8
più vicine tra più di 40mila anni. Probabilmente non si saprà mai se la nudità dei
due umani avrà turbato il buon gusto di una società aliena. Ma si può affermare
che, a miliardi di chilometri da noi, due immagini a dir di molti oscene solcano i
cieli, ambasciatrici della civiltà terrestre.
Sagan considerava le raffigurazioni dei due umani nudi niente più di un
veicolo per rappresentare il genere umano agli occhi di ipotetiche e sconosciute
civiltà. Disegnarli vestiti avrebbe comportato problemi diversi: la scelta
dell’abbigliamento di una cultura terrestre piuttosto che di un’altra e
l’occultamento di particolari anatomici. Queste considerazioni di buon senso non
hanno impedito interventi della direzione che hanno condizionato la versione
definitiva delle figure.
3
Le raffigurazioni di nudi di natura scientifica non si prestano,
normalmente, a essere etichettate come pornografiche. Le sezioni dei testi di
biologia dedicate agli apparati riproduttivi sono sì oggetto di commenti
imbarazzati o burleschi da parte degli studenti, e questo è nell’esperienza di
chiunque abbia frequentato le scuole medie, ma il carattere didattico dei volumi
rende improbabili accuse di immoralità nei confronti degli autori o degli editori.
L’aneddoto della Pioneer plaque, che è solo uno dei tanti che si sarebbero
potuti scegliere, solleva comunque un problema di non semplice soluzione. Che
cosa si intende per pornografia?
Il giudice statunitense Stewart ebbe a dire nel 1964: “Non so dare una
definizione di pornografia, ma la riconosco quando la vedo”.
4
Si tratta di
un’affermazione forse condivisibile, ma inutile dal punto di vista analitico. Per
giungere a trattare il tema della pornografia è utile individuare una definizione
efficace e applicabile universalmente.
3
Vale la pena di notare che il problema dell’oscenità della rappresentazione umana non si pose per il noto
messaggio trasmesso dal radiotelescopio di Arecibo il 16 novembre 1974, i cui autori furono ancora una
volta Drake e Sagan. Questo fu dovuto probabilmente ai limiti tecnici: la figura umana estremamente
stilizzata, formata da soli 30 punti, non avrebbe potuto in alcun modo essere giudicata oscena. V. cap. 4,
par. 2 e 3.
4
Jacobellis v. Ohio 378 US 184 (1964). Disponibile su First Amendment Library,
http://www.firstamendmentcenter.org/faclibrary/case.aspx?case=Jacobellis_v_OH. Traduzione
dell’autore.
9
L’etimo del termine pornografia è legato alla rappresentazione di
prostitute e risale all’antichità greca.
5
West propone sinteticamente una serie di definizioni.
6
Secondo la studiosa
australiana, non è sufficiente definire la pornografia come rappresentazione
“sessualmente esplicita”, poiché le caratteristiche considerate pornografiche
differiscono a seconda delle culture e dei contesti in esame.
La seconda definizione portata da West è di “materiale sessualmente
esplicito ideato principalmente per produrre eccitamento sessuale negli
spettatori”. Questa denominazione, come ammette la stessa autrice, tralascia tutto
il materiale la cui funzione “principale” non è di eccitare il fruitore, ed è
comunque considerato pornografico.
7
La terza e ultima definizione aggiunge un valore normativo e morale alla
precedente. Si tratta di “materiale sessualmente esplicito ideato principalmente
per produrre eccitamento sessuale negli spettatori, che è cattivo in un qualche
modo”.
8
Il termine “cattivo” è suscettibile di essere declinato in modo
estremamente flessibile; il gran numero di ricerche sul rapporto tra pornografia e
reati sessuali evidenzia, ad esempio, come si sospetti un influsso negativo sul
comportamento di chi ne fa uso. Leggi contro il materiale audiovisivo a carattere
pedofilo od omosessuale puniscono attività sessuali ritenute di per se stesse
esecrabili.
9
O ancora, la pornografia può essere criticata perché svilisce una
particolare categoria. E’ il caso delle donne nelle società occidentali, secondo
femministe come Dworkin e MacKinnon.
10
5
Dal greco πόρνη “prostituta” e γραφή “scrittura”. Secondo Pascal Quignard il termine può essere
rintracciato fino al V secolo a.C. quando ad Atene indicava la rappresentazione pittorica di meretrici. Cit.
in Philippe di Folco (a cura di) Dictionnaire de la pornographie, Presses Universitaires de France, 2005, pag.
XIII. Ma la definizione moderna non sarebbe nata prima dell’Ottocento. V. cap. 1, par. 1.
6
Le tre definizioni sono tratte da Caroline West, voce “Pornography and censorship”, The Stanford
Encyclopedia of Philosophy (Fall 2005 Edition), a cura di Edward N. Zalta. Consultabile su
http://plato.stanford.edu/archives/fall2005/entries/pornography-censorship/
7
L’autrice cita il caso di Ultimo tango a Parigi. Se ne potrebbero menzionare molti altri, come Salò o le
centoventi giornate di Sodoma, di cui si parlerà più avanti.
8
Traduzione dell’autore. Il termine bad, utilizzato dall’autrice, ha una connotazione di “moralmente
sbagliato” che difficilmente si può rendere in italiano.
9
Queste attività possono, naturalmente, essere considerate esecrabili in una società e non in un’altra. La
storia ha esempi di tolleranza e intolleranza per entrambi i comportamenti qui citati.
10
V. oltre, par. 1.5.
10
E’ significativo che alcuni testi che trattano il tema della pornografia non
ne riportino una definizione e vadano direttamente al nocciolo. Eppure, un
problema di rilievo è posto dalla difficoltà stessa di definire il termine. Essa è
tanto maggiore quanto più ampia è la prospettiva adottata, in senso temporale e
spaziale.
I secoli non hanno alterato unicamente la definizione di pornografia. La
pornografia stessa è cambiata, seguendo i cambiamenti della morale, della
tecnologia, dei fini per i quali è stata ed è prodotta. Le opere pornografiche
hanno convissuto per secoli con la scure della censura. Talvolta,
clandestinamente, sono sopravvissute e giunte fino a noi, spesso rivalutate, oggi
ripubblicate con tanto d’introduzioni critiche e commenti. In altri casi sono state
mutilate, rintracciate e distrutte. Le testimonianze non mancano. Nel 1497,
Firenze capitale delle arti liberali e della cultura europea fu teatro del cosiddetto
“falò delle vanità”, in cui su istigazione del Savonarola si bruciarono libri,
immagini oscene, copie del Decamerone, quadri del Botticelli (sulla pira ce li mise
lui stesso), vestiti alla moda e, in breve, ogni oggetto a portata di mano che
poteva essere considerato immorale.
11
Una ferocia simile, di lì a pochi anni, si sarebbe abbattuta sui Modi, una
raccolta d’immagini e sonetti erotici che vedeva tra i suoi creatori artisti del
calibro di Giulio Romano e Pietro Aretino.
12
Il 10 maggio 1933, i nazisti
bruciarono migliaia di libri in Opernplatz, a Berlino. Quest’ultimo avvenimento,
oggi ricordato come uno dei momenti più infelici del regime nazionalsocialista
tedesco, è commemorato da un monumento consistente in una stanza
completamente vuota, piena di scaffali anch’essi vuoti. Ai giorni nostri sono in
pochi ad aver presente che tanti di quegli scaffali ricordano la perdita di libri al
tempo considerati osceni, provenienti dall’Institut für Sexualwissenschaft.
13
11
Pasquale Villari, La storia di Girolamo Savonarola e de’ suoi tempi, Firenze, Successori Le Monnier, 1910,
trad. ing. The history of Girolamo Savonarola, trad. di Leonard Horner, edito da Longman, Green, Longman,
Roberts & Green, pagg. 240 – 242. L’ambiente fiorentino del tempo e il Falò sono anche l’oggetto del
libro The birth of Venus di Sarah Dunant, Random House, 2004.
12
V. oltre, par. 2.1.
13
Cfr. Michael Matthew Keylor, Secreted Desires: The Major Uranians: Hopkins, Pater and Wilde, Masaryk
University Press, 2006, pagg. 158 – 159.
11
Ancor più recentemente, L’angelo della città di Marino Marini, statua esposta
alla Guggenheim Collection di Venezia nota per rappresentare un cavaliere con
un’appariscente erezione, fu dotata dall’autore della possibilità di svitare il
bronzeo fallo perché non fosse visto da eventuali personalità in transito.
14
A fronte di questo, esistono testimonianze d’arte erotica d’epoca greca e
romana, o di tradizione orientale, che storicamente non destarono scandalo o
frenesie censorie nelle società in cui furono prodotte.
Quel che interessa in questo momento non è ripercorrere esaustivamente
la storia della repressione istituzionale nei confronti delle rappresentazioni
sessuali, bensì indicare alcuni fatti storici che evidenziano un problema di natura
tanto metodologica quanto lessicale: è possibile individuare una definizione di
“pornografia” dall’applicabilità socio-storica universale?
Uno dei presupposti di questo lavoro è che non sia possibile. La parola
“pornografia” è manifestamente inadeguata per comprendere tutti i messaggi che
sono, sono stati o saranno bollati come osceni. Nondimeno, esistono aspetti del
termine che ricorrono dalla sua creazione all’uso che comunemente assume
nell’Occidente contemporaneo. In attesa di sciogliere la questione, che sarà
oggetto di analisi approfondita nel primo capitolo, si adotterà il termine “porno”.
Si tratta di una parola simile ma meno carica di storia, che si riferisce
principalmente alle produzioni cinematografiche oscene a fine di lucro, realizzate
con l’intento di procurare eccitamento sessuale nello spettatore.
15
Della libertà di stampa di cui godono oggi molti Paesi industrializzati, il
porno ha approfittato, trasformandosi in un’industria che ogni anno muove
miliardi di euro. Dagli anni Cinquanta del secolo scorso, quando i legislatori
tolsero mano a mano i freni che per secoli avevano inibito la circolazione del
materiale osceno, esso ha conosciuto una diffusione senza precedenti.
16
Si sono
sviluppati generi e sottogeneri ben definiti. Sono nate e scomparse stelle del
14
Si è ritenuto a lungo che questa fosse una leggenda. Non solo si tratta della verità, ma come riporta il
direttore del museo Philip Rylands il membro svitabile “fu definitivamente saldato alla statua dopo il
quinto furto da parte dei visitatori”. Conversazione personale con l’autore.
15
Sono debitore per questa utile distinzione tra porno e pornografia a Dominique Folscheid e alla sua
definizione di “porno” in Dictionnaire de la pornographie, op. cit, sulla quale torneremo più avanti. V. par. 1.2.
16
V. par. 3.3.
12
cinema hard. Persino i Paesi si sono specializzati a livello nazionale in determinati
settori, che vanno dal sadomaso al porno soft, al fumetto, allo stile gonzo.
Queste recenti trasformazioni e le leggi di mercato hanno influito
profondamente sul porno. L’idea di trarre guadagni consistenti dalla vendita di
materiale osceno non poteva essere seriamente presa in considerazione sino a
quando, a fine Ottocento, la fotografia permise la copia in larga scala di uno
stesso soggetto. Le costose produzioni su pellicola degli anni Settanta, destinate ai
cinema, hanno lasciato il posto all’home video e alla fruizione solitaria. Le
necessità di ridurre i costi e incrementare i profitti, la concorrenza internazionale,
la modalità di visione casalinga e i gusti del pubblico hanno determinato
un’evoluzione strutturale del film, che è ora la modalità più diffusa di
distribuzione del porno.
Tali cambiamenti sono andati a spese della varietà di espressione: si parla
oggi di all sex, solo sesso, film in cui i rapporti sessuali rappresentano quasi
l’intera durata della pellicola.
Ma la pornografia, ante litteram, esiste da ben prima dell’Ottocento, secolo
in cui nacque il sostantivo. Possiamo rintracciarne le origini nella cultura europea
fin dal Rinascimento – nel Cinquecento non si sapeva ancora nulla di Pompei,
Ercolano e delle altre oscenità romane rimaste sepolte.
Numerosi autori concordano nell’assegnare il primato di pornografo a
Pietro Aretino. Egli fu certamente il primo a sfruttare la tecnologia della stampa
per commercializzare opere oscene. Si vedrà nel secondo capitolo come la
censura istituzionale, che riuscì a colpire duramente opere pittoriche e affreschi –
pezzi unici e relativamente immobili -, si trovò infine impotente alle prese con un
medium mobile, privato, discreto come la stampa.
Alla stampa è anche legata la nascita di un primo mercato dell’osceno. Ma
se il sostantivo “pornografia” nasce nell’Ottocento con la presa di coscienza della
presenza diffusa di materiale pornografico in commercio, ciò avviene grazie non
solo all’esistenza di nuove masse alfabetizzate, ma anche alla diffusione della
13
fotografia. Come si vedrà, la fotografia portò vere immagini di rapporti sessuali
nelle tasche di chiunque potesse permettersi un prezzo relativamente contenuto.
Per questioni morali e censorie, ma inevitabilmente, anche per uno dei fini
principali della fruizione – la masturbazione, “uno sport senza spettatori” nelle
parole del comico scozzese Billy Connolly – il materiale pornografico trova
rifugio nell’ambito privato. Il desiderio di fruire il porno in modo solitario, meglio
ancora a casa propria, spiega la fortuna dei grandi magazine statunitensi, dei peep
booth – piccole cabine con un proiettore di film hard -, il relativo insuccesso delle
grandi produzioni cinematografiche, e il definitivo crollo delle sale a luci rosse
con l’avvento della videocassetta e del dvd.
17
La “fuga nel privato” dei fruitori di pornografia è uno dei fili conduttori di
questo lavoro. Coerentemente, più che sui singoli autori, registi, attori, l’analisi
sarà centrata sulla diffusione, i dati economici, l’evoluzione tecnologica.
Un secondo e non meno importante aspetto che verrà considerato è la
dicotomia tra rappresentazione e interazione.
18
Vi è motivo di credere che la fruizione
di materiale pornografico sia il palliativo di un’esperienza sessuale reale: il boom
della fotografia pornografica coincise con il momento in cui le rappresentazioni
fotografiche divennero più convenienti economicamente rispetto a qualche
minuto di svago con una prostituta. Inoltre, è quasi ossessiva nel cinema la ricerca
di inquadrature e posizioni che rendano possibile una visione completa del
rapporto sessuale, più vicina possibile al vero. Lo zoom fu in questo senso una
vera benedizione per i produttori di film porno.
Le nuove tecnologie portano all’estremo la tendenza a ricreare l’esperienza
del rapporto sessuale. Sin dalla loro comparsa, i videogiochi sono stati un terreno
fertile per la pornografia, con una novità: il fruitore diventa protagonista della
vicenda, non più confinato a sedere dall’altra parte dello schermo televisivo,
inerte. In un videogioco, grazie a nuovi sofisticati elaboratori, è possibile dare
sfogo a qualsiasi desiderio, creare modelli poligonali di esseri umani
17
V. cap. 3, par. 3.3 e 3.4
18
V. capp. 4 e 5.
14
estremamente simili al vero, operare qualsiasi azione sia prevista dai designer del
gioco.
Ancora più interessante è l’apporto alla pornografia delle realtà virtuali.
Agli albori, si trattò di dimensioni testuali dove la fantasia suppliva alla povertà
della tecnologia in termini di rappresentazione grafica. Ora, gli ambienti virtuali
sono sempre più raffinati. Alcuni offrono la possibilità di avere interazioni con
partecipanti da tutto il mondo, ciascuno con una propria identità fittizia. In
queste dimensioni, la mente del fruitore è separata dal corpo reale e manovra un
corpo virtuale.
Le possibilità per le interazioni sessuali, in questo campo, sono pressoché
infinite. L’osceno cessa di essere rappresentazione e materiale commerciabile, per
diventare atto, relazione. Si vedrà come l’interazione tra persone virtuali, oltre a
porre in dubbio il futuro del porno così come lo conosciamo, ponga anche una
serie di problemi di carattere morale e sociale, fino all’interrogativo: che cos’è un
essere umano? Vedremo che alcune intelligenze artificiali sono già in grado
d’ingannare l’utente umano, fingendosi umane a loro volta.
Tutto questo è reso possibile da una caratteristica essenziale del porno: la
povertà. Si tratta di una povertà di contenuti, una limitata serie di atti sessuali che,
di volta in volta assemblati e inscenati in modo diverso, danno luogo a una serie
infinita di rappresentazioni sessuali. Noi crediamo che le simulazioni e le
interazioni sessuali a distanza eroderanno una fetta sempre più cospicua del
mercato del porno mondiale, conferendo finalmente ai fruitori una libertà totale
di azione.
I due capitoli conclusivi del presente lavoro saranno appunto dedicati ai
più recenti sviluppi dei videogiochi pornografici e delle interazioni sessuali a
distanza. Si tratta, nel primo caso, di un ambito sorprendentemente poco
conosciuto, dove pochi studiosi hanno osato avventurarsi, nonostante sia un
campo piuttosto ben delimitato. Nel secondo caso ci occuperemo in chiave
pornografica delle prime realtà virtuali e delle più recenti, azzardando alcune
previsioni sul futuro delle nuove tecnologie.
15
Fruizione privata e dicotomia tra rappresentazione e interazione sono i
due fili conduttori in questo nostro breve viaggio nell’evoluzione tecnologica
della pornografia. Speriamo con questo lavoro di chiarire il modo in cui la
tecnologia ha cambiato la rappresentazione oscena nella società occidentale, e di
creare un ponte fra la riproducibilità tecnica dei rapporti sessuali e le nuove
possibilità d’interazione sessuale. Ovvero, tra la pornografia e la simulazione.
A questo lavoro sottende una seconda e meno esplicita intenzione di
divulgazione scientifica. Come il lettore noterà, gran parte delle fonti prese in
esame sono saggi, romanzi, film, siti Internet, videogiochi di autori anglosassoni o
francesi. Molte di queste opere non sono mai state tradotte, ed estratti di queste si
trovano qui riportati per la prima volta.
Non si tratta di una scelta esterofila da parte dell’autore. E’ una pura e
semplice necessità. La letteratura italiana sulla pornografia, fatti salvi alcuni
lodevoli casi come la Storia della fotografia pornografica di Gilardi, non vanta studi
approfonditi come ne sono stati redatti invece negli Stati Uniti, in Gran Bretagna
o in Francia, spesso pubblicati da prestigiose università come la University of
California, o il MIT, o ancora Stanford. Questo è particolarmente vero per gli
ultimi sviluppi della tecnologia. Avvicinandosi alle conclusioni, il lettore noterà
che i riferimenti a letteratura italiana diminuiscono sempre più. Un segno dei
tempi?
Questo lavoro non ha la presunzione di risolvere definitivamente il
problema di una definizione di pornografia, né dell’evoluzione tecnologica e dei
rapporti tra tecnologia e società, né dell’interazione sessuale all’interno delle realtà
virtuali. Né lo si vorrebbe. Esistono, non solo in Italia, ma nelle letterature di tutti
i Paesi, ancora migliaia di pagine da scrivere su questi temi.