punti cardini, del modello che si è affermato in Italia.
Si parte dai generi e dai formati maggiormente praticati dalla fiction, fino
a giungere a parlare dei casi limite di ibridazione tra la fiction e il reale, di
quelle soglie di confine che sono rappresentate dai nuovi formati.
In questa parte si parte così da un’analisi del genere poliziesco, dalle sue
origini, fino a giungere al modello di poliziesco corale che ora ha tanto
successo in Italia. Gli esempi affrontati sono La Squadra, poliziesco Rai a
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basso costo, e Distretto di polizia, una fiction realizzata da Taodue film.
Come ultimo caso si analizza Ris-Delitti imperfetti, fiction particolarmente
innovatrice del modello, sia per tematiche affrontate, sia per quanto
riguarda la sua realizzazione formale.
Dopo il poliziesco si tratterà della fiction di qualità, intesa come la fiction
prodotta alla ricerca della qualità, per costi, tempi, tecnologie e formati
(in genere miniserie e film tv). In seguito a un breve cenno a temi e
personaggi maggiormente rappresentati vengono analizzati due casi di
fiction di qualità che affrontano lo stesso tema: il problema della mafia. Il
primo esempio è La Piovra, modello indiscusso del genere, trasmesso sulla
Rai, il secondo è la biografia Paolo Borsellino, si è scelta una biografia
perché è uno dei formati maggiormente praticati dalla fiction di qualità.
Come terzo formato si affrontano le docufiction, ovvero le fiction in bilico
tra realtà e finzione, territorio fertile di sperimentazione, ma ancora
difficile da definire in senso generale. Sia la docusoap che il docudrama
vengono analizzati dal punto di vista storico e formale, in seguito, in un
approfondimento, si cerca di fare il punto sul lavoro di Gilberto Squizzato e
sui suoi prodotti, chiamati real movie, analizzandone il modello produttivo,
basandosi sull’osservazione diretta avvenuta durante il workshop
professionale nel corso della produzione della fiction Suor Jo.
Come ultimo argomento di questa parte rientrano nell’analisi i programmi
di informazione e intrattenimento nati con la tv-verità, dove la fiction
entra a far parte di programmi di informazione tramite mini-fiction usate
come ricostruzioni filmate dei fatti, in seguito alle quali aprire un dibattito
alla ricerca di nuove ipotesi e nuovi sviluppi su fatti di cronaca realmente
accaduti, questo per intrattenere, ma anche per informare. In particolare
vengono analizzati come esempi Blu Notte e Giallo 1, due trasmissioni che
applicano in maniera molto diversa il modello dell’infotainment italiano.
Nella terza parte, dopo aver analizzato il “che cosa” e il “come”, ci si
interroga sul “perché” della scelta di quei fatti di cronaca e di quei
formati. Le motivazioni sulla scelta di determinati fatti di cronaca,
spiegabili sostanzialmente con la teoria dell’agenda setting, affrontata
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nella prima parte, ma anche sulla base di necessità produttive, enunciate
nel corso della parte dedicata ai formati e alla produzione, vengono
affrontate in questa terza parte cercando di capire che cosa lega la cronaca
giornalistica alla fiction televisiva. Si cercano così le motivazioni del fatto
che certi casi raccontati dalla cronaca giornalistica riescono a trovare
spazio anche nella fiction mentre altri non lo trovano, e dunque provando a
ragionare su dei possibili criteri di notiziabilità validi anche per la fiction,
simili ai news-values, criteri di rilevanza che indichino di che cosa parlare.
Questa analisi parte da un discorso sulla narrazione, aspetto che accomuna
informazione e ficton, tenendo presente anche il discorso sul rapporto tra
la realtà e il mezzo televisivo, cercando di ragionare sia sul piano storico,
sia sul piano degli effetti di senso prodotti dal mezzo televisivo nel
rappresentare la realtà, effetti di senso che sono stati per anni argomento
di discussione sul potenziale, positivo e negativo, che la televisione ha nel
formare il senso comune e nel dare forma alla realtà in cui viviamo.
L’ipotesi di fondo di questo lavoro è che la fiction televisiva sia un modo
per affrontare i fatti di cronaca cercando di metabolizzarli, trovando nella
fiction una sorta di catarsi, un modo per cercare di dare un senso anche a
omidici efferati, altrimenti inconcepibili, ritenendo la fiction come un
modo per esorcizzare il Male, la Morte e le nostre paure.
Come appendice a questo discorso un approfondimento dedicato al
problema della legittimità della fiction come mezzo per raccontare la
cronaca affronta questo aspetto sia dal punto di vista legale che etico. Una
parte di questa appendice è dedicata al raccontare la guerra tramite la
fiction, in quanto la guerra è un fatto di cronaca del tutto particolare, per
la cui gravità e importanza politica sono estremizzati tutti i problemi di
natura legale ed etica.
Questo lavoro nel complesso propone un’indagine al fenomeno della
trasposizione dei fatti di cronaca nella fiction televisiva partendo dal fatto
che negli ultimi anni è stato rilevato come la fiction preferisca sempre più
volgere lo sguardo al reale come terreno d’indagine. Obiettivo di questo
lavoro è appunto quello di cercare di fornire una panoramica sul fenomeno
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in questione, cercando di evidenziare le differenze tra le possibili
rappresentazioni del reale, non solo dal punto di vista tecnico-produttivo,
ma soprattutto a livello di senso. Qual è il senso di rifarsi al reale? Come
mai alcune fiction si ispirano a fatti di cronaca più o meno velatamente?
Come mai altre hanno invece l’intento di ricostruire il reale? Con che
criterio vengono scelti dei fatti di cronaca piuttosto che altri? A questi
quesiti cercherò di dare una risposta il più esauriente possibile, ragionando
su come la fiction può intervenire direttamente sul senso comune e su
come può formare una coscienza sociale quando veicola le proprie
interpretazioni dei fatti di cronaca.
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Parte Prima
I fatti di cronaca narrati dalla fiction
televisiva
11
I
I fatti di cronaca
1.1 Che cosa si intende per cronaca
Con il termine cronaca siamo soliti indicare un particolare genere
giornalistico, quello che si occupa di documentare, o meglio, di raccontare,
gli avvenimenti che accadono tutti i giorni. In realtà il termine cronaca non
si identifica propriamente soltanto con la cronaca di tipo giornalistico, ma
si riferisce in generale all’azione stessa del raccontare i fatti.
La cronaca giornalistica si caratterizza per lo scopo di tale narrazione,
ovvero il preoccuparsi di informare il pubblico dell’avvenimento di un
fatto, che, per essere oggetto di una notizia, deve rispondere a dei criteri
detti “criteri di notiziabilità”, tra i quali, ad esempio, poter essere definito
“interessante” per un certo tipo di pubblico, indipendentemente dal fatto
che sia formato dai lettori di un giornale o di un sito internet o dai
telespettatori di un telegiornale.
Senza addentrarci nella questione delle logiche di notiziabilità, che saranno
oggetto di una riflessione approfondita nei capitoli seguenti, la domanda
che dobbiamo porci sin dall’inizio, lasciando per un attimo il discorso sulla
fiction televisiva è, innanzitutto, che cosa significa parlare di “cronaca” e
di “fatti di cronaca”.
Per rispondere a questa domanda è opportuno ricorrere all’etimologia del
termine “cronaca”. Il termine cronaca è la traduzione italiana del termine
greco CHRONIKÉ, che è la declinazione femminile del termine maschile
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CHRONIKÒS, ovvero cronico, che significa che attiene al tempo e deriva,
infatti, da CHRONÒS, che significa tempo.
La cronaca ha dunque un legame privilegiato con la variabile temporale sin
dalle sue origini etimologiche e assume pertanto il significato di
esposizione di fatti avvenuti in più anni, fatta in modo semplice per ordine di tempo, e in
modo più speciale quella parte della gazzetta, dove si raccontano i fatti giornalieri della
città, le voci che corrono e via dicendo (Pianigiani, 1993).
È dunque immediata l’associazione tra cronaca e giornalismo, proprio
perché anche il giornalismo ha, sin dalla sua etimologia, uno stretto legame
con la variabile temporale. Come vedremo in seguito, però, l’informazione
non è il solo luogo mediatico ove è possibile rintracciare la cronaca.
Come precedentemente esposto, la cronaca si occupa di esporre, in ordine
temporale, i fatti avvenuti. Di certo, però, la cronaca non racconta tutti i
fatti avvenuti, ma soltanto alcuni, in genere quelli che appaiono più
rilevanti a seconda del periodo storico in cui ci si trova. I fatti che
accadono ogni giorno sono innumerevoli, ogni fatto ha le sue peculiarità, i
suoi personaggi e la sua rilevanza, sulla base dei criteri di notiziabilità
questi fatti vengono scelti e raccontati secondi i formati più adatti.
La scelta del formato con cui raccontare ogni fatto o notizia si basa
soprattutto sull’argomento cui la notizia fa parte. È importante identificare
le diverse tipologie di cronaca esistenti sulla base dell’argomento della
notizia, questo perché in seguito sia possibile comparare le tipologie
giornalistiche con le tipologie di fatti raccontati dalla fiction televisiva.
Questo tipo di analisi ragionata, basata su dati di tipo quali-quantitativo,
serve per individuare eventuali corrispondenze tra gli argomenti raccontati
dalla cronaca giornalistica e i temi della fiction televisiva.
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1.2 I generi della cronaca giornalistica
La cronaca è il settore del giornalismo più legato all'attualità, ma il termine
non identifica un insieme omogeneo di notizie. Nella stessa area rientrano
fatti di natura molto diversa, che in comune hanno soltanto il riferimento
temporale: per definizione gli eventi di cronaca sono quelli di giornata.
In linea di principio una distinzione precisa fra i vari settori della cronaca
non è sempre facile e oggettiva, in quanto i diversi insiemi hanno delle
aree di intersezione più o meno ampie, ed esigenze tecniche, editoriali e
redazionali, impongono una separazione talvolta arbitraria. E' comunque
possibile una categorizzazione di massima (Abruzzo, 2003, p. 2190).
Anzitutto si distingue la cronaca nera, che si occupa di incidenti, omicidi e
reati in generale, che hanno come effetto la morte o il ferimento di uno o
più soggetti. Perché una notizia di nera abbia impatto su lettori e
spettatori è indispensabile che scatti un meccanismo di empatia o di
curiosità. Tutto è molto più semplice se il fatto è vicino, geograficamente,
culturalmente o emotivamente, a chi ne viene a conoscenza. La lontananza
però può essere facilmente superata in occasione di sciagure o stragi
particolarmente violente, o che coinvolgano un gran numero di persone. In
questi casi è l'eccezionalità della circostanza ad attirare l'attenzione.
Il cronista di nera si documenta durante il giro (Ivi, p. 2209), cioè il
percorso che ha come tappe fondamentali gli ospedali, la questura, il
comando dei carabinieri e il tribunale: tutte fonti dalle quali attingere.
Esiste anche il giro di bianca, che fa riferimento a un altro tipo di cronaca,
bianca, appunto, che riguarda tutti gli avvenimenti cittadini dell'area
urbana nella quale la notizia è diffusa, che non sono classificabili come
nera, come le attività sindacali o dei gruppi politici attivi sul territorio,
delle parrocchie o delle diocesi, gli spettacoli, le feste o le manifestazioni
popolari. E' un campo ampio, e le testate che possono sfruttare molto
spazio tendono a frammentarlo ulteriormente in sottoinsiemi, mentre le
realtà più piccole aggregano maggiormente queste notizie, che sono poi
riunite a seconda della località o dell'area di riferimento.
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Quando ciò che viene raccontato è un evento al quale ha partecipato un
personaggio pubblico si può parlare di cronaca mondana, che testimonia di
cerimonie e appuntamenti inerenti il tempo libero, che diventano sempre
più interessanti quanto più sono celebri le personalità coinvolte. Rientrano
in questa definizione, ad esempio, le feste vip raccontate non soltanto
dalle riviste di settore, ma anche da alcuni telegiornali nazionali, inserite
nella scaletta vera e propria del notiziario (Studio aperto, Italia 1), o in un
contenitore esterno ma comunque legato all'edizione principale (Sipario,
Rete 4). Nello stesso spazio si inserisce ormai anche la cronaca rosa, che ha
a che fare con le vicissitudini sentimentali dei vip o con episodi
particolarmente commoventi.
Il resoconto dell'attività dei palazzi di giustizia e dei tribunali è compito
della cronaca giudiziaria, che come, e più della nera, ha dei limiti imposti
dal codice di procedura penale, dalle regole deontologiche di categoria, e
dalla normativa sulla privacy. Le restrizioni riguardano soprattutto il
rispetto dei minori coinvolti nei fatti di cronaca, anche quando non si tratti
di reati e più in generale della dignità della persona. E' inoltre fatto divieto
al giornalista di pubblicare documenti (o il loro contenuto) coperti dal
segreto istruttorio (o anche non più coperti dal segreto, finché non siano
terminate le indagini preliminari ovvero l'udienza preliminare), o che
consentano l'identificazione di minori coinvolti in un procedimento penale.
I divieti di pubblicazione degli atti coperti da segreto di stato sono sanciti
dall'articolo 114 del c.p.p. (codice di procedura penale).
Nelle pagine politiche, accanto a interviste e commenti, è poi inserita la
cronaca parlamentare, che si occupa di seguire le vicende della Camera,
del Senato, e delle principali istituzioni, nonché del Governo e dei partiti.
Uno dei formati più diffusi è il pastone politico (nato nel secondo
dopoguerra, quando il costo della carta obbligava i giornalisti alla sintesi e
al risparmio), che comprende in un unico articolo tutte le principali notizie
di giornata o i commenti di più esponenti politici a un unico tema di
discussione (Ivi, p. 1368). Il pastone con gli anni si è evoluto adattandosi
perfettamente al mezzo televisivo, tanto più oggi che le regole sulla par
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condicio impongono ai direttori di testata di concedere gli stessi spazi
mediatici ai diversi schieramenti (soprattutto in campagna elettorale).
Una prima osservazione da fare per quanto riguarda la cronaca nella fiction
televisiva è che, per ovvi motivi, questo tipo di cronaca non può riferirsi a
fatti giornalieri, ma c’è sempre uno scarto temporale ampio tra il fatto
avvenuto e la messa in onda della fiction televisiva. Sarà interessante
osservare, nel corso dell’analisi, se i fatti di cronaca narrati dalle fiction
sono sempre contemporanei oppure no, e capire se non lo sono, quali fatti
di cronaca vengono raccontati a posteriori e perché.
Una seconda osservazione concerne il tipo di fatto raccontato nella fiction
televisiva. Occorre capire se la fiction racconta solo fatti di cronaca nera o
se anche altri tipi di cronaca sono delle risorse tematiche valide per delle
sceneggiature.
Oltre a ciò occorre distinguere comunque in che maniera i fatti di cronaca
entrano a far parte della fiction, con quali meccanismi e con quali diverse
tipologie e formati. Una prima distinzione riguarda propriamente l’oggetto
che viene raccontato. Pur ispirandosi a uno stesso fatto di cronaca, per
esempio un rapimento, la fiction televisiva può a livello teorico, parlare del
problema generale dei rapimenti, oppure può ricostruire un rapimento
realmente accaduto, oppure ancora può focalizzarsi sulla biografia di un
illustre personaggio, per esempio un giudice o un comandante delle Forze
dell’ordine, coinvolto nella vicenda del rapimento e a quel punto la
ricostruzione del fatto sarà un pretesto per raccontare l’intera vita di
quella persona.
Il paragrafo seguente approfondisce il meccanismo dei rimandi tra cronaca
giornalistica e fiction televisiva, cercando di individuare quali tematiche di
cronaca sono state affrontate dalla fiction, quali fatti concreti sono stati
ricostruiti e quali sono state le biografie dei personaggi coinvolti nei fatti di
cronaca. Cercheremo non solo di elencare le fiction televisive,
inquadrandole nel contesto storico e culturale in cui hanno visto la luce,
ma anche di interrogarci sul motivo della loro produzione.
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1.3 Il meccanismo dei rimandi tematici tra cronaca e fiction
Spesso la fiction televisiva si avvicina alla cronaca individuando delle linee
comuni, delle tematiche guida che appaiono dotate di interesse per il
pubblico della cronaca giornalistica e che in seguito vengono portate alla
luce anche grazie alla fiction televisiva, che si manifesta, così, come luogo
del sentire comune.
Il meccanismo è semplice, rintracciabile nella logica seriale che accomuna
fiction e giornalismo, nell’alternanza tra variazione e ripetizione, ma anche
nelle logiche della teoria dell’agenda setting (Livolsi 2000, pp. 315-318).
Ripercorrendo la storia della fiction televisiva si osserva che la maggior
parte dei fatti di cronaca che sono stati raccontati dalla fiction sono
identificabili soprattutto come appartenenti alla cronaca “nera”, alla
cronaca politica e a quella sociale. Si tratta di quei misteri e di quei delitti,
risolti o meno, che hanno interessato per lunghi periodi di tempo e, spesso,
sulla scia di diverse “ondate” di interesse, il pubblico televisivo dei
programmi di informazione, per poi diventare avvincenti sceneggiature
televisive.
È evidente come per certi periodi di tempo le pagine dei giornali o i servizi
televisivi siano stati adibiti alla tematizzazione di alcuni problemi sociali,
come il problema della droga, oppure quello della crescente criminalità di
provincia e le conseguenti “rapine in villa” o il problema della pedofilia e
della violenza sessuale.
In certi periodi storici, a seconda di logiche di rilevanza, ma anche di
appeal nel confronti del pubblico, si inizia a parlare sempre più spesso di
un argomento, che diventa un “caso”, il tema forte del momento. Si tratta
di un processo che, con una serie continua di echi e di rimandi tra articoli
di giornale, telegiornali e programmi di approfondimento, stabilisce un
continuo insistere mediatico sullo stesso tema. In seguito l’interesse per
l’argomento si esaurisce e dopo qualche tempo il tema scompare del tutto
dall’agenda dei media, magari soppiantato da un altro fatto di cronaca
maggiormente rilevante.
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Non è assolutamente detto che un tema che appare rilevante in un certo
periodo storico sia in realtà il tema che merita il maggiore interesse a
livello teorico, perché implica ad esempio ripercussioni notevoli sul nostro
sistema politico e sociale. Anzi, spesso entrano a far parte della cronaca i
temi che in prima istanza appaiono come i più frivoli, e il matrimonio di un
attore famoso può persino occupare gli spazi privilegiati della scaletta di un
telegiornale, soppiantando un fatto come una crisi internazionale che viene
relegata in secondo piano, magari soltanto citata in un breve servizio.
Spesso i temi si ripresentano nel tempo, con sfumature diverse, prestando
attenzione verso aspetti differenti del problema in questione. In genere i
temi più interessanti sono quelli che riguardano i grandi problemi
esistenziali, quei fatti che mettono in discussione entità come la Vita, la
Morte e la Fede. Per esempio, è risaputo che la violenza sessuale e la
pedofilia sono sempre esistite, non sono niente di nuovo, ma problemi
come questi ci appaiono nuovi e sanno stupirci, interessarci, inquietarci
ogni volta.
L’interesse del pubblico e dei media cambia a seconda del periodo, spesso
perché un fatto di cronaca riporta alla ribalta un problema sociale, oppure
perché nel dibattito politico si discute sulla questione per varare delle leggi
di regolamentazione (per esempio per il problema della droga), oppure
perché un caso giudiziario viene riaperto e appaiono nuovi elementi
rilevanti da raccontare.
Questo processo di tematizzazione e di rimando tra un mezzo e l’altro si
ripercuote anche sulla produzione di fiction televisiva. Esistono infatti delle
corrispondenze tra il periodo storico e il tema affrontato nelle storie di
fiction.
Sin dalle origini la fiction televisiva trova nel mondo reale il terreno
privilegiato da cui trarre ispirazione. Intendiamo per mondo reale il mondo
quotidiano abitato da persone che sono “come noi”, gente comune. E le
storie raccontate in televisione sono da subito quelle della gente comune,
le piccole vicende di tutti i giorni che riempiono le pagine dei giornali.
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Negli anni della Golden Age della televisione, ovvero negli anni Cinquanta
negli Stati Uniti, Paddy Chayefsky, autore televisivo, ha da subito ben
chiaro quanto la televisione abbia delle caratteristiche particolari rispetto
agli altri mezzi e come questo comporti alcune scelte di campo. Nonostante
in quel periodo la televisione sia agli albori e inizino a sperimentarsi le
prime forme di drama trasmesse in televisione, quando si affronta il
problema di scegliere che cosa narrare e come, Chayefsky afferma:
I am just now becoming aware of this area, this marvelous world of the ordinary. This is an
age of savage introspection, and television is the dramatic medium through which to
expose our new insights into ourselves. The stage is too weighty, and the movies too
intense, to deal with the mundane and all its obscured ramifications (Logaldo 2003, p. 25)
1
.
Così, secondo i primi autori, la televisione deve guardare al reale e
all’ordinario, perché in televisione non c’è il tempo necessario per
approfondire sufficientemente un argomento. È il periodo storico in cui la
serialità non si è ancora affermata e in cui la fiction è una sorta di film in
miniatura: ridotte dimensioni dello schermo e tempo ridotto delle storie.
Con il passare del tempo, si sperimentano forme nuove, migliora la tecnica,
nascono gli effetti speciali e si possono rappresentare mondi immaginari,
ma permane il privilegiato rapporto che la televisione ha con la realtà e
sembra che la televisione cerchi di porsi sempre più come uno specchio
della realtà.
Con la serialità e le nuove tecniche produttive è possibile approfondire gli
aspetti psicologici e sociali delle storie narrate, è possibile porsi come uno
specchio interpretante la realtà in maniera sempre più approfondita, sino a
diventare in alcuni casi “produttore” di realtà.
1
“Sto davvero diventando consapevole di questo ambito, di questo meraviglioso mondo
dell’ordinario. Questa è un’era di grande introspezione, e la televisione è il medium
drammatico attraverso il quale poterci capire. Il palcoscenico è troppo pesante e i film
troppo profondi per avere a che fare con il quotidiano e tutte le sue oscure ramificazioni”
(trad. di Barbara Vidili).
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In Italia il discorso è diverso, la televisione arriva in ritardo rispetto agli
altri paesi e, dunque, il percorso storico e culturale della televisione
presenta delle caratteristiche diverse.
In Italia la cronaca e la fiction si incontrano più tardi, secondo le logiche
per cui la televisione doveva educare il pubblico si sceglie la via del
teleteatro, degli sceneggiati e della ripresa dei testi letterari della
tradizione italiana (Grasso 2000, p. 150). La cronaca non trova spazio nella
fiction e il piano dell’informazione e della fiction restano separati per molti
anni.
Nel corso degli anni Ottanta si incomincia a importare fiction, questo per la
necessità di coprire il palinsesto televisivo per l’intera giornata, necessità
indotta dalla nascita e dallo sviluppo delle televisioni private a partire dagli
anni Settanta.
In Italia il genere poliziesco si afferma gradualmente, trovando un proprio
modello, frutto della fusione di più modelli esteri. Possiamo dire che la
prima fiction che presenta una certa maturità nell’affrontare i casi di
cronaca italiana è La Piovra, la cui prima serie risale al 1984. A partire da
questa serie, che nasce in un momento di crisi per la produzione italiana,
cambia la sensibilità della nostra produzione, segno che la fiction italiana è
in grado di indirizzarsi anche verso la nostra contemporaneità.
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