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A partire da un’analisi prettamente economica e giuridica di questo
Museo ho pensato di analizzare tutto ciò che ruota attorno ad esso, le
sue principali strategie di comunicazione e di promozione e di
realizzare un’ipotesi di bundling turistico, dove viene sottolineato il
binomio turismo-cultura nella realtà faentina. Infatti, si è soliti
pensare alla città di Faenza, come alla “patria” per antonomasia della
ceramica, dato che a partire dal cinquecento circa si è soliti utilizzare
proprio il termine “faenza” o “faiance” per indicare la maiolica, ma
Faenza non è solo questo. Al suo interno si possono individuare una
serie di percorsi turistici che talvolta prescindono dalla stessa realtà
della ceramica. Ne sono un esempio, l’imponente cattedrale di stile
romanico, che si trova adiacente alla Piazza del Popolo e Palazzo
Milzetti, in stile neoclassico.
Nel primo capitolo “ Storia del museo”, si ripercorrono tutte le
tappe che hanno portato il museo ad essere quello che oggi è a livello
mondiale, vale a dire un punto di riferimento per l’arte della
produzione ceramica. La sua origine nel 1908, la sua distruzione
durante la seconda guerra mondiale, la sua ricostruzione grazie
all’importante contributo del suo fondatore G.Ballardini e i principali
contributi dei direttori successivi a Ballardini.
Nel secondo capitolo, “Opere e organizzazione logistica”, viene
presa in considerazione la logica secondo la quale sono organizzate le
opere, oltre ad una particolare attenzione verso il contenuto di alcune
importanti Donazioni di cui è composto il museo.
Nel terzo capitolo, “Forma giuridica del museo: dalla nascita
sino ai giorni nostri”, si osservano i differenti cambiamenti del
museo dal punto di vista della sua forma giuridica. Oggi il museo è
perfettamente in linea con le tendenze attuali: dal 2001, infatti, il
museo viene gestito secondo il modello della fondazione privata.
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Fondazione: persona giuridica privata dotata di un patrimonio devoluto a determinati scopi senza fine di
lucro e dotata di piena autonomia statuaria e gestionale. (A.Besana,Economia della Cultura,, Edizione
LED, Milano 2002).
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Nel quarto capitolo, “Non solo museo”, vengono citate le strategie
impiegate dal museo, che vanno oltre la mera esposizione delle opere
in una precisa ottica di promozione e raggiungimento di un pubblico
sempre più vasto e differente.
Nel quinto capitolo, “Analisi di bilancio 2000-2003”, vengono
analizzati i bilanci di due anni in particolare: il 2000 gestito come
Istituzione e il 2003, primo anno di gestione come Fondazione e che
prevede quindi l’entrata dei privati nella sua gestione e
organizzazione.
Nel sesto capitolo, “Il museo on-line”, si analizza la presenza
virtuale del museo grazie all’istituzione di un sito molto innovativo ed
efficace. La virtualità non si esaurisce nel sito, ma nella realizzazione
di un CD Rom dove vengono presentate le opere più importanti del
Mic.
Nel settimo capitolo, “Il museo e la città di Faenza: esempio di
bundling turistico?”, si prende in considerazione il MIC e la città di
Faenza, come binomio turismo-cultura, facenti parte sempre di più
network commerciali-tematici, ma anche promozionali.
Parole chiave
MIC, Faenza, Fondazione, Attività promozionale, Bundling turistico
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2. Storia del Museo
2.1 Faenza e la ceramica
1
La ceramica a Faenza vanta una tradizione plurisecolare e ancora
oggi continua a rivestire, anche dal punto di vista economico, una
notevole importanza, essendo essa espressione di artigianato e di
industria, segno di una vitalità febbrile dalle caratteristiche uniche che
non è andata per nulla esaurendosi nel tempo. Tale grado di civiltà
della maiolica fu testimoniato da umanisti e prosatori e da un’ingente
letteratura storica che le ha riconosciuto il primato di quest’arte in
occidente. La città, per la natura del terreno ricco di argille atte alla
foggiatura per la posizione geografica che ne faceva un punto
d’incontro tra la cultura padana e quella toscana, seppe costituirsi
come centro ceramico di primaria importanza sin dal medioevo.
2.2 1908: la grande Esposizione di Ceramica
Alla fine del XIX secolo la ceramica di Faenza attraversa una fase
critica dopo circa sei secoli di attività, a causa della chiusura delle sue
manifatture di piccole dimensioni. Ma fin dall’inizio del nuovo secolo si
poterono scorgere nuovi segni di ripresa, con le Fabbriche Riunite di
Ceramica, su iniziative del Conte Carlo Cavina, che riattivò alcune
delle imprese ottocentesche. Oltre che una ripresa produttiva, si
registrava a Faenza anche una ripresa culturale e artistica. L’apice di
questa ripresa produttiva si poté registrare nel 1908, quando
Gaetano Ballardini organizzò una grande esposizione di ceramica, ma
non solo, promossa dalla Società per il risveglio cittadino, per
celebrare il terzo centenario della nascita del faentino Evangelista
Torricelli. La Società del risveglio cittadino era stata creata all’inizio
secolo da un gruppo di moderati. Questa società si occupava di
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da “Faenza, guida alla città”-Pro Loco Faenza. 1992, Studio 88-Editore
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organizzare attività d’intrattenimento e culturali allo scopo di
rianimare la città e sollevarla dall’angoscia. G.Ballardini faceva parte
di questo gruppo in veste di segretario e animatore. Le mostre d’arte
organizzate dalla Società del risveglio furono le più importanti in città.
Fin dal 1904, la società aveva cominciato a programmare, soprattutto
a risparmiare in vista dell’Esposizione del 1908. Già comunque prima
di questo periodo negativo, che, trova la luce con l’esposizione del
1908 e la nascita del museo, si era sentita l’esigenza di creare un
centro ispiratore, dove poter innestare le abilità e i talenti individuali
in un tessuto sociale capace di rispondere alla crisi produttiva delle
ultime e antiche fabbriche. E proprio grazie all’esposizione nacque il
museo, poiché molte delle ditte espositrici avevano lasciato a Faenza
una selezione delle opere esposte al fine di costituire il primo nucleo
del museo. La mostra comprendeva quattro sezioni: 1) CERAMICA; 2)
EBANISTERIA; 3)LAVORI D’ARTE IN FERRO BATTUTO; 4) LAVORI
FEMMINILI. Per ogni sezione il Regolamento prevedeva quattro grandi
premi. L’Esposizione rappresentò un momento molto importante per
la città di Faenza: la stampa nazionale e quella di settore dedicarono
numerosi articoli a questo avvenimento e turisti da ogni parte del
paese e dal mondo accorsero a Faenza per prendere parte
all’esposizione. A seguito di tale esposizione per impulso di Gaetano
Ballardini, sorgeva il Museo internazionale delle Ceramiche quale
punto di riferimento per la ceramica antica, moderna e
contemporanea, nazionale ed internazionale. In data 29 giugno 1909
uscì il primo Catalogo del Museo Internazionale di faenze in Faenza:
erano elencati 109 pezzi, tra doni e acquisti. Cominciò a formarsi
anche una biblioteca specializzata. La vita ufficiale del museo inizia il
19 luglio 1912 con le firme dei due ministri e del re, al decreto che lo
riconosceva ente di pubblica utilità e attribuiva il patrimonio
inalienabile al Comune.
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2.3 La Scuola di Ceramica
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Lo sviluppo delle manifatture locali ebbe un’altra battuta d’arresto per
la crisi finanziaria, che coinvolse le Fabbriche Riunite di Ceramica alla
fine del 1908. Nonostante tutto, il problema si trovava alla radice e fu
abilmente risolto da Gaetano Ballardini tramite la creazione della
Scuola di Ceramica per la formazione e l’avvio alla
professione. Attraverso l’istituzione di questa scuola s’ intendevano
risolvere problemi di tipo tecnologico, estetico e funzionale. Furono
proprio coloro che avevano vissuto in prima persona le vicende
travagliate delle fabbriche d’inizio secolo, a portare insegnamenti di
tipo tecnico in questa nuova scuola. Ma solo pochi di quelli che
uscirono dalla scuola, andarono a supportare l’artigianato locale e la
ceramica d’arte, molti di essi, infatti, divennero leve tecniche per
l’industria nazionale e per le scuole di ceramica di tutta Italia e
talvolta anche all’estero.
2.4 La politica degli acquisti/donazioni e il Premio Faenza
Linea costante del museo, fin dalle sue origini, è stata quella di
arricchirsi attraverso acquisti, ma soprattutto donazioni, tutte
rigorosamente documentate. La ceramica italiana contemporanea
continuò ad essere documentata a partire dagli anni trenta con i
concorsi annuali del Premio Faenza, che dagli anni ’60 divennero
internazionali, facendo in modo che il museo acquisisse opere di
artisti e di manifatture di tutto il mondo. Dal 1989, i concorsi
internazionali sono diventati biennali.
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da Faenza nel novecento, Edit Faenza 2001
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2.5 La seconda guerra mondiale
Ma tutto quello che G.Ballardini aveva costruito con tanto impegno e
passione da circa 40 anni venne distrutto a causa di una serie di
bombardamenti, 110 circa, che colpirono l’intera città di Faenza tra il
novembre ’44 e l’aprile 45. Non solo venne colpito il museo e ridotto
a un cumulo di macerie, ma anche i cinque depositi dove tutto il
materiale era stato messo al riparo. Si stimò una perdita di
56.433.500 lire dell’epoca. Con la fine della Grande Guerra si può
mettere il segno della fine della fase più pionieristica del Museo.
2.6 La ricostruzione
Il patrimonio, che aveva fatto del museo un centro universale di
documentazione e di studio, era stato quasi completamente spazzato
via. Solo la personalità di Ballardini, uomo tenace e fiducioso, fu in
grado di ricominciare tutto da capo e si accinse a rifondare il museo
per la seconda volta.
Era perciò necessario creare una seconda collezione di ceramiche che
potesse ridare un quadro della civiltà ceramica e Ballardini, dopo aver
ricostruito il Consiglio Residente del Museo e dopo aver raccolto
intorno a sé una schiera di volenterosi collaboratori, cominciò a
chiedere un sostegno ai numerosi collezionisti sparsi non solo sul
territorio nazionale, ma per tutto il mondo. Scrisse loro lettere
semplici, nelle quali veniva spiegato quello che si era verificato a
causa della guerra e si chiedeva un contributo, attraverso la
donazione di doppi esemplari. Le lettere inviate determinarono un
successo inaspettato. A dimostrazione della stima che egli aveva
saputo guadagnarsi, giunsero donazioni da musei, gallerie, enti,
collezionisti e artisti che contribuirono a collaborare alla rinascita del
museo.
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Ci furono anche donazioni di pezzi unici di estremo valore, come il
piatto istoriato di Nicolò da Urbino inviato da Bernard Rackham,
direttore del Victoria and Albert Museum di Londra o il grande piatto
ovale raffigurante la “Colomba per la Pace”, espressamente creato
da Picasso per il Museo. Il pezzo, datato 1949, era indirizzato al
museo e “à l’intention de son directeur G.Ballardini” con un biglietto
allegato con su scritto: “pour un céramiste qui dit l’Italie dit Faenza”.
Nel marzo del ’46, furono recuperati e riordinati i frammenti e riprese
ad essere pubblicata la rivista “Faenza”. I lavori di ricostruzione
dell’edificio si protrassero dalla fine del ’46 a tutto il 1950, e il nuovo
museo risultò una sorta di assemblaggio di alcune parti nuove con
reintegrazioni sui muri dell’antico convento. Lentamente tutto riprese
il suo corso, anche grazie ai benemeriti benefattori nazionali e
stranieri: Governo, Comune di Faenza ed Enti Provinciali. Nel ’48, si
ricostruì anche il Comitato Internazionale di patronato dal quale il
museo aveva preso vita. Nello stesso anno, venne rinnovato il
Consiglio residente che decise di costruire un’associazione:
“Associazione di amici della Ceramica italiana” ad ampliamento
dell’attività degli “amici’ del museo. Nel novembre 1949, mentre i
lavori edili erano ancora in corso, si aprirono al pubblico le prime otto
sale nelle quali furono distribuite: la ceramica italiana, classica,
moderna, la mostra delle Nazioni, la sezione della maiolica artistica
faentina, la collezione Martin, le ceramiche del Medio ed Estremo
Oriente ed infine quelle della civiltà dell’America precolombiana. Nel
1950, nuovi acquisti di ceramiche e di oltre 400 vetrine furono fatti
con fondi costituiti dalle oblazioni di privati, da contributi del Ministero
della Pubblica Istruzione, del Ministero industria e Commercio, della
Provincia di Ravenna, del Comitato per il Restauro dei monumenti
Italiani. Lo stesso anno venne inaugurata una nuova ala “Santa
Caterina”, con due nuove sale per una migliore disposizione delle
raccolte.